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la mia storia, terzo capitolo: Roberto

06.03.2014 |
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"Come dopo qualsiasi abbandono passai un periodo senza un’amicizia fissa, frequentai ancora il cinema, frequentai le cascine..."
Mauro partì per Milano un paio di anni dopo: non l’ho più né rivisto né risentito. Mi mancava, naturalmente, ma d’altra parte ero anche un po’ sollevata: il suo atteggiamento da padrone, specie nell’ultimo periodo, rischiava seriamente di sconfinare nell’imposizione violenta, e questo non vorrei mai che si verificasse.Come dopo qualsiasi abbandono passai un periodo senza un’amicizia fissa, frequentai ancora il cinema, frequentai le cascine. Purtroppo arrivarono gli anni dell’aids: questi posti diventavano estremamente pericolosi anche da quel punto di vista, cosicché approfittai per cercare nuove situazioni, annunci sui giornali e, quando cominciò, contatti su internet.
Non sto qui a raccontare tutti gli incontri che ho avuto attraverso internet: ad oggi certamente migliaia
Dirò di qualcuno che si è distinto dalla media, e comincerò con Roberto (nome di fantasia, capirete subito perché), che aveva ed ha tuttora un b&b in toscana vicino Firenze (non dico dove esattamente, ché non voglio creargli problemi).
Mi contattò su messenger, mi fece subito una certa buona impressione, perché si dimostrò duro e decisissimo nei modi, aveva anche lui una quarantina d’anni (dio, come mi eccitavano gli uomini di 40 anni! :-)), si descrisse moro, peloso, ben piazzato e con un cazzo più grosso della media. Secondo voi cosa risposi io?? Fissai un incontro al più presto con il culo che mi colava solo al pensiero. :-)
E feci bene. Si dimostrò perfettamente all’altezza delle aspettative: mi accolse in accappatoio, che si aprì dopo qualche secondo, mostrando un petto villoso e tonicamente muscoloso, gambe solide e un uccello che preludeva a qualcosa di importante… e di grosso. :-)
Me lo mise in bocca e, quando io feci per ritirarmi avendolo sentito fino in gola, mi prese per la faccia e mi disse: “Sei venuta qui perché ti piace l’uccello, adesso fai quello che voglio io, troia”. Ed io capii in quel momento di avere trovato un uomo che ci sapeva fare. Me lo ripiantò in gola e subito lo levò per sbattermi sul letto a pecorina: lo sentii spingere la cappella sul buco, poi dentro, fu solo godimento.
Fu poi a causa mia, che gli dissi mi piaceva farmi scopare in gruppo, che cominciò a chiamarmi al telefono invitandomi da lui, che aveva parlato di me ad un amico, poi due, poi tre, poi tanti, poi tanti tanti…
Tra le molte serate ne mi ricordo una in particolare: ero con Roberto e un suo amico, la serata era serena, tiepida, d’inizio estate, la camera dava su una terrazza molto grande, protetta allo sguardo da alberi alti e abbastanza folti. Abbastanza, ma non tanto da essere sicuri di non essere visti… Ciò nonostante Roberto e il suo amico insistettero per uscire: loro erano in pantaloni e a torso nudo, io leggermente più audace… :-) tacchi, calze nere velate, guepiere nera, parrucca bionda, il perizoma me lo avevano fatto togliere in camera. :-)
Da un lato della terrazza correva una ringhiera che era vicino alla parte alberata e, sullo sfondo, dietro gli alberi, altre case. Dalla parte opposta c’erano meno alberi e, più lontano, altre case. I due lati corti della terrazza erano chiusi da muri senza finestre. Mi piegarono a pecorina sulla ringhiera, a gambe divaricate, e mi tennero così palpandomi il culo e le cosce. Roberto rientrò in camera e tornò con delle corde, me le passò davanti al viso ridendo, mi disse che adesso si sarebbero divertiti: “Sei venuta qui perché ti piace il cazzo in culo, e adesso stai tranquilla che ti accontentiamo, troia”. Mi legarono i polsi alla ringhiera, uno a destra e l’altro a sinistra, a braccia aperte e tese, lo stesso fecero con le caviglie. Cominciai a avere paura, le corde non mi sono mai piaciute: alzai un po’ la voce, pregandoli di smettere, ma venni immediatamente schiaffeggiata da Roberto che mi consigliò di non fare rumore che mi avrebbero sentita e vista… Cercai allora di accondiscenderli per evitare che la cosa prendesse una piega più pericolosa per me, annuii e dissi soltanto: “Va bene, sto buona, ma non mi fate male, per favore”. Per tutta risposta mi sculacciarono forte insieme, poi Roberto tornò in camera e ne uscì con uno dei suoi cazzoni finti: due secondi e me lo ritrovai piantato in culo, nemmeno il tempo di respirare. Mi ricordo che pensai: “Bastardo, se stasera va tutto bene non ci torno più”. Lui mi pompava in culo il cazzo finto e il suo amico mi dava il cazzo in bocca, ridacchiando fra loro. L’amico diceva che a questo punto, messa com’ero, non c’era quasi più divertimento, ma avrebbero trovato loro il modo di rendere la serata da ricordare.
E infatti… Dopo che si furono scopati a turno il mio culo fecero una cosa che mi riempì di un fortissimo imbarazzo e di paura di essere vista dalle case dietro agli alberi: accesero la luce di due lampioncini in terrazza e se ne tornarono in camera, lasciandomi legata alla ringhiera in quella posizione oscena.
Ora, non voglio sembrare ipocrita e dire che queste cose non mi eccitano, tanto è vero che questo episodio me lo ricordo bene e mi eccita pure ricordarlo, ma sul momento è diverso: ti senti umiliata, offesa, usata, messa alla berlina, ma… ciò nonostante io ringrazio Roberto e il suo amico per averlo fatto, perché è grazie a loro e agli uomini come loro che io godo. E infatti, anche dopo quella sera, ci sono tornata spesso e volentieri. :-)
Un bacio sul cazzo a tutti, amori miei. :-)
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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