Prime Esperienze

Cagna


di CagnaGolosa
04.02.2021    |    20.258    |    29 8.9
"Autobiografica al 100% e fedele ai fatti per come si son svolti, in ogni dettaglio..."
Questa storia potrebbe disturbare qualcuno. Ha a che fare con sesso non convenzionale, e però totalmente consenziente e non forzato. Il titolo del racconto credo sia un ottimo indizio per capire di cosa si tratta.

È una storia totalmente vera. Autobiografica al 100% e fedele ai fatti per come si son svolti, in ogni dettaglio.

Qualora il tema vi possa risultare offensivo o disturbante, passate semplicemente oltre, per favore.



Erano gli anni '80, c'erano Madonna con Like a Virgin, i Duran Duran con Wild Boys, gli Europe con The Final Countdown e per chi voleva sentirsi un po' impegnato in quegli anni che pure non sempre invitavano all'impegno civile c'erano anche gli Spandau Ballet con Through the Barricades. E c'erano i viaggi studi, una "mezza" novità in quegli anni.

Avevo tredici anni e quello era il mio secondo anno in Inghilterra, un mese presso una famiglia in un paesino turistico sulla Manica; l'anno precedente ero stato in una famiglia con altri due ragazzi stranieri ospiti come me, quattro figlie - le due mezzane, quasi mie coetanee, scoprii che mi spiavano quando ero in bagno - due genitori tanto sovrappeso quanto simpatici e una vicina di casa, più grande me di un paio d'anni e parecchi centimetri, che mi stuzzicava e provocava finché un giorno saltai la siepe tra le case che divideva i giardini sul retro e le saltai addosso. Letteralmente. Le misi le mani sulle tette. RIpetutamente. Urlandole virilmente mentre era a terra, sotto di me, sull'erba tagliata "all'inglese", ma urlavo qualcosa che non capivo nemmeno io bene perché la verità era che non sapevo che cosa fare da lì in poi e infatti mi alzai e me ne tornai dal mio lato "e non ne parlammo più". Un'esperienza di BDSM sprecata, potremmo dire!

Ma infatti non è quella la "prima volta" di cui vorrei parlarvi.

Era il secondo anno, dicevo, in cui viaggiavo verso "la perfida Albione" e avevo grandi aspettative. Trovai ad accogliermi una signora e suo marito. Macchina lustrata, casa ordinatissima, capelli tirati in una crocchia ed entrambe di pochissime parole.
A casa scoprii che sarei stato unico ospite italiano come l'anno precedente, ma anche unico ospite in assoluto: nessun altro ragazzo straniero della EF o altre associazioni, nessun figlio o figlia. E i due erano a dieta, quindi mi trovai mio malgrado a perdere, in quattro settimane, sette chili. Io; loro, non vidi nessuna variazione di rilievo in effetti...

Il gruppo studio non era particolarmente amichevole quell'anno quindi io stavo spesso in casa a leggere i libri che c'erano in casa e a giocare nel giardino sul retro con il bellissimo pastore maremmano della famiglia. Un bell'esemplare adulto, mi saltava addosso e mi leccava in faccia e io lo lasciavo fare perché anche se so di essere una persona da gatti ho sempre avuto un buon rapporto coi cani. Era un cane adulto, ma ancora giovane, di dimensioni rilevanti ma non ancora "enorme", ma io ho sempre avuto una corporatura minuta, e specie in quegli anni non ero alto nemmeno un metro e mezzo ed ero alquanto leggero; quando Buck mi vedeva mi saltava incontro e se non riuscivo a evitarlo, mi lasciavo allora gettare a terra e lo facevo rotolare con me.

Un pomeriggio i giochi di Buck mi sembravano particolarmente irruenti, vivaci come al solito ma un po' diversi: Buck cercava spesso di girarmi a pancia in sotto e non si lasciava invece mai girare e spesso con la bocca mi prendeva e cercava di tenermi fermo anche se senza mai stringere troppo da farmi male.
Ero vestito con una tuta da ginnastica con il cappuccio e lui faceva spesso quei giochi con la bocca quindi io tenevo il cappuccio sulla testa: era un nostro gioco.
Mi accorsi però che... era anche eccitato. Non come al solito per il gioco, intendo, proprio eccitato... lì sotto. Il suo cazzo era proteso fuori dalla sacca ed era di un colore acceso, rosso intenso, che spiccava sul pelo bianco e lucido.

Capii allora che Buck cercava di voltarmi perché... voleva montarmi. Voleva che fossi la sua cagna.

Non c'era nessuno in casa, in quel momento, e non senza un lungo istante di esitazione, dicendomi che era più per curiosità che per desiderio, non preoccupandomi davvero né avendo una chiara idea di come la cosa funzionasse o di eventuali possibili rischi, accettai il suo pressante invito.

Ripresi a giocare con lui come prima, ma alla prima occasione in cui Buck cercò di voltarmi lo lasciai fare e anzi, mi immobilizzai in una posa sulle quattro zampe, le braccia dritte e le ginocchia un po' divaricate. Si fermò anche lui e mi annusò per un istante che mi sembrò non terminare mai per poi cercare di salirmi sopra. Accidenti se pesava!! Ma lo tenni su. Sentivo il suo cazzo che sbatteva addosso ai pantaloni e decisi che, già che avevo fatto trenta tanto valesse far trentuno: abbassai le braccia, la testa a terra, mi accovacciai e con una mano sciolsi il nodo in vita e mi calai i pantaloni a mezza coscia e le mutande appena sotto i glutei. Buck si infilò in un attimo e mi scopò ripetutamente per pochi minuti, poi diede un colpo e quindi uscì. Venne davanti, mi annusò e poi se ne andò verso la sua cuccia.
Restai così per qualche secondo, poi mi resi conto della situazione e rotolai da un lato e mi ricomposi.

Buck mi aveva dato una ulteriore ragione per restare a casa al pomeriggio.
Non frequentai molto i compagni di corso quell'anno, è vero, ma feci un'esperienza che forse ha determinato una coscienza che è ancora viva oggi: il mio senso è nel servire, nel dare il mio corpo per il piacere di chi lo monta.

Ho avuto altre esperienze #k9 (come si suol dire in gergo), ma Buck resta "il primo" e il più intenso.

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