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"Incroci a luci soffuse" – Parte 4/5

21.03.2025 |
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"E sapeva che non sarebbe più tornato indietro..."
Il giorno dopo, il cielo di Cesenatico era limpido, attraversato da nuvole sottili che non riuscivano a coprire il sole. Matteo arrivò nel tardo pomeriggio, come da accordi. Indossava una camicia chiara e un’aria sospesa tra curiosità e fame. Li trovò dove promesso: alla fine della passeggiata, poco oltre la spiaggia libera, lontano dagli ombrelloni ordinati.
Naomi era seduta su un telo scuro, il mare alle spalle e il viso rivolto verso di lui. Indossava un copricostume trasparente, nero e ampio, che lasciava intravedere un bikini rosso fuoco, tagliato al limite del possibile. I suoi capezzoli scuri premevano contro il tessuto sottile. Le gambe accavallate, il piede che oscillava con noncuranza.
Carlo era seduto poco più in là, discreto. Un libro in mano, occhiali da sole. Ma ogni tanto alzava lo sguardo verso sua moglie, come se la stesse leggendo più di qualsiasi pagina.
— “Hai portato quello che ti avevo chiesto?” chiese Naomi, senza troppi giri di parole.
Matteo annuì, tirando fuori dal borsone una piccola action cam, come richiesto. Lei la prese con un sorriso soddisfatto, la fissò a un bastoncino corto e la posò a terra, direzionata verso l’asciugamano.
— “Oggi voglio mostrarmi… ma voglio che mi riprenda tu.”
Matteo si sedette vicino a lei. Il profumo della sua pelle si mescolava con l’odore del sale, del sole sulla sabbia calda. Naomi si alzò in piedi, tolse lentamente il copricostume. Ogni gesto era un’esibizione studiata. Eppure, sembrava del tutto naturale.
Iniziò a camminare lungo la riva, con Matteo che la seguiva a qualche metro di distanza, la camera puntata su di lei. I passanti c’erano, certo. Qualcuno lanciava occhiate veloci, altri la osservavano più a lungo, attratti dalla sua sicurezza, dalla sua camminata fiera.
A un certo punto si fermò. Si voltò verso Matteo.
— “Riprendi bene… anche da dietro.”
Poi si abbassò. Prima sulle ginocchia, lasciando che il bikini si tendesse tra le cosce. Poi si sdraiò di lato, accarezzandosi lentamente la pancia, il seno, le anche. La sabbia aderiva alla sua pelle come una seconda pelle dorata. Era una danza muta, erotica, tra onde e sguardi rubati.
Un gruppo di ragazzi poco lontano si fermò. Ridevano, ma guardavano. Naomi lo notò. Aprì le gambe leggermente, lasciando vedere quasi tutto.
Matteo sentì un brivido corrergli lungo la schiena.
Naomi si rialzò e tornò da lui, sudata, eccitata, viva.
— “Adesso vieni con me. Dietro la duna. C'è un punto dove nessuno ci vede. Ma tu continua a filmare.”
Carlo li seguiva da lontano. Ma Matteo non riusciva più a distogliere lo sguardo da lei. La tensione tra loro era diventata quasi insostenibile.
Dietro quella duna… l’atmosfera cambiò.
Lei si inginocchiò davanti a lui, tirando giù i pantaloni con un gesto deciso.
— “Ora è il mio turno di guardarti tremare…”
"Incroci a luci soffuse" – Parte 5: Sabbia e saliva
Il vento leggero accarezzava le dune, portando con sé l’odore del mare e della pelle scaldata dal sole. Dietro quella curva di sabbia, il mondo sembrava scomparso.
Naomi era in ginocchio davanti a lui, le ginocchia affondate nella sabbia tiepida, gli occhi fissi nei suoi. Matteo si era lasciato andare completamente: camicia aperta, pantaloni abbassati, l’eccitazione evidente, pulsante.
Lei prese il suo sesso tra le mani, con una lentezza ipnotica. La lingua si fece strada tra le labbra, umida e calda. Leccò la punta con la delicatezza di chi sa esattamente dove colpire. Poi, con un solo movimento, lo accolse dentro di sé.
Il contrasto tra la temperatura del suo corpo e l’aria fresca gli fece mancare il respiro. Naomi si muoveva con ritmo lento, sinuoso, mentre le sue mani accarezzavano le sue cosce, il basso ventre, risalendo lungo il petto.
Matteo non riusciva a trattenersi. Una mano nei capelli di lei, l’altra a sorreggersi al fianco della duna, cercando di non cedere completamente.
Poi la voce di Carlo, pacata, da qualche metro di distanza:
— “Sei bellissima, amore. E lui ti sta godendo con gli occhi. Ma io… ti vedo anche dentro.”
Naomi si staccò appena, le labbra lucide di saliva e desiderio.
— “Lo voglio dentro di me. Qui, adesso. Mentre il mare ci ascolta.”
Si sdraiò sulla sabbia, aprendo le gambe con la naturalezza di chi sa di essere arte, spettacolo e destino. Il bikini ormai era solo un accessorio fuori posto, spostato appena quanto bastava per lasciar spazio.
Matteo si inginocchiò tra le sue gambe, e quando la penetrò, il gemito di Naomi fu sordo, profondo, come se stesse liberando settimane di tensione. Le mani lo strinsero forte. Il suo bacino si sollevava a ogni colpo, cercandolo, guidandolo.
Il ritmo aumentava. Sabbia che si incollava alla pelle sudata. Onde che battevano poco più in là, in un tempo diverso.
Naomi gemeva parole spezzate. Lo incitava. Lo mordeva. Gli graffiava la schiena.
Carlo filmava, il respiro affannato, la voce tremante.
— “Sì… così… prendila tutta… falla venire… fammi sentire…”
Naomi si irrigidì, poi si sciolse in un urlo breve, trattenuto, mentre un’ondata di piacere le attraversava il ventre. Matteo la seguì poco dopo, affondando dentro di lei con un gemito strozzato, perdendosi completamente nel suo corpo.
Poi rimasero lì, immobili. Solo fiato. Pelle contro pelle. Sabbia, mare e sesso.
Naomi rise piano, mentre si rialzava lentamente.
— “Spero tu abbia ripreso tutto.”
Carlo annuì. Lo sguardo era lucido. Orgoglioso. Complice.
Matteo si rivestì in silenzio, ancora scosso dall’intensità del momento. Aveva attraversato un confine. E sapeva che non sarebbe più tornato indietro.
Naomi lo guardò un’ultima volta, poi disse:
— “Domani sera… ti voglio a casa. Abbiamo ancora molto da esplorare.”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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