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La figlia camgirl parte 8


di leius06
15.01.2023    |    4.383    |    0 9.7
"Quindi accese la luce, prese un pacchetto di fazzoletti che tenevo sempre sul comodino e mi ripulì la pancia..."
Sonia, come da accordi, si sarebbe fermata da me solo una settimana ma come quasi tutte le donne del mondo portò con sé valigie sufficienti per sei mesi. La madre non si oppose al suo momentaneo trasferimento anche se in tanti anni era la prima volta che mia figlia decideva di dormire da me.

Aiutai Sonia a sistemare le sue cose nella camera degli ospiti, quindi andò in bagno a farsi una doccia. Saperla a pochi metri da me, completamente nuda, risvegliò immediatamente il mio cazzo. La tentazione di aprire la porta del bagno ed entrare era forte. Provai a resistere finché non sentì la voce di mia figlia: “Papinooo”.

Corsi verso il bagno e bussai: “Posso?”.

“Entra, entra” rispose Sonia dall’altra parte.

Mi trovai davanti lo spettacolo più bello della mia vita. Mia figlia completamente nuda, con i capelli raccolti e tutta insaponata. Avrei voluto spogliarmi ed entrare nella doccia con lei ma non lo feci. Continuavo a fissarla e sotto la tuta l’erezione era ormai visibile.

“Papino, mi lavi la schiena?” mi chiese Sonia aprendo leggermente il box doccia e porgendomi la spugna.

Rimasi immobile per qualche secondo, poi allungai la mano, presi la spugna e iniziai lentamente a passarla sulla schiena di mia figlia. Continuai per qualche minuto, finché l’eccitazione non prese il sopravvento.

Lasciai cadere la spugna, presi il barattolo del bagnoschiuma, me ne versai un po’ sul palmo e continuai a massaggiare la schiena di Sonia con le mani scendendo fino al culetto che palpai vigorosamente.

A quel punto mia figlia si voltò. Avevo le sue tette a pochi centimetri. La guardai un attimo negli occhi. Poi allungai le mani e presi in mano i suoi seni. Era la prima volta che potevo toccarli. Non erano troppo grandi, ad occhio una terza scarsa, ma erano sodi, pieni, alti. Come solo quelli di una diciottenne possono essere.

Scesi con le mani sulla sua pancia, ma quando provai a scendere ancora Sonia mi fermò improvvisamente: “Ora è meglio che torni di là…ti raggiungo tra poco”. A che gioco stava giocando? Ero eccitato ed incazzato. Mi allontanai e uscì dal bagno.

Andai in cucina a farmi un caffè. Dopo pochi minuti sentì di nuovo la voce di mia figlia: “Ne offri uno anche a me?”.

Sonia era appoggiata allo stipite della porta, piedi scalzi, accappatoio e asciugamano avvolto sui capelli. Ma quanto era bella? Le preparai il caffè e glielo porsi. Sonia lo bevette tutto di un sorso, quindi mi guardò maliziosamente negli occhi, sorrise e lasciò scivolare lentamente l’accappatoio a terra. Era di nuovo nuda davanti a me.

Mia figlia salì sul tavolo della cucina e allargò oscenamente le gambe nella mia direzione: “E’ tua, prenditela”. In quel momento avrei potuto scoparmela selvaggiamente e chiudere quel gioco perverso. Ci pensai, ma non lo feci.

Mi avvicinai a Sonia, mi inginocchiai davanti a lei e infilai la testa tra le sue gambe. Affondai il naso godendomi la sua fighetta profumata. La guardai negli occhi, quindi iniziai a leccarla. Prima solo qualche rapida slinguata, poi affondai il colpo. Mia figlia iniziò ad ansimare, tremava. Stava per godere. Non mi fermai finché Sonia non lanciò un urlo e stringendo la mia testa tra le sue gambe raggiunse l’orgasmo.

Mi alzai, mia figlia restò sdraiata con i gomiti poggiati per qualche secondo. Ci guardammo, quindi scese dal tavolo, raccolse l’accappatoio da terra e si diresse verso la camera degli ospiti senza dire una parola.

Era domenica, Sonia non aveva impegni particolari e neppure io. Cucinai per entrambi, intorno alle 13 ci sedemmo a tavola. Mia figlia indossava un leggins aderente e una felpa larga, piedi rigorosamente scalzi. Era sexy anche così, almeno ai miei occhi. E io non avevo ancora sfogato l’eccitazione della mattina. Guardarla mangiare contribuiva ad aumentare il mio grado di eccitazione. Non riuscivo a staccare gli occhi da quelle labbra. Non potevo resistere a lungo.

Mi alzai improvvisamente dirigendomi verso Sonia che rimase seduta al suo posto. Mi guardò. Aveva capito cosa stava per succedere: “Fammi vedere quanto sei maschio, papino”.

Abbassai in un solo colpo pantaloni della tuta e boxer, il cazzo svettò duro a pochi centimetri da Sonia. Presi mia figlia per la nuca e le infilai il pene in bocca tenendo le mani sulla testa di Sonia e spinsi leggermente. Stavo scopando la bocca di mia figlia.

“Succhiamelo, troietta. Succhia il cazzo di papà” sussurrai completamente preso dal piacere. Non capivo più niente. Spinsi ulteriormente la testa di Sonia. Il mio cazzo era ormai quasi per intero nella sua bocca. Respirava a fatica. Mollai la presa.

Mia figlia respirò a pieni polmoni. Saliva e umori le colavano dalle labbra. Mi guardò: “Questo è tutto quello che sai fare, maiale?”.

La presi di nuovo per la testa a piene mani, glielo infilai in gola e spinsi un paio di volte a fondo finché non esplosi tutta la mia sborra: “Bevila, puttana”. Quando mollai la presa Sonia tossì. Ansimava. La guardai e mi sentì improvvisamente una merda. Avevo usato mia figlia come una troia. Le avevo letteralmente scopato la bocca. Quella ragazzina mi faceva perdere il controllo.

Scappai via lasciandola seduta in cucina a riprendere fiato.

Nel pomeriggio Sonia doveva incontrarsi con un gruppo di amici: “Ci vediamo dopo cena”, mi avvisò prima di uscire. Io sbrigai qualcosa di lavoro al pc, quindi mangiai velocemente e mi misi comodo sul divano aspettando il suo rientro.

Intorno alla mezzanotte sentì il rumore della porta e dopo qualche secondo Sonia si presentò in salotto. Mia figlia indossava un maglioncino rosa con generosa scollatura e jeans attillati. Mi raggiunse sul divano sfilandosi i tacchi: “Che male”.

Sonia si distese e allungò i piedi nella mia direzione: “Mi fai un massaggio papino?”. Presi i suoi piedini smaltati di rosso tra le mani e iniziai ad accarezzarglieli, illuminati solo dalla luce della tv accesa. Il cazzo era di nuovo duro sotto i pantaloni.

“Andiamo a letto?” mi chiese all’improvviso mia figlia.

Spensi la tv e ci alzammo entrambi dal divano. Sonia camminava davanti a me, come sempre lo sguardo mi cadde sul suo culo. Arrivammo davanti alla mia camera, mia figlia si girò verso di me, sorrise ed entrò. Cazzo, avremmo dormito nello stesso letto! Ammesso che sarei riuscito a chiudere occhio.

Sonia si spogliò rapidamente, tolse anche il reggiseno e si infilò sotto il piumone. Mia figlia era nel mio letto e indossava solo un perizoma. Mi fermai qualche secondo, finché non fui risvegliato dalla sua voce: “Papino, vieni a letto?”.

Mi spogliai anche io rimanendo in boxer e la raggiunsi sotto le coperte. Sonia si avvicinò, mi stampò un bacio sulla guancia e mi augurò la buonanotte. La guardai, quindi spensi la luce e cercai di prendere sonno. Il mio cazzo però non voleva saperne di rilassarsi. L’indomani dovevo andare a lavoro, non potevo restare sveglio tutta la notte.

Senza accendere la luce mi sfilai anche i boxer e iniziai a masturbarmi lentamente. Pensavo che mia figlia già dormisse e non volevo svegliarla finché la sua mano raggiunse il mio cazzo: “Shhh, ci penso io, rilassati”.

Sonia mi fece una sega dolcissima. Potevo sentire il suo profumo e a un certo punto allungai la mano sul suo culo. Nella penombra vedevo il viso di mia figlia, era a pochi centimetri dal mio. Ci guardammo intensamente negli occhi, Sonia sorrise e finalmente ci baciammo. Un bacio lungo, passionale, intenso. Un bacio che aspettavo da mesi ormai. Sborrai intensamente tra le sue mani: “Oh, papino…”.

Mia figlia continuò a segarmi finché anche l’ultima goccia di sperma non era fuoriuscita dal mio cazzo. Quindi accese la luce, prese un pacchetto di fazzoletti che tenevo sempre sul comodino e mi ripulì la pancia.

“Ora dormiamo però”, mi diede un ultimo bacio sulle labbra, spense la luce e si girò dall’altra parte.

Nudo e appagato, finalmente anche io riuscì a chiudere gli occhi. La prima giornata con Sonia era finita nel migliore dei modi.
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