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Mia moglie sul Mar Rosso


di maialazzo
06.08.2013    |    76.104    |    3 9.5
"Ali si alzò alle sette, per andare ad aprire il negozio, con una notevole erezione (beata gioventù) e, raccogliendo i vestiti in silenzio per uscire notò..."
Io e mia moglie Bea, più di una volta siamo andati in vacanza sul Mar Rosso; una meta per cui si trovano delle ottime offerte last minute e in cui non ci sono mai problemi meteo. Sole sempre!
Essendo entrambi sulla trentina e senza figli, ci divertiamo uscendo spesso, facendo weekend e serate fra amici. In vacanza però ci andiamo sempre da soli perchè non ci piace doverci legare per i programmi ad altre persone e vogliamo sentirci liberi di fare quello che vogliamo; anche dormire tutto il giorno o scopare tutto il giorno! Sì, infatti con mia moglie abbiamo un'ottima intesa sessuale; lei è caldissima e si lascia fare tutto quello che voglio, e io, beh, sono maialazzo!
L'estate scorsa decidiamo di nuovo di andare sul Mar Rosso; viaggio last minute, in pochi giorni scendiamo dalla scaletta dell'aereo mentre veniamo investiti da un familiare vento caldo e secco. L'hotel come sempre è notevole; mega hall, personale numeroso e servizievole, numerosi ristoranti, spiaggia privata, e tutto quello a cui siamo piacevolmente abituati frequentando la destinazione. In pratica una vacanza da signori a prezzi da onesti lavoratori!
Già la prima sera decidiamo di andare in città, e troviamo un autista a buon prezzo fuori dall'hotel. Si chiama Ahmed, è alto, scuro di pelle, simpatico, ci sa fare con gli occidentali, e ci porta in un bel localino. Balliamo, beviamo e balliamo ancora, Bea è molto calda e non fa altro che strusciarsi a me, ma il locale è pieno di straniere che fanno le mignotte, quindi quasi si confonde fra la folla. Quando ne abbiamo abbastanza, Ahmed, che al posto di venirci a riprendere dopo, era rimasto tutto il tempo al bancone del bar a bere, ci riportò a casa chiacchierando e complimentandosi per come ballasse bene mia moglie. Bea, che è piccolina ma ha una figura ben proporzionata, non è una pin up, ma quando agita il suo culetto in discoteca, molti la osservano con interesse.
Salutato Ahmed in hotel, decidiamo di fare una passeggiata sulla spiaggia buia. Bea era calda e, una cosa tira l'altra, ci sediamo su una sdraio e inizia a toccarmi. Quando parte è difficile fermarla; infatti dopo due minuti mi stava già spompinando di gusto, con la sua testolina che saltellava sul mio cazzo duro come il marmo e lei che mugolando si toccava fra le gambe. Dopo poco decide che è ora di fare sul serio; mi fa sdraiare sulla sdraio e mi sale sopra a cavalcioni iniziando un poderoso andirivieni. Fu a quel punto che mi accorsi che c'era qualcuno che ci spiava da dietro ad una delle barriere paravento della spiaggia. Mentre Bea continuava a calvacarmi, cercai di guardare bene per esserne sicuro, poi le sussurai: "c'è un guardone dietro a un paravento!" e lei: "non dire sciocchezze!", pensando me lo stessi inventando, ma intanto non smetteva di cavalcarmi. Allora continuai: "sta guardando come ti allargo la fichetta col mio palo" e Bea: "no, dai!", e io: "sì, e si sta masturbando!" ma a quel punto lei riusciva solo a dire "oh, oh, ah, ah" e intanto io continuavo "si tocca il suo cazzone guardandoti il culo, vorrebbe essere lui a scopare questo culetto bianco!" fino a che l'orgasmo di Bea esplose, e le contrazioni fecero godere anche me spruzzandole dentro come un matto. Quando ci riprendemmo il guardone non c'era più, così che Bea continuava a credere che me lo fossi inventato. Ma intanto aveva goduto come una porcella, sulla spiaggia, con un inserviente di colore che si masturbava; mica male come prima sera!
Dopo una giornata di mare, la sera successiva decidiamo di stare in hotel; andiamo a cena, e, davanti all'ingresso del ristorante, c'è il solito ragazzo col banchetto che fuori dall'hotel ha il negozio pieno di robaccia da turisti a prezzi altissimi. Aspettando il nostro turno però, ci mettiamo a conversare con lui perchè parla un pochino di italiano. Ali, molto giovane, molto scuro, un sorriso largo e bianchissimo, si rivela essere simpatico e divertente e, siccome questa sera volevamo restare tranquilli, accettiamo le sue insistenti richieste di andare a visitare il suo negozio dopo la cena. Quando entriamo in quello che da fuori ha tutta l'aria del solito negozietto di cianfrusaglie, notiamo che a prendersi il fresco del condizionatore, oltre ad Ali, ci sono altri due egiziani, più sciatti di Ali, e che sembrano anche più sporchi. ciabatte ai piedi zozzi, calzoncini corti e sdruciti; uno, un giovane sui 25 anni, carnagione chiara, bruttino, ma robusto. L'altro, sulla quarantina, pancia da bevitore, e in generale brutto e sformato. Subito ci rendiamo conto che il negozio è molto più grande di quanto pensassimo, con numerose file di scaffali con sopra magliette, teli mare, giocattoli, oggettistica tipica e tanto tanto altro. Ali ci fa accomodare in mezzo ai suoi amici/colleghi, cosa che non mette Bea proprio a suo agio, ma subito ci offrono una tazza di carcadè e accendono uno shisha con il tipico modo di fare amichevole, ma anche impositivo, delle popolazioni arabe. L'altro ragazzo, Mohammed, parlava decentemente ingelese, così ci siamo messi a chiacchierare sulle solite cose; l'Italia, Berlusconi (sigh!), la televisione italiana, etc. Nel frattempo il panzone, che parlava solo arabo, continuava a squadrare il corpicino seminudo di Bea, che non lasciava molto all'immaginazione, con la sua canottierina estiva e gli short bianchi. Dopo un po' con la testa che ci girava per via dello shisha fumato, Ali ci fa fare il giro del negozio e, per non essere scortesi, gli compriamo un cappellino e una t-shirt. Per continuare a stare in compagnia di Ali, che ci faceva piacere, ma per non stare insieme agli altri due egiziani puzzolenti, decidiamo di invitarlo a bere un ultimo bicchiere in hotel, cosa che accetta volentieri. Il problema è che poi, tra una chiacchiera e l'atra, l'ultimo bicchiere diventano gli ultimi tre, e ci troviamo così, verso le due, ubriachi e con Bea che non si regge neanche in piedi. Ali gentilmente si offre di aiutarmi a portarla in camera; la distendiamo sul letto singolo appena entrati, dico ad Ali di prendere il wiskhy sul comodino e di versarsi un bicchiere in balcone. Appena fuori, cerco di cambiare Bea per la notte alla meno peggio, ma, essendo anch'io abbastanza fuori, mi limito a toglierle gli shorts e le tiro su il lenzuolo; in fin dei conti lei spesso dorme solo con una canottiera e senza sotto niente. Raggiungo Ali in balcone per l'ultimo bicchiere, e passiamo tutto il tempo con lui che mi dice che splendida moglie che ho, comè bella e com'è intelligente, ma io sono troppo ubriaco per questo e devo andare a letto. Ali è preoccupato perchè casa sua è a 40 minuti di scooter dall'hotel, e domattina alle otto deve parire di nuovo il negozio. Così gli propongo di restare a dormire sul divano mentre io mi schianto sul letto e sprofondo nel sonno in istante.
Quello che successe la mattina, mentre ancora dormivo, nè io nè Bea avevamo modo di saperlo, infatti lo apprendemmo solo più tardi durante la vacanza, ma ve lo racconto comunque in ordine cronologico per facilità di comprensione. Ali si alzò alle sette, per andare ad aprire il negozio, con una notevole erezione (beata gioventù) e, raccogliendo i vestiti in silenzio per uscire notò che mia moglie dormiva a pancia in giù senza lenzuolo. Affascinato dal suo splendido culetto coperto solo dal filo del perizoma, si avvicinò piano, l'annusò, lo sfiorò a lungo finchè, ancora toccandosi il cazzo duro attraverso le mutande, iniziò a palparla; prima delicatamente, poi vedendo che Bea non diceva niente, anzi sembrava apprezzare, iniziò a toccarle la passera. Spostò lo string, e iniziò a far correre un dito fuori dalle sue grandi labbra. Bea iniziava ad eccitarsi, anche perchè è un giochino che facciamo spesso; la sveglio la mattina palpandola e inizio a scoparla quando è ancora semicosciente. Lei non poteva sapere che ci fosse anche Ali in camera, quindi dava per scontato che fossi io e si faceva fare tutto. Quando Ali riuscì ad aprire le grandi labbra e la trovò bagnata, non potè fare a meno di inserire un dito in quella fichetta piccola e stretta. Era in paradiso; era calda e bagnata, molto invitante, e Bea aveva iniziato a fare piccoli movimenti circolatori col bacino intorno al suo dito. A quel punto Ali si decise; si tolse le mutande, si afferrò la mazza in modo deciso, e la puntò delicatamente all'ingresso della figa di mia moglie. Faceva piano; sapeva che non doveva svegliarla per non rompere l'incantesimo, ma la sua figa era così calda e stretta che faceva fatica a non pistonarla di brutto. Nel frattempo Bea, con mezzo cazzo di Ali dentro, aveva iniziato a mugolare, ad agitarsi; il piacere che provava era intenso, nuovo, appagante, stava iniziando a godere, e Ali lo sentiva. Le sue spinte si facevano più lunghe, più intrusive, più rapide, e ogni volta andava un po' più a fondo, anche se non voleva metterlo dentro tutto per paura di fare male con il suo cazzone a quel piccolo corpicino bianco. Colpo dopo colpo, centimetro dopo centimetro, Bea non potè fare a meno che ricevere un orgasmo fulminante, che la percorse per tutto il corpo, facendola tremare e urlare. Fu a quel punto che aprì gli occhi cercando il mio sguardo, ma trovando quello di un ragazzino di 17 anni nero come il carbone, che sbuffava concentrato nella penetrazione! Voleva dire qualcosa ma riusciva solo ad emettere gemiti. Senza più la paura di essere scoperto, e rinfrancato dall'indiscutibile orgasmo di Bea, la girò a pancia in sù, si appoggiò una gamba di lei al petto, e gli rinfilò l'uccellone in passera in un solo colpo. Bea avrebbe voluto dire qualcosa mentre la girava, ma appena fu infilzata di nuovo, riuscì solo a dire "aaaahhhhhhh". Fu a quel punto che mi svegliai disturbato dai rumori: mi guardai incontro confuso e, dato lo stordimento da alcol della sera prima, non riuscii a focalizzare subito la situazione. Man mano che la scena si fece più chiara, capii che ali era sul letto con Bea, con una sua gamba sopra la spalla, che la scopava con colpi poderosi tenendola leggermente sollevata di lato, e strizzandole le tettine con le sue mani nere. Mi avvicinai; Bea urlava e sbatteva la testa a destra e a sinistra come presa da convulsioni. Ali mi fece cenno di stare fermo, al chè io non so perchè, lo feci. Guardavo il cazzone nero di Ali andare dentro e fuori dalla piccola fichetta di mia moglie: non ne comprendevo appieno le dimensioni, essendo la maggior parte dentro di lei, ma si capiva benissimo che lo spessore era notevole, e che era duro come il marmo. Poco dopo Ali non si trattenne più. Estrasse di colpo il bastone, prese mia moglie dietro la nuca e gli puntò la cappellona in faccia menandoselo come un pazo. Dico cappellona perchè adesso potevo osservarlo bene quel palo di carne nera: era molto lungo, pieno di vene che lo percorrevano, lucidissimo dagli umori di Bea, ma soprattutto con un cappella così nera che era quasi blu, almeno un paio di centimetri più larga dell'asta. Gliela puntò alla bocca e Bea meccanicamente gli prese la cappellona in bocca, anche se si vedeva che faceva fatica. Quando venne lasciò che i primi schizzi le riempissero la bocca, poi lo tirò fuori e gli spruzzò tutto in faccia; altri cinque, sei o sette schizzi densi, bianchi intensi, le finirono su fronte, naso, capelli e l'ultimo le chiuse un occhio. Ripreso fiato Ali iniziò a rivestirsi mentre Bea cercava almeno di pulirsi l'occhio chiuso dalla sborrata. Le prese la testa fra le mani e le diede un bacio affettuoso sulla guancia, poi le sussurrò qualcosa all'orecchio e volò fuori senza neanche rivolgermi lo sguardo. L'unica cosa che riuscii a dire dopo un minuto di imbarazzante silenzio quando fummo soli, mentre Bea con il lenzuolo cercava di pulirsi la faccia da tutta la crema bianca che la ricopriva fu: "cosa ti ha detto?" e Bea, con voce affaticata ma sensuale: "mi ha detto di passare in negozio quando torniamo dal mare.".



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