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Affare di famiglia (1a parte)


di ProfumodiFemmina65
12.10.2018    |    17.301    |    19 9.6
"“Vedo con piacere che hai fatto scorta di cose piuttosto lunghe… devo pensare che le preferisci a quelle più corte?”, mi sussurra all’orecchio Marc, mentre..."
Affare di famiglia

Ma chi me lo ha fatto fare, quest’anno, di organizzare la festa del 4 luglio nel nostro giardino? Tutti a dirmi: “Dai, ti aiuteremo! Devi solo pensare a cosa vuoi cucinare, del resto ci occupiamo noi!”. E mi sono fatta convincere.
Ho iniziato a rimuginare su hamburger, salsicce, patatine fritte e pannocchie così tanto ossessionatamente, che me le sognavo anche di notte. Sono impazzita nei supermercati, spingendo carrelli pieni di tutto quello che pensavo potesse servire. Carne, panini, hot dog, salse di ogni genere, piatti, bicchieri e tovaglioli di carta, acqua, vino, bibite, dolci, sempre da sola.
Arriva il gran giorno: fa molto caldo, e mentre passo in rassegna tutto il guardaroba per decidere il look da sfoggiare, il mio sguardo si ferma su un paio di jeans un po’ logorati dal tempo. Ho in mente qualcosa, tanto là fuori in giardino, è vero, tutti si stanno dando da fare: mio marito sta accendendo il fuoco nel barbecue, una coppia di nostri amici apparecchia la tavola, alcuni vicini stanno piazzando sedie e ombrelloni a bordo piscina;
solo, in un angolo senza fare niente, ad osservare tutto quel movimento, c’è mio cognato, un bel ragazzo molto più giovane di suo fratello. Rassicurata, torno ad occuparmi dei miei jeans: ho deciso che li taglierò a mo’ di shorts. Qualche colpo di forbice e, per testarne il risultato, me li infilo. “Porca vacca! Li ho fatti troppo corti!”. Mi fiondo davanti allo specchio, mi giro e mi rigiro e, maledizione, mi si vede fin sopra la piega fra il retro coscia e le natiche.
“ Jane!!! Non trovo le birre! Ma le hai comprate?!!”. Riporca vacca! Me le sono dimenticate! “Vai subito al supermercato, prima che le finiscano. Sono al barbecue e non mi posso muovere o brucerà tutto!”. E ora? Sono praticamente mezza nuda, con questi pantaloncini striminziti e un top che mi copre a malapena stomaco e tette. “Non ci voglio andare da sola. Qualcuno mi accompagni!”, urlo da dentro casa, correndo qua e là per cercare qualcos’altro da mettermi addosso.
In quel momento, entra Marc, mio cognato, che si offre di accompagnarmi con la sua jeep. “Sarà un piacere portarti in giro, ‘carrozzata’ così”. Non so se sbuffare o sorridere, visto l’effetto che ha avuto su di me quella frase. Decido allora di non mettere altro addosso, solo i sandali con la zeppa alta in corda. “ Belle gambe, che hai. A partire di fondo, chissà fin dove arrivano, e a quale sorpresa portano”.
Saliamo in macchina e andiamo verso il supermercato. Mentre tengo a bada i capelli con una mano, quella di Marc si sposta dalla leva del cambio al mio ginocchio e rimane lì, come in attesa. Perché non gliela faccio togliere? Perché non gli chiedo che cosa sta cercando di fare? Perché mi sta dando dei brividi lungo la schiena, ecco perché. Perché mi piace quel tocco, e sì, perché vorrei che osasse di più. Come se avesse letto nei miei pensieri, inizia a farla scivolare più su fino ad arrivare a metà coscia. Non ci guardiamo e non parliamo. Impercettibilmente dischiudo le gambe e, come se rispondesse ad un comando, lui continua la sua salita fino al bordo degli shorts, quindi molto in alto.
Siamo arrivati, dobbiamo comprare quelle birre. Prendiamo un carrello, entriamo e in fretta e furia, lo riempiamo quasi per metà di bottiglie e lattine. Marc, con un guizzo, devia in un altro reparto e riappare quasi subito con un mega lecca-lecca di colore rosso con al centro un vortice bianco. “ Questo è per te”. Torniamo alla jeep e carichiamo tutto quanto. Mi tengo in mano il lecca-lecca e, appena salita in macchina, lo scarto e comincio a leccarlo con gusto. E’ molto dolce, sa di fragola e panna. “Il mio gusto preferito, come facevi a saperlo?”. “So tante cose di te, ti osservo, sai?”.
Torniamo a casa piuttosto velocemente e, arrivati lì, mi aiuta a scaricare le birre. Troviamo tutti ancora indaffarati, ma è quasi pronto. Mi segue in cucina, dove in quel momento non c’è nessuno, per metterle in fresco. Una volta chiuso il frigo, mi sospinge verso una parete non visibile dalla finestra aperta e mi bacia con foga, mettendomi le mani sul sedere. Rispondo al bacio, pensando che devo essere impazzita. Dal giardino ormai pieno di gente e di ragazzini che corrono di qua e di là, Brad, mio marito, chiama tutti a raccolta gridando che è pronto. Usciamo ridendo, come se uno di noi due avesse appena fatto una battuta divertente e ci uniamo al resto del gruppo. Cominciamo a riempirci i piatti con ogni sorta di cibo: nel mio, ho una salsiccia, una pannocchia, patatine fritte e una montagna di salsa barbecue. “Vedo con piacere che hai fatto scorta di cose piuttosto lunghe… devo pensare che le preferisci a quelle più corte?”, mi sussurra all’orecchio Marc, mentre addento con gusto la pannocchia abbrustolita. “ Tu che ne dici, mi piaceranno?”. Prendo la salciccia con due dita e con le labbra succhio via il sugo. Un soffio sento uscire dalla sua bocca, così vicina al mio orecchio da sentirne il calore. Per non destare sospetti, mi avvicino a Brad al barbecue, sicurissima che Marc mi sta scrutando senza farsi notare. “ Bravo, tesoro, sei un bravo chef. La cottura della carne è perfetta e le pannocchie sono molto saporite. Vado a prendere le birre, ormai saranno belle fresche”. Lancio uno sguardo d’intesa a Marc e rientro in casa.
Come prevedevo, lui mi segue. “ Ti aiuto io”, dice a voce alta. Arriviamo a malapena in cucina, che subito mi spinge contro il tavolo. Guardiamo fuori in direzione della finestra e della porta, non ci può vedere nessuno. In un lampo, abbasso gli shorts insieme al perizoma fino in fondo, li sfilo da un piede e, dandogli le spalle, mi piego sul tavolo. Marc si piazza in mezzo alle mie gambe aperte, abbassa i pantaloncini e mi penetra. Non posso gridare, ma inizio ad ansimare sotto le sue spinte. Il piano in marmo del tavolo è piacevolmente freddo, in contrapposizione con il calore che sento dentro di me. I movimenti diventano presto più veloci, sempre di più, fino a quando non esplodiamo entrambi in un violento orgasmo.
Non abbiamo altro tempo, dobbiamo tornare fuori dagli altri con le birre. Mi aiuta a rialzarmi, ci rimettiamo in ordine frettolosamente, un bacio veloce e di corsa al frigo. La serata prosegue bene e termina con i fuochi d’artificio. Dopo aver riordinato, io e Brad andiamo a letto. “Ti va di fare l’amore?”. “ Tesoro, sono molto stanca, magari domani. Buonanotte”. Un attimo prima di rispondere alla richiesta di mio marito, ho sentito un rivolo di sperma caldo uscire fuori dal mio corpo, bagnandomi gli slip.
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