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IL POMPINO AL SECCHIONE


di leius06
19.02.2020    |    40.390    |    6 9.6
"Il sangue mi si gelò nelle vene..."
Era un freddo pomeriggio d'inverno di qualche anno fa quando io, liceale timido ed introverso senza alcuna esperienza in campo sessuale, finalmente ebbi il primo contatto con l'universo femminile.

A sorpresa la ragazza più bella della mia classe e forse di tutta la scuola qualche giorno prima si era avvicinata a me, il classico secchione sfigato che le faceva regolarmente copiare le versioni ed i problemi di algebra. Mentre io prendevo il quaderno dallo zaino, pronto come sempre a concederglielo devoto, però stavolta Manuela mi rivolse la parola: "Giovedì pomeriggio vengo a studiare da te".

Il sangue mi si gelò nelle vene. Rimasi immobile per qualche secondo. La lingua era improvvisamente paralizzata ed il viso pallido come quello di un cadavere. Manuela mi sfilò il quaderno dalle mani e sorrise beffarda prima di allontanarsi rapidamente seguita dal solito gruppetto di amiche con cui rideva di me giornalmente. Quando riuscì a realizzare ciò che era appena successo iniziai a pensare cosa potesse esserci dietro alla strana richiesta di Manuela.

La possibilità che avesse deciso davvero di mettersi a studiare era da escludere. I libri erano da sempre all'ultimo posto nella sua scala di interessi e la cosa non sarebbe mai cambiata. Quindi cosa voleva davvero da me Manuela? Per quale motivo la ragazza più figa dell'istituto alla quale tutti i ragazzi che conoscevo avevano dedicato decine di seghe voleva venire proprio a casa mia?

Queste domande mi frullarono in testa qualche ora distraendomi dallo studio ma una volta solo nella mia cameretta il pensiero di avere Manuela seduta accanto a me, magari scollata e truccata così come a scuola, fece lo stesso effetto che avrebbe fatto a qualsiasi mio compagno di classe e quasi senza accorgermene mi trovai col cazzo in mano.

Non era la prima volta che mi toccavo per Manuela, anzi. Negli anni trascorsi insieme in classe avevo immaginato praticamente di tutto e mi ero masturbato furiosamente decine e decine di volte su di lei. A casa o perfino a scuola.

Resistere alla sua prorompente fisicità adolescenziale, ai suoi modi da gatta e al suo sguardo già da donna era praticamente impossibile per qualsiasi essere di genere maschile. Tanto che anche i prof spesso non riuscivano a nascondere l'attrazione nei confronti di quella ragazza che sembrava nata apposta per turbare i sogni di ogni uomo. E lei non faceva nulla per evitarlo.

Neppure nei miei sogni però avrei sperato che un giorno Manuela sarebbe entrata in camera mia e mai avrei immaginato cosa sarebbe successo tra noi quel pomeriggio. Quando suonò il campanello chiesi a mia madre di restare chiusa in cucina e non uscire per nessun motivo, poi andai ad aprire. Appena la vidi dimenticai in un secondo tutto quello che mi ero preparato nei giorni precedenti.

Manuela quasi fu costretta a spingermi di lato per entrare in salone e si sfilò il giubbotto. Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Indossava un maglioncino con un'ampia scollatura a V che lasciava intravedere il suo seno prosperoso. Quando si girò per dirigersi verso la mia camera notai subito il suo culo alto e sodo esaltato dai fuseax attillatissimi. Ai piedi un paio di sneackers: "Andiamo?".

Una volta seduti iniziai ad aprire il libro di latino ma il mio sguardo cadde subito nella scollatura di Manuela e sentì il cazzo crescere rapidamente dentro i pantaloni. Indossavo una tuta molto larga ma era come se fossi nudo davanti a lei. Ogni volta che incrociavo i suoi occhi avevo l'impressione che sapesse già tutto. Cercai di concentrarmi sullo studio ma era inutile. L'unico modo per riuscirci era andare in bagno a scaricare la mia eccitazione e stavo quasi per farlo quando sentì improvvisamente una mano posarsi all'altezza del mio cazzo. Sbirciai sotto la scrivania e no, non era un sogno: la mano che mi massaggiava lentamente da sopra i pantaloni era quella di Manuela.

Non potevo crederci. Perché lo stava facendo? Perché proprio a me? Mentre mille domande affollavano la mia testa mi girai verso Manuela ma non c'era più. Sentì improvvisamente due mani che mi abbassavano in un solo colpo pantaloni e boxer. Lei si era inginocchiata sotto la scrivania proprio nella posizione in cui l'avevo sognata per anni. E fece esattamente quello che avevo sognato per anni.

Il mio cazzo svettava verso l'alto quando Manuela iniziò a leccarmelo partendo dalla base dell'asta e arrivando fino alla cappella già umida. Prima di allora mai nessuno a parte me lo aveva neppure sfiorato. Quel giorno mi ero masturbato già due volte ma nonostante questo sapevo che non avrei resistito molto alla sua bocca. Manuela intanto continuava ad alternare baci e leccate.

Non era la prima volta che succhiava un cazzo, ma questo già lo sapevo e la cosa se possibile mi eccitava ancora di più. Tanto che dopo pochi secondi sentì fortissimo lo stimolo di venire. Provai a trattenermi il più possibile pensando a tutte le disgrazie che mi vennero in mente ma quasi subito capì che non sarebbe servito.

"Non resisto più...". Cercai di avvertire Manuela ma lei sollevò per un attimo gli occhi verso di me senza mai mollare la presa sul mio cazzo. Continuava a succhiare vorace finché il primo schizzo non le arrivò dritto in gola e fu proprio in quel momento che ricordai di non avere chiuso la porta a chiave. Il momento in cui mia madre la spalancò portando un vassoio con la merenda.

La scena che le si presentò davanti agli occhi era inequivocabile: suo figlio seduto alla scrivania con i pantaloni abbassati mentre la compagna era inginocchiata davanti a lui col cazzo in bocca intenta a fargli un pompino. Il suo primo pompino.

Io provai a rivestirmi rapidamente ma Manuela rimase immobile tra le mie gambe a succhiarmi fino all'ultima goccia di sperma come se nulla fosse successo. Mia madre mi fissò un attimo negli occhi, posò il vassoio sulla scrivania e uscì chiudendo la porta alle sue spalle: "Scusate....".

Manuela continuò a leccarmi il cazzo ancora per qualche secondo, poi finalmente si alzò e si rimise seduta accanto a me. Solo allora guardai a terra e notai che non c'era nessuna traccia di sperma. Quindi mi voltai verso di lei: aveva la bocca vuota! Manuela non solo mi aveva appena fatto il primo pompino ma non si era fermata neppure quando era entrata mia madre e aveva ingoiato fino all'ultima goccia.

"Mi accompagni alla porta?". Non avevamo tradotto neppure un rigo della versione di Catullo ma evidentemente la missione di Manuela era compiuta. Mi tirai su boxer e pantaloni, quindi la seguì in salone dove aveva lasciato il giubbotto e trovammo mia madre seduta sul divano a guardare la tv.

"Arrivederci signora". Manuela la salutò come se poco prima la stessa donna non l'avesse sorpresa a succhiare il cazzo di suo figlio mentre io tenevo lo sguardo fisso sul pavimento.

Appena lei uscì tornai velocemente in camera e quella sera non ebbi neppure il coraggio di cenare insieme a mia madre. L'immagine di Manuela inginocchiata a spompinarmi mi costrinse a masturbarmi altre due volte durante la notte. La mattina dopo, prima di andare a scuola, trovai la colazione pronta sul tavolo della cucina e un biglietto scritto da mia madre: "Scusami per avere violato la tua intimità, non succederà più".

Ora però il mio unico pensiero era capire perché. Perchè Manuela aveva deciso di venire a casa mia e farmi un pompino? Perché non si era fermata quando mia madre era entrata in camera? Sapevo di non piacerle e sapevo che quanto successo non avrebbe cambiato il nostro rapporto. Io per lei sarei sempre stato il secchione dal quale copiare i compiti e lei sarebbe rimasta l'oggetto delle mie seghe quotidiane.

A rispondere alle mie domande, seppure involontariamente, fu la stessa Manuela. Durante la ricreazione infatti la seguì e mi nascosi per ascoltare la conversazione con le sue amiche. Ad un certo punto vidi Manuela tirare fuori il suo smartphone e mostrarlo alle altre: "Ecco la prova, ho vinto".

Questo ero stato per lei. Una scommessa da vincere con le amiche. L'ennesimo trofeo da mostrare. Manuela quindi raccontò per filo e per segno quanto successo compreso l'ingresso di mia madre che scatenò l'ilarità generale. Raccontò tutto tranne un unico dettaglio: Manuela non confessò alle sue amiche com'era finito quel pompino. Non disse a nessuna che invece di farmi venire a terra aveva ingoiato fino all'ultima goccia della mia sborra.

Nei mesi successivi, fino al giorno della maturità, il pensiero di Manuela che mi succhiava il cazzo inginocchiata sotto la scrivania continuò ad essere l'oggetto principale delle mie seghe. Il sogno era diventato realtà. E ancora non sapevo che sarebbe stato solo l'inizio....
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