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Il Gioco del Desiderio, 18


di ElegantiInsieme
11.07.2025    |    393    |    6 9.5
""Aspetta!" disse, staccando la bocca della donna sorpresa dal suo pene con uno schiocco..."
La sveglia suonò all’improvviso, facendo sobbalzare Claudio nel letto. Era ancora stanco e non pronto a cominciare la giornata. Allungò la mano, la spense e si alzò lentamente, stropicciandosi gli occhi pieni di sonno. Immaginò che la giovane fosse ancora con Silvia, e senza fare rumore uscì di casa, cercando di non farsi notare. In ufficio aveva un cambio di vestiti: lì avrebbe fatto la doccia e provato a dare un senso a quella giornata iniziata troppo presto. ...
Erano passate da poco le undici quando squillò il telefono di Claudio.
"Ciao tesoro", disse Silvia.
"Ciao, tesoro", rispose. "La tua giovane amica se n'è andata?"
“Sì, se n’è appena andata,” disse Silvia con un mezzo sorriso e lo sguardo ancora perso nei pensieri.
"Immagino che tu abbia passato una buona notte?" disse Claudio con un sorriso nella voce.
"Oh Dio Claudio, non puoi nemmeno immaginarlo. Non saprei contare quante volte ho raggiunto l'orgasmo. Stamattina ha persino insistito per leccarmi di nuovo. Poi è andata in cucina e mi ha preparato la colazione a letto. Che ragazza dolce."
"Si, sembrava molto dolce. Sono contento che ti sia divertita", disse Claudio con sincerità.
"E tu, ti sei divertito a guardare?"
"Beh, diciamo solo che non sono stato con le mani in mano", disse Claudio, quasi imbarazzato nel dire che aveva raggiunto l'orgasmo due volte.
"Scommetto di no", rispose Silvia ridendo.
"Dove l'hai trovata?"
"Noemi è una mia studentessa", rispose Silvia, un po' imbarazzata.
"Oh. C'è qualcuna che le somiglia di più nella tua classe?"
"No. Noemi è speciale. È una brava ragazza, ma ha avuto momenti difficili", disse Silvia, diventando seria. "Ha dovuto impegnarsi molto per entrare all'università e ammiro molto la sua determinazione. Purtroppo, potrebbe non poter andare a giurisprudenza perché non ha i soldi." Silvia fece una pausa e poi disse: "Sai, anche dopo tutto il piacere che abbiamo condiviso ieri sera, mi sento in colpa."
"Perché?"
“Mi sento come se mi fossi approfittata di lei,” disse Silvia, abbassando lo sguardo mentre parlava al telefono, la voce più bassa e incerta del solito. “Come se fossi stata il ragno e lei la mosca. L’ho portata qui per il mio piacere, e anche per il tuo. Mi sembra egoista.”
Dall’altra parte, Claudio rimase in silenzio per un istante, poi la sua voce arrivò più bassa, quasi un sussurro nel ricevitore. “Eppure non mi sembrava affatto a disagio. Anzi,”
“Questo non la rende meno vulnerabile,” rispose Silvia, con un tono che tradiva il conflitto dentro di sé. “Si è lasciata andare, ma sono io che l’ho spinta. L’ho voluta. Per me. Per noi. Il fine non giustifica i mezzi.”
“Sai,” replicò Claudio con quel sorriso che lei poteva quasi sentire attraverso la linea, “gli uomini con cui sei stata? Ti sei mai chiesta se hai approfittato anche di loro?”
Silvia sollevò lo sguardo verso il soffitto, come cercando una risposta dentro di sé. “Con i ragazzi è diverso. Con loro si gioca ad armi pari. Ci si usa, si sa. Ma con lei, era tutto nuovo. C’era qualcosa di più puro. E io l’ho, contaminata.”
“Capisco cosa intendi,” disse Claudio, la voce più seria e profonda. “Ma sai, il sesso ha sempre una parte di egoismo. Desideriamo. Prendiamo. E se non ci fosse quel fuoco, probabilmente non ci sarebbe nemmeno il resto.”
Silenzio. Poi, Silvia lasciò scivolare un sorriso sottile, quasi una carezza nella voce. “E tu, ti sei sentito in colpa, o solo incredibilmente eccitato nel vedermi con lei?”
Claudio non rispose subito. Ma nei suoi sospiri, lungo la linea, c’era tutta la risposta: calda, intensa, senza bisogno di parole.
"È vero, ma mi dispiace ancora. È una ragazzina dolce", disse lei.
"Dai tesoro, non sei Mata Hari. Non è che stessi cercando di carpirle segreti di stato. Non l'hai costretta a fare niente e di certo non le ha fatto male il fatto che io fossi nell'armadio."
Silvia sapeva che Claudio stava ragionando in modo perfettamente logico, ma sapeva anche che la sua coscienza l'avrebbe comunque tormentata, qualunque cosa avesse detto. "Non posso farci niente", disse Silvia, con gli occhi pieni di lacrime.
Rimasero in silenzio al telefono per qualche istante prima che Claudio dicesse: "Ho un'idea che potrebbe farti sentire meglio".
"Cosa?" chiese Silvia asciugandosi gli occhi.
“Beh, hai detto che vuole davvero studiare giurisprudenza. Allora perché non le procuri un ulteriore sostegno economico? Da come la descrivi, potrebbe essere qualificata sia in base alle ‘esigenze’ che a livello accademico.”
"Sì, certo. Come faccio? Sai che qui è tutta una questione di 'politica' o di 'chi conosci'. Inoltre, questa università è troppo tirchia per comprare nuove sedie per la biblioteca e io come posso procurare un supporto economico extra? Poche possibilità!" disse Silvia sarcasticamente.
"Beh, una sola parola, Alessandro!"
"Alessandro?" chiese Silvia incredula.
"Certo! Perché no? È un pezzo grosso dell’ università e ho la sensazione che abbia un certo patrimonio in famiglia. Immagino che abbiano intitolato un'ala della biblioteca della sua università al suo nome."
All'improvviso, l'idea non le sembrò più così lontana. "Ora che ci penso, è un'ottima idea. Mi è debitore", disse Silvia con entusiasmo.
"Non penserai mica che lo 'USERESTI', vero?" chiese Claudio ridendo.
"Sì", ridacchiò Silvia. "Ma è per una buona causa."
Claudio rise ancora più forte.
"Grazie tesoro. Lo chiamo oggi."
"Sono felice di esserti stato d'aiuto. Fammi sapere cosa dice. Ti voglio bene. Ciao."
"Anch'io ti amo. Ciao." Silvia riattaccò il telefono e compose il numero di Alessandro.
Circa un'ora dopo, Silvia richiamò Claudio.
"Allora, com'è andata?" chiese Claudio.
"Ha detto che probabilmente avrebbe potuto fare qualcosa", disse Silvia con entusiasmo.
"Fantastico. Te l'avevo detto."
"Aspetta, c'è un problema." Silvia esitò.
"Ho pensato: cosa succede?" Claudio aveva un'idea abbastanza precisa di cosa sarebbe successo.
Silvia inspirò a fondo, cercando di calmare il battito accelerato del cuore. “Vuole, vuole che io prenda un volo e trascorra il weekend con lui nel suo chalet in Svizzera,” ammise a fatica, la voce un filo tremante. Quel pensiero le scatenava un brivido caldo lungo la schiena, un’eccitazione vibrante che faticava a nascondere.
Eppure, accanto a quel desiderio c’era un’ombra di inquietudine che le serrava lo stomaco: come avrebbe preso Claudio questa sua decisione? Una parte di lei temeva di oltrepassare un limite invisibile, di rompere quell’equilibrio fragile e prezioso che avevano costruito nella loro relazione aperta.
Un nodo di incertezza si formò in gola, mentre dentro di sé si chiedeva se fosse pronta ad affrontare le conseguenze di quel passo.
“Ma tu vuoi andare?” chiese Claudio, la voce appena un sussurro carico di desiderio e curiosità. Dentro di sé, una scintilla improvvisa prese fuoco, un misto di eccitazione e inquietudine che non riusciva a ignorare. Sapeva che Silvia aveva avuto rapporti con Alessandro, ma immaginare che potesse passare giorni interi con lui, lontana da lui, apriva uno spazio nuovo e misterioso dentro di lui.
Pensava a lei, su quell’aereo, a quel viaggio che la portava via dalle sue braccia per due interi giorni, e l’idea lo colpiva con un’intensità quasi dolceamara. Quel pensiero non solo lo eccitava, ma lo faceva riflettere, lo metteva faccia a faccia con desideri e paure che fino a quel momento aveva tenuto nascosti.
Aspettare il suo ritorno, immaginare il racconto di ogni sfumatura, di ogni gesto rubato e sguardo proibito, era diventato un gioco pericoloso e irresistibile. Un gioco in cui Claudio si perdeva volentieri, sospeso tra il piacere di sentirsi parte di quel segreto e la sottile punta di gelosia che faceva battere più forte il cuore
“Solo se per te va bene,” disse Silvia, sentendo il cuore battere forte, quasi a voler uscire dal petto. Un misto di eccitazione e timore la percorse come un’onda improvvisa. “Inoltre, aiuterebbe davvero Noemi,” aggiunse, ma la voce le tradì subito l’incertezza, perché sapeva bene che quella spiegazione suonava quasi come una scusa fragile. Nel profondo, conosceva Claudio: avrebbe potuto ottenere ciò che voleva senza doverle chiedere di passare un intero weekend lontano da lui.
Dall’altra parte del telefono, Claudio percepì quel leggero tremito nella sua voce e un’improvvisa fragilità che lo colpì. Ignorò quel sottinteso, rispondendo con fermezza ma con un filo di emozione: “Per me va bene! Ma devi promettermi di raccontarmi tutto.”
Mentre pronunciava quelle parole, sentì il cuore stringersi e battere più forte, un ritmo dolceamaro che parlava di desiderio, fiducia, e quel lieve pizzico di gelosia che lo rendeva umano. Quel momento sospeso tra loro, invisibile ma intenso, era più prezioso di qualunque parola.
Silvia trattenne il respiro, sorpresa dalla facilità con cui aveva accettato tutto. “Dio, Claudio, non so nemmeno cosa dire,” mormorò, la voce rotta dall’emozione. “Sei incredibile. Ti amo.”
Lui rise piano, con un sorriso che le scaldò il cuore. “Forse sono solo un egoista, ma ti amo anch’io.”
Due giorni dopo, all’aeroporto, Claudio la stringeva per un ultimo abbraccio, come se volesse imprimere quel momento nella pelle. Le labbra si sfiorarono in un bacio dolce e lento, carico di promesse non dette.
“Ricordati di chiamarmi,” le sussurrò all’orecchio, la voce bassa e intima.
Silvia gli sorrise, con gli occhi lucidi, mentre si allontanava. “Come potrei dimenticarlo?” disse, agitando la mano un’ultima volta, prima di sparire oltre il cancello di sicurezza, lasciando Claudio a trattenere il respiro e a sentire un vuoto dolceamaro nel petto.
Claudio sospirò mentre guardava la sua sexy moglie passare attraverso il body scanner.
Improvvisamente, la immaginò nuda, distesa a letto con il suo amante, il corpo lucido di sudore e con la sua intimità’ piena di sperma. Un calore improvviso gli serrò l’inguine, facendogli percepire con crudele chiarezza quanto quella scena lo turbasse. Il petto gli si serrò, un nodo di gelosia e desiderio si intrecciò dentro di lui, mentre la mente oscillava tra il dolore e un’inaspettata eccitazione.
“Meglio che me ne vada da qui,” pensò, stringendo i denti mentre si voltava, i passi pesanti e incerti verso l’uscita del terminal, ma il cuore ribolliva, incapace di calmarsi. Ogni immagine, ogni dettaglio di lei con un altro, continuava a bruciare dentro di lui come una fiamma viva e dolorosa.
L'aereo arrivò a Ginevra con un leggero ritardo. Quando Silvia varcò il gate, vide un uomo in vestito scuro con un cartello con la scritta "Silvia Moretti".
Portava con sé una dozzina di rose rosse.
Si avvicinò a lui e disse: "Sono Silvia".
"Il signor Ruberti la sta aspettando in macchina, signora", disse l'uomo in tono formale. "Queste sono per lei", disse. Le porse le rose, prese la sua valigia e la accompagnò verso il parcheggio dell'aeroporto.
Quando arrivarono, Silvia notò una limousine nera parcheggiata poco più avanti, elegante e lucida come una promessa sussurrata. L’autista si avvicinò con discrezione e le aprì la portiera con un lieve cenno del capo.
Mentre si chinava per salire a bordo, lo vide: Alessandro era già dentro, seduto con disinvoltura, e le stava sorridendo. Quel sorriso la colpì come una carezza carica di attese.
Silvia depose lentamente le rose sul sedile accanto a lui, poi si accomodò con grazia, cercando di contenere il desiderio che le si annidava nel ventre, in attesa di esplodere.
Alessandro porse un bicchiere di champagne a Silvia e, con un sorriso malizioso, disse: “Cin cin.” I loro bicchieri si scontrarono con un tintinnio cristallino.
“Benvenuta,” aggiunse lui, sorseggiando lentamente il suo champagne mentre la guardava negli occhi. “Com’è andato il viaggio?”
“Molto bene. È bello finalmente rivederti. E grazie per le rose… sono state un pensiero davvero carino,” rispose Silvia, il volto illuminato da un sorriso timido.
“Prego. Sono felice che tu sia venuta,” mormorò Alessandro, avvicinandosi per stringerla tra le sue braccia.
Silvia lasciò che le sue labbra si sfiorassero, gemendo piano sotto la sua lingua curiosa e indagatrice. L’emozione del viaggio l’aveva resa irrequieta, e quel contatto la fece tremare. Si staccò da lui con un lieve sospiro e, col cuore ancora in subbuglio, chiese: “Dove stiamo andando?”
"Hai mangiato?" chiese.
"Sì, avevo qualcosa prima di partire perché non ero sicura di quali fossero i piani."
“Perfetto. Prima passiamo a bere qualcosa e a goderci uno spettacolo al Velvet Club, un cabaret esclusivo, molto particolare…” disse con un sorriso malizioso. “Dopo, partiremo per il mio chalet, il mio rifugio quando voglio sparire dal mondo. È a Chexbres, a circa 85 chilometri da Ginevra, con una vista mozzafiato sul Lago. Un posto dove tutto diventa più lento… e più vero.”
"Sembra romantico", disse Silvia e si rilassò di nuovo tra le braccia di Alessandro.
"Cosa hai detto a tuo marito?"
"Gli ho detto che sarei andata a trovare degli amici del liceo per il fine settimana", mentì Silvia.
"Davvero? E lui ci ha creduto?" chiese Alessandro con aria incredula.
“Certo. Si fida di me,” disse Silvia, notando subito l’espressione divertita che si dipingeva sul volto di Alessandro. Ma prima che potesse soffermarsi troppo su quel sorriso malizioso, lui la strinse di nuovo a sé, rubandole un altro bacio profondo.
Sentì la sua mano scivolare dolcemente dietro la schiena, le dita che iniziavano a sfiorare la cerniera del vestito, abbassandola lentamente.
“Alessandro,” sussurrò lei, distogliendo lo sguardo per cercare il finestrino aperto tra di loro e l’autista.
Lui sorrise, poi premette un pulsante: un vetro oscurato scivolò su, isolandoli dal mondo esterno. “Che ne dici?” le chiese con voce bassa, carica di promessa.
“Qualcuno riesce a vedere attraverso i finestrini?” chiese Silvia, gli occhi che scrutavano la strada trafficata di Ginevra, dove la gente si affollava sui marciapiedi a pochi metri da loro.
Alessandro la guardò con un sorriso malizioso. “No, nessuno può vederci,” disse piano, indicando i vetri oscurati della limousine, così scuri che riflettevano solo l’interno dell’auto, impedendo a chiunque di scorgere anche un solo movimento.
Mentre la stoffa del vestito scivolava lentamente dalle spalle di Silvia, lasciando scoperte le curve morbide, si sentì protetta da quel guscio di vetro scuro, isolata dal mondo e immersa in un’intimità esclusiva.
Il silenzio tra loro si fece carico di un’intesa elettrica, palpabile, mentre le dita di Alessandro esploravano con delicatezza, promettendo ciò che sarebbe venuto dopo, lontano da ogni sguardo indiscreto.
Alessandro sfiorò un pulsante sul cruscotto, e una musica lenta e avvolgente cominciò a diffondersi nell’abitacolo. Le note morbide, cariche di sensualità, si intrecciavano perfettamente con l’aria densa di desiderio che si respirava tra loro.
Silvia permise a Alessandro di toglierle il vestito, lasciandola nuda a parte le calze autoreggenti e i tacchi. Improvvisamente, si sentì incredibilmente eccitata mentre sedeva nuda, tra la gente che camminava e le auto che passavano. Quando Alessandro iniziò a spingerla indietro sul sedile, lei lo fermò. Allungò la mano verso la cerniera, la abbassò e gli tirò fuori il pene già eretto. Poi strisciò sul pavimento della limousine e gli si infilò tra le gambe.
"Posso?" disse lei, avvicinandogli il pene alla bocca.
"Prego."
Abbassò la testa e prese Alessandro in bocca. Gemette mentre la grossa testa le allargava le labbra. Sentiva la pelle calda pulsare mentre la sua lingua lavorava sulla fessura sensibile della testa. Lo leccò e lo succhiò finché lui finalmente non la spinse via.
"Devo scoparti", gemette e la spinse di nuovo sul sedile. Si tolse rapidamente il vestito.
Poi, le strisciò tra le gambe e si infilò nel suo buco già lubrificato.
"Oh, Dio mio”, rantolò Silvia, gli occhi socchiusi e il respiro spezzato, mentre Alessandro si immergeva in lei con una forza primordiale, ogni spinta un’esplosione che le scuoteva l’anima.
Silvia gli artigliò i glutei, le unghie che affondavano nella carne, tirandolo dentro di sé con una fame insaziabile, i loro corpi che si fondevano in un ritmo selvaggio e implacabile. Le sue gambe si avvinghiarono alla vita di lui, strette come una morsa, i fianchi che si inarcavano con violenza per incontrarlo, mentre Alessandro spingeva con una passione che rasentava la follia.
“Dio, Silvia”, ringhiò lui, il corpo teso e vibrante, mentre si abbandonava completamente, riversandosi in lei in un’ondata di estasi travolgente, i loro gemiti che si intrecciavano in un crescendo di puro abbandono.
“Oh sì, vieni dentro di me,” sussurrò Silvia, abbandonandosi all’onda travolgente dell’orgasmo, le gambe sollevate e tese in alto. Il suo corpo tremava sotto il piacere intenso, ogni fibra vibrava mentre sentiva il calore di Alessandro espandersi dentro di sé, unito al respiro affannoso che riempiva la stanza come un’eco di desiderio condiviso.
Le sue mani si aggrapparono con forza alla schiena di Alessandro, cercando ancor più vicinanza, mentre il battito del cuore si faceva impetuoso, sincronizzato con il movimento lento e potente di lui. Ogni tocco, ogni sfioramento era una promessa muta, un legame profondo che li univa oltre la carne.
“Dio mio, ti ho desiderata tutto il giorno,” mormorò Alessandro, la voce intrisa di passione e tenerezza. Si lasciò cadere accanto a lei, le labbra ancora calde contro la sua pelle, mentre la stringeva in un abbraccio che parlava di complicità, fiducia e un’intimità che andava ben oltre il corpo.
Pochi minuti dopo, erano di nuovo vestiti e seduti sul sedile a bere un altro bicchiere di champagne. Silvia sentì lo sperma di Alessandro iniziare a fuoriuscire. "Ehm, hai un tovagliolo o qualcosa del genere?"
“Ecco”, disse, porgendole un fazzolettino.
Silvia usò il fazzoletto per pulire lo sperma meglio che poté.
Qualche minuto dopo, la limousine si fermò e qualcuno dall'esterno aprì la portiera.
Silvia vide un uomo in smoking fuori dalla porta. Allungò una mano verso la limousine e la aiutò a uscire. Si guardò intorno e si rese conto che si trovavano in una specie di discoteca. C'era una grande tettoia all'ingresso e luci viola tutt'intorno all'edificio.
Alessandro scese dalla limousine, prese Silvia sottobraccio e la accompagnò dentro.
Non appena furono nel club, Silvia capì di cosa si trattava: era un club per gentiluomini, meglio conosciuto come strip club. Pagarono un biglietto ed entrarono nell'area principale dedicata all'intrattenimento. All'interno c'era un'unica grande sala con soffitti alti e sfere di luce argentate che riflettevano fasci di luce in tutta la stanza. C'erano tre grandi palchi e un bar. Su ogni palco c'era una donna seminuda che ballava. La musica era a tutto volume e la sala era piena di fumo. Silvia notò che nel club c'erano per lo più uomini. Tuttavia, c'erano anche un paio di donne sparse per la stanza.
Alessandro accompagnò Silvia a un posto sul palco principale. Da lì, dovettero alzare lo sguardo verso le ragazze sul palco. Non appena si sedettero, una cameriera vestita in modo succinto si avvicinò e prese l'ordinazione. Sembrava conoscere Alessandro.
"Vieni qui spesso?" chiese Silvia sorridendo.
"Occasionalmente."
Quando Silvia rivolse la sua attenzione al palco, quasi sussultò. Proprio sopra di lei c'era una donna completamente nuda. Sorrideva a Silvia, i fianchi che si muovevano a ritmo della musica ad alto volume. Silvia riusciva a vedere direttamente il suo inguine rasato. Improvvisamente, la donna si accovacciò, la sua vagina a pochi centimetri da Silvia. Silvia sentì Claudio toccarle il braccio. Quando distolse lo sguardo dallo spettacolo che aveva davanti, vide che Alessandro aveva delle banconote in mano.
“Ecco, dalle una mancia, lei gradirà’ ”, disse sorridendo.
Silvia prese i soldi e ne staccò una da venti euro. Le sue mani tremavano mentre si portava la giarrettiera sulla coscia e infilava la banconota.
"Grazie tesoro", disse la ballerina, sorridendo negli occhi di Silvia. Rimase davanti a lei per qualche secondo, aprendo le gambe e muovendo i fianchi.
Poi, la ballerina ha fatto il giro del palco, chiedendo mance ai clienti presenti. Quando la musica è finita, ha raccolto i suoi vestiti e se n'è andata.
"E ora, signore e signori, direttamente da un impegno nella città ventosa, si esibisce la nostra star, Chanel!" ha esordito il presentatore con grande clamore.
Una splendida bionda salì sul palco indossando un elegante abito blu con paillettes. Era attillato, mettendo in risalto il suo seno prosperoso e i fianchi stretti. Camminò intorno al palco e guardò gli spettatori dall'alto in basso. Quando vide Alessandro, sorrise e disse "Ciao". Poi, mentre iniziava una nuova musica, iniziò a spogliarsi.
Quando il primo brano finì, era rimasta con solo un perizoma. Si avvicinò a Silvia e Alessandro e si accovacciò come aveva fatto l'altra ragazza. Questa volta infilò una mano tra le gambe, infilò un dito nell'inguine del perizoma e lo scostò. Le sue labbra sensuali spuntarono fuori, penzolando tra le cosce.
Nonostante l'atmosfera maschilista del luogo, Silvia si sentì eccitata. Mostrò una banconota da cinquanta euro e la donna si avvicinò. Silvia capì che voleva che la banconota si infilasse tra il perizoma e l'inguine.
Silvia deglutì e infilò delicatamente la banconota tra la vagina e il piccolo pezzo di stoffa. Sentì un formicolio tra le gambe quando le nocche toccarono le labbra carnose del suo sesso. La ballerina sorrise e si voltò, presentando il suo sedere a Silvia. Questa volta si inginocchiò e indietreggiò. Ora, i suoi glutei lisci e sexy erano a pochi centimetri dal viso di Silvia. Silvia sussultò quando la donna allungò una mano indietro e tirò via di nuovo il perizoma, scoprendo il suo piccolo buco del culo. Di nuovo, Silvia infilò una banconota nel perizoma, le nocche che sfioravano il piccolo buco posteriore, questa volta intenzionalmente. Le sue mani tremavano quando raccolse il drink dopo che la ballerina si era allontanata.
Alessandro e Silvia sedevano e guardavano le ballerine salire sul palco una dopo l'altra, spogliarsi e andarsene con le banconote infilate nelle giarrettiere o nei perizomi.
Silvia imparò a dare la mancia. Notò che, per qualche motivo, tutte le donne si fermavano davanti a lei. Il fatto che stesse dando banconote da venti euro aveva molto a che fare con questo.
Non aveva mai visto così tante donne esibire la propria femminilità con tanta naturalezza. Rasate, depilate, lucide di olio o glitter, si muovevano sul palco con una grazia audace, e Silvia non poteva fare a meno di notare la loro femminilità esposta senza pudore, offerta agli sguardi come se fosse qualcosa di normale, inevitabile… persino sacro.
E il più sorprendente dei dettagli? Non riusciva a distogliere lo sguardo. Anzi, più osservava, più sentiva qualcosa risvegliarsi dentro di sé… un desiderio caldo, insistente, che le premeva tra le gambe e le faceva chiedere, con un brivido eccitante, cosa sarebbe successo, se fosse salita lei su quel palco.
"Che ne dici di un ballo sul divano?", disse Alessandro, chinandosi per sussurrare a Silvia.
"Che cos'è?"
"È un ballo privato in una saletta qui dietro."
"Oh, davvero! Okay!" rispose lei eccitata.
Alessandro accompagnò Silvia in una zona sul retro, dove delle tende separavano diversi divani in pelle. Lungo la strada sussurrò qualcosa a una cameriera e le diede una mancia. Lei sorrise e annuì.
Si erano appena seduti sul divano quando la bella bionda Chanel entrò nella stanza.
"Ciao Chanel", disse Alessandro con un tono familiare.
"Ciao tesoro", rispose Chanel.
Alessandro estrasse una banconota da cento euro e la porse con un sorriso disinvolto alla ballerina, che lo accolse con uno sguardo complice. La musica partì, lenta e ipnotica, avvolgendo l’aria con un ritmo caldo e insinuante. Lei iniziò a muoversi, con gesti morbidi e carichi di intenzione, danzando di fronte a loro come se ogni movimento fosse rivolto solo a Silvia.
Quando il primo brano finì, la donna lasciò cadere l’abito con grazia studiata, rivelando lingerie provocante, e continuò a muoversi con una sensualità quasi liquida, sempre più audace. Al secondo brano, era completamente nuda, il corpo illuminato dalla luce soffusa che ne esaltava ogni curva.
Poi si avvicinò a Silvia, salì sul divanetto e si sistemò tra le sue gambe, premendole delicatamente con le ginocchia per divaricarle quanto più le permetteva il vestito. I loro occhi si incontrarono per un istante, e in quel silenzio carico di attesa, Silvia sentì il respiro accelerare.
Silvia la guardava con gli occhi spalancati, rapita. La donna, nuda e sicura di sé, si inginocchiò tra le sue gambe e posò le mani sulle sue cosce con lentezza, continuando a muoversi a ritmo della musica, come se il battito stesso la guidasse. I suoi seni pieni ondeggiavano avanti e indietro, ipnotici, sfiorando appena l’interno delle cosce di Silvia con movimenti studiati e provocanti.
Poi sentì quelle mani scivolarle lungo le gambe, decise ma delicate, e il vestito cominciò a sollevarsi, centimetro dopo centimetro, fino a scoprire la parte alta delle sue cosce, lasciando intravedere molto di più. Silvia trattenne il fiato. Dalla posizione in cui si trovava, sapeva che la ballerina poteva vedere la sua intimità lucida, ancora segnata dall’intenso incontro con Alessandro.
Chanel si avvicinò ancora, fino a toccarla, i seni morbidi che premevano contro la pelle sensibile delle sue cosce. Le dita le accarezzarono l’esterno delle gambe, sollevando ulteriormente il tessuto e spingendo Silvia in uno stato di tensione febbrile.
“Ohhh…” mormorò Chanel, con un sorriso carico di malizia, mentre i suoi occhi si posarono sulle labbra umide e arrossate tra le gambe di Silvia.
Un leggero imbarazzo attraversò Silvia, un rossore caldo che le salì alle guance. Sapeva di essere ancora segnata da Alessandro. Ne percepiva il profumo sulla pelle, intimo e inconfondibile. E non aveva dubbi che Chanel lo avesse già colto.
Alessandro si sporse e infilò un'altra banconota da cento dollari nella giarrettiera di Chanel.
Il sorriso della donna si allargò, chinò la testa e cominciò a baciare le cosce scoperte di Silvia, sopra le sue calze di nylon alte fino alla coscia.
"Alessandro!!" disse Silvia, quasi spaventata mentre osservava la donna che cominciava a baciarle la morbida coscia.
La risposta di Alessandro fu quella di chinarsi e baciare Silvia; la sua mano le accarezzò un seno attraverso il vestito.
"Oh mio Dio", gemette Silvia sentendo le labbra della donna sfiorarle leggermente le labbra del sesso. "Oh Dio, Alessandro!", gemette quando sentì la sua lingua iniziare a leccarla. La reazione automatica di Silvia fu di allargare le cosce e scivolare leggermente verso il basso. Sentì il gemito della donna tra le sue gambe e poi la sentì iniziare a succhiarla.
In pochi secondi, i fianchi di Silvia si sollevarono dal divano, spingendosi nella bocca che la succhiava. Affondò la testa nella spalla di Alessandro mentre lui la stringeva a sé.
"Ohhhhh!!!" gemette Silvia, mentre un forte orgasmo la percorreva. Tremò di piacere mentre la lingua esperta della donna la faceva venire più volte prima che lei staccasse la bocca gocciolante dall'inguine.
Chanel si appoggiò alle ginocchia, con il viso gocciolante e un sorriso sulle labbra. Poi si voltò verso Alessandro e allungò la mano per afferrargli il pene duro dentro i pantaloni. Lo guardò con aria fiduciosa.
Alessandro sorrise e tirò fuori un'altra banconota da cento dollari, poi si chinò e gliela infilò nella giarrettiera.
Silvia guardò la donna muoversi tra le gambe di Alessandro e slacciargli i pantaloni. Sia lei che la ballerina sussultarono quando lei gli tirò fuori il pene palpitante dai pantaloni. Le sue unghie smaltate di rosso si avvolsero intorno al suo pene e iniziarono a muoversi lentamente su e giù. Poi, le sue labbra rosse, abbinate, gli coprirono la punta.
Alessandro gemette e afferrò la testa della donna bionda mentre lei gli succhiava il pene come una vera professionista. Dopo qualche minuto, Alessandro sentì il suo testicolo iniziare a tendersi. "Aspetta!" disse, staccando la bocca della donna sorpresa dal suo pene con uno schiocco. Si voltò verso Silvia e disse: "Siediti su di me".
Il volto di Silvia esprimeva lo stupore.
Chanel si limitò a sorridere.
Silvia era in piedi sulle gambe tremanti, con il viso arrossato dall'imbarazzo e dall'eccitazione. Si tirò su il vestito sopra la vita con mani tremanti, scoprendo la parte inferiore del corpo. Poi, si mise a cavalcioni sulle gambe di Alessandro, di fronte alla donna inginocchiata. La guardò mentre prendeva il pene di Alessandro e lo dirigeva verso il suo buco gocciolante. "Oh, Gesù", gemette mentre scivolava facilmente sul suo membro.
Mentre Silvia iniziava a muoversi, la ballerina tornò al suo lavoro e iniziò a leccare sia le labbra di Silvia che il pene di Alessandro mentre usciva dal suo buco. Presto la stanza si riempì di gemiti e del rumore molle del pene di Alessandro nella sua vagina.
Non ci volle molto perché Alessandro o Silvia potessero sbirciare. La donna tra le loro gambe si stava impegnando al massimo per dare piacere a entrambi. "Oh Dio, tesoro", gemette Alessandro e iniziò a spuzzare fiotti di sperma dentro Silvia.
Silvia sentì il suo buco riempirsi dello sperma di Alessandro e questo fu sufficiente per portarla a un altro orgasmo.
Nel giro di pochi secondi, gemevano entrambi di piacere, finché le loro energie non si esaurirono. Il pene di Alessandro si rimpicciolì e scivolò fuori dal buco pieno di Silvia, seguito da un flusso del suo sperma.
Silvia guardò in basso tra le loro gambe e vide Chanel leccare il pene bagnato di Alessandro. La guardò mentre lo puliva. Poi, sussultò quando spostò la bocca sulla propria vagina. Silvia gemette e aprì le gambe per permettere a Chanel di pulire il liquido di Alessandro dal suo buco.
Alessandro si chinò e sollevò le gambe di Silvia, tirandole indietro verso il petto, spingendo la sua vagina contro il viso consenziente di Chanel. Chanel non esitò. Aprì la bocca, coprì il buco di Silvia e iniziò a succhiare. Quando il buco fu pulito, Silvia gemeva di nuovo.
Chanel spostò le labbra più in alto e succhiò il clitoride di Silvia verso l'interno, mentre la lingua tormentava quel piccolo pezzo di pelle molto sensibile.
"Ohhhhh!!! Oh! Oh! Oh!" gemette Silvia mentre i suoi fianchi cominciavano a sollevarsi sotto le labbra succhianti della donna.
Chanel la tenne stretta, mentre Silvia raggiungeva di nuovo l'orgasmo. Finalmente, ritrasse il viso bagnato dalla vagina umida e gonfia.
Alessandro e Silvia erano stanchi ma molto soddisfatti mentre sistemavano i loro vestiti.
Chanel si rimise il perizoma e il vestito, poi si rivolse a Alessandro e disse: "Forse è meglio che vada a sistemarmi il trucco. Arrivo tra qualche minuto".
Alessandro sorrise guardando il viso appiccicoso della donna. "Grazie Chanel. Ci rivedremo", disse, porgendole un'altra mazzetta di banconote.
Sorrise a Alessandro e gli baciò rapidamente le labbra. Quando Alessandro uscì dalla tenda, Chanel tirò indietro Silvia e l'abbracciò, poi le baciò le labbra, indugiando per un attimo. Poi, di nascosto, le infilò in mano un biglietto da visita e le sussurrò: "Il mio numero personale è sul retro del biglietto. Chiamami se torni in zona, tesoro. Posso farti passare dei momenti meravigliosi."
Silvia sorrise alla bella donna e sussurrò: "Lo farò".

(CONTINUA)
P.S. Un grazie di cuore per aver preso il tempo di leggere la nostra storia! Speriamo che vi abbia catturato l'immaginazione e vi abbia lasciato un ricordo piacevole. Se volete condividere le vostre impressioni, un commento o un like sarebbero molto apprezzati. Il vostro feedback è sempre prezioso per noi! A presto, con l’ultimo episodio. Laura.
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