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Lui & Lei

L'ultima volta di Maria


di pollicino
29.08.2023    |    307    |    0 6.0
"Con una lentezza esasperante, quasi a volersi gustare ogni eventuale altra "sorpresa", vennero alla luce dei fianchi stretti ma belli, e subito..."
1. Premessa.

Siamo praticamente arrivati alla fine della vicenda tra Maria e suo figlio Alberto. Tanta acqua sotto i ponti è passata, fino alla richiesta della donna di avere un figlio dal giovane e di fuggire con lui lontano da quell'ambiente tossico e che era divenuto invivibile.
Ma Alberto si era dimostrato ancora immaturo, e così alla fine, a malincuore, lei si era rassegnata.
Non così, però, Alberto, che - a 21 anni - continuava a vedere sua madre ( che lo aveva iniziato ai piaceri della vita tirandolo fuori dalla depressione) come una "macchina da sesso", per se e per coloro che approfittandone gli davano indirettamente piacere.

Era la vigilia di Capodanno, e quella mattina Alberto si era svegliato con il pressante desiderio di organizzare qualcosa di speciale insieme alla donna che lo aveva generato.
Perciò, entrò nella sua camera e la trovò ad occhi chiusi e completamente svestita. Il suo corpo nudo non aveva mai smesso di essere una attrattiva potentissima per il ragazzo.
Si approssimò al talamo, si sedette sul ciglio con leggerezza per non rovinare tutto, non volendo che Maria aprisse gli occhi, e il suo sguardo era calamitato da lei ogni istante di più.
Sentiva il suo respiro leggero, e il suo petto e il suo ventre sollevarsi e abbassarsi ritmicamente, e ogni tanto sospirava.
Evidentemente, Maria si era accorta della sua presenza, e così decise di rompere gli indugi. Posò tremebondo il palmo aperto della mano sulla folta pelliccia corvina del basso ventre di lei carezzandolo, scendendo fino a percorrere tutta la fessura vaginale ed accorgendosi che era già ricoperta del suo vischioso succo.
Alzò lo sguardo, e fu allora che i suoi occhi si fissarono in quelli di sua madre che beata gli sorrideva...
La mano di Alberto, per reazione, strinse con forza il pelo della femmina, e dopo un istante di esitazione le disse:
- "Dio quanto sei bella, mamma!".
E lei, senza profferir parola, guidò la mano del giovane a scendere in profondità nella sua vagina ben lubrificata, come in un fisting estremo. Strinse con forza i muscoli delle cosce, eccitata, e rispose:
- "Sono felice di piacerti... Sapevo che presto saresti tornato su questo campo di battaglia che tanto ti piace... Peccato di non aver suggellato la nostra armonia con un figlio... Ma pazienza, oramai questa è acqua passata... Non pensiamoci più...".
Quelle parole furono per Alberto come una coltellata dritta nel cuore, il quale però volle allontanare quel velo di tristezza.
Non gli ci volle molto per trovare una soluzione, e fulmineamente propose a Maria:
- "Voglio portarti a cena fuori stasera! Tutti devono vederci come una vera coppia... Ti ricordi quel locale in periferia dove andavamo sempre dopo aver scopato come dannati? Si chiamava "Da Gerardo"... Quello così elegante dove ti trattano sempre come una signora? Andremo lì a festeggiare il nostro Capodanno...".
Tirò fuori la mano dalla sacca vaginale della genitrice, se la leccò accuratamente, e la lasciò senza dire una parola...

Così, per madre e figlio iniziò una giornata pregna di attesa, di emozioni, e di riflessioni sul da farsi, che terminò verso le 20, quando Alberto raggiunse la femmina in bagno. Si fermò sulla porta, e anche stavolta non riuscì a fare altro che ammirare una donna non più giovanissima ma che era sempre desiderata.
Maria non aveva nulla addosso, ed era dinanzi allo specchio, il quale rimandava un'immagine fatta di curve e sinuosità che mandarono in estasi il ragazzo.
Fece pochi passi per posizionarsi alle spalle di lei, tanto da riflettere l'immagine di un "pacco" più che evidente, che provocò in lei un gridolino di ammirazione...
Alberto, sulle prime, si sentì lui imbarazzato,e per uscire da quello stato mise le mani sui fianchi di Maria ripercorrendola tutta su fino ad aggrapparsi saldamente alle sue tette.
Poi, accostò la sua bocca all'orecchio di lei e le sussurrò:
- "Sei una svergognata, e per punizione stasera non indosserai la biancheria intima, come una troia, quale tu sei... Vediamo che effetto farai sulla gente...".
Maria era sgomenta, aveva sempre assecondato suo figlio in quel gioco non scritto che tanto gli piaceva, ma questa volta ebbe come un rifiuto, ma lui riprese:
- "No, non dire niente, lo so che stai fingendo... Non ti permetto di indossare nulla più che una camicetta e una gonna al ginocchio... D'altronde, standoti addosso, sento già l'odore forte e penetrante della tua intimità... Chissà cosa diranno quelli che ne proveranno i miasmi... Su, non discutere, sappiamo tutti e due chi sei, stasera lo sapranno anche gli altri: una TROIA".
Lo disse scandendo bene quella parola, consapevole del fatto che entrambi stavano - in un modo o nell'altro - andando su di giri...
Le voltò le spalle e andò a sedersi sul letto per gustarsi tutta la vestizione di quel corpo che però a suo giudizio non avrebbe dovuto essere nemmeno minimamente velato.
E vide Maria chinarsi leggermente in avanti spingendo di contro all'indietro un culo non certo trascurabile, e che con quel movimento separava i glutei mostrando al contempo lo splendido sfintere ottimamente aperto.
Sudava dall'eccitazione il giovane, pregustando ciò che avrebbe cercato di "estorcere" a sua madre.
Completamente nuda, aveva appena indossato un bel paio di eleganti autoreggenti di pizzo nero.
Girò la testa all'indietro per ottenere il consenso di Alberto, come una scolaretta che aveva appena fatto il suo compito, e con un sorriso carico di un leggero imbarazzo.
Allora il figliolo, compiaciuto e la cui libidine stava via via crescendo, le disse:
- "Stasera non mi scappi, ti farò sentire donna come mai nessuno ha fatto, ti chiaverò come una troiaccia si merita, così profondamente che ti sembrerà che ti entri nello stomaco... Guarda, al solo pensiero, ho già un bastone d'acciaio tra le gambe!".
Maria abbassò lo sguardo, mentre una lunga teoria di goccioline trasparenti e viscose le scendevano lungo le gambe: anche lei, senza volerlo ammettere, era in uno stato di eccitazione sublime, ma che per un "gioco" dei ruoli trasfigurava in un timore da scolaretta alle prime esperienze...
- "Farò tutto come vuoi, come sempre", ribatté con un fil di voce.
Poi, prese dall'armadio un reggiseno senza pretese, di quelli che ogni donna indossa quotidianamente, ma Alberto la bloccò perentorio:
- "No! Quello no... E neanche le mutandine... Questa sera, mi piace che ogni maschio metta i suoi occhi sul tuo bellissimo corpo, che immagini di poterti avere, e perché no che uno su mille possa realizzare questo sogno... Insieme a me, naturalmente...".
Maria rimase interdetta per qualche istante, ma non era abituata a contraddire il giovane, e così ripose la biancheria intima al suo posto.
Alberto, da parte sua, aprì il guardaroba e tirò fuori da esso una camicetta bianca di seta elegantissima, e sorreggendola con un solo dito a mo' di appendiabiti gliela porse:
- "Indossala. Sarai perfetta...".
Maria obbedì tacendo, cominciò ad allacciare bottone dopo bottone fino all'ultimo, e fu allora che lui - alzando una mano come per interrompere quei gesti - le intimò, con un tono di voce quasi demoniaco:
- "Aspetta... Così sembri una collegiale... Sbottonati un po' la camicetta, in modo che si veda bene che sotto non c'è niente...".
E detto fatto cominciò a procedere nell'operazione inversa. Lentamente ma progressivamente, riapparvero porzioni sempre più grandi della sua magnifica pelle, collinette stupende che lasciavano intuire ciò che non si vedeva...
La femmina si sentiva imbarazzata, ma in quel clima di sudditanza che li contraddistingueva, ebbe appena la forza di ammettere:
- "Tu hai sempre ragione, Alberto, da sola mi sentirei persa, solo tu mi conosci così bene da liberami dal mio stupido pudore che ancora mi attanaglia... Spero di non deluderti questa sera, voglio essere come mi sogni...".
- "Non ti preoccupare, mamma, se vuoi sai essere una vera troia da bordello", gli sibilò duro in faccia Alberto, "una puttana autentica, da offrire al miglior offerente... Ma stasera voglio gustarti solo io... Gli altri non potranno che ammirarti!".
Le diede un buffetto sulla guancia, si scostò da lei e continuò:
- "Ora non perdere tempo, vediamo la gonna!".
La donna aveva le calze che le arrivavano a mezza coscia, si guardò e poi sbarrò gli occhi, e interrogando con lo sguardo Alberto poi gli disse:
- "Ma come? Così senza niente?".
Il cuore le batteva forte, ben sapendo che quella domanda aveva già la sua risposta. Infatti, il suo ragazzo prontamente rintuzzò:
- "Ti ho detto niente intimo... O sbaglio? Una come te deve sentirsi a suo agio in questo modo... E poi la puzza acre della tua fica mi inebria... Scommetto che non sarò il solo ad eccitarmi... Perciò, obbedisci... E vedrai che non te ne pentirai... Sei un semplice corpo per far godere gli uomini, non lo dimenticare mai...".
Le porse l'indumento, una gonna nera al ginocchio, che una volta indossata le dava quel tono di donna sexy ed estremamente elegante.
Per finire, Alberto le indicò una giacchina in lana coprente da mettere sopra la camicia. Le spiegò: - "Quando saremo là, al tavolo, dovrai muoverla in un gioco di vedo-non-vedo... Non ci vorrà molto affinché tutti ti fisseranno gli occhi addosso per spogliarti con il solo sguardo... Ma non ce ne sarà bisogno...". Ridacchiò, immaginando le scene che aveva appena descritto, mentre Maria invece cominciava ad agitarsi imbarazzata...

2. Al ristorante – Il cameriere.

Alberto e Maria si incamminarono verso quella che doveva essere la loro meta...
In auto, il giovane si mise alla guida, mentre sua madre gli sedeva accanto. Era splendida, come sempre, volitiva, e in quella posizione la gonna le era salita un poco. Ma questo non bastava al ragazzo, il quale aveva progetti molto grevi per "festeggiare" il capodanno, tanto che le disse:
- "Mamma, questa è una serata speciale, non vuoi renderla ancora più speciale per me? Siamo o no una coppia? Su, solleva la gonna sopra il sedere, mi piace l'idea che i conducenti delle macchine che incroceremo potranno ammirare la tua pelliccia...Se poi ti bagni da vera vacca come solo tu sai fare, vedranno anche il mio alzabandiera... Dai, non farti pregare, prendimelo in mano...".
E così dicendo Alberto si calò in un sol colpo pantaloni e mutande.
Maria era stata presa alla sprovvista dalla proposta del figlio, ma non è mai stata capace di dirgli di no, e così fece per filo e per segno come le era stato richiesto.
Le parole del ragazzo l'avevano scaldata a sufficienza, i suoi umori grondavano senza sosta sul sedile, mentre reclinata la schiena sulla spalliera del sedile chiuse gli occhi ed afferrò l'asta del membro del suo giovane virgulto.
Cominciò a pompare, mentre la macchina andava ed Alberto emetteva a tratti grugniti che la facevano sorridere di soddisfazione...
Con la mano tirò via il prepuzio fino a farlo scendere allo stremo, scoprendo la carne viva del membro.
Allora Alberto, fuori di testa, la incitò:
- "Forza, spaccami il filetto, non ti vergognare, fai vedere cosa sai fare, fottutissima baldracca! Tutti quelli che ci guardano devono sapere quanto è fortunato il cazzo che hai tra le mani...".
Ma, improvvisamente, la donna mollò la presa e si risistemò la gonna... Chinò lo sguardo e si coprì il volto con una mano, dicendo tra sé e sé:
- "Dio mio che sto facendo! In casa è un conto, ma se ci dovesse scoprire qualcuno che conosce tuo padre?".
Alberto si fermò all'improvviso, quasi inchiodò, tanto che la cappella ancora turgida andò a schiacciarsi tra il suo ventre e il volante...
Bastò poco che gli si ammosciasse, e quando si voltò lentamente verso sua madre – praticamente terrorizzato dalla prospettiva di vedersi rovinata la serata – la femmina era ancora imprigionata nel suo mutismo.
Deluso, sottovoce le disse:
- "Perché? Ma cosa ti è successo? Almeno un pompino dei tuoi me lo potevi fare... Che merda di Capodanno!".
Le infilò con rabbia un dito nella fica e la lasciò senza respiro, poi se lo leccò. Intanto erano arrivati al parcheggio del locale, il giovane si ricompose e scesero dalla macchina.
Si presero per mano, ormai la rabbia era passata, ma Alberto voleva comunque mostrarla a tutti, e Maria era come presa da spasmi alle sue interiora.

All'ingresso del locale, furono accolti da un cameriere che doveva avere più o meno l'età del ragazzo, 21 anni pressappoco.
Costui, si trovò di fronte una donna assolutamente affascinante ed elegante, e – accompagnandoli al tavolo che Alberto aveva prenotato – si accorse subito delle mammelle libere di lei.
No, nonostante la giacchina che copriva, di vedeva che non aveva reggiseno, e l'occhio di colui che doveva essere lì solo a lavorare cadeva a scrutare sotto la camicetta di seta in continuazione…
Dal canto suo, Maria non fece nulla per muovere le tette accrescendo l'eccitazione degli astanti.

Con il passare dei minuti, però, Alberto si rese conto della situazione, e cominciò a meditare tra sé e sé.
Fino a quel momento, la mamma lo aveva lasciato a bocca asciutta, con il pene dolente, per il fatto che quella masturbazione che si preannunciava messaggera di una gran sborrata era finita sul più bello...
Improvvisamente, trovò la soluzione:
- "Sì, come ho fatto a non pensarci prima? Questo stronzetto di cameriere che vorrebbe farsela, sarà il mio inconsapevole alleato... Lo provocherò, e alla fine uscirà fuori tutta la troiaggine di Maria", si disse.
Con una mossa studiata appositamente, Alberto fece in modo che il giovanissimo - espletando il suo lavoro - inavvertitamente, versasse qualche goccia di vino sulla camicetta candida della donna, la quale – per reazione ma quasi senza volerlo – prese il tovagliolo per asciugarsi, provocando la rottura di uno dei pochi bottoni che erano rimasti allacciati.
- "Signora, mi perdoni, non volevo", disse imbarazzatissimo il cameriere, con il cuore che gli batteva forte per paura che se Maria e Alberto lo avessero detto ai titolari sarebbe stato licenziato.
Allora, il figliolo replicò, con l'intenzione di stemperare quella situazione pesante:
- "Dimmi, come ti chiami?".
- "Mi chiamo Simone", si affrettò a rispondere il ragazzo.
E Alberto:
- "Non ti preoccupare, Simone, non è successo niente... Vero Maria?".
La quale, però, prese a muoversi sulla sedia in maniera nervosa.
Ma il figlio continuò a pressare. E chiamato a se il giovane gli sussurrò all'orecchio:
- "Vai da lei, e con il tuo tovagliolo asciugala...".
Poi, guardando Maria:
- "Stai calma, mamma, ora Simone rimedia allo sbaglio...”.
Capito che i due erano madre e figlio, il cameriere rimase ancora più sconvolto, credendo di trovarsi di fronte a una vera coppia... Ma, avuto il "via libera" da Alberto, iniziò il suo lavoro.
E quasi subìto sbarrò gli occhi incrociando lo sguardo di lui, che serafico non lo fermava, anzi.
Il petto della donna era sotto alle sue mani e non sentiva nessun ostacolo... Dove era il reggiseno? Non lo percepiva, e più allargava il suo raggio d'azione e più si avvicinava "pericolosamente" alle mammelle e ai capezzoli della donna. Alberto stava gongolando per lo spettacolo che i due stavano dando, e senza alcun pudore disse:
- "Tranquillo, hai sentito bene... Mia mamma è una troia... Ma tu stasera sei fortunato, puoi toccare tutto liberamente...".
Il ragazzo era confuso, forse era la prima volta che gli capitava di essere a contatto con un corpo femminile, e quindi si ritrasse e si allontanò da quel tavolo con la scusa di dover servire altri.
Maria, piano piano cominciava a capire le intenzioni del figlio, tanto che lo pregò di smettere:
- "Alberto, ti prego, non esagerare, farò tutto quello che vuoi a casa, ma qui mi hai messo in tremendo imbarazzo... Non esagerare...".
Ma il giovane era ormai partito, non poteva e non voleva fermarsi, ed accelerò. E rabbioso replicò alla donna:
- "Adesso fai come dico io: quando il cameriere tornerà al tavolo, tu farai cadere la forchetta a terra, proprio tra le tue gambe...".
- "Ma sei pazzo? Non ho le mutandine, e per di più non mi sono neanche depilata...", esclamò Maria.
Ma non ci fu nulla da fare, e quando Simone fu dì nuovo da loro con un'altra portata, vergognandosi come una ladra, fece esattamente come le aveva ordinato il figlio...
Alberto, richiamando l'attenzione del ragazzo, gli disse:
- "A mia madre è caduta la forchetta... Potresti raccoglierla per favore?".
E lui:
- "Non di preoccupi... Gliene porto subito un'altra".
Ma Alberto, con un sorrisino diabolico, insistette:
- "No, voglio che le raccogli quella...".
Simone non disse più niente, e docile si chinò sotto al tavolo...
Svelto, nel frattempo Alberto si avvicinò a Maria e le disse, in modo da non farsi sentire:
- "Fai finta di niente, solleva la gonna fino alla vita ed allarga bene le gambe... Vediamo come reagisce questo pivellino... Rilassati, dai, giochiamo un po'...". La donna obbedì di nuovo. Ma stava scivolando in uno stato di trans emotivo. Simone, udendo il rumore di un certo movimento, alzò gli occhi andando ad incrociare proprio la bellissima patatina di lei che doveva essere "contenta" di essere osservata così da vicino, tanto che si stava bagnando sempre di più. Maria, cercò di soffocare i suoi gemiti, mentre l'odore che si percepiva nell’aere andò crescendo, dovuto anche all'eccitazione mista ad imbarazzo che la donna stava provando, non potendo vedere la reazione del cameriere dinanzi a quello spettacolo...
Godeva sia di testa che fisicamente, e intanto, Alberto tornò a parlare sottovoce alla madre:
- "Voglio che te lo scopi davanti a me... Sicuramente, avrà una macchina, e io vi seguirò senza che lui se ne accorga!".
Ma quella sera Maria non aveva voglia, nonostante Alberto insisteva che le avrebbe fatto piacere vederla accoppiarsi con uno sconosciuto:
- "Non insistere, non ne ho voglia, non mi stimola, capace che è ancora vergine e che si mette a strillare", tagliò corto lei.
E istintivamente chiuse le cosce...
Immediatamente, Simone riemerse tutto rosso in viso da sotto il tavolo, e praticamente la cena finì così.

Era quasi mezzanotte, e i primi botti cominciavamo ad esplodere in mille colori nell'aria.
La serata non era andata come voleva il ragazzo, il quale era molto arrabbiato con sua madre:
- "Ma si può sapere cosa ti ha preso? Adesso, ti metti a fare pure la difficile! Con quel ragazzino ci saremmo potuti divertire tutti e due... E invece la parte della verginella l'hai fatta tu... Cazzo, Maria, non ti riconosco più! L'hai data a tutti i miei amici e non solo...".
Le voltò le spalle per non mostrare la sua ira che stava montando e si avviò alla macchina, dove si fermò a meditare.
Voleva vendicarsi... Voleva vederla, questa volta, presa contro la sua volontà. E gli venne in mentre Luca.
Era l’ultima spiaggia...

3. A casa con Luca.

Luca era un condomino che ogni volta che incrociava Maria (la quale all'epoca aveva sui 58 anni) per le scale non riusciva a non rimanere incantato da lei, mentre lei invece provava un innato senso di repulsione infinito per quell'uomo di 10 anni più vecchio.
Ma non era quello il problema, bensì che quell'uomo era sempre sudato, appiccicaticcio, ed emanava un odore nauseabondo.
Inoltre, le sue mani erano poco curate: si vedeva chiaramente che si mordeva spesso le unghie, la pelle era tutta screpolata anche a causa dell'età avanzata e del duro lavoro che faceva, ed erano ingiallite dal vizio del fumo...

Ebbene, Maria e Alberto salirono per primi in casa, un appartamento situato all'ultimo piano di una palazzina signorile dove abitavamo insieme al marito della donna, il quale era fuori Italia per lavoro...

Alberto, guardò Maria con uno sguardo diretto e le disse:
- "Certo che nessun'altra donna riesce ad essere più troia di te... Su, vai a cambiarti, voglio che mi sorprendi come solo tu sai fare...".
Nel frattempo, prese di corsa l'ascensore e in un baleno si trovò dinanzi alla porta di colui che avrebbe potuto soddisfare le sue voglie.
Suonò il campanello, e senza aspettare che l'altro venisse ad aprire disse:
- " Luca, sono Alberto, il figlio di Maria... Apri... Sbrigati... Ho da farti una proposta".
Il palazzo era praticamente deserto poiché tutti erano a festeggiare il nuovo anno, ma Luca non aveva trovato la compagnia giusta. Così, andò ad aprire e si trovò faccia a faccia con lui. Incuriosito, gli domandò:
- "Ah, sei tu... Posso fare qualcosa?".
Con una spinta sul petto, Alberto lo spinse dentro e sottovoce mormorò:
- "Sono io che farò qualcosa per te... Diciamo, un regalo... Hai presente mia madre? Sai, te lo dico sinceramente... Le fai schifo... Ti sarai accorto che quando la incontri cerca di sfuggirti... Ebbene, stasera te la offro... Non preoccuparti, farà quello che dico io... Hai capito, vero? Su sbrigati, preparati, io ti aspetto su...".

Bastarono pochi minuti a Luca per "prepararsi", pettinandosi alla bene e meglio quei quattro capelli che portava in testa. Salì le scale con il cuore a mille, gradino dopo gradino, e quando giunse davanti alla porta si fermò per un attimo a riflettere tra sé e sé:
- "O sono impazzito io, o quella troia da bordello ha detto qualcosa ad Alberto e lui me la vuole fare pagare... Ad ogni modo, vediamo un po' cosa vogliono... Può anche darsi che questo Capodanno si rivela meglio di come era iniziato...".
Bussò alla porta, e quando gli aprirono Luca si trovò dinanzi Maria, che lo accolse all'ingresso e gli fece strada fino in soggiorno.
La donna non disse niente, e si vedeva che era molto in imbarazzo, esattamente come voleva il giovane...
Lo aveva sempre evitato, dandogli sprezzantemente dell’ubriacone e dicendogli senza mezzi termini che puzzava come una capra.

Luca incrociò lo sguardo di Alberto, il quale lo invitò, con calore ma anche con estremo formalismo, a sedersi:
- "La prego, signor Luca, che piacere averla con noi! Si accomodi, come vede siamo soli io e mia madre, mio padre è all'estero per lavoro...".
Fece questa precisazione calcando l'accento sull'assenza del genitore, strizzandogli l'occhio, come a dire:
- "Hai strada libera, lasciati andare, non c'è nessun pericolo, e nessuno ci interromperà sul più bello...".
E mentre l'uomo si accomodò sul soffice sofà, Alberto aprì quella che per lui e per la madre sarebbe stata la terza bottiglia di vino di quella serata...
Porse due calici uno a Luca e l'altro a Maria, con il condomino che fisso' il vino quasi con venerazione, poiché si era reso conto che era una bevanda di gran pregio e che lui a casa sua non poteva permettersela.

La donna, seduta su una poltrona poco distante, fremeva visibilmente e non sapeva come avvicinarsi e rompere il ghiaccio.
Al contrario, suo figlio era eccitatissimo, il tacco moderatamente alto le donava quell'aspetto da troia assoluta che tanto gli piaceva...
Alberto si alzò e disse a sua madre:
- " Mamma, che fai così lontana, vieni qui vicino al signor Luca... Per educazione...".
Maria era furibonda, non sapeva come comportarsi, lo guardò storto per quella sorta di imposizione coatta, si sentiva quasi paralizzata dalla rabbia ma non aspettava altro, e non osò contraddire il figlio che si stava tramutando nel suo "Padrone", in un "gioco" sostenuto anche dai fumi dell'alcool. Timidamente, provò a reagire:
- "Alberto, non insistere, ma che differenza vuoi che faccia se rimango qui?".
Ma il figlio, stizzito e fermo, replicò:
- "Ti ho detto di venire più vicino a noi!".
Così, la donna, che parve essersi improvvisamente fatta più mansueta, obbedì, si alzò dalla sua poltrona, e abbassando lo sguardo si avvicinò ai due.
Allora il ragazzo le indicò uno stretto spazio che era rimasto libero accanto a Luca e sbrigativamente aggiunse:
- "Su, cosa aspetti? Siediti e facciamo gli onori di casa...".
Maria non rispose, ma l'odore dell'ospite - sarebbe meglio chiamarlo il fetore - era così forte che lei non riusciva a tollerarlo. Ma stoicamente fece finta di niente.

Dopo due bicchieri ingurgitati velocemente, la donna cominciò a dare segni di cedimento, poiché non reggeva minimamente l'alcol. Così, il giovane chiese al condomino, platealmente e a bruciapelo:
- "Dunque, Luca, che ne pensi di mia mamma?".
Questa volta neanche Maria si aspettava una simile iniziativa da parte del figlio, e soprattutto di essere lei l'oggetto di discussione di quella sera.
Arrossì - non si capì bene se più per il vino o per quella audace domanda - e per dissimulare il suo imbarazzo si guardò le gambe e poi le scarpe...
Intanto, anche Luca non sapeva cosa rispondere ai suoi ospiti che si stavano dimostrando tanto generosi... Sorrise, e per togliersi d'impaccio se la cavò con un diplomatico:
- "Ehm... Beh, è la donna più attraente del condominio... Sa signora, ecco, ora glielo devo proprio confessare: io, ho da sempre un debole per lei...".
E Alberto lo incalzò:
- "Soltanto? Da come l'ha sempre guardata... Aveva quasi la bava alla bocca, mi scusi la volgarità! Non si faccia complessi, dica quello che prova per mia madre...".
Luca allora perse ogni freno inibitorio e cominciò, guardandola fisso negli occhi:
- "La verità è che sei una femmina da letto, profumi sesso solo a passarti vicino, guarda che pelle di seta, ti spoglierei ma purtroppo non si può, sarebbe esagerato...".
E quando ebbe finito di parlare si accorse che teneva la sua mano stretta nella sua, e gli stava facendo un baciamano d'altri tempi.
A quel punto, la donna si tirò indietro, come se si fosse risvegliata da un sogno, interrompendo quell'idillio, e disse:
- "Va bene, possiamo anche chiudere qui la serata. Sono stanca, e mi pare che si stia trascendendo...".
Ma Alberto non era d'accordo, voleva vederla "inchiodata" da lui, perforata, da quel maschio che era il suo esatto contrario ma che non sapeva se fosse in grado di soddisfare il suo "sfizio mentale".
Perciò, parlò rivolto più a sua madre che a Luca, e la rintuzzò:
- "C'è tutto il tempo che vogliamo... anche perché voglio sapere meglio dal nostro ospite la sua opinione su di te... D’altronde, mamma, non sei curiosa pure tu?".
Al che, Luca, imbarazzato sempre più, ma anche infoiato pur se cercava di dissimulare il suo stato, forse anche a causa dei fumi dell'alcool, mollò tutti i freni inibitori e quasi le urlò in faccia:
- "So che io non ti piaccio, ma tu invece mi piaci molto, perché sei una troia in un corpo di dea, e allora lasciami dire pure che ti ho sempre desiderata...".
Alberto lo stava portando dove voleva lui, e Luca se ne stava innamorando, eccitato all'idea di trovarsi di fronte al suo sogno erotico, benché sapeva che era tutta un'illusione che sarebbe svanita al sorgere del sole…
Maria, da parte sua, era sempre più imbarazzata, e avrebbe scuoiato vivo il suo ragazzo... Non era d'accordo, ma taceva, perché non sapeva cosa dire.

Dopo un attimo di incertezza, Alberto si alzò e andò ad accendere lo stereo, mise una musica che solitamente metteva per non farsi sentire dagli altri condomini quando faceva l'amore con sua madre, e invitò Maria e Luca ad andare al centro della sala a ballare:
- "Su, mamma, questa è la nostra musica, ma per una volta ti concedo al nostro amico... Ballate, mentre a me basta vedervi...".
In fin dei conti era l'ultimo dell'anno…
Qualsiasi cosa lei indossasse ne faceva uno schianto di femmina, ma quella sera la gonna nera al ginocchio e la camicetta rossa, con scarpa con tacco alto nera e lucida si era superata.
Per di più, sotto non aveva nulla, ma questo lo sapevano soltanto madre e figlio...
Luca prese Maria e se la strinse a sé, faccia a faccia, dando prova di saperci fare con il ballo.
Ma Maria aveva bevuto un po' troppo, e dopo poco pregò il suo partner:
- "Fermiamoci, per piacere, mi gira la testa, e mi sento le gambe cedermi... Forse ho esagerato un po'… ho bevuto troppo... Sediamoci, magari possiamo parlare, e lei signor Luca potrà dirmi liberamente cosa pensa ancora di me".
Era proprio ciò che Alberto voleva, e il suo capolavoro si stava compiendo...

Allora il giovane andò verso la cucina per preparare una camomilla calda alla donna, e nel frattempo - alzando un po' la voce per farsi sentire - disse:
- "Luca, accompagna mia madre in camera da letto, per cortesia...".
E gli indicò frettolosamente il percorso.
Naturalmente, la storia della camomilla era solo una scusa, in realtà non aveva intenzione di preparare proprio nulla, ma gli serviva di "sparire" alla loro vista nel frattempo che Luca conduceva Maria a destinazione...
Ebbene, Luca prese la sua mancata "dama" in braccio e si diresse alle camere, e quando giunse Alberto la trovò stesa sul letto.
Luca le aveva tolto le scarpe e le aveva appoggiate a terra, appaiate.
Fu un particolare che colpì particolarmente il ragazzo: quell'uomo apparentemente sciatto aveva avuto un' che non ci si sarebbe aspettati...
Piano piano, la donna si stava riprendendo e stava cominciando a capire le intenzioni del figlio. Così, fece in modo che si avvicinasse al suo capezzale e le sibilò sottovoce:
- "Tu devi essere ubriaco fradicio, o sei completamente impazzito. Non penserai che...".
E si interruppe, perché a quel solo pensiero ebbe come una paralisi delle corde vocali.

Nel frattempo, Luca si era ben guardato da spogliarla. Non ne aveva avuto il pensiero o peggio il coraggio, e si era fatto da parte in questo breve ma duro colloquio tra madre e figlio.
Ma quando calò il silenzio, Alberto – vedendolo imbambolato – lo fissò negli occhi e gli impose perentoriamente:
- "Cosa fai rintanato lì in un angolo come una donnetta? Muoviti, e fammi vedere cosa sai fare, sii uomo perdio! La puoi, anzi la devi spogliare... Se ancora non l'hai capito, è il mio regalo che ti faccio, il premio per la serata che mi stai facendo vivere. Lo sai che mi sto eccitando grazie a te??".
L'uomo era ancora più confuso e non ci capi molto, e ci vollero ancora interminabili secondi affinché afferrasse il significato delle parole e dal sorriso - quasi mefistofelico, ampio da un orecchio all'altro - del ragazzo.
Lei, invece, lo guardò con quel suo solito sguardo che diceva tutto del suo amore per colui che era il frutto delle sue stesse viscere.

Ce ne volle, ma alla fine Luca le slacciò la camicetta che era tenuta chiusa solo da tre bottoni che a fatica tenevano serrati i due lembi.
Lì scostò, e quale sorpresa quando si accorse che la donna non indossava il reggiseno.
Da una della sua età se lo sarebbe aspettato, ma non fu così.
Chiuse gli occhi immaginando di sognare, fece un respiro profondo, e brevemente si disse tra se e se:
- "No, non può essere... È solo frutto della mia immaginazione, è quello che vorrei vedere... Ma non è così... Ora riapro gli occhi e tutto cambierà...".
Dunque sollevò le palpebre, ma quel magnifico "sogno" era più presente che mai. Per la prima volta, le tette di Maria si offrivano alla sua vista... Una terza matura con areole non molto abbondanti e capezzoli rosa chiaro introflessi, particolare che colpì molto la fantasia di Luca...
Come se parlasse ancora una volta a se stesso, ma stavolta a voce alta, il condomino disse, riferendosi chiaramente a quei particolari:
- "Che strani!".
E lei, che cominciava senza volerlo ad eccitarsi:
- "Per questo non porto mai il reggiseno, sono molto sensibili e mi darebbe fastidio...".
Luca era estasiato dinanzi a quel seno, ma non ebbe il coraggio di toccarlo.
Passò dunque alla gonna, che afferrò in vita con le sue mani grossolane e tremanti. Con una lentezza esasperante, quasi a volersi gustare ogni eventuale altra "sorpresa", vennero alla luce dei fianchi stretti ma belli, e subito dopo delle cosce perfette, tornite, da ex atleta, che evocavano una sensualità e una femminilità inarrivabili.
Continuò, centimetro dopo centimetro, a scoprire la sua pelle liscia e tesa. Poi, a un certo punto si fermò. Non voleva crederci... Non poteva essere! Si disse, nel suo animo:
- "Oddio... Perché questi due pazzi mi stanno offrendo su un piatto d'argento tanta roba? È così bella... Ma se fosse vero, sarebbe una vera puttana!".
Riprese quel viaggio che lo stava portando sulla soglia del piacere infinito, e quando giunse con l'indumento alle caviglie di Maria, vide che ora quel corpo – che sino ad un'ora prima sarebbe stato tabù per lui – era completamente nudo.

Da lontano, Alberto ammirava la scena, e vedendo Luca che la stava "possedendo con gli occhi" ma che non andava oltre, senza essere visto gridò:
- "Mia madre sta impazzendo! Se sapevo che eri così mezza checca, la davo al primo extracomunitario che passava... Sei vecchio, ma sai quanti alla tua età l'avrebbero già fatta strillare? Su, tira fuori il cazzo e dimostrale che ti piace... Non ti darò un'altra occasione!".
L'uomo – che si stava accarezzando il cazzo da sopra i pantaloni – non si aspettava quell’offesa, e siccome stava tergiversando perché non sapeva cosa realmente volesse il giovane, come colpito da un fulmine si scatenò.

Si spogliò subito, lasciandosi valutare interamente nudo con quella minchia ancora non preparata a fare il suo dovere.
Si sfilò scarpe, calze, pantaloni, camicia, mutande, e si sistemò di fianco a lei, sul letto...
Ora, una sua mano si muoveva smaniosa sul ventre di Maria, cercando però ugualmente di trattenere quel “appetito” rimasto soffocato per troppo tempo.
La donna, a sua volta, inspiegabilmente si infiammò alla vista di quel corpo maschile così sgraziato, direi quasi brutto, forse perché presentì che aveva qualcosa in più di tutti coloro che gli erano stati forzatamente imposti fino a quel momento.
Si, è vero che Luca cominciava ad essere un po' in disarmo, ma lei era stata addestrata a non farsi troppi scrupoli e a concedersi a persone di ogni tipo...
Pensò:
- "Se Alberto gli ha permesso di spingersi fino a tanto, chi sono io per tirarmi indietro? Se trae piacere anche dal vedermi in amplesso con un uomo a cui non mi avrebbe mai concesso né lui ne il gruppo, perché dovrei oppormi? In fondo, il signor Luca non deve aver mai avuto una donna prima... Almeno a Capodanno, facciamo godere pure questo disgraziato!".
Così, prese a guardarlo attentamente... Basso di statura, si vedeva subito che – al contrario di lei – non aveva mai fatto sport: aveva infatti un addome rigonfio e flaccido, con due mammelle che facevano quasi a gara con quelle di lei, e grossi capezzoli costellati di lunghi e scuri “baffetti”.
Lo stomaco, poi, gravava sopra un pube ornato da una fitta e ispida peluria.
Più giù, l’ombelico – ricolmo di una secrezione maleodorante che evidentemente lui non aveva mai provveduto a rimuovere con un minimo di igiene personale – si apriva profondamente nelle carni, tanto da lasciarvi scomparire dentro tutto un mignolo…
Maria vide anche due cosce massicce e villose, e – quando lui si alzò – dovette constatare con grande sorpresa che quel cazzo che gli dondolava in mezzo – nervoso come una proboscide sebbene non fosse ancora completamente turgido – continuava a crescere a vista d’occhio, principiando a stillare liquido pre-eiaculatorio in grande quantità.
Lo scroto, era così gonfio che sembrava dovesse esplodere da un momento all’altro tantissima sborra, e su di esso si innestava un’asta piena di vene, che così larga non l’aveva mai vista.
Insomma, quel cazzo era veramente bello, e con una cappella grossa, dura e lucida, stupenda a suo giudizio…
Ma c’era un inconveniente: già a quella distanza Maria ne potè “apprezzare” tutto il fetore. Ciononostante, si disse:
- “Beh, almeno su questo giochiamo alla pari… Puzzolente la mia fica, puzzolente il suo pisello…”.
Solo Alberto, che era a una certa distanza, non potè costatare subito la situazione, ma solamente quando si approssimò a sua madre per dirle, sussurrando:
- “Mamma, lo so che fa schifo, ma ricordati che il regalo per Luca (e anche per me) sarà questa notte assieme a te… Perciò, asseconda le sue richieste…”.
Forse l’altro percepì qualcosa di questo fitto e breve dialogo tra i due, e – non appena il ragazzo ebbe riguadagnato la sua posizione da cui poteva vedere ma non essere visto – avvicinò alla bocca della femmina quel pene dal sapore tanto disgustoso di piscia e sudore che se andava bene era stato lavato giorni e giorni avanti.
Ma – anche se Maria si eccitava per qualunque cazzo – quegli odori così pungenti e lo smegma che impastava il glande erano davvero troppo...
Sulle prime, ebbe una istintiva serie di conati di vomito, di fronte ai quali però Luca non si ne fece alcun problema e cominciò a fare pressione sulle sue labbra, che alla fine cedettero.
La donna schiuse leggermente la bocca, e la cappella – serrata tra i due bordi – prese a insinuarsi come un’anguilla verso l’interno, come se si trattasse di una vagina.
La saliva fece ben presto il suo lavoro, e subito il glande scomparve alla vista fino all'attaccatura dell'asta.
Fu molto irruento Luca, e la resistenza che inizialmente oppose Maria causò un doloroso sfregamento dell'organo sessuale con i denti aguzzi della donna.
Al che il maschio infoiato le gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, incurante di essere sentito nel condominio:
- "Stronza di una troia maledetta... Ma cosa fai? Mi addenti la cappella? Non ti ha insegnato tuo figlio come si fa un pompino a regola d'arte, perdio?? I denti dovevi conficcarmi nella parte più delicata? Stronza di una bagascia!".
Alberto ascoltò e vide tutto, e – come ipnotizzato dalla scena – scese con la mano destra dentro le sue mutande ad afferrarsi saldamente il membro. Si masturbò furiosamente, e una chiazza scura lasciò un’impronta inconfondibile sulla patta dei pantaloni...
Non se ne accorse, ma stava parlando a bassa voce. Diceva:
- "Eh, mamma... Che figura mi fai fare! Lo so che sei brava, e so anche che non volevi, ma cazzo!, come si fa ad addentarlo... Nemmeno una puttanella alle prime armi lo farebbe... Però, mi fai godere da dio...".
Proprio in quel momento, la donna mollò un po' la presa, e Luca ebbe la possibilità di scendere tutto dentro la sua bocca, fino ai testicoli.
La punta era ormai andata a urtare contro l'ugola, dove si era fermata come imprigionata in una nuova e piacevolissima “morsa”.
Pulsava la cappella, e Maria se ne accorse, ma la sua prima preoccupazione fu quella di riuscire a respirare...
Quel glande che all'inizio le aveva fatto così schifo, si stava espandendo, e di li a poco le avrebbe scaricato dentro fino all'ultima goccia di sborra.
Ma l’uomo evidentemente aveva ben altri progetti, e dopo pochi minuti di tremende pompate lo estrasse: era diventato un arnese di 20 cm, praticamente il doppio rispetto a quando lo aveva inserito...

Sistemò ben bene Maria sul letto, la carezzò e la palpeggiò dalla testa ai piedi.
Poi le unì le caviglie sottili con le sue grandi mani da rude lavoratore, misurò i polpacci ben scolpiti e muscolosi, e gli piacque appassionarsi di quel corpo chinando la testa fino a posare le labbra sul dorso dei piedi...
Amava follemente quel feticcio, Luca, e quelle estremità così proporzionate lo fecero letteralmente impazzire. Morbidi e curati, con delle unghie smaltate alla perfezione, sembravano i piedi di una bambolina.
Non riuscì a separarsene, tanto erano deliziosi, li trattenne tra le sue palme come fossero una reliquia preziosa e li baciò ancora con leggerezza, come avesse paura di sciuparli con quel gesto.
Sembrava non sapesse bene cosa fare, ma risalì lentamente alle ginocchia e poi a metà cosce, che cominciò ad “assalire” con piccoli morsi, toccando insistentemente la sua pelle vellutata.
Trattenne la cute fra le labbra per dei secondi che parvero ad entrambi infiniti, consegnandovi sopra un ulteriore carezza, la più sensuale di cui era mai stato capace.
Il profumo di donna lo stava irretendo, e capì che si stava avvicinando irrimediabilmente a quel "paradiso" che gli era stato fino ad allora negato.
Ma quel profumo si trasformò ben presto in odore acre, penetrante, e quasi sgradevole, e allora l’uomo "saltò" più sopra... Giunse di nuovo al ventre di Maria, e a quei fianchi stretti che afferrò a due mani per poter meglio gustare le forme del suo bacino.
E in questo preciso momento la donna ebbe un sussulto, come un’esplosione interiore dal basso verso l’alto che Luca riuscì a mala pena a governare.
Alzò lo sguardo e la guardò fisso negli occhi, percependo chiaramente che lei si stava "incendiando".
L'uomo perlustrò con decisione il torace e raggiunse il seno, una bella terza abbondante con una piccola areola.
Strinse – spingendole ad urtare l’una contro l’altra – le tette, e solo allora si accorse che quella creatura aveva dei capezzoli davvero particolari, rosati e molto sensibili... Era eccitata, la troia, e Luca ne fu compiaciuto.
Ormai si trovava al suo cospetto, ad ammirare il volto luminoso e docile di Maria e i suoi incantevoli ricci castano scuro.
Fu troppo grande la libidine che attanagliò l’uomo, il quale si avvicinò pian piano a quel viso finendo per fondere le sue labbra con quelle di lei...
Un bacio, l’ennesimo, furtivo e rapidissimo, poiché ormai Luca voleva cogliere il frutto più prezioso.
Ripercorse tutto il tragitto a ritroso, le aprì le gambe e, infine, le salì sopra...
Le sussurrò, con una certa bestialità:
- "Era tanto tempo che aspettavo questo momento, troia! Ma io sono paziente, ed ho saputo attendere, ed ora non mi sfuggirai, baldracca, sei mia... Quei due cornuti di tuo marito e di tuo figlio non potranno far nulla! E pensare che Alberto mi ha detto che sei il mio regalo di Capodanno... Non c'era bisogno del suo permesso, prima o poi ti avrei comunque posseduta, tanto uno più uno meno, ne hai presi a mazzi! Non credere che non abbia preso le mie informazioni, so tutto di te...".
Poi, si mise all'opera.
Con quattro dita delle due mani si fece strada nel folto pelo come un ragazzino curioso, fino a sfiorare quella fessura – bagnata e ben esposta – che si presentò ai suoi occhi lucida di umori, fremente e gemente.
Gli sarebbe piaciuto al condomino "giocare" a depilarla completamente. Le disse:
- “Per essere una vera troia dovresti togliere tutto quello schifo di pelo! E’ una foresta!".
Ma lei gli tenne testa, e ribattè:
- "Tu non sai nulla del mio passato e della mia vita... Non toccare nemmeno un pelo, altrimenti finisce male per te...".
Luca non si aspettava quella reazione, convinto che tutto gli sarebbe stato permesso, ma – riflettendo bene su ciò che quelle parole così ferme potevano significare – non disse più niente e tornò a lavorare la "sua" femmina.
Indugiò ancora su quella spacca con teneri bacetti, che ebbero come effetto quello di inumidire la bocca del maschio, conferendogli un aspetto di speciale lucidalabbra naturale.
Aiutato anche da Maria, vide le grandi labbra carnose schiudersi leggermente come fossero le valve di una bellissima e succulenta vongola.
La sua lingua si fece largo tra due ali di farfalla, e la sua bocca finì per combaciare con le carni più profonde della donna.
Dopo averle infilato un dito dentro, e poi un altro e un altro ancora, salì fin sul clitoride, lo toccò con il polpastrello di un dito che si era inumidito a dovere, e ne succhiò avidamente l’estremità girando poi intorno a quel “sacro bottoncino” con la punta della lingua, facendole rischiare un orgasmo epocale.
Luca era un uomo dalla barba lunga di un paio di giorni, e questo fece si che – sfregandola nelle parti intime – Maria ebbe un ulteriore sussulto.
Ma fu un attimo, perché quella sensazione di "carta vetrata" fu immediatamente superata dall'umido della lingua di Luca, la quale perlustrò anche il più piccolo anfratto...
E fu a questo punto che le papille gustative dell'uomo gli risvegliarono un certo senso di disgusto.
Si staccò dalla passera per riprendere fiato e gli disse esterrefatto:
- "Non ho mai sentito una fica così puzzolente, salata e amara allo stesso tempo, aspra... Ma se credi che questo fetore di pesce marcio mi terrà lontano ti sbagli... Pagherai per tutte le volte che mi hai respinto... Ti squarto…".
Infatti, doveva in qualche modo ricambiare ciò che le "regalava" quella dea...

Si appoggiò dunque con la cappella violacea e allo stremo – che ormai sembrava un autentico percussore – all'ingresso della vagina, mentre la donna cercò – con un movimento volitivo di bacino – di sistemarsi al meglio per agevolare la penetrazione finale.
Dopo di che, ecco che la spinta fu talmente forte da riuscire a conficcare quel palo fin dove volle e fin dove potè...
Volutamente e palesemente, Luca non aveva indossato il preservativo, vuoi per che era avvenuto tutto all’improvviso, vuoi perché era troppo eccitato per privarsi del piacere di una scopata “a pelle”.
E pure Maria non fece nulla per opposi: non si era mai creata problemi del genere, ed era abituata anche a mettere in conto quel "rischio"...
Ma ugualmente pensò, dentro di sé:
- "Sarebbe davvero ridicolo se venissi ingravidata da questo mostriciattolo... Mio figlio mi ha rifiutato la gioia della maternità, immagina la sua faccia se gli dovessi dire che il nostro condomino ha compiuto questo miracolo!".
Sorrise, e poco dopo cominciarono ad ansimare entrambi, sempre di più...
Maria gli afferrò con una mano la base dell’asta stringendola saldamente, mentre le palle gli si riempivano fino a dolergli.
Quel cazzo ci sapeva fare, eccome... Andava giù con potenza inaudita ma anche di precisione, muoveva sapientemente il bacino, e le dimensioni di tutto rispetto fecero il resto…
Durò una ventina di minuti, e nel frattempo Luca continuò ad insultare Maria in ogni modo, dicendole ancora:
- "Sei una puttana, stai zitta e lasciami fare... Che ho solo iniziato...".
Vennero praticamente assieme, lei contraendo l'addome con sussulti incontrollati e terribili, lui fermandosi irrigidito come un chiodo piantato dentro un'asse di legno. E urlarono all'unisono tutto il loro piacere...
In realtà, Luca era così eccitato per aver atteso così a lungo il momento di possedere la donna dei suoi sogni che cominciò ad eiaculare senza ritegno proprio mentre era ancora nel profondo delle viscere di Maria, le martellava l'utero, ed eruttò ripetutamente il suo seme biancastro e denso nonostante l'età avanzata.
Schizzi su schizzi, fiotti potenti, una quantità impressionante, senza alcuna barriera che potesse impedire l’eventualità che Alberto si potesse ritrovare con un fratellino minore.
Il quale, infatti, vedendo la scena, pensò tra sé e sé:
- "Mamma, sei proprio una vacca, questo lo sapevo, ma era impossibile pensare arrivassi fino a questo punto... Nessuna protezione... Va bene che è anziano, ma sembra un bel toro imbizzarrito...".
La femmina, dal canto suo, nel momento del massimo godimento, aveva la bocca aperta come a raccogliere tutto l'ossigeno disponibile, e ad evitare urla che altrimenti sarebbero state colossali ed avrebbero scosso l'intero condominio. Gli occhi invece erano sbarrati all'indietro, e le sue pupille avevano lasciato completamente il posto ad un bianco cadaverico del bulbo oculare.
E che dire delle contrazioni vaginali? Il ragazzo vedeva attonito il ventre materno sobbalzare ritmicamente e quasi impazzito, con una forza che non aveva mai potuto constatare neanche quando era lui a trovarsi in quelle magnifiche budella... Botte come se dal profondo le stessero per esplodere le ovaie...
Luca dovette attendere un bel po' prima di riuscire a sfilarsi, poiché la vagina si era come chiusa, bloccata da crampi che stavano mettendo a dura prova la sua pur “allenata” muscolatura. Era soddisfatto, e non aveva più nulla da chiedere a quel Capodanno così inaspettato.
Anche Alberto era appagato dell'esibizione di sua madre, avendo avuto quel che desiderava...

Infine, l’ospite si rivestì senza nemmeno farsi la doccia (come era suo costume, per conservare sul suo corpo il "balsamo" degli umori di Maria), ringraziò quella coppia così strana ma generosa, diede un bacio sulla guancia di lei, e tornando a provare un certo imbarazzo dopo quell'animalesca monta, le disse:
- "Sei stata grande, una troia come te non la troverò mai più, neanche a pagamento, neanche in strada... Fortunato chi ti si è scopata e chi ti si scoperà... Peccato solo non aver avuto il tempo per farti anche il culo!".
Al figlio, invece, strinse la mano e lo ringraziò cameratescamente:
- "Sai, vero, che tua madre sarebbe da scopare più spesso?".
Poveretto, non sapeva cosa quella donna aveva fatto in tutta la sua vita!
E se ne tornò a casa sua...

4. Rivelazioni sconvolgenti.

Luca e Alberto la lasciarono stesa su quel letto sporco dei succhi che erano fuoriusciti dai genitali degli amanti.
Lo sperma usciva ancora copioso da quelle labbra vaginali che rimanevano tremendamente dilatate. Pareva non volersi arrestare quel flusso che il figliolo amava vedere colare fuori.
A un certo punto, Maria si decise, si alzò ed andò a farsi una doccia, stravolta ma soddisfatta sessualmente. Era stata "accesa", e avrebbe avuto voglia - e non poca - di riprendere a farsi sbattere dal suo figliolo, ma ormai il tempo era finito...

Inoltre, Luca e Alberto, divennero grandi amici proprio per via di quell'episodio, e qualche mese dopo il condomino prese a confidare al ragazzo dei particolari molto "interessanti".
Si ritrovavano spesso a casa di Luca a farsi una birra, e una volta che era un po' brillo il padrone di casa disse:
- "Eh, tua madre non ha rivali a letto... Ma lo sai che quella bellissima notte di Capodanno fu proprio lei a chiedermi di possederla senza preservativo? Io, ero sinceramente rassegnato a indossarlo, ma lei me lo strappò via e mi disse: se dobbiamo farlo, voglio sentirti tutto, sarà pericoloso, sai sono ancora fertile, ma mi piace così".
Alberto rimase sconvolto, conosceva bene sua madre ma adesso stava scoprendo quella donna sotto una luce diversa, e dopo un attimo di silenzio durante il quale fissò interrogativo l'altro, rispose:
- "Con me avrebbe voluto più volte un figlio, ma io non mi sono sentito pronto. Forse, la mia preoccupazione era anche quella di cosa avremmo detto a mio padre e come avrebbe reagito... Ma tu, hai pensato al rischio che stavate correndo?".
Luca, non ebbe bisogno di riflettere, e gli disse:
- "Anch'io ho avuto le tue stesse perplessità, tenevo il preservativo stretto in pugno, ma lei mi rassicurò. Mi guardò negli occhi con uno sguardo quasi ascetico e mi tranquillizzò che avrebbe pensato lei ad eventuali problemi, e li avrebbe risolti a suo modo. Mi disse una cosa che... Non so se posso dirtela...".
Al che Alberto lo afferrò per il bavero della giacca e lo incalzò con maggior energia:
- "Non puoi fermarti proprio adesso, sarebbe una carognata...".
Allora Luca confessò quest'ultima incredibile scelleratezza:
- "Tua madre, mi disse che aveva pianificato tutto... Se qualcosa fosse andato storto, avrebbe scopato con te, ti avrebbe convinto che quel figlio era tuo, e sareste fuggiti insieme lontano da quel cornuto di tuo padre e da un gruppo che non ho capito bene...".
Alberto sapeva di quel "gruppo", ma non rivelò nulla al sodale, il quale proseguì di sua spontanea volontà:
- "Povera donna... È così dolce! Mi sono quasi pentito, ed ho il rimorso di tutto quello che le ho fatto... È vero che è stata lei ad assecondarmi, ma sapessi che spinte! Il contraccolpo era tremendo... Ho scaricato tutta la forza dei miei reni nelle sue viscere, e più la sentivo gemere e più insistevo a martellare senza preoccuparmi eccessivamente della sua reazione... Ma dimmi, ha mai avuto dei problemi intimi? Mi è sembrato che...".
Al che il giovane - forse anche a causa dell'alcool che aveva assunto - si lasciò andare a raccontare cose che avrebbe dovuto tenere solo per sé:
- "Tu mi dici - e l'ho visto da lontano - che, in quell'ultimo dell'anno, l'hai fottuta pesantemente... Il tuo corpo che è andato a schiantarsi pesantemente contro il suo inguine. Diciamocelo francamente: come fosse una puttana di strada... Forse, sei già andato in giro a vantarti di essere stato tu a distruggerle l'utero... Sì, hai fatto un "buon" lavoro, ma ascoltami bene: Maria ha l'utero prolassato dal mio parto, da quando sono nato io... Hanno cercato di sistemarglielo chirurgicamente, ma il danno ormai era fatto, le pareti e i muscoli avevano ceduto, nonostante lei è stata un'atleta... Da allora, dopo ogni rapporto le esce sangue, ma non è mai stato così... Devo ammettere, che grazie a te ha goduto così profondamente come non aveva mai goduto in vita sua... Neanche con me le era mai capitato!".
Fu allora che Luca poté farsi una ragione di tutto ed esclamò:
- "Ecco perché! Ecco perche quando le domandai se le stessi facendo male, nel pieno dei suoi orgasmi, quella troia che aveva perso il controllo di sé, mi rispose: mi vergogno di dirtelo, ma se non fossi andato giù così forte neanche ti avrei sentito... Anche se non è colpa sua, è proprio una vacca da monta! Scusami se ho parlato così di tua madre, ma non ho potuto trattenermi... Una troia, ma dolce allo stesso tempo, fatta per dare piacere fino alla fine...".
Alberto era agitato nel suo profondo, e rimase senza parole... Credeva di eccitarsi al solo vedere sua madre trattata come una sgualdrina, ma quella volta venne a sapere che Luca si era spinto ben oltre... Infatti, l'attempato uomo, dopo l'ennesimo boccale tornò a raccontare le sue sensazioni:
- "Devi sapere anche un'altra cosa, ragazzo mio! Una cosa incredibile anche per me... Mentre ci stavamo accoppiando ed io le ero sceso nelle profondità delle sue viscere, mi accorsi improvvisamente che a lei stava sgorgando dai capezzoli come un siero giallastro. Pensai, all'inizio, a qualcosa di ormonale, leccai tutto ciò che potei e mi accorsi che era della roba molto densa e quasi collosa. Però quel liquido - non so perché - mi eccitava... E continuammo a scopare...".
Il ragazzo cominciava ad eccitarsi, la patta dei pantaloni era visibilmente gonfia, e allora l'altro lo invitò, tranquillamente:
- "Guarda come anche tu sei su di giri! Non ci formalizziamo, siamo tra uomini... Togliamoci pure tutto, e segati per bene mentre io continuo a raccontare... In fondo, anche tu non mi dispiaci... Tranquillo eh, sono eterissimo, ahahah...".
E Alberto non se lo lascio' ripetere un'altra volta, si denudò il basso ventre e afferrò il suo uccello che - nonostante non fosse da superdotato - aveva già la cappella violacea e i testicoli duri come sassi:
- "Ahhhh... Stavo per scoppiare... Sai, non mi racconti cose che non sapevo... Mentre stavate godendo come due maiali, io vedevo tutto... Ero nascosto dietro la parete, perciò non potevate accorgervi della mia presenza, ma c'ero... E conosco bene la sessualità di mia madre... Quel siero, ahimè, spero di sbagliarmi, temo sia qualcosa di grave, foriero di un cancro al seno... Ma vai avanti, ti prego, prima che mi si ammoscia...".
Luca sbiancò letteralmente per quella notizia improvvisa, però lo guardò soddisfatto e riprese:
- "Provai anche a strizzarle entrambi i capezzoli, ma a quel punto oltre a quel liquido cominciò a sgorgare anche un'altro siero... rossastro, come se fosse la vita che stava uscendo via da lei... Strizzai parecchie volte, quella notte, le sue bellissime tette, mi nutrii a piena bocca di quel nettare, e tua madre ogni volta storceva la bocca in una smorfia di dolore, ma poi regolarmente tornava tranquilla quando io smettevo di tormentarla. Notai anche che il capezzolo, tutti e due, si allungavano parecchio e non tornavano subito in posizione quando mollavo la presa... Restavano quasi tumefatti. E mi accorsi che si stava immolando a me...".
Il giovane, mentre all'inizio era disgustato, ora era sconvolto, ed esclamò:
- "In che senso immolata?? Devo capire, almeno questo me lo devi, amico mio!".
Luca sembrava non aspettare altro, e dal canto suo disse:
- "Non so come dirtelo, ma quella femmina così speciale a un certo punto mi confessò che quando le succhiavo i capezzoli lei provava un dolore forte, atroce, ma che se mi faceva piacere che lo facessi pure... Se mi piaceva così, lei lo accettava...".
Si fermò qualche istante ricordando quell'esperienza, il suo cazzo era tornato ad essere un trave forte e possente, proprio come quando possedette Maria. Ma continuò il suo racconto:
- "Certo che quei capezzoli erano davvero strani! Più li succhiavo e più uscivano, svettavano prepotenti sulle tette, e si ingrossavano per rimanere in quello stato. Ti giuro, alla fine erano diventati lunghi come il mio dito mignolo. Non meno di cinque centimetri di carne dolente. Impressionanti. Poi, piano piano, quando smisi di toccarli, si sgonfiarono…".
Alberto, con una smorfia dovuta all'eccitazione ma forse anche di uno che sapeva tutto, seppe solo rispondere:
- "Lo so. Vedi, i capezzoli di mia madre li conosco bene, e devono essere diciamo così "aiutati" per uscire fuori, altrimenti si gonfiavano dentro e per lei diventano una tortura... E dimmi, da uomo a uomo, che ti è sembrata la fica? Sai che non è una ragazzina alle prime esperienze...".
- "Beh, veramente... Se posso parlare francamente... È davvero bella larga! Larga come una caverna... Come una fogna, se non ti offendi. Praticamente distrutta ma invitante, il più bel giocattolo che io abbia mai conosciuto... Con me, c'è n'è voluto per farla bagnare il necessario. In compenso, un odore incredibile, fortissimo, ma che mi ha mandato ai matti... Un odore unico, che non avevo mai incontrato prima e che credo non troverò mai più. Ma c'è un'altra cosa che voglio raccontarti: durante quella scopata, quella troia non smetteva di sussurrarmi all'orecchio che mi voleva da molto tempo. Ovvio che anch'io la volevo, e non esitai a ricambiare quella confessione, mentre lei mi incitava con grugniti irripetibili a spingere a fondo il mio uccello, e di tenerlo fermo a stretto contatto con l’utero. Sentivo che pulsava e che stava per cedere da un momento all'altro, ma ero troppo fuori di me per fermarmi...".

5. Conclusioni.

Quell'incontro tra i due uomini fu illuminante per Alberto, perché gli fece capire che quell'ultimo rapporto di sua madre - che lui stesso aveva voluto spingendo l'uomo nelle braccia (o forse sarebbe meglio dire tra le cosce) di lei - non fu soltanto sesso allo stato puro: tra Maria e Luca era venuto a crearsi qualcosa di profondissimo, senza che ciascuno se ne fosse realmente reso conto.
Lei, forse senza esserne consapevole, per la prima volta aveva goduto davvero. Si era realmente lasciata andare.
Prima, con il gruppo, era stato solo un "dovere", era la "gallina dalle uova d'oro" il cui corpo era servito a realizzare forti guadagni da parte dei suoi aguzzini.
Poi, con il figlio, si era "sacrificata" per farlo diventare un uomo, fino a sperare di poter avere da lui quel figlio che l'avrebbe affrancata da una vita che non sentiva più appartenerle. Ma inutilmente, perché Alberto non aveva capito, o forse non si sentiva pronto per quel genere di responsabilità.
Luca, invece, lo aveva ricevuto dentro di sé per puro godimento.
Ma ormai era troppo tardi, quell'uomo anziano non avrebbe saputo gestirla come lei meritava...

FINE
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