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1 maggio con Rolando ed il bracciante indiano

02.05.2025 |
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"Aveva festeggiato anche lui il 1 maggio, come forse non gli era mai accaduto prima..."
"Buongiorno, sei libero? Ci vediamo in villa tra mezz'ora?"La risposta di Rolando non si fece attendere.
"Va bene!"
"Tra mezz'ora al piano di sopra, mi troverai nuda, solo in intimo"
Arrivata in auto nella sperduta zona di campagna, notai che in molti avevano approfittato del lungo ponte del 1 maggio per dar mano ai lavori di potatura degli olivi. Parcheggiai la macchina distante alcune centinaia di metri e scesi in tenuta da runner. Era in realtà un completo ginnico acquistato nel reparto donna, blu scuro ma con un non trascurabile push up sul culo. Ma la cosa più interessante era ciò che nascondeva sotto quella tenuta: collant a rete ed un body nero pieno di strass. Scelsi la mini parrucca a caschetto castana, perché facilmente occultabile nella tasca interna.
Non so quanti braccianti contai nei vari terreni, quasi sempre accompagnati dai loro "padroni", ora intenti anche loro a lavorare, ora a guardare qualche video sul cellulare al max volume, seduti al fresco in macchina.
Con disappunto mi accorsi presto però che proprio davanti l'ingresso della villa abbandonata, da un annetto divenuta luogo di scorribande con baldi giovanotti del posto, vi era seduto in terra, gambe incrociate, un ragazzo di colore, indiano o pakistano. Con una tuta bianca monouso, aveva la testa china sul cellulare.
Pensai "E ora?" Non è che è qui per sistemare la villa?"
Scrissi immediatamente a Rolando: "C'è un bracciante indiano qui davanti, che facciamo?
La sua risposta fu lapidaria: "Entra, che problema c'è? Appena arrivo gli dico che sono qui per vedere la villa perché voglio acquistarla"
5 minuti dopo era nuda al piano di sopra, come convenuto.
"Magari incuriosito dal via vai entra anche lui e guarda"
Rolando non rispose a questo mio messaggio, stava varcando proprio in quegli istanti il soggiorno al pianterreno.
45 anni, sfiorava il metro e novanta, rasato in testa, fisico massiccio, di professione camionista. Mi aveva agganciata su Facebook un paio di anni prima e, nonostante l'apparente somiglianza col ministro Crosetto, avevo deciso di incontrarlo non appena mi aveva mostrato la nerchia di cui faceva tesoro tra le gambe. Era tutto ben proporzionato: a tanta altezza corrispondevano tanti etti di cazzi, ben distribuiti soprattutto in larghezza. Di pro aveva inoltre la capacità di liberarsi da moglie e figli in un battibaleno: ad ogni mio schiocco di dita correva da me, fosse anche di sabato sera o di una mattina di un festivo.
Trovatami già a pecora, poggiata ad un davanzale di quella che un tempo era forse la camera dei ragazzi, mi assestò un schiaffo a piena mano sul culo. "Che spettacolo che sei!" esclamò.
Mi girai giusto il tempo di baciarlo, mentre con la mano corsi a palpare la patta dei jeans scuri. Era già duro. Li slacciai con foga e mi inginocchiai. Il cazzo scomparve tra le mie labbra paonazze. Due affondi di gola e lo tirai fuori giusto il tempo di chiedergli cosa avesse detto al bracciante.
"Gli ho detto che sono il guardiano della villa. Vuoi anche lui?"
"Non me lo scoperei, ma se guardasse mi piacerebbe!"
"Vado a dirglielo" tirando su i jeans che a fatica contenevano ora quel randello di carne, esploso in tutta la sua possanza.
Rolando mi stupì per la seconda volta in pochi minuti. Non lo facevo capace di raccogliere questo guanto di sfida. Ricordo che quando mesi prima ad un mio messaggio se fosse libero, mi disse che era col figlio maggiorenne, si incazzò non poco alla mia proposta di venire con lui. Era maggiorenne, biondo, occhi chiari e, se aveva ripreso dal padre, anche molto ben dotato. Quale troia non avrebbe avanzato la proposta? D'altronde, compito dei padri è consigliare ed indirizzare i figli, meglio ancora se li indirizzano alla gola ed al culo di una bella trav.
Pochi minuti dopo, il vociare in avvicinamento mi diede conferma che il ragazzo aveva accettato la proposta di Rolando.
"Guarda che c'è qui, sono venuto a controllare la villa ed ho trovato questa troia così" indicandomi con la mano destra a 4 zampe sul parquet di legno, ormai divelto.
"Dice che vuole il cazzo, intanto le do il mio. Tu guarda se vuoi"
Io non proferi parola. Rolando mi si piazzò davanti e, slacciatisi nuovamente i jeans, fece mostra del suo cazzone con un moto di orgoglio in viso. Mani ai fianchi, sembrava quasi una caricatura del duce. Mi avventai sul cazzo e ripresi a succhiarlo con foga. Mani poggiate in terra, mi lasciavo strozzare dalla sua cappella in gola, estraendo la lingua che arrivava a lappargli i coglioni. Con una mano prese a tenermi la testa, scopandola come fosse una figa. La saliva iniziò ben presto ad uscire copiosa. Lo entrassi per prendere fiato.
Il ragazzo, all'angolo della stanza, aveva abbassato la cerniera della tuta bianca e con una mano si stringeva il cazzo nei pantaloni.
Avrà avuto poco più di vent'anni, una folta barba e baffi ed una sguardo timido ma eccitato, di chi è abituato a sottostare agli ordini impartiti.
Non ho mai avuto attrazione verso i ragazzi di colore, men che meno per gli indiani o pakistani, rinomati questi ultimi per le loro scarse misure. Mi avevano spesso contattata su qualche social: a differenza degli africani, scopavano con chiunque, uomini compresi, senza particolari preghiere ma erano appunto piuttosto svantaggiati in fatto di misure. Mai però avevo accettato i loro inviti. L'idea di farne godere uno solamente guardandomi mi eccitava però.
"Puoi solamente guardare, non scopare. Togliti la maglia e fammi vedere come ti seghi"
Guardò Rolando come per ricevere l'approvazione anche da lui, che gli mimò il gesto di una sega.
Si sfilò la maglia, abbassò in un colpo solo pantaloni e slip. La tuta cadde in terra. Riprese a segarsi. Anche con lui madre natura era stata avara. Il suo cazzo spariva nella sua mano sinistra che si muoveva velocemente. Crebbe ma, anche raggiunta appieno l'erezione, restava la metà di quello di Rolando.
Dopo un quarto d'ora di trivellamento di gola, lo implorai di spaccarmi il culo. Mi poggiai al davanzale, apri mezza anta per far sì che lo spettacolo fosse meno buio e più piacevole per l'astante. Sollevai la gamba destra e poggiata sul davanzale, presi a tintillarmi il buchino col dito medio, dopo averlo inzuppato di crema lubrificante. Rolando poggiò la cappella, esitò qualche istante come a prendere le misure perfette e poi lo lasciò scivolare. Gli chiesi di fare piano, almeno all'inizio. Mi accasciai sul granito scuro.
Il ragazzo si massaggiava la cappella rosa che creava un bel contrasto di colore con l'asta nera.
"Ti piace?" Gli chiesi.
Mi rispose con un cenno della testa.
Abituatosi al diametro di Rolando, il mio culo si lasciò trivellare senza opporre alcuna resistenza. Mi assicurai con le mani alla grata in ferro, mentre nella stanza risuonava il rumore dei coglioni di Rolando che si infrangevano sul mio culo, ormai completamente aperto.
"Dove vuoi che sborro?"
"In faccia, lo sai"
"Allora inginocchiati, ci sono"
Rolando si sfilò, mi girai e giusto il tempo di inginocchiarmi che una copiosa sborrata mi inondò il viso.
Il ragazzo accennò quasi una risata.
"Almeno una sega fagliela, poveraccio" mi rimproverò Rolando.
Gli feci cenno di avvicinarsi e, in un moto di compassione, col viso grondante di sborra lo presi a segare. Pochi attimi e pitturò la parete di fronte con una dozzina di fiotti. Fu in quell'istante che udì la sua voce per la prima volta, in un gridolino di piacere.
Ci ricomponemmo tutti quanti e tornammo tutti quanti alla nostra vita: io alla mia corsa, Rolando dalla moglie e dai figli, il ragazzo al suo lavoro da bracciante. Aveva festeggiato anche lui il 1 maggio, come forse non gli era mai accaduto prima.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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