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La Sorpresa


di Membro VIP di Annunci69.it Coppia4050
13.01.2019    |    19.294    |    46 8.9
"Non me lo feci ripetere, lei si era messa a pecorina, offrendosi al mio uccello duro come il marmo col quale inizia a penetrarla con movimenti lenti e..."
Squilla il cellulare, è B. : “Ciao amo, sei atterrato?” “Ciao amore mio, si sono uscito ora dall’aereo, vado a guardare da quale gate imbarcano, mangio qualcosa e ti richiamo” “Non vedo l’ora di vederti, mi sei mancato tantissimo” “Anche tu amore, anche tu”. Era sempre così quando, solitamente per lavoro, mi assentavo da casa per qualche giorno, solo che per quel viaggio a Minsk ero stato via ben dieci giorni, e la mancanza l’una dell’altro era stata maggiore di altre volte. Poi stare a Minsk tutto quel tempo, in una citta tetra, piena di zanzare e terribilmente triste, non aveva aiutato. “Ho una sorpresa per te!” la voce di mia moglie mi parve lievemente eccitata . Wow, era proprio quello che ci voleva, incuriosito risposi al volo: “Che genere di sorpresa?” “Lo vedrai quando arriverai, ti posso solo anticipare che quando arrivi non voglio andare a casa”. La cosa mi lasciò interdetto ma, come capita spesso in questi casi, attizzò ulteriormente la mia curiosità: cosa aveva in mente la mia dolce metà?

Mentre mangiavo una focaccia in uno dei tanti punti di ristoro dell’aeroporto di Fiumicino, mi ritrovai a pensare a cosa avesse potuto architettare. Scartai subito l’ipotesi di una cena fuori, visto che sarei dovuto atterrare a Caselle alle 22:30 e che, tra il ritiro bagagli ed un probabile controllo doganale, non saremmo usciti dall’aeroporto prima delle 23:00-23:30 ed a quell’ora sarebbe stato difficile trovare ristoranti con la cucina ancora aperta. Intanto iniziarono ad imbarcare il mio volo, mi imbarcai e, malgrado la stanchezza e nonostante l’ausilio della musica riprodotta dagli auricolari, non riuscì a non pensare ad altro, nel mio cervello si perpetuava sempre quella domanda: cosa aveva in mente la mia dolce, adorata moglie? Passai quindi i cinquanta minuti di volo che separano Torino da Roma, a formulare le più svariate ipotesi. Complice la serata estiva, mi domandai, vorrà fare una passeggiata in centro? Oppure vorrà andare in collina, per godere dello splendido panorama della città vista da Superga? O magari vorrà solo andare a mangiare un gelato? Ero talmente preso nel meccanismo che, quasi non mi accorsi che eravamo praticamente arrivati. Atterrammo in perfetto orario, i finanzieri, contrariamente alle previsioni, si accontentarono del mio “niente da dichiarare” e così, alle 23:00, ero fuori dalla aerostazione. Uscì e la vidi.

Il sandalo con cinturino alla caviglia con tanto di tacco dodici che indossava, mi fece immediatamente scartare l’ipotesi che avevo ritenuta come la più plausibile: lei non amava assolutamente fare lunghe passeggiate con quel tipo di calzatura. Restavano in piedi le altre due ma, il fatto che indossasse un vestitino così corto, le allontanò: mai si sarebbe sognata di entrare, e sedersi, in un locale del centro città abbigliata in quel modo. La zona di Superga invece, era un posto troppo isolato e poco frequentato la sera tardi, se non da coppiette, e di conseguenza, da guardoni: conoscendo le sue paure, mai sarebbe voluta andar lì, men che meno con quel tipo di abbigliamento. Lei mi aspettava, appoggiata all’auto, teneva le gambe incrociate ed aveva quel meraviglioso sorriso che illuminava tutto e conquistava tutti; emanava una sensualità ed un fascino ai quali nessuno avrebbe potuto resistere, men che meno io. E del resto, non avevo la benché minima intenzione di opporre resistenza: ci abbracciammo e ci baciammo come due amanti che si desiderano da troppo tempo.

“Sei bellissima” le dissi abbracciandola e sollevandola da terra, “Mi sei mancato tantissimo, come mai prima, ed ho una voglia pazza di te” fece lei. “Allora, sentiamo questa sorpresa” le chiesi subito, “Ah, vedo che non hai pensato ad altro, lo sapevo che ti avrei fatto ammattire!” mi fece con fare sornione, “Dai non tenermi sulle spine, strega” quasi la implorai di rivelarmi la sorpresa che aveva in serbo “Che giorno è oggi?” mi chiese candidamente. Era mercoledì ma, continuavo a non capire, pertanto, un po’ sfottuto, le risposi: “Mercoledì 14 luglio, la presa della Bastiglia: ci hanno invitati al Consolato francese per festeggiare?” . Lei, con l’aria un po’ delusa di chi si aspettava di più dall’acume del proprio compagno di vita, mi disse: “ Ma no, scemo, è mercoledì e cosa c’è il mercoledì?”. Caspita, adesso iniziavo a mettere finalmente a fuoco. Adesso capivo il perché del tacco dodici, il motivo del vestitino cortissimo ed il perché di quella strana luce negli occhi: mercoledì, il giorno della serata dedicata ai singoli al nostro privé! Hai capito la sorpresa? Ebbi un erezione immediata, B. se ne accorse ed iniziò a prendermi in giro: “E bravo il mio amore: vedo che hai capito e che hai apprezzato. Sei il solito maialino!” mi sussurrò all’orecchio . Ero eccitato ed al tempo stesso un po’ frastornato dalla sorpresa, non me la aspettavo proprio, questa volta mi aveva battuto nel mio campo, nella mia specialità: stupire e sorprendere. E l’aveva fatto come solo poche donne riescono a fare, ovvero con un colpo patrimonio solo di una fuoriclasse.

Intanto tutti i tassisti, che erano riuniti in un piccolo gruppetto in attesa dei voli, e dei clienti, successivi, ci stavano guardando, o meglio, guardavano , e commentavano, quelle bellissime e lunghissime gambe che un vestitino troppo corto lasciava generosamente scoperte sin quasi al sedere. Lei fece finta di non accorgersene ma, come le capitava quando era in fregola di stupire, mi passò le chiavi dell’auto, tendendosi leggermente in avanti, di modo che, il pubblico non pagante, potesse intravedere, oltre che un po’ del sedere, anche l’intimo: “Guida tu” e così facendo si accomodò dal lato passeggero ma, accorgendosi che anche io la guardavo, mentre si sedeva allargò leggermente le gambe, affinché io notassi, attraverso il parabrezza, l’intimo che agli altri aveva appena appena fatto intravedere: un perizoma rosso, con un filo di perle, che avrebbe dovuto, in teoria, coprire le sue grazie e che invece le lasciava proprio in bella mostra. Rimasi estasiato. Questa sua innata sensualità, unita alla altrettanto innata capacità di sembrare muoversi come contorniata da un’aura di erotismo, facevano di lei una donna veramente adorabile ed, al tempo stesso, la rendevano davvero irresistibile. Espletate le domande di rito, riguardanti i ragazzi ed il lavoro, iniziammo a progettare la serata. “Allora amore, ti piaccio?” mi fece con l’aria di chi aveva fatto una marachella che, però, era contentissima di aver fatto. ”Sei bellissima, credo che avrai tutti gli occhi per te al privé” le dissi, “ Speriamo ci siano uomini che meritino: sappi che voglio che mi scopi solo tu stasera. Però, ho intenzione di giocare non solo col tuo cazzo”. Non ero certo di aver capito cosa avesse in mente ma, mi fidavo delle sue fantasie. E, del resto, avevo forse altra scelta?

Raggiungemmo il locale, e dopo aver salutato la coppia di proprietari, coi quali ormai si era instaurata una certa confidenza, ci piazzammo al bar. Notammo subito, fra i ballerini e sui divanetti le coppie che solitamente frequentavano il locale nella serata singoli: la bionda molto bella e molto esibizionista accompagnata al suo “ orsetto”, faceva molta tenerezza a B. che lo chiamava così; la coppia over cinquanta con lei brava ballerina e marito bell’uomo, la coppia con lui cuckold, il quale come al solito, era letteralmente imbullonato al divano a guardare la moglie ballare con tutti gli uomini non accompagnati presenti, intenta a scegliere quello che si sarebbero portati, di lì a poco, a letto. Era presente una buona squadra di uomini non in coppia quella sera, tre di loro passarono una prima selezione che, come sempre, in maniera molto severa e critica, facevamo al volo tutte le volte, basandoci, più o meno, sui soliti criteri: viso, fisicità, modo di ballare e, favoriti dall’osservatorio privilegiato, studiare l’approccio verso le signore presenti. Poi, i pochi che avrebbero superato il primo taglio, sarebbero stati avvicinati e coinvolti in una decisiva chiacchierata, basata non certo sui massimi sistemi, quanto sulla capacità di sostenere una normale conversazione. Questo di solito. Ma quella sera capì che non sarebbe stata messa in pratica la solita prassi. Mentre ero intento a scrutare il mio Rum Cooler, ormai arrivato agli sgoccioli, B. mi fa “Balliamo?” ed io, di rimando “Aspetta, finisco di bere, lascio il bicchiere e andiamo”.

Ci mettemmo a ballare nel nostro angolo strategico, vicino alla gabbia e abbastanza distanti dai getti di aria gelata di uno dei tanti condizionatori; subito notammo gli sguardi di tutti, uomini e coppie, per noi. In realtà, erano per la parte più sexy e bella della coppia, cioè B., e la cosa ci invogliò a lasciarci andare, e ad osare, ancor di più. Ballavamo e ci strusciavamo, io dietro di lei che, strategicamente, si inarcava un po’ in avanti ed alzando il sedere, per sentire meglio il rigonfiamento nei miei pantaloni e, intanto, ne approfittava per lanciarmi sguardi lussuriosi e carichi di desiderio, attraverso lo specchio che avevamo di fronte, poi si adagiava sul mio petto, tirava la testa all’indietro offrendo, a me il suo lungo collo affinché lo baciassi, e ai ballerini una soave visione della sua fica imperlata, anche, dei suoi luccicanti umori. Avevo voglia di metterla contro le sbarre esterne della gabbia e leccarla tutta, dal collo alle caviglie. Ma, era lei la regista, era lei a dirigere il gioco, io ne avrei goduto ma, come arrivarci, al nirvana, lo aveva già deciso lei. Mi guidò verso i fortunati che avevamo scelto e che sarebbero stati, per quella sera, strumenti del nostro piacere. Lo fece continuando a ballare, dirigendosi pian piano verso loro, come se tutto stesse succedendo naturalmente, e non fosse invece frutto di un suo piano prestabilito. Iniziò, con me dietro di lei praticamente attaccato, con fare felino, a strusciarsi contro il ginocchio della prima comparsa del film che aveva in testa, poi lo attiro a se e si fece prendere a sandwich tra me e lui, non resistetti e le misi una mano dentro il perizoma, era già pronta, come capì sentendo filo di perle scivoloso . L’esca era stata lanciata, ci avviammo verso il privé, percorrendo il lungo corridoio sul retro, ci accorgemmo che in quattro ci avevano seguiti, B. fece un cenno ad un ragazzo di avvicinarsi: “Mi spiace ma, ho già scelto loro” gli disse, lasciandolo con una espressione sconfortata sul viso.

Ci portò nella sala cinema, disse ad uno di loro di chiudere la tenda e non fare entrare nessuno, poi salì nel grande letto circolare a centro stanza e si mise a pecorina in mezzo, chiedendo ai due di mettersi davanti a lei. Come li ebbe davanti inizio a slacciare loro i pantaloni. Io intanto mi ero messo dietro e iniziai a deliziare il mio palato, leccando gli abbondanti umori che secerneva il suo sesso eccitato. B. intanto aveva iniziato a fare un pompino, alternativamente, ai due ignari schiavetti che si era procurata, il terzo scalpitava gustandosi, incredulo, la scena ma, ardente al tempo stesso, di poter partecipare. Ero eccitatissimo dalla situazione creata da B., le infilai due dita nella fica, capì che voleva altro. Iniziammo così un amplesso bellissimo, con lei che spompinava tre uccelli, perché anche lo schiavetto della tenda si unì agli altri due, solo che così facendo aveva lasciata incustodita l’entrata e, troppi uomini iniziarono ad entrare. B. si sentì non più a proprio agio e anche io, visto che non tolleravo che il numero aumentasse. Ci ricomponemmo come potemmo e B. mandò Roberto, uno dei tre, a vedere se ci fosse la stanza degli specchi vuota. Lo era, ed allora ci fiondammo dentro, riprendendo esattamente da dove eravamo stati interrotti. Uno degli schiavetti di B. si perse per strada, e rimase fuori.

Eravamo rimasti in due, Roberto e ed io, da soddisfare, altrimenti lei non si sarebbe sentita appagata e, non avrebbe goduto. B. fece capire subito a Roberto che quel pompino lo avrebbe ricordato per un po’, rivolta a me, con voce roca dalla lussuria che in quel momento le attraversava corpo e mente, esclamo “Fatemi godere, voglio che mi veniate sul seno, entrambi, e tu scopami come piace a me”. Non me lo feci ripetere, lei si era messa a pecorina, offrendosi al mio uccello duro come il marmo col quale inizia a penetrarla con movimenti lenti e profondi, via via sempre più profondi che, dapprima la fecero ansimare per poi farle sussurrare, rivolta a me: “Voglio godere , fammi godere” L’orgasmo violento che la attraverso ci colse di sorpresa, sia per intensità, sia per la fisicità: era come se delle violente scosse elettriche attraversassero il suo corpo e i muscoli reagissero con scatti incontrollati ed incontrollabili. Roberto stava per esplodere, io altrettanto. Lei lo capì e si sdraio sulla schiena, appena in perché le riempissimo il ventre ed il seno del nostro piacere.

Restammo tutti e tre, distesi, soddisfatti ed ancora in estasi per gli orgasmi che ci eravamo, reciprocamente, regalati. Ad un cerro punto, Roberto si rivesti e ci salutò dando una bacio, ricambiato, a B., aggiungendo che sperava di rivederci. Sapevamo però, che non sarebbe stato così: lui era stato solo uno strumento, che ci aveva aiutato a compiere un ulteriore step evolutivo nel nostro percorso di coppia scambista. Inoltre, avevamo deciso, sin dall’inizio dei nostri giochi, che non avremmo mai avuto più di una incontro con lo stesso singolo. Guardammo l’ora, era ormai quasi l’alba, l’ora di tornare a casa, alla nostra vita di tutti i giorni. Quella giornata fantastica, era terminata, lasciando in B., più di una certezza. La prima , quella di essere riuscita a stupire me; la seconda quella di essere diventata ormai lei la regista e la conduttrice dei nostri giochi trasgressivi. Riuscendo, con ciò, a stupire anche se stessa.
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