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Sopresa alla moglie


di marcabru
20.07.2018    |    32.880    |    19 8.6
"Ero indeciso se bussare o andarmene e poi chiederle spiegazioni, ma a quel punto mi capitò un colpo di fortuna..."
Il lunedì non lavoravo. Quindi, decisi di uscire di casa e prendere la macchina per farmi un giro nelle vicinanze, magari verso il mare, benché fosse autunno e la temperatura fosse già bassa. Dopo qualche chilometro sul lungo viale alberato che conduce alle spiagge, mi venne un’idea. Decisi, quasi all’improvviso, che sarei andato a trovare mia moglie, che si trovava a Bologna per lavoro. Conoscevo gli orari delle sue riunioni, sapevo in che hotel alloggiava e con chi era, quindi non sarebbe stato difficile raggiungerla, farle una sorpresa e passare qualche ora con lei. Sicuramente, le avrebbe fatto piacere. Arrivai così alla prima rotonda e invertii la marcia, diretto verso l’autostrada. Mi rendevo conto che il tragitto era piuttosto lungo, ma tanto il tempo ce l’avevo e la noia che mi assaliva mi avrebbe fatto compagnia per tutto il viaggio. Se fosse andato tutto bene, una volta arrivato e atteso la mia Lei, avremmo fatto l’amore. Era un po’ di tempo che non lo facevamo; soprattutto per colpa mia: avevo perso un po’ di interesse, dopo che avevo conosciuto Francesco, un ragazzo che lavora con me da poco e con cui avevo cominciato a scopare quasi tutti i giorni. Mentre guidavo, a dire il vero, il pensiero andava proprio a lui, al sorriso che mi faceva quando ci vedevamo nelle toilette dell’ufficio, a come mi prendeva la faccia, se la avvicinava alla sua e mi infilava la sua lingua nella bocca, findo in fondo quasi a farmi male. Poi mi metteva la mano sulla nuca e mi spingeva fino a giù, in ginocchio. Voleva fossi io a sbottonagli i pantaloni e a prenderglielo in bocca. Non diceva niente, riversava la testa indietro e ansimava piano. Poi le sue mani afferravano i testicoli, stringendoli, e me li porgevano verso la bocca, così che io potessi succhiarli. Il pompino poteva anche durare venti minuti. Quando sentiva che stava per godere, mi fermava mi faceva alzare e mi sussurrava: “girati”. Io mi giravo, lui mi calava i pantoloni, si sputava nella mano mi massaggiava l’ano con la mano piena di saliva e poi mi infilzava. Cominciava subito a spingere forte, teneva la lingua fuori appoggiata sulle labbra e mi teneva le dita della mano destra in bocca. Ogni tanto mi diceva piano, in un orecchio: “ il mio cazzo è tuo” e lo ripeteva più volte, poi mi girava la faccia e mi baciava. Dopo qualche spinta lo sentivo fermarsi, liberare l’aria che aveva trattenuto per non far rumore, e avvertivo un grande calore dentro. Mi riempiva di sperma. Io godevo e lui quasi tremava dal piacere, ma non osava urlare. Una volta venuto, lo tirava fuori, mi girava e continuava a baciarmi. Mi piaceva; sentivo lo sperma uscire dal buco e colarmi nelle cosce. Ci rististemavamo e andavamo al lavoro. Questa scena poteva anche accadere tre volte in un giorno.
Mentre ci pensavo il cazzo mi diventava duro e i pensieri di lui si incrociavanano con quelli di mia moglie. Usavo il cazzo del mio uomo per eccitarmi con mia moglie. È strano ma mi piaceva. Dopo una breve sosta all’autogrill, dove mi sono masturbato nel gabinetto, per far calare un po’ l’eccitazione, ripresi la strada e uscii in una delle innumerevoli uscite autostradali di Bologna. Selezionai sul navigatore la via dell’Hotel dove era alloggiata mia moglie e mi diressi là, sapendo che avrei dovuto aspettarla almeno un’ora.
Una volta arrivato all’Hotel, cercai parcheggio nel caos cittadino. Mi ci vollero quasi 15 minuti per trovare il posto. In compenso ero vicino all’hotel. Alla reception dissi chi ero e che avrei aspettato mia moglie, che era alloggiata lì. Rimasi sorpreso quando il recepionist mi disse che lei era già arrivata ed era salita in camera. In teoria, avrebbe dovuto essere ancora ad una riunione. Insistetti per salire e il receptionist mi accontentò. Mi diede il numero della camera e io mi diressi verso l’ascensore. Al piano cercai con calma la camera e bussai. Nessuno mi rispose. Accostai l’orecchio alla porta, ma niente, non si sentiva una parola. Allora scesi e domandai al receptionist se ci fosse qualche altra area ricreativa dove lei poteva essere andata per rilassarsi o per leggere la posta elettronica. Non c’erano altre aree comuni oltre a quella di fronte alla reception. Mi decisi allora a bruciare la sorpresa e telefonai a mia moglie. Il telefono squillava, ma lei non rispondeva. La mia preoccupazione saliva sempre di più. Stavo per uscire quando il receptionist mi disse: “ forse è con i suoi compagni di lavoro”. Io mi volta e feci: “è vero, so che è stata accompagnata da alcuni colleghi. Soggiornano qui?”. Lui mi rispose subito: “sì, in effetti è rientrata con il signor ****”. Avevo riconosicuto il nome del suo supervisor. Lo ripetei come se lo conoscessi da una vita, atteggiamento che spinse il receptionist a suggerirmi il numero di stanza di lui. Ripartii, questa volte con le scale. Arrivai di fronte alla stanza di lui e appoggiai l’orecchio alla porta. Sentivo qualche rumore, ma in lontananza. Però, riconobbi la voce di mia moglie. Ero indeciso se bussare o andarmene e poi chiederle spiegazioni, ma a quel punto mi capitò un colpo di fortuna. La camera di lui confinava con una stanza ad uso magazzino, dove venivano tenute le lenzuola pulite e tutto ciò che occorre alla pulizia delle camere. Presi coraggio e entrai dentro la stanza. Era buia, ma non osai accendere la luce, per non essere scoperto. Non c’era nessuno e quella non era l’ora delle pulizie. Cercai il muro che confinava con la stanza del collega di mia moglie e appoggiai l’orecchio, concentrandomi per carpire ogni suono. Sentivo ansimare lei piano e lui che diceva: “ ti ci metto il cazzo, dai, dimmi che lo vuoi”. Compresi subito cosa stava succedendo; la immaginavo sul letto mentre lui le faceva un ditalino e lo leccava la fica, pronto a penetrarla. La sentivo gemere, in un modo diverso da come gemeva con me. Ero carico di rabbia, ma anche curioso di sentirla con un altro uomo. Ad un certo punto anche lei comincia a parlare: “dai per favore mettici il cazzo, fammelo sentire”. Credo che la richiesta fosse subito ottemperata, perché lei cominciò ad ansimare e godere. Benché arrabbiato, mi sorprese quando sentii il mio cazzo che si stava indurendo. Mi stavo eccitando. Sentivo tenui rumori, probabilmente cambiavano posizione. Ad un certo punto lui godeva forte, probabilmente lei si era seduta sopra e lo stava cavalcando. So che lo fa benissimo. Poi li sento fermare, ma ero sicuro che nessuno dei due fosse venuto. Sento lei che con un tono scherzoso diceva: “ ma sei proprio un porco! Dai togli quel dito!” lui insisteva: “lo so che ti piace”. Immaginavo che le stesse massaggiando l’ano. Inaspettatamente sentii lei che sbotta: “mettici il cazzo, non farmici ripensare. Mettici il cazzo!”. Era una certezza: stava per prenderlo nel culo, pratica che con me non aveva mai fatto. Seguì un urlo secco, deciso: “mi fa male, mi fa male”. Me la immaginavo che si discostava, ma lui: “zitta, zitta, la cappella è entrata tutta”. Un attimo di silenzio e poi ricomciarono gli ansimi e i suoni del piacere. Era entrato; la stava inculando. Si sentivano perfettamente gli schiaffi dei suoi lombi sul culo di lei.
Allora i miei pensieri andarono subito al mio ragazzo, a come mi impala e a come spinge deciso. Io e mia moglie stavamo provando le stesse senzazioni. Io mi stavo masturbando. Quando ero vicino all’apice del piacere sento lui che urla: “vengo, vengo, girati”. Voleva farla girare forse per baciarla o per venirle in bocca. Sentii la mia mano piena di sperma e immaginavo mia moglie con la faccia e la bocca piena del suo sperma. La rabbia se ne era andata. Stavo godendo.
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