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trio

Onde Calde


di Membro VIP di Annunci69.it VogliadisessoPT
24.04.2025    |    398    |    2 9.6
"Il telo era ancora lì, steso tra due ciuffi d’erba, impregnato di sole e promesse non dette..."
Era il tardo pomeriggio quando Marco, 56 anni, parcheggiò il suo furgoncino camperizzato vicino alla staggia. Il sole cominciava a calare dietro le rocce, e la luce dorata accarezzava ogni cosa con morbida lentezza. Aveva scelto quella cala per la sua solitudine, ma quella sera avrebbe trovato ben altro.

Spogliandosi senza fretta, si avviò nudo verso il mare. Ogni passo era un piccolo rituale: l’aria tiepida sulla pelle, il profumo di salsedine, il suono lento delle onde. Poi li vide.

Una coppia. Giovani, sui trent’anni, belli in quel modo naturale e spudorato. Lei stava stesa su un telo, le gambe piegate, il seno libero al sole; sfogliava un libro senza troppa attenzione. Lui in piedi vicino a lei, nudo, versava vino bianco in due bicchieri di plastica. Si stavano dicendo qualcosa a bassa voce, tra sorrisi complici e sguardi rapaci.

Lei fu la prima ad accorgersi di Marco. Lo squadrò con disinvoltura, dallo sguardo curioso fino ai fianchi, indugiando senza vergogna. Gli fece un cenno con la mano, invitandolo con un sorriso storto.

“Ciao… sei venuto a cercare un po’ di silenzio o un po’ di compagnia?” chiese con tono sfacciato.

“Dipende dalla compagnia,” rispose Marco, senza scomporre il sorriso. Si avvicinò a passo lento, lasciando che i loro occhi lo spogliassero ancora, come se non fosse già completamente nudo.

“Ti chiami?” domandò l’uomo, tendendogli un bicchiere. La sua voce aveva qualcosa di sfrontato, rilassato.

“Marco.”

“Alice,” disse lei, battendo le ciglia. “E lui è Luca. Siediti, se ti va. Qui non servono convenevoli. Solo pelle e buone vibrazioni.”

Marco si sedette accanto a loro, le ginocchia che sfioravano quelle di Alice. L’aria era carica di tensione, ma era un tipo di tensione dolce, come la promessa di qualcosa che avrebbe presto rotto ogni equilibrio.

“Non sei uno che si scandalizza, vero Marco?” chiese lei, avvicinandosi appena, la sua voce un sussurro vicino all’orecchio. Le sue dita tracciarono una linea immaginaria lungo la coscia di lui, leggere come sabbia portata dal vento.

Luca si era spostato dietro di lei e le accarezzava il collo mentre osservava Marco. “Ci piace provocare. Ma ancora di più… essere provocati.”

Marco rise, un suono basso e roco. “A quest’età, scandalizzarsi è solo una perdita di tempo.”

Alice si voltò verso di lui, gli occhi lucidi di malizia. “Perfetto. Allora facciamo una cosa. Un tuffo tutti insieme. Ma con una regola: chi tocca per primo… può continuare a toccare.”

Si alzarono insieme, come un trio in un rito senza vergogna. Le loro mani iniziarono a cercarsi prima ancora di entrare in acqua: un fianco sfiorato, un bacio rubato all’angolo della bocca, un tocco audace tra le gambe. La risacca li accolse come un letto tiepido.

Poi… l’acqua li avvolse. E iniziò il vero gioco.

L’acqua li accolse tiepida e docile, come un invito. Il sole stava baciando l’orizzonte, tingendo il mare di arancio e rame. Marco, Alice e Luca nuotavano a pochi metri dalla riva, le risate basse, le mani sempre più audaci.

“Ricorda la regola,” sussurrò Alice, vicina all’orecchio di Marco. “Chi tocca per primo…”

E lui l’aveva già toccata. Una mano salda, decisa, sulla curva dei fianchi che affioravano dalle onde. Alice si voltò verso di lui con un sorriso malizioso, e lo baciò senza avvertimenti. Le loro bocche si cercarono con fame, il gusto del vino e del sale che si mescolava tra le lingue.

Luca li guardava con occhi accesi, eccitato dalla scena. Si avvicinò da dietro, passando una mano tra i due, accarezzando il ventre di Marco, poi i seni di Alice, che gemeva piano contro le labbra dell’uomo più grande. L’acqua rendeva tutto più lento, più liquido, ma nessuno aveva intenzione di fermarsi.

Alice si aggrappò a Marco, le gambe che lo stringevano con forza, mentre lui la sosteneva, affondando dentro di lei con un movimento naturale, come se quel momento fosse atteso da una vita. L’acqua li cullava, amplificava ogni spinta, ogni brivido.

Luca li raggiunse, incollando il suo corpo al loro, le mani che cercavano spazio tra pelle e onde. Le dita trovavano varchi, sfioravano, penetravano, provocavano. Era un intreccio di corpi senza ruoli fissi: ognuno prendeva, ognuno dava.

Marco si trovò tra due corpi giovani e caldi, i sensi in fiamme, la mente vuota. Le mani di Luca scorrevano lungo la sua schiena, mentre Alice gemeva forte contro il suo collo, baciandolo, mordendolo.

Era sesso, ma era anche gioco. Un triangolo fluido, senza vergogna. Un incontro fuori dal tempo.

Quando l’orgasmo li travolse, lo fece come un’onda improvvisa. Marco sentì il piacere attraversargli il corpo come una scarica, mentre Alice si stringeva a lui con un grido spezzato e Luca li abbracciava entrambi, tremando.

Restarono così, abbracciati nell’acqua, senza parole. Solo respiri, sguardi e sorrisi sporchi di complicità.

Alice ruppe il silenzio con tono divertito. “Beh… direi che per essere un solitario, Marco, sai fare compagnia in modo spettacolare.”

Marco rise. “E voi… sapete decisamente come rovinare la solitudine.”

Luca annuì. “Rovinarla? Direi perfezionarla.”

E il mare, come un amante discreto, continuava a leccare la riva, portando via ogni pudore rimasto.

Tornarono a riva lentamente, stanchi ma ancora accesi, le gocce d’acqua che scivolavano sui corpi come dita invisibili. Il telo era ancora lì, steso tra due ciuffi d’erba, impregnato di sole e promesse non dette.

Alice si lasciò cadere per prima, a pancia in giù, il sedere alto e morbido esposto come un invito sfacciato. “Okay… ora rilassiamoci. Per modo di dire,” disse con un ghigno, muovendo i fianchi in modo volutamente provocante.

Luca si stese accanto a lei, il braccio ad accarezzarle la schiena con gesti pigri ma affamati. Marco li guardava in piedi, col corpo ancora bagnato e il membro rigido, scuro, palpitante sotto la luce calante.

“Non stai comodo in piedi, Marco…” lo stuzzicò Luca. “Vieni. E mostrami quanto sei ancora carico.”

Marco non disse nulla. Si inginocchiò tra i due, le mani che tornavano a esplorare senza fretta. Accarezzò le gambe di Alice, poi il fondo schiena, aprendolo piano mentre lei gemeva piano, lussuriosa. La sua bocca scese, affondando tra le sue cosce con fame e maestria. La lingua si muoveva lenta, decisa, giocando con ogni piega, ogni tremore.

Alice si sollevò su un gomito, il viso contratto dal piacere. “Gesù… non smettere…”

Luca si era girato su un fianco, e intanto prendeva Marco per i capelli, guidandolo, guardandolo, eccitato dalla scena. Poi si abbassò, iniziando a baciargli la schiena, scendendo lungo la colonna vertebrale. I ruoli cambiavano senza parole, in un fluido accordo tra istinto e desiderio.

Quando Marco salì su Alice, lei lo accolse con un grido spezzato. Lui la penetrò con forza, tenendola per i fianchi mentre Luca, dietro, li guardava, accarezzandosi, poi avvicinandosi fino a sfiorare entrambi con il suo corpo, toccandoli, baciandoli, sussurrando oscenità che li facevano fremere.

La sabbia si attaccava alla pelle bagnata, ma nessuno se ne curava. Il sesso era sporco, libero, pieno. Marco si sentiva vivo come non da anni. Forte. Desiderato. Alice sotto di lui urlava il piacere senza vergogna, e Luca dietro la penetrava con due dita mentre baciava la nuca di Marco.

Fu un altro orgasmo collettivo, quasi violento. Sudore, fiato corto, corpi che tremavano.

Si sdraiarono a terra tutti e tre, incastrati, le mani ovunque, ancora in cerca, anche se ormai sazi.

Alice ridacchiò, con la voce roca. “Penso che ci fermeremo qui stanotte. A meno che tu non abbia impegni, Marco.”

Lui li guardò, complice. “Il mio unico impegno… era con la solitudine. Ma mi sa che è stata sostituita.”

Quando il sole scomparve del tutto, restava solo la luce fioca che filtrava dalla luna e dalle candele accese dentro il camper. Marco aveva aperto le porte posteriori e steso coperte morbide sopra il materasso, come se inconsciamente avesse sempre saputo che quella sera non l’avrebbe passata da solo.

Alice entrò per prima, nuda, con il corpo ancora sabbioso, ma bellissimo nel chiaroscuro caldo delle luci. Si voltò verso Marco, piegando una gamba e appoggiandosi al bordo del letto come una dea consapevole del proprio potere. “Bel nido… mi chiedo cosa ci succederà dentro.”

Luca la seguì, baciandola sul collo, poi prese Marco per la mano, tirandolo dentro. “Ora chi tocca, comanda,” sussurrò.

Le coperte vennero scalciate via quasi subito. La notte esplose in un altro ritmo. Lì dentro non c’era più il galleggiamento delicato dell’acqua, ma carne, calore e frenesia. Alice si mise a cavalcioni su Marco, questa volta guardandolo negli occhi mentre si muoveva sopra di lui, spingendosi fino in fondo con movimenti grezzi, sporchi, lascivi.

Luca, alle sue spalle, si chinò per baciarle la schiena, ma subito scese tra i glutei, baciando e poi spingendo la lingua dentro, facendola gemere forte. Alice ondeggiava tra le spinte di Marco e le carezze indecenti di Luca, completamente fuori controllo.

Marco la prese per i capelli e la tirò a sé. “Ti piace così, eh?” mormorò all’orecchio, mentre le morsicava il lobo e le mani le stringevano i fianchi fino quasi a farle male. Lei annuì con un sorriso sporco, muovendosi più veloce, mentre Luca saliva accanto a loro, offrendosi, il membro rigido a pochi centimetri dalle loro bocche.

Alice prese in bocca Luca mentre cavalcava Marco. Una doppia danza di piacere, senza pause, senza filtri. Le teste si muovevano, le mani si intrecciavano, il camper era diventato una piccola giungla sensuale, ogni centimetro impregnato di sesso e sudore.

Poi i ruoli si invertirono. Marco dietro ad Alice, prendendola con forza, il suo petto premuto contro la sua schiena. Davanti, Luca che le baciava il seno e poi la bocca, mentre le sue mani si allungavano a stringere le cosce dell’uomo più grande, cercando contatto, stimolo, elettricità.

I corpi si muovevano come uno solo. L’umidità aumentava, l’aria era spessa di fiati e gemiti. Alice urlò il suo piacere, Luca lo seguì subito dopo, e Marco si lasciò andare per ultimo, il suo corpo che vibrava in un ultimo spasmo di puro godimento.

Caddero tutti insieme, intrecciati, ansimanti. Il silenzio fu rotto solo dal battito dei loro cuori.

Alice si girò verso di loro, esausta e felice. “Ora sì che possiamo chiamarla notte selvaggia.”

Marco sorrise, con la voce roca. “E domani… si ricomincia?”

Luca rise piano. “Solo se porti il caffè nudo.”
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