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Ancora con Paola


di Curiosone72
23.01.2022    |    7.717    |    10 9.5
"Mentre l’aspetto penso che questa è una situazione tutta nuova, non è come in macchina dove vivi quel misto di eccitazione, trasgressione e paura d’essere..."
Quella notte sono tornato a casa come in trance: avevo il suo cazzo, il suo odore, ancora vivi davanti ai miei occhi, non riuscivo a togliermeli in nessun modo. Saranno state le quattro e mi trovavo così, a letto con l’erezione e la mano che mi toccava; pensavo a Paola e a me che la spompinavo, mi sono succhiato per bene il medio della mano destra e l’ho portato al buco, ci ho giocato attorno per un po’ e poi pian piano l’ho infilato dentro. Era dall’ adolescenza che non lo facevo più, a quei tempi mi chiudevo in bagno ore e giocavo col dito oppure con lo spazzolino . Mi eccitava da morire, ma puntualmente dopo la sborrata mi trovavo con una sensazione di pudore/vergogna che mi lasciava sempre un misto di emozioni contrastanti.
Ma questa volta no: un pochino di vergogna c’era sempre, ma di nuovo avevo che stavo lì, con gli occhi chiusi, un dito nel culo e la mano sinistra a segare, a ripensarmi poco prima, eccitato come mai. Pensavo solo a quando l’avrei rivista e non vedevo l’ora arrivasse ancora sabato.
Tanto fa che mercoledì, finito di lavorare (facevo il cameriere in ristorante), ero ancora in macchina sul terraglio sperando lei ci fosse anche quella sera. C’era. La vedo, il cuore comincia a pompare a mille, vado avanti, mi giro, arrivo fino alla macchina e mi ci accosto col finestrino aperto.
Per la verità un po’ di paura l’avevo: io sono stato quattro giorni a pensare a lei e soprattutto al suo membro, questa magari nemmeno si ricorda di me, sarò stato chissà che numero quella notte. Allora la saluto senza troppa enfasi, ma lei appena mi vede mi sorride: “Ciao, allora sei tornato, lo vedi che ti è piaciuto ?”
A quel punto cade ogni maschera e le confesso che mi sono ammazzato di seghe pensando a noi due in macchina, lei fa una risata di cuore e mi dice di salire, Come l’altra volta le gambe vanno da sole e mi ritrovo sul sedile del passeggero, la bacio e con la mano vado in cerca del premio, lo prendo e mi fiondo a leccarlo. “Quanto ti piace il cazzo, eh? Sei la mia troia, succhialo fino in fondo”. Ci provo ma non è facile, mi dice: “Apri di più la bocca tesoro”, lo faccio più che posso e sento che vado ancora più a fondo, ci prendo gusto, così vado avanti guadagnando un po’ di strada ogni volta. Sono inebriato, continuerei questo bocchino fino alla mattina, glielo avevo fatto diventare durissimo, e sentirla ansimare mi eccita e soddisfa.
Ma non è questa la serata che voglio raccontare.
Credo fosse la quarta volta che ci trovavamo, era sabato verso le due di notte ed io questa volta stavo andando a casa sul serio, causa penuria di soldi in tasca. Ma la voglia è troppa. Prendo la camionabile e in venti minuti arrivo. “Ma sì, facciamo solo un giro, così per non andare a letto subito”, mi dico, ma in cuor mio non so cosa stia sperando; anzi lo so bene, ma so anche che senza dindini…
Arrivo , faccio il cavalcavia, e da sopra vedo il passat al solito posto. Questa volta il cuore non andava a mille, ero stranamente sereno, sicuramente perché sapevo che non si poteva far niente. Vado avanti, faccio il solito giro e l’affianco. Ci salutiamo, e metto in chiaro subito:”Oggi son venuto solo a salutarti, che non ho un soldo”. “Oh, grazie del pensiero”, un po’ per prendere in giro ma anche un po’ lusingata “Dai, sali”. Io tutto contento salgo, a dire il vero faccio un pelo il ritroso per farle capire che non amo approfittare, ma lei mi carezza il pacco con quello sguardo furbetto che ricordo ancora oggi.
“Guarda, sul serio non ho soldi”
“Ma chi ti ha detto niente, se ti ho chiesto di salire è perché ti voglio”
Le parole che speravo ! Le metto la mano sulla gamba e mi giro di scatto, ci baciamo con passione e allora sì che ricomincia il batticuore e quel senso di vertigine. Ho già il cazzo di cemento e lei lo prende in mano, con la sinistra lo sega e con la bocca mi viene ad un millimetro:” Io a quest’ora ho finito, perché non vieni a casa con me?” Francamente non mi aspettavo proprio la proposta, mi manda in estasi, rispondo subito di sì e lei mi rimette il cazzo nei pantaloni col suo sorrisetto malizioso.
Abitava a Quinto, vicino Treviso. Un complesso di casette a schiera, carine con giardinetto davanti. Parcheggio l’auto, lei porta la sua in garage e io l’aspetto davanti al cancelletto.”Non hai pensieri con i vicini?”, le chiedo. “Ma quali pensieri, mi faccio i fatti miei, che si facciano i loro”. L’appartamento è grazioso, mi fa accomodare sul divano e va a cambiarsi. Mentre l’aspetto penso che questa è una situazione tutta nuova, non è come in macchina dove vivi quel misto di eccitazione, trasgressione e paura d’essere visti ; qui c’è una casa e solo noi, il tempo che vogliamo, il letto, un bagno, un divano,.. Improvvisamente sento voglia di baciarla e di carezzarla, molto più del solito, e non vedo l’ora che torni.
Finalmente arriva, ma non è più vestita come prima. Giustamente, non ci avevo proprio pensato, ora è a casa, non al lavoro, e la parrucca e il seno sono spariti. Mi trovo di fronte la stessa Paola di prima, solo che ora a petto nudo e con la testa rasata.
“Beh, che c’è ?”, e mi pianta la lingua in bocca. Ricambio e gradisco , ora sto baciando e accarezzando il petto di un uomo e, a giudicare dal mio cazzo, non vedo differenze con la Paola del passat grigio. Mi passa la mano e se ne accorge anche lei, non dice nulla ma sono sicuro fosse un po’ preoccupata. Ed è così che siamo rimasti per un po’, tutti e due in pantaloni senza maglia a stuzzicarci. Per onestà era lei a decidere la situazione, io credo avrei obbedito a tutto, tanto ero preso dal momento; lei si alza, va in cucina e torna con due bottiglie di birra e così ce le beviamo chiacchierando per la prima volta.
Sarà che a suon di sentirmi dire troietta forse forse aveva anche ragione, ma di colpo mi trovo tutto coraggioso, mi alzo, vado dietro alla sua poltrona, le metto le mani alle spalle e le massaggio dicendole con tono allusivo:”Sarai molto stanca, non vuoi stenderti un po’, che ti faccio rilassare ?” Non ero mai stato così sfrontato, ma ormai avevo imparato a non stupirmi più, lasciavo andare le cose per come venivano. Paola mi guarda stupita e vogliosa, si alza, mi sbottona e prende in mano l’arnese; poi tenendolo ben stretto va verso la camera: “Sai, non vorrei ti perdessi” e mi porta fin sul letto. Mi ha tolto i jeans, poi le ho chiesto di rimanere così, a petto nudo e con i pantaloncini corti attillati, lei ha accettato di buon grado così ho iniziato a passarle la mano sul pacco, carezzare e sagomarle il cazzo che man mano si induriva. E’ passato tanto tempo, ma non dimenticherò mai quel sentirti da un lato potente, quasi invincibile, e dall’altro una vera zoccola, nell’armeggiare l’arnese di qualcuno, sentire che lo stai facendo eccitare, sentirlo ansimare,..
Quella notte ci siamo spompinati per bene, abbiamo fatto un sessantanove (era il mio primo) per il vero non troppo lungo, perché poco dopo non ce l’ho più fatta e le son venuto sul viso. “Scusa, ti dovevo avvisare, non volevo sparartelo in faccia”, al che lei ridacchia un’altra volta, viene verso di me e mi bacia: “Non ti preoccupare,vedi che ora te lo rendo”, e mi si struscia viso a viso, poi col dito raccoglie lungo le guance lo sperma, lo porta a me , non serve dire altro, apro subito la bocca e glielo succhio. Ci stendiamo, mi abbraccia e io ricomincio a baciarla, prima sul collo e poi sulla bocca. Sono esausto ma inebriato, adoro carezzare quel petto, passare lungo tutto il suo corpo e soffermarmi sull’arnese, stuzzicarlo, sbaciucchiargli la punta, strusciarmelo sulle guance.
“Perché non resti a dormire qui, è veramente tardi, ci possiamo svegliare assieme ” mi chiede. Non ci avevo minimamente pensato, mai in vita mia avrei creduto di trovarmi in un momento del genere, ma va da se che quando sei in giostra non ci vuoi proprio scendere, e il cazzo me lo voleva dimostrare iniziando a dar segni di gradimento: “Ma che razza di porcella sono diventato, - le dico- sul serio mi vuoi qui ?” Lei per un momento sembra abbandonare la spavalderia, abbassa un poco lo sguardo vergognina, un sorriso stavolta dolce: “Perché, non si capisce ?” Così finisce che rimango lì su quel letto, a dormire con un uomo al quale succhio il cazzo da qualche settimana, con lo stato d’animo di una troia contenta, chi lo avrebbe mai immaginato solo poco tempo fa….
Mi sono dilungato fin troppo, resterebbe da raccontare il finale alla mattina, ma diventerebbe un racconto lungo e dispersivo, prometto che lo terminerò.
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