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Il premio di mamma parte 2


di leius06
26.07.2021    |    20.057    |    1 9.6
"Mamma d’altronde sapeva bene che non ero intenzionato a proseguire gli studi dopo il liceo, cosa a cui sia lei che mio padre tenevano moltissimo..."
La sera stessa della mia maturità festeggiai con gli amici ma nella mente scorrevano le immagini di mamma, in ginocchio davanti a me nei bagni della scuola mentre mi succhiava amorevolmente il cazzo e si lasciava sborrare in bocca ingoiando tutto il mio sperma.
Nei giorni successivi tutto tra noi scorreva come se nulla fosse successo. Finalmente, libero da impegni di studio, mamma mi lasciava dormire fino a tardi.
Quando mi svegliavo spesso, prima di alzarmi, mi sparavo la prima sega della giornata lasciando evidenti tracce nei fazzoletti che mia madre raccoglieva ai piedi del letto mentre io facevo colazione in cucina.

Dopo pranzo ci mettevamo insieme sul divano abbracciati a guardare la tv e io ne approfittavo per allungare un po’ le mani. Mamma mi lasciava fare. Riuscì così a palpare il suo culo ancora sodo e sentire la morbidezza dei suoi seni. Il tutto mentre strofinandomi leggermente dietro di lei le facevo sentire l’erezione che cresceva rapidamente dentro i pantaloni. I pomeriggi terminavano così con me che scappavo in camera per sfogare tanta eccitazione con una sega liberatoria. Mamma ovviamente lo sapeva e poco dopo entrava con la solita scusa, raccoglieva i fazzoletti sporchi e andava via.

Un giorno finalmente fu lei, come mi aveva promesso la mattina del mio esame, a riprendere il discorso da dove lo avevamo lasciato. E lo fece a modo suo. Mentre come ogni pomeriggio guardavamo la tv sul divano, fu mamma ad allungare le mani. Mi abbassò rapidamente la cerniera e lo tirò fuori. Quindi impugnò il mio cazzo e cominciò a segarmi lentamente mentre continuava a guardare la tv. “Tesoro, hai scelto la facoltà?”, mi chiese improvvisamente mamma continuando a fare su e giù con la mano sul cazzo duro.

Il messaggio era chiaro: se volevo che il nostro rapporto si evolvesse dovevo iscrivermi all’università. Mamma d’altronde sapeva bene che non ero intenzionato a proseguire gli studi dopo il liceo, cosa a cui sia lei che mio padre tenevano moltissimo. Rimasi senza parole. Mamma si voltò verso di me, mi guardò negli occhi e velocemente si inginocchiò davanti a me prendendolo in bocca.

Era il secondo pompino di mamma, ma stavolta era stata lei a prendere l’iniziativa senza che io le chiedessi nulla. Mamma succhiava e mi guardava dritto negli occhi. Quando sentì pulsare il mio cazzo si fermò un attimo: “Sto aspettando una risposta”.

“Giurisprudenza”, urlai mentre liberavo tutto il mio piacere nella bocca di mia madre, che anche stavolta ingoiò senza fare una piega. Mamma aveva ottenuto ciò che voleva. Ma anche io potevo ritenermi assolutamente soddisfatto. Da settimane ripensavo al primo pompino di mia madre nei bagni della scuola. E da allora speravo che ricapitasse almeno una volta. Quel giorno però capì che potevo ottenere molto di più. Bastava studiare e per i pompini di mamma valeva la pena passare qualche ora al giorno sui libri.

I cinque anni dell’università furono stupendi. A ogni esame superato trovavo a casa mamma pronta a darmi il mio premio. La sua bocca. Impazzivo mentre la guardavo leccarmi il cazzo con amore e devozione. Da madre e da femmina. Mi eccitava da morire pensare che il mio seme le riempiva la pancia. Vederla mentre gustava il sapore della mia sborra e la mandava giù, tutta in un sorso.

In quel periodo le avventura con qualche collega non mancarono, ma con nessuna provavo quello che provavo con mia madre. Nessuna mi regalava la stessa sensazione di piacere, appagamento sessuale ed emotivo. Ogni volta che mamma lo prendeva in bocca una scossa mi percorreva tutto il corpo, dalla punta dei piedi fino alla punta dei capelli. Ma non mi bastava più. E lei lo sapeva.

A poche settimane dalla discussione di laurea decisi di affrontare mia madre apertamente. Quando le chiesi di concedersi a me non si stupì. Era ciò che si aspettava. Era ciò che era disposta a concedermi pur di vedermi finalmente laureato.
Fino al giorno della laurea i contatti tra noi cessarono, entrambi ci stavamo preparando a quel momento. Un momento che entrambi aspettavamo da anni e che entrambi sapevamo sarebbe arrivato.

Quando la vidi scendere le scale di casa per salire in auto con me e raggiungere l’università restai senza fiato qualche secondo. Nonostante avesse ormai 53 anni era ancora uno schianto. Una donna capace di fare girare la testa anche a un ventenne. Mamma indossava un abito lungo, rosso e aderente che faceva risaltare il suo culo ancora sodo considerata l’età e lasciava le spalle completamente scoperte. Ai piedi un paio di sandaletti neri col cinturino. Sapeva benissimo che erano il mio modello preferito.

Durante il tragitto avevo la salivazione azzerata e sentivo il cazzo pulsare sotto i pantaloni. Mamma notò il mio turbamento: “Prendi quella traversa e accosta”, mi disse quando mancavano ormai pochi metri al cancello dell’università. “Mamma siamo già in ritardo”.
A quel punto allungò una mano sulla patta palpandomi il cazzo da sopra i pantaloni. “Pensi di presentarti così davanti alla commissione? Dai, tanto bastano due minuti…”. Una volta che ebbi accostato in un posto appartato, prese i fazzoletti dalla sua borsa, mi abbassò la lampo e impugnò il mio cazzo segandomi velocemente. Riempì il fazzoletto di sborra, poi mamma mi ripulì al meglio dalle ultime gocce rimaste sulla cappella e posò il fazzoletto nel posacenere dell’auto: “Ora possiamo andare”.

Trovammo mio padre, altri parenti e alcuni miei amici davanti alla facoltà. Affrontai la discussione con successo sotto gli occhi di mia madre, orgogliosa e pronta a soddisfare il suo ‘dottore’. Durante la cena continuavo a mangiarmela con gli occhi. Nessuna donna era desiderabile quanto lei per me. La sera stessa, rientrati a casa dopo una lunga giornata, le ricordai la sua promessa: “Sei pronta?”. “Fammi sapere dove e quando”, mi rispose mamma prima di raggiungere mio padre in camera da letto mentre a me non restò che tirarlo fuori e sfogarmi con l’ennesima sega sognando il momento in cui finalmente avrei penetrato la sua figa.

Avevo studiato tutto nei minimi dettagli. Prenotai per mamma una seduta dall’estetista che prevedeva una depilazione intima completa, oltre che smalto rosso fuoco su mani e piedi. Quindi le feci recapitare l’abito e le scarpe che avevo scelto per lei. Il vestito era nero, monospalla con una profonda scollatura e lungo fino al ginocchio ma con spacco laterale. Sotto intimo rosso: reggiseno e brasiliana. Come scarpe scelsi un sandaletto nero, cinturino alla caviglia e tacco 12 a spillo. L’appuntamento era a cena in un elegante ristorantino sul mare abbastanza lontano da casa. La mandai a prendere con un taxi per evitare che già durante il tragitto in auto non riuscissi a resisterle.

Quando varcò la porta del ristorante io ero già seduto al tavolo da un po’ e restai senza fiato. Ma non solo io. A più di 50 anni mia madre era ancora quella che può definirsi tecnicamente una grandissima figa. Una cavalla purosangue che qualunque uomo, di qualsiasi età, avrebbe voluto montare. Anche se quell’uomo era suo figlio. La sua falcata sicura, il suo profumo, il suo sguardo, il suo modo di muovere i capelli, di sedersi. Perfino il suo modo di mangiare. Tutto in lei era profondamente erotico. Durante la cena non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Arrivati al caffè pagai velocemente il conto. Non vedevo l’ora di riscuotere il mio premio.

Uscimmo dal ristorante a braccetto, le aprì da vero gentiluomo la portiera dell’auto e ci dirigemmo verso un albergo poco lontano in cui avevo prenotato una camera tutta per noi. Nessuno di noi pronunciò una parola. La tensione erotica era sempre più palpabile, insieme all’inevitabile imbarazzo che una situazione del genere crea.

Entrati in camera mi accomodai su una sedia mentre mia madre era per la prima volta incerta sul da farsi. La guardai negli occhi: “Spogliati per me, mamma”. Lasciò sfilare a terra l’abito con una sola mossa restando in intimo e tacchi. Le chiesi di avvicinarsi e allungai una mano sul suo culo palpandoglielo con decisione.

“Succhiami il cazzo”, le ordinai facendola inginocchiare tra le mie gambe. Mamma si mise subito all’opera slacciandomi i pantaloni e abbassando i boxer. Quindi iniziò a baciare e leccare il mio cazzo già duro guardandomi negli occhi. Stavolta però il pompino non sarebbe bastato e lei lo sapeva.

La sollevai, mi alzai e la feci sedere al posto mio sulla sedia. Le sfilai gli slip, quindi le spalancai le gambe con le mani lasciando la sua fica oscenamente aperta alla mia vista. Mi inginocchiai, la guardai negli occhi e iniziai a leccare partendo dall’interno coscia.

Leccai avido la fica di mia madre già bagnata. Sentire il suo sapore nella mia bocca era un sogno che diventava realtà. Mamma iniziò a vibrare di piacere mentre la lavoravo con profondi colpi di lingua finché non strinse la mia testa tra le sue gambe e raggiunse il primo orgasmo della serata.

A quel punto fu lei a prendere l’iniziativa. Mamma si alzò dalla sedia, mi spinse sul letto e si impalò letteralmente sul mio cazzo facendolo entrare per la prima volta nella sua fica. Mia madre iniziò a cavalcarmi tenendosi aggrappata con le mani alle mie spalle. Quindi si avvicinò e mi baciò guardandomi negli occhi. Continuammo a scopare in quella posizione per qualche secondo, poi la girai sul letto. Adesso io ero sopra di lei e affondavo i colpi con forza. Nella stanza si sentiva il rumore dei nostri corpi che sbattevano l’uno contro l’altro e un forte odore di sesso. I nostri piaceri che si univano fino a diventare uno solo.

“Voglio il culo”, le sussurrai all’orecchio. Mamma si mise a 90 sul letto mentre io mi posizionai dietro di lei. Le accarezzai le natiche, le schiaffeggiai e quindi finalmente la inculai. Entrai piano, poi sempre più in fondo fino ad affondare con decisione. Mamma reggeva bene, ansimando più di piacere che di dolore, segno che il sesso anale per lei non era un tabù. Sapere che mia madre dava il culo senza problemi mi fece uscire di testa. Accelerai sempre di più il ritmo ma quando sentì di essere al limite mi sfilai e la feci voltare rapidamente.

Mamma era sdraiata sotto di me mentre io in ginocchio sborrai copiosamente riempendole il viso. Il mio sperma la raggiunse dai capelli, fino al mento. Quando anche l’ultimo schizzo uscì dal mio cazzo mamma aveva la mia sborra sulla fronte, negli occhi, sulle labbra. Vederla completamente ricoperta con lo sperma che le colava sulle tette fu uno spettacolo unico. Dopo qualche minuto si alzò per andare in bagno e ripulirsi al meglio.

Passammo la notte a scopare in ogni modo. Mamma raggiunse più volte l’orgasmo, mentre io venni altre tre volte riempendole fica, culo e bocca. Quindi ci addormentammo sudati e sfiniti. Quando mi svegliai mamma non c’era più ma sul comodino trovai un bigliettino: “Auguri, dottore!”.
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