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"Incroci a luci soffuse" – Parte 2/3

21.03.2025 |
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"— “Guardami, Carlo…” sussurrò..."
Naomi si allontanò lentamente, dirigendosi verso una porta a vetri che dava sul salotto più interno. Si fermò sulla soglia, voltandosi verso Matteo e incrociandolo con uno sguardo che sapeva di sfida.
Poi, con naturalezza, lasciò cadere il vestito a terra.
Il suo corpo emerse nudo, scolpito, armonioso, illuminato appena dalla luce soffusa che filtrava dal corridoio. Il contrasto tra la sua pelle e l’ambiente dai toni chiari era magnetico. Ogni curva raccontava un invito. Ogni movimento un linguaggio segreto.
Carlo non sembrava per nulla sorpreso. Anzi, prese un piccolo treppiede con il telefono già posizionato e lo sistemò con calma di fronte al divano.
— “Io osservo. Filmo. Non intervengo. È il nostro gioco, Matteo.”
Matteo era seduto, quasi ipnotizzato. Aveva sentito parlare di certe dinamiche, le aveva immaginate… ma viverle era tutt’altra cosa.
Naomi gli si avvicinò, nuda, sicura di sé. Gli si mise accanto, accarezzandogli il petto sopra la camicia.
— “Se vuoi andartene, fallo ora. Se resti… giocherai secondo le nostre regole.”
Matteo si tolse la giacca. Poi la camicia. Rimase in piedi davanti a lei, il respiro appena accelerato.
Naomi sorrise.
— “Allora resta.”
Gli prese la mano e lo condusse nel centro della stanza, di fronte all’obiettivo. Si girò, si inginocchiò. Senza dire una parola.
Carlo premette il tasto REC.
"Incroci a luci soffuse" – Parte 3
La stanza era silenziosa, fatta solo di respiri e pelle che cercava altra pelle.
Naomi, inginocchiata davanti a lui, cominciò a sbottonargli i pantaloni con lentezza, senza mai distogliere lo sguardo dai suoi occhi. Ogni gesto era una dichiarazione. Ogni tocco, un’incitazione.
Matteo non aveva mai vissuto nulla di simile: l’adrenalina dell’esibizionismo, il desiderio di possesso e la consapevolezza di essere osservato. Ma non c’era giudizio nello sguardo di Carlo. Solo eccitazione trattenuta. Orgoglio. Amore, forse, in una forma tutta loro.
Naomi prese con la bocca, con una lentezza che sembrava danza. La lingua giocava, guidava, assaporava. Matteo gemeva piano, le dita affondate nei capelli di lei. Il corpo teso, trattenuto.
Poi lei si alzò, si voltò e si appoggiò con le mani allo schienale del divano. Le gambe leggermente divaricate, il bacino teso all’indietro in un invito esplicito.
— “Guardami, Carlo…” sussurrò.
E Matteo la prese.
Con forza crescente, ma sempre seguendo il ritmo che lei dettava con il corpo e con il respiro. Le mani le accarezzavano i fianchi, la schiena, poi scendevano a stringerle i glutei.
Lei gemeva, muovendosi contro di lui, padrona del proprio piacere. E lo sguardo andava spesso verso la camera, verso suo marito, che osservava e riprendeva ogni dettaglio.
Matteo sentiva crescere l’ondata, il fuoco che montava dentro di lui. Ma Naomi si staccò, all’improvviso.
Si voltò e gli sussurrò all’orecchio:
— “Non è ancora il momento. Ti voglio ancora. Ma lentamente…”
Poi si girò verso Carlo:
— “Domani… al mare. Voglio mostrarmi. Davanti a tutti. E tu ci sarai.”
Matteo restò in piedi, nudo, eccitato, confuso, rapito. Era solo l’inizio.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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