Lui & Lei
Amor che vien amor che va!


17.05.2024 |
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"Assaporò con tutta se stessa quel momento tanto atteso..."
Salvatore tornava che ancora non era l'alba, dopo aver trascorso una settimana di dura pesca. Non era andata male, ma neanche bene. Il lavoro era duro e spesso insopportabile. Sudato, stanco, dopo aver salutato i “fratelli”, dal porto, si avviò verso casa. Ma non resistette alla voglia di passare sotto il balcone di “quella”. Fu una sorpresa vedere le imposte spalancate e la luce spenta. A quell'ora c'era sempre qualcuno. Che grandissima puttana! Quasi quasi ... se era sola, un salutino lo meritava. Era o no il suo preferito! Salvatore era un uomo piacente e lo sapeva. Le femmine se lo mangiavano con gli occhi. Provò a bussare ma non udì risposta. Non c'era. Deluso ripiegò su casa.
Natuzza lo aspettava come sempre in piedi. Se la sosta si fosse prolungata l'avrebbe trovata accasciata sul divano, vestita come era. Povera donna. Quasi una bambina, lo amava più della propria stessa vita. Aveva fatto follie pur di averlo. S'era fatta sedurre grazie alla sua avvenenza e poi l'aveva “inguaiato”. Salvatore non aveva avuto alternative. Matrimonio. Ma figli per ora non ne erano arrivati. Lui non se ne lamentava.
Il rito del ritorno si ripetè: lei felice come un bambino con il proprio giocattolo, lo abbracciò forte, lo baciò e lo fece sedere a tavola. La colazione abbondante e rustica era saporita e una gioia per le fauci secche del pescatore. Natuzza lo guardava mangiare e sentiva appagare il suo sentimento di amore sincero.
E anche altro.
I profondi occhi del pescatore, il guizzare della luce notturna su quei muscoli tesi, lo scuro torace... Natuzza si sedette sul divano lasciando che la veste, sollevandosi, scoprisse un ampio e baluginante lembo di coscia. I capelli lughi sciolti e lo sguardo fisso accesero la voglia di Salvatore.
Smise di mangiare, si alzò e avanzò verso lei. Si sbottonò i pantaloni, prese le cosce della donna fra le mani, alzandole, e le spinse contro il suo turgore. Natuzza spalancò gli occhi e aspirò l'aria nell'esatto momento in cui sentì il marito entrare, con rudezza, senza esitazione. Il fiato le si bloccò e gli occhi si chiusero. Assaporò con tutta se stessa quel momento tanto atteso. Fecero l'amore in fretta. Lui aveva l'odore del sudore e del mare. Lei della lavanda. Lui cercò ristoro e pace. Lei riempì la sua vuota solitudine.
Dopo il bagno Salvatore si scaraventò sul letto e dormì. Si svegliò di pomeriggio. Santuzza gli era accanto.
"Ma sei rimasta da stanotte a fissarmi?" le chiese.
" Ehhh, se! -bofonchiò lei- ma dai! Sono le 5 di pomeriggio, sapessi quante cose ho fatto da stamattina. Sapevo che ti saresti svegliato ora e non mi volevo perdere il momento".
Tutto questo affetto a Salvatore poteva pure far piacere, però a volte esagerava. Aveva dei pensieri e lei ne ostacolava il libero transito. Si sentiva soffocare.
"Sai che hanno mandato via quella?" disse lei ad un tratto.
"Chi quella?" si incuriosì lui, accigliandosi. Aveva perfettamente capito a chi si riferisse la moglie e la notizia rivestiva per lui una importanza ben maggiore di una semplice curiosità. Salvatore era padrone di sé e ...dell’omertà.
"Bocca di Rosa!"Affermò infine lei, con esitazione, scrutando lo sguardo di Salvatore.
"Era ora. Non se ne poteva più di questo scandalo. Un paese così onorato con una donna come quella."
Salvatore, che nel frattempo si era alzato facendo finta di cercare i vestiti, in realtà per evitare lo sguardo indagatorio della moglie, annuì semplicemente, fingendo una finta vaga curiosità.
Così era stata costretta ad andare via, pensava. Chissà cosa avranno mai escogitato queste vipere.
" Ma in che senso l'hanno mandata via? Natuzza... poi che minghia vi avrà fatto mai che ce l'avete tutti con quella poveraccia?”
Cercava di darsi un tono e allo stesso tempo di ricavare le informazioni che desiderava.
Quella, “bocca di rosa”, come era stata subito nominata per la notoria perizia con la quale usava le sue labbra, era arrivata in paese da circa un mese; poco c’era voluto a notare per il comportamento e l’abbigliamento disinibito. Era una puttana. Ma era bella. Era generosa. Era speciale. Gli uomini impazzivano. E le mogli si incazzavano. Ma “quella” era anche una donna furba, di grande intelligenza… e non le faceva paura nulla!
Sfrontata e seducente, era colma di bontà per chiunque le mostrasse benevolenza, uomo o donna che fosse. Ma sapeva essere sferzante rispetto alle male lingue. D'altro canto tutti gli uomini di potere le erano cascati fra le cosce e non temeva nulla.
Come diavolo avranno mai fatto queste invidiose arpie a farla andare via? Questo pensava Salvatore.
"Giustina!" echeggiò Natuzza.
Ah! Giustina. C'era lo zampino di Giustina. Eggià, doveva immaginarselo. Solo una traviata poteva essere all'altezza.
Quante volte da ragazzi si erano lasciati e poi ripresi. Avevano un trascorso burrascoso e passionale, Salvatore e Giustina, di cui Santuzza ignorava completamente. Ancora ragazzo, Salvatore si era preso una cotta per la sottana di Giustina. Questa aveva almeno 10 anni in più. Salvatore s'era invaghito e la tormentava. Lei all'inizio lo trattava con sufficienza, non se lo filava. Ma poi pian piano, prima s'era fatta l'abitudine, poi gli aveva addirittura concesso l'onore di una “cavalacata”. Salvatore s'era legato ancora di più. E a Giustina questa cosa non dispiaceva al punto che cominciò a stuzzicarlo sul piano della gelosia. Quando lui si infuriava lei faceva finta di incavolarsi e gli diceva che non lo sopportava. In realtà quel desiderio l'assaliva e le catturava l'anima. Aveva finito per innamorarsene. Ma tutto doveva rimanere nascosto. Facevano l'amore nei posti più strani, e di posti strani, fuori dal paese, ce ne erano tanti. Quello più frequente era il cimitero. Di notte. Il freddo del marmo sotto al culo le dava un piacere particolare.
La relazione durò a lungo, in modo tormentato, con alterne tensioni e attaccamenti. Lui era diventato un uomo e lei pian piano invecchiava. A lui la passione lasciò il posto all'indifferenza. A lei l'amore si trasformò prima in attaccamento morboso, poi, in profonda e amara delusione. Così, senza che se ne rendesse conto, avendo rifiutato ogni proposta onesta di fidanzamento, s'era invecchiata, avvilita, incattivita. Salvatore non la degnava di nessuna considerazione.
"Giustina ha spiegato a tutte che dovevano avanzare regolare denuncia, denuncia per ...malcostume, aiutami a dire, insomma donna di malaffare che diffama l'onore del paese, loro sono andate dai carabinieri. Maria, la moglie del macellaio, ha costretto il marito a confessare davanti all'appuntato. Lei fa la professione. Adescamento!"
Nella testa di Salvatore rimbombò una sola muta esclamazione: Stronza!
Era preso dai suoi pensieri e dal tentativo di dissimularli fingendo di guardarsi nello specchietto infisso sopra al porta bacile. Non si accorse delle manovre della donna se non quando ne avvertì sulla schiena i turgidi capezzoli. Il corpo di Natuzza completamente nudo aderì al suo. Senti le natiche avvolte dal suo ventre, la testa di lei che si strofinava con tutta la chioma dei capelli sulle scapole. L'improvvisata sortì l'effetto. Ma ancora più strano fu tutto quello che accadde successivamente. Natuzza lo baciava con labbra leggere, leggemente umettate, con tocchi piccoli e numerosi, sparsi. Mentre baciava parlava.
"Tu ci sei mai stato da quella?"
La domanda non se l'aspettava, o almeno era impreparato a rispondere in una simile situazione. Deglutì. "Ma che dici , Santuzza?"
Lei non sembrava troppo decisa ad ascoltare la verità di Salvatore. Sembrava essere quasi assente. E Salvatore non capiva cosa stesse succedendo. Eccitato dalla sensualità e dalla intraprendenza della moglie, colto nel vivo dei suoi pensieri su Bocca di Rosa, inedite sensazioni percorrevano il suo corpo. Gli pareva di non saperle governare. Preferì non muoversi troppo. Rimase allo specchio, raddrizzando la schiena. Pose le sue mani su quelle di Natuzza a loro volta aperte sul suo petto. Completamente nudo oramai mostrava tutto il suo vigore. Dietro di lui, c’era la sua donna, incollata come un mitilo alla roccia.
"Chissà cosa si prova ad essere desiderata da così tanti uomini, essere … presa . Tu non me lo dirai mai se ci sei stato. Ma cosa ha quella donna che attrae tanto? E' esperta?"
Le mani dal petto si spostarono in basso, sul ventre, lo accarezzavano piano. Finalmente afferrarono il suo membro dritto come una canna di fucile. Salvatore socchiuse gli occhi.
Il ricordo di “quella” gli si parò davanti alla mente, senza chiedere permesso. Si ricordò di quando la prese in piedi, da dietro, mentre quella inarcava la schiena poggiata all'anta dell'armadio, l'anta con lo specchio; si ricordò del viso di lei specchiato nell’alone del respiro e lo spuntare del suo stesso viso riflesso da dietro. Pensò alle mani che ella teneva poggiate su quello specchio, alle orme che vi lasciò impresse e che poi scrutò a lungo mentre, tornati a letto, la penetrava. L'immagine nel ricordo era vivida: mentre erano poggiati all'anta, in una monta animalesca, ne ammirava la schiena, il culo rotondo, le ascelle e l’oscillare delle tette. Quella donna del peccato, inarcata e protesa indietro, mentre il suo viso frontale allo specchio vi si rifletteva dentro, i palmi incollati alla superficie fredda e indifferente dell'anta. Quelle orme impresse non le avrebbe più dimenticate. Il viso di lei e le smorfie di leggero dolore della sodomia. Meraviglioso e perfetto corpo da monta, tanto che non gli pareva vero di averlo fra le mani, di penetrarlo. Quella non guardava che se stessa, fissa dritta nei suoi stessi occhi. Sembrava assente all'amplesso. No, al contrario, sembrava che lui era assente mentre il proprio stesso corpo era ridotto a mero strumento di autocompiacimento di “quella”. E ora gli balzava alla mente anche quella curiosità stranissima che ebbe in quel momento guardando il piacere di lei: la curiosità di sapere cosa si sente ad essere posseduti da dietro, essere impalati. E, ora, la sua innocente, piccola, sprovveduta Santuzza gli era dietro. Colse la similitudine dello straniamento, perfettamente ribaltato, nel sentirsi le natiche incollate al pancino di Santuzza. La linea sinuosa del ventre al quale combaciava perfettamente. Un sospettoso piacere lo pervadeva. Stordito si rendeva conto di essere incapace di volere o fare qualcosa. L'effetto aumentava, man mano che Santuzza parlava proprio di quella: ne parlava con curiosità. Quasi sembrava averne ammirazione. Nonostante sospettasse della tresca.
Salvatore non poteva immaginare di perdere la presenza di Bocca di Rosa. L'indomani avrebbe sentito gli altri. Avrebbe saputo da qualcuno. Il Sagrestano, chi meglio di lui poteva sapere, quello schifoso. Di sicuro sapeva. Gli avrebbe detto dove se ne era andata. L'avrebbe raggiunta da qualche parte. Ah! Quanti alla stazione successiva Bocca di Rosa eh? Quanti altri amanti avrai lì!
Ma ora Santuzza lo prendeva. Lo masturbava. Immaginava Santuzza che Salvatore in quel momento pensava a Bocca di Rosa? E lui, in quel momento, per chi o per cosa era eccitato.
Era confuso. Sentiva di scoppiare. Sentiva che il terreno gli mancava sotto i piedi. Non aveva più certezze.
Si girò all'improvviso. La vide in faccia. Natuzza era trasfigurata. Era una femmina vogliosa, ma non di lui. Sbalordito, Salvatore si rese conto che in quel momento davanti a Santuzza poteva esserci qualsiasi uomo. Santuzza come Bocca di Rosa. Una puttana. Il desiderio, la gelosia, e il sospetto si mescolarono nella sua mente. Si avventò sul corpo di Santuzza, la trascinò sul letto e la penetrò improvvisamente. L'amore durò tanto. Lungo e intenso. Sembrava non aver fine. Lei era avvolgente come il polipo del mare. Cominciò a immaginarla con tanti uomini. Immaginò i suoi amanti. Si sentiva preso dai flutti di una tempesta. Si perse fra le onde di quella bufera d'amore.
Bocca di rosa se ne era andata. Ma aveva lasciato il segno.
Quel paese, non sarebbe più stato lo stesso.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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