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Toccata e fuga


di ProfumodiFemmina65
24.06.2018    |    7.469    |    17 9.6
"Lo faccio sollevare, in un batter d'occhio, gli apro la lampo dei pantaloni, infilo la mano nei boxer e libero la sua possente erezione..."
TOCCATA E FUGA
"Devo assolutamente rivederti". Con queste poche parole dette durante una brevissima telefonata sul mio cellulare, è iniziato tutto. Sono in preda ad una serie di emozioni che non so descrivere: panico, frenesia, incredulità... curiosità. Sto per andare all'appuntamento, vestita di tutto punto, con un uomo conosciuto solo pochi giorni prima in occasione del pranzo di un raduno di appassionati del gioco del calcio sul computer. Ho accompagnato il mio compagno in quel ristorante e lì l'ho incontrato. I soliti convenevoli prima di sederci a tavola, presentazioni, saluti. Sono capitata con il mio uomo alla mia destra e lui, Michele, alla mia sinistra. Risate, battute anche un po' spinte, insomma, una tavolata di compagni di giocate che avevano voglia di fare baldoria.
E nel frattempo, io ricevevo attenzioni e gentilezze da parte di Michele. Mi versava da bere, mi chiedeva se era tutto di mio gradimento, mi domandava della mia vita. Al momento dei saluti, mi ha chiesto il numero di telefono e io, con il mio compagno lì presente, gliel'ho dato.
Dopo quattro o cinque giorni, la telefonata. Ci saremmo dovuti incontrare in un bar fuori città, nel pomeriggio. La curiosità ha preso il controllo dei miei pensieri e così, dopo aver fatto una doccia, indossato una gonna e una camicetta, una giacca e dei sandali con il tacco alto, ho preso la macchina e sono andata.
Arrivata davanti al bar, ero quasi intenzionata a tornare a casa, ma poi l'ho visto: era seduto a un tavolino all'esterno, e si vedeva che stava aspettando qualcuno. Mi ha vista: ormai non potevo più tornare indietro. Ho parcheggiato e sono andata da lui, che immediatamente mi è venuto incontro. Si è fermato a un passo da me e, sorridendo, mi ha detto: "Avevo voglia di rivederti. Sei splendida. Vieni, prendiamo un caffè". Sono emozionata, il cuore mi esplode nel petto, so di osare troppo, ad essere qui; vediamo cosa succederà.
Dopo il caffè, mi invita a salire sulla sua auto e partiamo per non so dove. Durante il tragitto, parliamo poco, la radio è accesa su musiche anni '90, c'è un po' d'imbarazzo, ma la tensione erotica c'è, e si sente. Dopo alcuni chilometri, svolta in una strada che porta direttamente sul mare, ma prima di poterci arrivare, attraversiamo una pineta. Qui accosta e ferma la macchina. Subito mi mette una mano sulla coscia nuda e con l'altra mi prende dietro la nuca e mi bacia. Un bacio prima delicato, poi famelico. Io rispondo a quel bacio, appoggiandomi con le mani sulla sua gamba, per non cadergli addosso. La sua mano sale, entra sotto l'orlo della gonna, lentamente, sale fino a raggiungere l'interno della coscia più vicino all'inguine. "Ma cosa sto facendo?", grido dentro di me. La risposta mi viene data quando la sua mano raggiunge il monte di Venere coperto dagli slip. Un brivido mi percorre tutta la schiena, fino ad arrivare al centro della mia femminilità. D'impeto, apro le gambe e così permetto a Michele di entrare con un dito dentro l'elastico alla ricerca del mio clitoride, ormai gonfio e svettante. La mia mano, che era ancora appoggiata alla sua coscia, sale verso l'alto e non tarda un istante a sentire la sua prorompente erezione. "Non ho fatto altro che pensare a te, di toccarti, di baciarti su quelle labbra invitanti. Ora sei qui, sei mia, solo per me, in questo momento". Intanto, il suo dito massaggia quella perla sporgente e io non posso che chiudere gli occhi e godermi quel tocco. Mi bagno, sento che mi sto sciogliendo e per agevolare la sua mano, abbasso lo schienale. Michele, allora, mi tira su la gonna fino ai fianchi, mi sfila gli slip ormai umidi e, abbassandosi, inizia a baciarmi il pelo e il ventre. Respiro più velocemente, sento il suo alito caldo che mi accarezza la pelle, passa le labbra socchiuse sui riccioli scuri che sembrano lì a nascondere un tesoro. "Che profumo di femmina... voglio assaggiarti". Mi solleva una gamba, agevolando il suo passaggio dalla mia parte per mettersi in ginocchio in mezzo alle mie cosce, mi fa appoggiare i piedi sul cruscotto e comincia a leccarmi proprio dove sono più bagnata. Ora le mie grandi labbra sono esposte e il clitoride è lì, bene in vista.
Quasi immediatamente, sento montare un'eccitazione così forte che, sono sicura, mi porterà all'orgasmo in pochi attimi. Con una maestria innata, mi lecca e mi succhia ogni millimetro di quelle labbra roventi, prende con i denti il clitoride, lo rilascia, lo riprende, lo assapora con la lingua, fino a portarmi al limite. Lui lo sente, e rallenta, poi ricomincia con i suoi giochetti che mi fanno letteralmente impazzire di piacere. Non resisto più. Ho un dirompente bisogno di sentirlo dentro di me. Lo faccio sollevare, in un batter d'occhio, gli apro la lampo dei pantaloni, infilo la mano nei boxer e libero la sua possente erezione. Subito il suo cazzo svetta davanti a me in tutta la sua imponenza. Inizio ad accarezzarlo, lo stringo, lo massaggio. Lui chiude gli occhi.
Non posso più aspettare: devo averlo. Michele mi guarda, leggo la sua voglia sul suo bel volto e, prendendoselo in mano, lo appoggia in mezzo alle mie cosce spalancate, pronta per riceverlo. Sento la sua punta calda che piano piano si fa strada dentro la mia fica calda, su e giù, fino a toccare l'utero. Si ferma un attimo, il tempo di farmi sentire tutta la sua grossezza, e subito inizia a muoversi avanti e indietro, a spingere quel suo corpo muscoloso contro il mio. Il godimento che provo è indescrivibile; lo sento ansimare e, mentre gode, pronuncia il mio nome. Non riesco a soffocare un grido, poi un altro, poi un altro ancora, e ancora... Non riesco più a trattenermi, quell'orgasmo che si era avvicinato prima, mentre mi leccava, sta inesorabilmente tornando. Gli affondi di Michele diventano sempre più insistenti, sente che sto per esplodere, mi guarda, io lo guardo. "Sì,...continua..., così... sto per venire..."; sì, lui continua inesorabile, occhi negli occhi, poi esplodo. Un lungo, interminabile, devastante orgasmo, che mi fa uscire tutta l'aria che ho nei polmoni, fino a sfinirmi. Lui si ferma per captare gli spasmi della mia vagina sulla sua asta, poi riprende il ritmo di prima, sempre più velocemente, fino a schiacciarmi sul sedile con un colpo di reni, mentre fiotti di sperma riempiono il mio corpo ancora pulsante.
Si accascia ansimante sul mio ventre, mi ricopre la pelle di baci, mentre i nostri corpi stremati si rilassano. "Dai, rimettiamoci in ordine", gli dico, "devo tornare a casa in tempo".
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