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La donna, il ragazzo e lo scrittore - Seconda Parte


di Diva-Scarlet
13.06.2013    |    3.615    |    1 8.6
"La donna blocca il registratore con un sospiro, come se avesse appena goduto insieme a Conquette..."
IL SECONDO RACCONTO
Nel pomeriggio di primavera, Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, strepita clamorosamente le sue ovvie verità dagli altoparlanti dello stereo. Dalle finestre semichiuse, il ritmo del rap italiano si perde sui tetti d’ardesia del centro antico. Sul letto in penombra, la donna tamburella il ritmo della canzone sulla schiena del ragazzo, steso accanto a lei, la faccia sul cuscino, in preda ad un’evidente spossatezza postcoitale.
“Allo scrittore piacciono i cantautori” dice improvvisamente la donna.
“Quel porco” interrompe il ragazzo.
“Ieri mi ha fatto sentire una canzone di De Gregori, prima della lettura. Sai, quella che fa: ‘E vieniti a sedere / vieniti a riposare / su questa poltroncina a forma di cuore…’ ” La donna intona piano il motivo, lottando contro il vibrare del basso, il rullare della batteria di Lorenzo. Il ragazzo la guarda senza parlare, scruta il corpo nudo di lei, aperto senza imbarazzo davanti ai suoi occhi. “Già” continua lei ” tu ascolti solo musica da discoteca. Invece, è una canzone molto bella, molto dolce; io non la conoscevo. E anche lui, sai, sembra una persona dolce…”
“Fa’ attenzione, quando ci vai” dice il ragazzo senza simpatia.
“Vuoi sentire il secondo racconto?” chiede la donna. E senza attendere la risposta, si alza e presa una cassetta dal comodino, la inserisce nel registratore. “Scopiamo?” lo invita, con il dito sul tasto del “play”.
“Lo abbiamo appena fatto. Non sono mica Mandrake” si lamenta il ragazzo.
Lei sorride: “Vedrai che dopo aver sentito il racconto, ti sarà tornato duro” e avvia la registrazione.
NERINO
Era sempre stata una delle fantasie erotiche di Conquette quella di farsi scopare da due uomini contemporaneamente; ma in fondo non aveva mai pensato di realizzarla veramente, almeno fino a quando non aveva incontrato e si era innamorata di François. Ora aveva due uomini che la veneravano e la desideravano contemporaneamente, poiché, oltre a François, Conquette, che non sapeva rinunciare alla sua giusta razione di cazzo, continuava a farsi scopare dal suo partner abituale, Nerino; perché non provare qualcosa di nuovo e farlo in tre?
In quell’agosto della nostra storia, Conquette si era stabilita da François, ma ogni settimana tornava a casa per un giorno a salutare i genitori e non perdeva occasione per farsi portare al cinema da Nerino a Novara e concludere la serata con una scopatina, visto che, in materia di uccelli, Conquette aveva sempre praticato il principio: “meglio prenderne di più che di meno”. Certo Nerino, che non era particolarmente audace sessualmente, non avrebbe acconsentito a scoparsi quella che considerava la sua donna in contemporanea con un altro; ma la fervida mente di Conquette, vivace quasi quanto la sua figa, non ebbe difficoltà a escogitare un piano che le avrebbe permesso di realizzare la propria fantasia di un incontro a tre. Quel sabato, dunque, invece di andare in treno a Novara da sola, si fece accompagnare in macchina da un François incuriosito, ma ancora all’oscuro di tutto. Durante il viaggio, Conquette manifestò l’eccitazione che le derivava dalle sue grandi aspettative per la giornata masturbandosi due volte a fianco di François che guidava; all’Autogrill di Vercelli, trascinatolo in un gabinetto, per andare parzialmente in pari, gli fece un pompino dei suoi, saziando così per un po’ la sua inestinguibile sete di sborra. Arrivati a B. , Conquette aspettò che gli occhiuti genitori uscissero per una delle loro rare serate fuori casa, poi fece entrare François e lo sistemò nello sgabuzzino che dava sulla sua stanza, dicendogli di aspettare il suo rientro insieme con Nerino; cosa che lui, che si era portato da leggere un ponderoso tomo di storia medievale, fece di buon grado.
Era ormai sera quando François sentì arrivare Conquette e Nerino; mise via il libro e si preparò a osservare gli avvenimenti da uno spiraglio della porta. Vide i due che cominciavano a toccarsi sul divano, le carezze di Nerino farsi sempre più
audaci ed insistenti, i pochi vestiti leggeri di Conquette scivolare a terra, il corpo nudo della sua donna percorso con delicatezza dalle mani, poi dalla lingua di Nerino. Notò che Conquette si sistemava in modo da offrirgli soprattutto la visione del suo culo divino, che l’altro accarezzava quasi con timidezza e capì che lei aveva deciso di offrirgli lo spettacolo quanto mai eccitante e sottilmente perverso di una sua scopata con un altro uomo. Ma non era tutto qui. Conquette disse a Nerino: “Oggi voglio che tu faccia l’amore bendato. Così potrai immaginare di farlo con chissà chi, di scopare con le tue fantasie; sarà incredibilmente arrapante, vedrai, ti verrà duro come un sasso. Non toglierti la benda finché non mi avrai sborrato dentro.”
L’inconsapevole Nerino non ebbe nulla a ridire, si fece bendare con un fazzoletto e si sistemò su una poltrona, mentre Conquette, inginocchiata ai suoi piedi si gustava un piccolo aperitivo succhiandogli il cazzo già duro e nel contempo, sapendosi osservata da François, dimenava lascivamente il culo. Poi, rialzatasi, mentre Nerino, bendato e immobile, aspettava gli eventi, fece segno a François di entrare e di inginocchiarsi a guardare: allargò le gambe e con la massima naturalezza si sedette in grembo a Nerino, ma volgendogli la schiena, facendosi penetrare dal suo cazzo lungo e sottile in un colpo solo. Conquette iniziò a scoparsi da sola, impalandosi con un agile movimento di su e giù sull’uccello duro di Nerino; intanto, con una mano attirava verso di sè la testa di François, finché non fu a pochi centimetri dal suo sesso fremente, quasi per offrirgli un primissimo piano, da film a luci rosse, della penetrazione che stava subendo. Si aperse con le dita le labbra della figa, si accarezzò il grilletto, infilò il dito stillante di umori profumati nella bocca di François, che osservava estasiato il ritmico andirivieni del cazzo, la figa che si sollevava fino quasi a scoprire e liberare la cappella turgida e rossa, per poi ripiombare verso il basso e inghiottire l’uccello fino alla base, fino a sfiorare i coglioni gonfi di sborra; e ogni alzarsi e abbassarsi del bacino di Conquette era accompagnato da un gemito di piacere, mentre anche il respiro di Nerino si faceva sempre più affannato e ansimante. Incapace di contenere l’eccitazione che lo pervadeva alla vista di quella appassionata scopata, François si aprì la patta dei pantaloni ed estrasse un cazzo notevolmente più grosso di quello di Nerino, disponendosi a farsi una sega. Ma Conquette, che, pur nella passione della chiavata, era sempre presente a se stessa, gli fece segno di no con la testa, e disse, a voce alta: “Hai un cazzo meraviglioso; come mi piacerebbe sentirmelo contemporaneamente in bocca, oltre che nella figa!” Nerino interpretò quella dichiarazione come se fosse destinata a lui e mugolò di compiacimento, ma François aveva ben capito la vera intenzione di Conquette; si alzò in piedi e dardeggiò il cazzo ormai al massimo dell’erezione nella docile bocca spalancata di Conquette, che prese a succhiarglielo con trasporto, anche se silenziosamente per non tradirsi. Così, ogni volta che Conquette si rialzava, il cazzo di Nerino le si sfilava dalla figa e quello di François le penetrava fino in gola; e ogni volta che si riabbassava, il cazzo di François le usciva dalla bocca e doveva trattenergli la cappella con le labbra, mentre l’uccello dell’altro le tornava ad ingolfarsi per intero nella figa. Così, con ammirevole passione e indivisibile amore Conquette scopava i suoi due uomini, distribuiva loro imparzialmente e allo stesso momento il piacere dei suoi umidi orifizi e si godeva l’andirivieni dentro di sé di due cazzi duri.
Poi Nerino, ormai travolto dalle ondate di piacere, prese a boccheggiare e François, che per la sua posizione poteva vederlo in faccia, al contrario di Conquette che gli volgeva la schiena, comprese che tra poco avrebbe raggiunto l’orgasmo. Bisognava accelerare i tempi, doveva per forza sborrare prima dell’altro per allontanarsi senza essere visto. Afferrò con le mani la nuca di Conquette e la obbligò, muovendole la testa avanti e indietro, ad affrettare il ritmo del pompino, nel contempo entrando sempre più in fondo nella sua gola, per sentire la cappella strusciare e schiantarsi contro il morbido palato della donna. Conquette era senza fiato, represse a fatica un conato di vomito quando il cazzo entrò per intero nella sua bocca, ma continuò stoicamente a succhiare, mentre accentuava i movimenti del bacino e si predisponeva lei pure a godere. Dopo mezzo minuto di quel trattamento François sentì l’orgasmo arrivare, con una scossa che dai coglioni gli arrivava alla cima dei capelli; per quella volta, però, aveva deciso di non offrirle da bere. All’ultimo momento, con uno strattone all’indietro, si sottrasse alle voraci labbra da pompinara di Conquette e le spruzzò la sborra in faccia, un primo schizzo su una guancia, un secondo sull’altra, poi il terzo, l’ultimo, il più poderoso, quasi un interminabile fiume di sborra, sulle labbra socchiuse di una Conquette, che in pieno orgasmo, lo guardava muta con aria di stupefazione e terrore. François lasciò velocemente la stanza senza neanche il tempo di reinfilarsi l’uccello nei pantaloni e chiudendo la porta vide con la coda dell’occhio Nerino, che aveva ormai sborrato nella figa di Conquette, levarsi la benda e la donna, ancora impietrita, fissare la porta che si chiudeva con una muta implorazione di aiuto negli occhioni spalancati.
Corse alla macchina mise in moto e si avviò verso l’autostrada, chiedendosi come Conquette avrebbe mai potuto giustificare davanti a Nerino, che era ben conscio di averla chiavata nella figa, gli schizzi di sborra che ne imbellettavano il faccino innocente. Ma sapeva che l’inventiva di Conquette era inesauribile e non si preoccupò più del dovuto.
Il giorno dopo, puntualmente, Conquette ritornò a Genova, più dolce, sorridente e innamorata di prima. Non se l’era presa per il piccolo scherzo che la gelosia gli aveva consigliato. Gli raccontò che, riacquistata la lucidità, era riuscita con prontezza incredibile a raccogliere con le dita tutta la sborra che lui le aveva spruzzato sul viso e inghiottirla senza lasciarne la minima traccia prima che l’inconsapevole Nerino riuscisse a guardarla in faccia; che l’attimo di panico e poi il sollievo di essere riuscita a tirarsi fuori di impaccio le avevano reso ancora più bella ed eccitante quella scopata in tre; e che la sua sborra non aveva mai avuto un gusto così delizioso come quel giorno. Anche Nerino era rimasto soddisfatto e le aveva confessato di non aver mai sentito, in sette anni di chiavate, la sua figa contrarsi con tanta elastica passione intorno all’ uccello di lui. Risero a lungo. Per riappacificarsi, fecero il bagno insieme, coronandolo con un perfetto 69 nella vasca; poi, come dolce vendetta, lei gli pisciò in faccia e si fece leccare la figa. Godettero meravigliosamente e in armonia. L’agosto era ancora lungo.

La donna blocca il registratore con un sospiro, come se avesse appena goduto insieme a Conquette. Il ragazzo si è tirato a sedere sul letto. Le chiede: “Ma non ti senti imbarazzata, a leggere queste cose davanti ad uno sconosciuto? E lui cosa fa, mentre tu leggi?”
“Mah, se ne sta lì sul divano, al buio. Non lo vedo quasi, l’unica luce nella stanza è puntata sui fogli.”
“Forse si masturba, si fa una sega” interviene il ragazzo, improvvisamente sguaiato.
“L’ho pensato anch’io. Ma non è così.”
“Come fai a dirlo?”
“Ieri, quando ho smesso di leggere, si è alzato per spegnere il registratore. Forse la mia poltrona era un po’ scostata, forse sono io che mi sono spostata inavvertitamente; o forse lui ha voluto sfiorarmi. Insomma, passando si è strusciato contro di me, il suo inguine contro la mia faccia. Veloce, come per sbaglio; ma abbastanza per farmi sentire il suo cazzo duro sotto i pantaloni. Se si fosse fatto una sega, non ce l’avrebbe più avuto duro, no?” conclude ridendo la donna.
Il ragazzo la guarda stupefatto: “Ti ha toccato? Ti ha fatto sentire il cazzo?”
“Ma dai, è stato un caso; sarà stata colpa mia.”
” E tu, cos’hai provato? Ti ha fatto schifo?”
“No, nient’affatto.”
“E allora cosa hai provato?” insiste il ragazzo.
“Se vuoi saperlo, mi è venuta voglia di prenderglielo in bocca.”
“Sei una troia.” conclude sconsolato il ragazzo.
Gli occhi della donna brillano all’improvviso di una luce dura e fiera. La sua voce ora è tagliente: “Sono una troia, forse. E a te, non fa piacere stare insieme ad una troia?”
Il ragazzo abbassa gli occhi, fa cenno di sì senza parlare. Lei si stringe addosso al suo corpo liscio, quasi glabro, gli arruffa i capelli: “non litighiamo, dài. Per farmi perdonare, ti faccio un pompino. A te invece che a lui.”
“E io?”
“Leccami la figa, scemo” ride lei. “Ma mentre ti succhio, voglio risentire la storia di Nerino.”
Il ragazzo obbedisce, rimette in moto il registratore. Poi le affonda la testa tra le cosce, le cerca con la lingua la fessura bagnata.
” Era sempre stata una delle fantasie erotiche di Conquette quella di farsi scopare da due uomini contemporaneamente; ma in fondo non aveva mai pensato di realizzarla veramente, almeno fino a quando …”
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