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Un master esigente


di CagnaGolosa
13.11.2017    |    10.824    |    16 6.2
"In totale resa, totalmente abbattuta senza più resistenza alcuna sul grande piano della cucina, mi fa allora voltare e, supina, la testa che sporge fuori..."
Il Padrone mi ha sempre incoraggiata, sospinta a cercare altri Master: ritiene - mi insegna - che questo consolidi in me la mia anima servizievole, che servire altri uomini, che far piegare la mia carne e la mia volontà ai desideri di qualunque Maschio e non solo ai suoi renda più evidente la mia natura di cagna, di vacca da montare o da usare in qualunque altra maniera.
Inoltre - sottolinea ogni volta - il fatto che Lui mi ceda ad altri Master è la prova evidente che io gli appartenga, come è ben chiaro dalla natura stessa di questo profilo dove, dalla presentazione della cagna ai racconti alle chat ogni cosa è tesa ad addestrare la mia volontà a fare posto alla Sua, anche usando quella di altri Master.

E così, in questa chat come su Grindr o su Romeo concedo alla richiesta di quanti più uomini mi è possibile.
La maggior parte sono Maschi che vogliono un buco, ma questo Master di una piccola località nei dintorni è diverso.

Un volto severo quando guarda nell'obiettivo e uno sguardo affabile con il proprio cagnolone mi provocano una eccitazione già dal primo contatto.
Approfondisco, come mi viene indicato dal Padrone, la conoscenza e quando il Master mi convoca per il giorno stesso a casa sua acconsento immediatamente.
L'autorità inizia già dalla indicazione della strada.
Procedo. Arrivo. Parcheggio. Salgo.

Mi fa entrare e mi dice di spogliarmi con quella voce severa e ferma che fa breccia immediatamente nella mia testa. Chino il capo e inizio dalle scarpe e, piegata per slacciarle sento la sua grossa mano che tasta il mio culo, e accenna un suono di soddisfazione.
"Bel culo"
"Grazie, Signore"
"Sbrigati".
"Sì, Signore".

Mi spoglio e appena mi volto verso di lui mi dà una sberla. Mi scuoto per il colpo, torno nella posizione e abbasso lo sguardo.
"In ginocchio, troia"
"Sì, Signore" rispondo, con la guancia che duole.

È un instante, e sento la sua mano che mi prende per i capelli e mi lancia verso il basso, verso le sue scarpe.
Le lecco, in ginocchio, le gambe strette e le braccia in avanti in prostrazione.
Ho già perso il controllo di me, l'ho già ceduto.
Il gesto è stato rapido, il passaggio di consegne quasi immediato. Ogni volta che vengo ceduta a un Maschio, il passaggio avviene sempre più rapidamente, sempre più si ritira la mia volontà e sempre più emerge il bisogno di compiacere, di soddisfare, di fare ciò - tutto ciò - che mi viene imposto.

"Alzati, cagna".
Mi sollevo appena dalla scarpa del Master e di nuovo in ginocchio lo vedo girarmi dietro e prendere qualcosa dal tavolo. Non sollevo la testa, continuo a guardare in basso fino a quando arriva la sua mano a prendermi per i capelli a tenermi ferma mentre mi impone un collare spesso, ruvido e stretto.
"In piedi!"
La voce è forte e il tono perentorio e per buona misura il guinzaglio attaccato al gancio del collare rende tutto molto esplicito: in un balzo sono in piedi e Lui mi volta verso il tavolo.

Ora gli sono davanti e vedo che inizia a costruire una rete di corde tra il collare e il mio inutile clitoride, abbasso lo sguardo e in un attimo, violento, arriva un altro ceffone in pieno viso.

"Cosa guardi, eh? Non devi guardare."
"Sì, Signore"

Non potendo guadare in basso dove sta lavorando con la corda né in volto data la mia natura di cagna di piacere, non alla pari di un Master, spengo lo sguardo, mirando il vuoto di fronte a me mentre Lui finisce di avvolgere la sottile corda intorno al mio sesso inerme, che poi collega a un'altra, più spessa che svolge fino al collare passando dal retro e costruendo una rete attorno al mio corpo nudo e glabro.

"Giù" mi intima ancora una volta
Mi accovaccio di nuovo e subito mi sento strattonare e, a quattro zampe, mi fa camminare attorno al tavolo
"Fammi vedere com'è questa cagna, voglio vederti bene"
Cammino ancora una o due volte attorno al tavolo poi mi tira a sé con il guinzaglio e inizia a praticare tutto ciò per cui da sempre vengo addestrata ma che sempre scuote il mio corpo con violenza.
Un breve campionario include:
- stringermi, tirarmi e torcermi i capezzoli con le dita, prima, e poi con mollette che tira fino a quando non si staccano, lasciandomi senza fiato
- battere fino a quando ne ha voglia - e mai secondo la misura della mia resistenza - il mio fondoschiena lasciandolo rosso e dolorante
- aprire la mia bocca con la mano, infilandovi le dita fino alla gola
- impormi posizioni a lui comode - e a me scomodissime - sul tavolo della cucina per dilatarmi l'altra bocca, il buco che ho tra le gambe, con un grosso dildo molto largo ma soprattutto troppo lungo che mi lascia dolorante e ululante
- per cui tapparmi la bocca con un frutto, tenuto fermo da una fascia perché i miei mugugnii non lo distraggano
- e quindi riempirmi il buco utilizzando non più il dildo ma la sua grossa mano, ripetutamente, fino in fondo, completamente, e poi di nuovo e di nuovo e di nuovo finché un orgasmo non abbia reso evidente che il mio corpo è stato completamente piegato.

In totale resa, totalmente abbattuta senza più resistenza alcuna sul grande piano della cucina, mi fa allora voltare e, supina, la testa che sporge fuori dal piano mentre inizia a picchiarmi tra le gambe con netti colpi della mano mi infila in bocca il suo cazzo fino in fondo, intimandomi

"non voglio sentire un dente o te li spacco."

con la bocca completamente aperta e la gola immobile, un buco da riempire, lo lascio fare ogni cosa mentre resisto al dolore che mi infligge tra le gambe, infine lo accolgo e quindi ne ricevo ancora di più fino a quando non resisto oltre e lui smette e mi fa scendere dal tavolo e inginocchiare.

Di nuovo il suo cazzo scopa la mia bocca come fosse un buco di silicone e mi chiede:

"dove ti sborro? In gola"

Scuoto la testa...

"non lo ingoi?"

Scuoto ancora la testa, flebilmente, pensando al Padrone che non mi ha dato autorizzazione a nutrirmi del seme di altri Maschi, e in quel momento il Master estrae il suo cazzo duro e dritto e pieno e mi esplode in volto e lo inonda, mentre io con gli occhi chiusi, resto ferma resistendo ai tremori del corpo scosso dagli orgasmi.

Si pulisce con un telo, mi prende per il guinzaglio e mi porta alla porta del bagno

"Lavati, vestiti e vattene. Quando i segni saranno spariti, ti chiamerò di nuovo".


Oggi pomeriggio, tra mezz'ora sarò di nuovo la Sua cagna.
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