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La riconquista 3


di iltiralatte
13.06.2025    |    194    |    1 6.0
"Non c’è orgoglio, non c’è rabbia..."
Diana è a casa di Milo con la consueta scusa di dover “scopare” un po’: quel pavimento attira regolarmente ogni forma di sporco.
Entra.
Chiude la porta ed assale Milo riempiendolo di baci.
Egli reagisce iniziando a denudarla con una certa foga.
Ella non si sottrae restituendo l’attenzione con altrettanto vigore.
Il letto e vicino: ci si buttano decisi a scopare (ma non il pavimento)
La mani di lui corrono alla sua femminilità e la dischiudono.
Ora tutto è pronto ma Milo ha un’idea sciagurata:
— Diana voglio che tu mi dia un bambino.
Diana, si ferma.
L’attrazione che fino a un attimo prima li univa si dissolve in un istante
— . Sono disposto a restare il tuo amante nell’ombra ma voglio da te qualcosa che ci unirà per sempre
— Devi farmi un figlio.
— Non importa se Leon lo alleverò da padre: noi sapremo ed in lui ci riconosceremo uniti per sempre.

— Un bambino?!?
Diana lo guarda come se non avesse capito bene.
Come se quelle parole non appartenessero davvero a quella stanza, a quel momento.
— Vuoi un bambino da me?
Ora il calore dei corpi svanisce, il respiro cambia.
Non è più l’elettricità del desiderio a guidare i pensieri, ma un’onda improvvisa di razionalità e paura.
Milo si solleva leggermente, la sua espressione è ferma, decisa:.
— Sì. Perché no?
Diana si allontana appena, l’aria improvvisamente più pesante.
— “Perché no?
— Perché sarebbe una follia!
— Perché sarebbe... definitivo!”

— Già lo è.
Milo insiste, il suo sguardo non si abbassa:
— Questo non è un gioco, Diana.
— Tu lo sai.
Il silenzio che segue è denso, carico di qualcosa che non ha ancora una forma precisa.
— Io ho un marito.

— Io sono l’uomo che ti fa sentire viva.
Diana trattiene il respiro.
Le parole di Milo la colpiscono più di quanto voglia ammettere.
Scuote la testa, si alza dal letto di scatto, cercando spazio, cercando aria.
Non può restare lì, non può continuare questa conversazione sdraiata accanto a lui.
Attraversa la stanza in pochi passi e si dirige verso la cucina.
Le serve qualche cosa di semplice, di tangibile, di reale.
Apre il frigorifero, prende un bicchiere, versa del latte con mani che tremano appena.
Milo la segue.
In questo momento i suoi movimenti sono diversi.
Non c’è più l’urgenza di un amante, c’è la volontà di un uomo che non vuole farsi respingere.
— Diana, pensaci.
— Non devi decidere ora.
— Solo... ammetti che non è un’idea assurda.”
Lei beve un sorso, si appoggia al bancone; lo guarda, con occhi che hanno perso tutta la leggerezza di poco prima.
— No. È assurdo.

— Perché?

— Perché io ho un marito, Milo!
— Perché tutto questo ha un limite.
— Ha sempre avuto un limite.”

— Se fosse proprio quel limite a renderci ancora più uniti?

— Per accontentarti dovrei negarmi a Leon per molto tempo.
— Attualmente appartengo a due uomini, sarebbe impossibile stabilire quale dei due compisse l’azione fecondante.
— Lo vuoi capre?
— Io non sono pronta a rinunciare a Leon
il campanello di casa squilla,
Milo è già li, nei pressi della porta.
Troppo importane è per lui quella discussione specialmente ora che ha capito che Diana è sul punto di cedere: di accontentarlo.
— Chi è sto rompiballe?
— Ora me ne libero.
Si avvia alla porta senza pensare al suo assente abbigliamento.
Il fastidio ancora vivo nei suoi occhi.
Spalanca la porta ruggendo:
— Cosa vuoi …
Urla ed a questo punto il fiato gli manca.
Dall'altra parte dell’uscio spalancato Leon lo vede senza vestiti e, oltre lui, nelle medesime condizioni Diana: sua moglie.
Leon non ha bisogno di spiegazioni.
Venendo qui aveva il solo scopo di guardare Diana negli occhi e capire se tutto ciò che sospettava fosse vero.
A porta aperta la verità gli esplode davanti agli occhi senza pietà.
Diana è lì, completamente nuda,vulnerabile, smarrita.
Milo, invece, è sicuro di sé, compiaciuto, quasi soddisfatto.
Il suo ghigno tradisce l’illusione di aver finalmente vinto.
Leon non grida, non accusa.
Il silenzio è il suo giudizio, e la sentenza arriva in una frase gelida:
— Non parlare, Diana.
Lei apre la bocca, ma le parole muoiono, gelate prima di nascere.
Leon la osserva, lento, metodico, come se volesse imprimere per sempre quell’immagine nella sua memoria.
— Vederti in queste condizioni è già una prova soddisfacente della tua infedeltà.
Diana abbassa lo sguardo, e in quell’istante capisce che non c’è nulla da spiegare.
Non c’è scusa, non esiste giustificazione.
Leon inspira piano.
La sua voce è calma, ma dentro, il peso dell’amore tradito lo schiaccia con una forza che nessuna ira potrebbe eguagliare.
— Non tornare più a casa.
Diana sussulta.
Gli occhi le si riempiono di lacrime.
Diana avverte il peso di quelle parole affondarle nel petto, come un colpo che la lascia senza fiato.
Tutto è finito.
È tutto vero!
Lo sa: ne ha cognizione dal momento in cui ha lasciato la sua casa per venire qui.
Milo, invece, sorride con aria compiaciuta.
Per lui, questa è la vittoria definitiva.
È Milo a spezzare il silenzio.
— Ora non hai più scuse Diana: mi darai quel figlio.
Si strofina le mani con un sorriso sprezzante.
Per lui, questo è il momento perfetto.
Diana ora è sua.
Adesso potrà tenerla accanto senza ostacoli, senza legami con Leon, senza interferenze.
Potrà inseminarla ed ingravidarla con comodo: non avrà più scuse per opporsi-
Potrà figurare come il vero padre della creatura.
Potrà controllare ogni aspetto della sua vita.
Ora Diana è completamente sua..
Ora potrà finalmente avere il controllo su di lei, senza più ostacoli.
Ora Leon l’ha esclusa, e lei non ha più scelta.
Milo lo dice ad alta voce, sicuro di sé, senza nemmeno rendersi conto di quanto quelle parole siano il suo più grande errore.
Non si accorge che ogni sua parola è un chiodo che si pianta nella mente di Diana.
— Hai visto quello che dovevi, vattene ora Leon
Diana ascolta e lo guarda.
Osserva quel sorriso sicuro, quel modo di parlare come se lei fosse un oggetto, un trofeo da esibire.
In un attimo, Diana realizza
Intende che Milo non l’ha mai veramente amata
Comprende di essere sempre stata solo una pedina nel suo gioco.
Capisce che la sua vita accanto a lui sarebbe una prigione.
Diana vede: Milo non è amore:
Leon che pure la ha appena scacciata da casa ha tutte le caratteristiche di chi veramente tiene a lei.
Milo no!.
Egli non è un rifugio: è una gabbia.
Un brivido la percorre la schiena.
Le lacrime le velano la vista.
Il respiro si spezza.
Le lacrime divengono un fiume.
Fugge via da Milo.
Scappa verso Leon.
Corre verso l’unica certezza che ha sempre avuto.
Lo abbraccia forte, con tutta la disperazione che ha dentro.
Le mani si stringono sulla sua giacca, il viso affondato nel suo petto, come se li cercasse rifugio.
La sua voce è spezzata, fragile, reale.
Non c’è orgoglio, non c’è rabbia.
C’è solo il peso del rimorso.
— Perdonami.
Leon resta immobile.
Non la respinge, ma non la stringe.
Il suo cuore è in conflitto, una battaglia tra l’amore che prova e il dolore che non riesce a ignorare.
Diana è lì.
Vulnerabile.
Sincera.
Leon sa che qualunque cosa farà da questo momento in poi, cambierà il destino.
Il calore del corpo di Diana contro il suo è una scossa elettrica, un contrasto tra l’amore che c’era e la ferita folle che è rimasta.
Lotta contro se stesso.
Contro il dolore.
Contro il senso di perdita.
Ma Diana è lì vicina a lui. piangente e la sua vicinanza, il suo contatto sono decisivi..
Leon sospira.
Si sfila la giacca ed avvolge Diana con essa.
Copre la sua nudità.
Non è un gesto di tenerezza.
È un gesto di protezione.
È una vera dichiarazione d’amore: sta riportando sua moglie alla sua casa.
Milo, che fino a un attimo prima si sentiva padrone della situazione, rimane impietrito.
Cerca di dire qualcosa, una battuta, una reazione, ma ormai la partita è chiusa: persa.
Leon non gli rivolge più nemmeno uno sguardo.
Resta fermo, immobile, mentre sente Diana stringersi a lui con disperazione.
Diana si analizza: Il suo corpo le appartiene ancora, ma il suo cuore lotta tra l’amore che ha sempre provato per lui e l’orrenda ferita che gli ha inflitto.
Le sue braccia rimangono tese, quasi riluttanti a ricambiare l’abbraccio.
Il peso delle emozioni si fa insostenibile.
Leon può davvero perdonarla?
Sarebbe un segno di debolezza o piuttosto di forza?
Diana, con il viso affondato nel suo petto, avverte il gelo della sua esitazione.
Ormai non può più nascondere la verità.
Il rimorso la sta consumando.
— Perdonami.
Ripete.
— Ero in un incubo e mi sono svegliata ora.
La sua voce è spezzata, fragile, vera.
Non sta chiedendo pietà solo una possibilità di rimediare.
Leon chiude gli occhi.
Ricorda tutto:
Il momento in cui ha sospettato che Diana lo tradisse, la rabbia., Il dolore, l’’umiliazione di sapere che un altro uomo aveva posseduto la sua donna-.
La logica gli suggerisce di lasciarla andare. ma il cuore?
Il cuore urla di tenerla stretta.
Dato che Milo non ha vinto siccome Diana ha visto la sua vera natura e ha scelto di correre da lui è perché, nonostante tutto, l’amore non è ancora morto.
Sfila la giacca e la avvolge strettamente attorno a Diana.
Un gesto semplice, ma pieno di significato.
Non è solo protezione.
Non è solo accettazione.
È perdono.
Senza dire una parola, la riporta a casa.
A Milo non resta nulla.
Solo il vuoto
Solo la consapevolezza di aver perso una partita che pensava di aver già vinto alla grande

Leon non ha bisogno di aggiungere altro: il verdetto è stato pronunciato, e ogni parola in più sarebbe superflua.
Diana lo guarda, i suoi occhi ancora velati di lacrime, ma questa volta c’è qualcosa di diverso in loro.
Non è più smarrimento.
È certezza.
Senza opporre resistenza, si lascia guidare da lui verso l’uscita, mentre il battito del suo cuore accelera.
Sta lasciando questa casa.
Sta lasciando questa situazione.
Sta finalmente abbandonando Milo.

Milo, che fino a un attimo prima si sentiva il padrone della scena, ora sente l’aria sfuggirgli dai polmoni.
Non capisce.
Non accetta.
Come può Diana allontanarsi da lui?
Come può aver perso tutto proprio ora che lui era certo di aver vinto?
La sua sicurezza vacilla, ma l’istinto gli suggerisce di non lasciarla andare senza dire nulla.
Così, tenta un’ultima battuta, una frase sciocca, sprezzante, per recuperare almeno un frammento della sua dignità.
— Vai pere col cornuto, sai quanto ti renderà felice.
— Presto ti accorgerai che a letto sono molto migliore di lui.
— Se mi lasci ora mi rimpiangerai.
Non ottiene risposta.
Diana neppure si volta per un’ultimo sguardo
Leon non lo guarda.
La porta si chiude, e Milo rimane lì: solo.
Solo
Un fantasma, un’ombra di ciò che poteva essere e che non sarà mai.
Solo un’altra illusione.
Solo un’altra menzogna
Solo un’altra farsa che ha perso ogni significato.

Il tempo è passato, ma il ricordo di ciò che è stato non si è dissolto.
Leon e Diana hanno attraversato l’apice della tempesta e ne sono usciti più forti, più consapevoli, più uniti.
Decidono di rinnovare i voti ed il giorno del nuovo matrimonio è diverso da quello che avevano affrontato la prima volta.
Non c’è più l’ingenuità di chi crede che l’amore sia sempre semplice, ma c’è la certezza di chi ha scelto di lottare, di restare insieme nonostante tutte le avversità.
Diana sorride, il suo viso è illuminato dalla luce del sole.
Non c’è più ombra nei suoi occhi, unicamente felicità sincera.
Leon la guarda, e per la prima volta in tanto tempo sente che il futuro è finalmente tutto nelle sue mani.
Non c’è più Milo, non c’è più incertezza, solo un nuovo inizio felice.
La vita scorre.
Diana resta felicemente incinta, ed ogni giorno che passa, la loro casa si riempie di un’energia nuova.
Leon si dedica al suo lavoro con rinnovata passione, ma non è più un uomo ossessionato dal successo.
Ora è un uomo che lavora per costruire qualcosa di solido, per dare a sua moglie e al loro futuro bambino una vita sicura e serena.
Non è solo un marito.
È un marito premuroso.
Non è solo un padre in pectore.
È un padre che sa cosa significa lottare per la propria famiglia.
Il passato non è cancellato, ma non ha più il potere di definire nessuno..
Solo il presente conta, solo il futuro che lui e Diana stanno costruendo insieme.

Milo non ha mai pensato di poter perdere.
No davvero.
Anche dopo la fuga di Diana, anche dopo che Leon l’ha riportata a casa, lui ha continuato a illudersi di essere ancora in gioco.
La sua arroganza gli impedisce di accettare la realtà.
Non è possibile che tutto gli sia sfuggito dalle mani così facilmente.
Il tempo passa, e la sua esistenza diventa sempre più vuota.
Leon ha vinto davvero.
Diana non tornerà mai.
Il mondo intorno a lui ha continuato a girare: lui è rimasto fermo, intrappolato in una storia che ormai non esiste più.
Finalmente un giorno, tra la noia e il bisogno di una nuova distrazione, scopre in una chat "Marina de Roma".
Una nuova possibilità per lui.
Una nuova donna: un nuovo inizio.
Lei è affascinante, misteriosa, seducente.
Parla con sicurezza, gli dà attenzioni, gli fa credere che possa esserci ancora qualcuno da conquistare.
Milo si convince che stavolta sarà diverso.
Dopo giorni di conversazioni entusiasmanti, decide che è il momento di incontrarla.
L’appuntamento è galante.
Egli è totalmente deciso: fissa una camera in un albergo di Roma ma già sa che non la userà: quella di Marina sarò sufficiente per due.
Si veste perfettamente., si pettina con cura, si guarda allo specchio che gli risponde che lui è ancora il Milo di sempre.
Ha ancora il suo fascino, ha ancora il controllo.
Questa volta, sarà lui a vincere.
Si dirige al ristorante con passo sicuro.
Finalmente, una svolta positiva.
Quando entra, il cuore gli batte con un misto di eccitazione e aspettativa.
Guarda intorno, cerca "Marina".
Ecco che qualcuno si alza da un tavolo.
Una figura sicura, con un sorriso aperto e la mano tesa per salutarlo.
C’è qualcosa che non quadra.
La voce è profonda, i lineamenti troppo marcati, la stretta di mano troppo è forte.
Molto più forte di quanto si aspettasse.
— Tu devi essere Milo.
— Piacere... io sono Marina de Roma, Giovanni per gli amici e per gli amanti.
— Sei pronto per la nostra avventura sentimentale?
— Preferisci essere maschio o femmina per la tua prima volta?
Il mondo di Milo si frantuma completamente in un istante.
È quasi completamente adono; ricorda solo che doveva incontrare …
— Una donna
Gli sfugge dalla gola
Marina di Roma non esiste: unicamente Giovanni.
Mentre il sorriso di Giovanni è caloroso e genuino, Milo realizza che il destino gli ha giocato l’ultima, inesorabile beffa trascinandolo in un giro di Gay e travestiti.
Lui, il grande stratega, il vincitore mancato, il seduttore eterno ... è finito nell’ennesima farsa.
E non c’è più nulla da dire
Non c’è più nulla da fare.
Può solo abbassare i calzoni ed accettare la sconfitta..
Fine 👍
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