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Lui & Lei

Un’inaspettata estate in barca (II parte)


di pollicino
02.05.2022    |    471    |    0 6.0
"Don Vincenzo e la piccola non fecero caso alla loro presenza, mentre i due guadagnarono il divanetto rimasto libero, a pochi passi dalla coppia che già stava..."
6. Il valzer della gelosia.

La mattina seguente tutto sembrò riprendere nella più assoluta normalità.
Alice e Fabiana, nella loro cabina, si svegliarono abbastanza tardi e si cambiarono il costume prima di uscire all’aperto, sul ponte dove erano sistemati i lettini per prendere il sole.
La prima, fece sfoggio di un "due pezzi" piuttosto castigato, un normalissimo bikini rosso con entrambi i pezzi che si chiudevano con dei laccetti; Fabiana, invece, vestiva (si fa per dire...) uno strepitoso bikini mozzafiato arancione, ridottissimo, con un perizoma a filo praticamente inesistente e che metteva in luce il suo "lato b" grosso e con le chiappe un po’ scese verso il basso.

Subito, le due, cercarono la loro amica, e non trovandola si diressero verso la sua cabina.
Era infatti lì che ancora dormiva, dopo la movimentata notte trascorsa in compagnia di Akil.
Quasi in coro, le gridarono:
- "Svegliaaaaa, pigrona! ".
E le scoperchiarono il letto, trovandola completamente nuda.
Poi, mentre Fabiana si allontanò per andare a prendere i vassoi con la colazione, Alice si sedette in disparte ad ammirare il corpo dell'amica; la eccitava, ma notò immediatamente una cosa: le natiche aperte di Elisabetta palesavano chiaramente uno sfintere non propriamente stretto.
Le uscì spontaneo un sospiro, colmo di benevola invidia, e le disse:
- "Eh Betty, beata te che trovi sempre nuovi stalloni...".
Ma poi, osservando meglio, si accorse che l'ano della ex compagna di scuola era ancora inumidito da una cremina densa... Era lo sperma che – dopo quella inculata da favola – era risalito su dal canale rettale...

Proprio mentre la favorita di don Carmine era immersa in queste considerazioni, ecco che Elisabetta si risvegliò, incontrando lo sguardo interrogativo dell'altra.
Sulle prime, cercò di nascondere le sue “vergogne”, soprattutto nello stato in cui erano, ma si rese conto che l'amica aveva capito bene la ragione di quello “spettacolo”.
Perciò, non le restò altro da fare che confidarle:
- "Aly, ti devo dire una cosa...".
- "Che cosa?", rispose l'altra facendo la finta ingenua.
- "Stanotte, con il nero...".
Alice era sempre più incuriosita, e così pregò Betty di raccontarle tutto, per filo e per segno...
Così Betty continuò:
– "Beh, me lo sono scopato… o forse è stato lui che mi ha chiavata… ma non mi importa, sapessi che bello che è stato...".
- Cooosaaaa??", quasi urlò Alice, strabuzzando gli occhi dalla sorpresa.
- "Ssshhhhh, non ti far sentire da tutti", disse la neo-dottoressa con un sorrisino che chiedeva complicità.

Nel frattempo, Alice si era avvicinata… Sedute entrambe sul letto, l’una di fronte all'altra, con i visi a pochi centimetri, Betty – con un filo di voce – prese a raccontare ad Alice quel che era successo la notte mentre loro dormivano...
- "Ma certo che… sei proprio una cagnetta in calore... La prima occasione, e non te lo sei lasciata scappare... Appena lo conosci… Ma almeno, ce l'ha grosso come piace a noi?", la interrogò Alice alla fine...
Elisabetta, non rispose, si allargò i glutei mettendo in mostra proprio quello sfintere che l'amica aveva già visto, e poi fissò negli occhi l'altra.
Quindi la" beneficata" da Akil continuò:
- "Tu, che ne dici? E’ capitato senza che nessuno dei due lo cercasse, ma una volta che eravamo lì… Dio, mi pare di sentire ancora il suo uccello che mi spaccava tutta…".
- “Dico che sei una troia… Lasciacelo un po’ anche a noi…”, fece Alice.
Alla quale, però, il solo ascoltare i particolari più intimi di quella storia, fece venire una gran voglia… Inavvertitamente, si era toccata in mezzo alle gambe, e guardandosi all’improvviso trovò un laghetto che aveva inzuppato il perizoma.

Fabiana, che nel frattempo era tornata, si nascose dietro una paratia e rimase a lungo ad ascoltare ogni parola, meditando sul da farsi per “vendicare” la sua “padrona”…
Poi, Elisabetta si vestì e le tre ragazze andarono in sala da pranzo a fare colazione, e dove le attendevano i tre uomini.

La “dottoressa”, quella mattina si sentì un po’ impacciata ad incrociare gli sguardi interrogativi di Akil ed Alice, così decise di starsene un po’ per conto suo, in piscina, a raffreddare un po’ le emozioni che l’avevano coinvolta.
Approfittando di una tale situazione, Fabiana prese in disparte Alice e le confessò ciò che aveva fatto e sentito:
- "Scusami padroncina, ma quando Elisabetta ti ha raccontato della notte passata io ero nascosta dietro la porta ed ho ascoltato tutto... È proprio una gatta morta, una puttana, e tu non meriti di essere trattata in questo modo... Devi vendicarti, e subito!".
Ma Alice era titubante, benché ferita dal comportamento dell'amica di mille spogliarelli non se la sentiva di farle la stessa cosa... e stava in silenzio a meditare.
Allora Fabiana la incalzò nuovamente:
- "Alice, svegliati! Non sei stata tu a iniziare questa guerra, ma non puoi più tirarti indietro!".
La donna di don Carmine, allora sbottò:
- "E secondo te, sentiamo... Cosa dovrei fare? Farla uccidere?".
La ragazzina, benché molto giovane, era però una tipetta che non si faceva mettere i piedi sulla testa. Guardò negli occhi l'amica, e le disse:
- "Non si tratta di ucciderla… Tu sei mille volte meglio di quella là, ma devi mostrarti... Vedrai, il padrone non sarà geloso per questo, anzi... Dammi retta, e vedrai che questa crociera sarà uno spasso per me e per te...".

7. La “trappola”.

Fabiana prese per mano Alice, si tolse il reggiseno, e insieme uscirono allo scoperto sul ponte.
Guardando la sua "padrona", le disse:
- "Allora, vuoi fare come ti dico? Tira fuori quel bel paio di tette! Bisogna mostrare per vendere!".
E senza attendere oltre, in topless, la ragazzina, con fare sensuale, lasciò cadere a terra anche le mutandine del suo costumino.
Ora, era assolutamente in un nudo integrale...
Fabiana guardò poi di nuovo con fare di rimprovero Alice, e – con le mani che affondarono nei suoi fianchi ben pronunciati – quasi le urlò in faccia:
- "Daiiii...".
Alice non sapeva più da tempo cosa fosse il senso del pudore, ma temette di far fare brutta figura al suo uomo mostrandosi senza veli...
Alla fine, però, cedette alle insistenze, e le due si ritrovarono fianco a fianco, sdraiate placidamente sui lettini.

Intanto, da sopra, la scena aveva richiamato l'attenzione dei due malavitosi, che si erano goduti lo "spettacolo".
Don Vincenzo era rimasto affascinato da entrambe, ma per non fare un torto all'amico, puntò le sue attenzioni sulla servetta, che tra l'altro si era mostrata assai disinvolta.
Gli disse:
- "Certo che la vostra cameriera ha dei numeri eccezionali...", e rise.
L'altro, da parte sua, ora che non rischiava di far ingelosire la sua donna, gli fece eco:
- "Beh, direi che in casa mia c'è solo roba di prima qualità".
- "Ah, lo vedo bene", rispose don Vincenzo scoppiando in una fragorosa risata.
L'armatore, però, si fece serissimo quando, voltandosi verso il "collega", lo pregò di organizzargli un incontro galante con la fanciulla:
- "Bene, bene... E se ti chiedessi la sua disponibilità per farla sentire una vera femmina? È da quando ha messo piede su questa barca che vorrei ammaestrare questa bella puledrina ruspante...".
Don Carmine non si aspettava una richiesta così esplicita; d'altronde, Fabiana, prima d'ora, non aveva mai preso parte ai banchetti erotici con i suoi amici, a cui aveva invece "educato" la sua donna... Era una semplice cameriera, che aveva salvato dalla povertà estrema, e che Alice aveva elevato a sua "consigliera".
Avrebbe voluto chiedere consiglio alla sua compagna, ma immaginava che lei si sarebbe opposta, e così gli venne un'idea che avrebbe preso due piccioni con una fava: si sarebbe ingraziato don Vincenzo, e avrebbe vissuto dei momenti di pura adrenalina.
Chiamò Akil e lo pregò di scendere a chiamare la giovane.
Lo skipper, a cui non parve vero poter ammirare più da vicino quella meraviglia, obbedì e – scese le scale – si avvicinò al lettino:
- "Signorina Fabiana, il suo padrone la vuole..."
Come sempre pronta a rispondere sollecitamente alla chiamata di don Carmine, la ragazza si alzò di scatto, ma ricordandosi di avere le sue grazie alla merce' di tutti, rispose ad Akil:
- "Ohhh... Un momento che vado a vestirmi e arrivo...".
Ma il nero, con un sorrisino compiaciuto, la fermò:
- "Don Carmine ha detto che deve salire così come sta adesso!".
Fabiana si sentì ancora più nuda, e guardò verso Alice quasi a chiedere la sua intercessione, ma lei non poté far altro che confermare:
- "Se così vuole il mio uomo, chi siamo noi per contraddirlo?".
E mentre la cameriera si avviò verso il ponte superiore, lo skipper lanciò uno sguardo fugace sul corpo abbronzato di Betty, e finalmente lo poté vedere in tutti i suoi dettagli alla luce del sole...
Le sibilò:
- "Sei ancora più bella di questa notte...".
Intanto, don Carmine si alzò dalla poltroncina in pelle in cui era oziosamente sprofondato per tutta la mattinata, e salutò l'altro:
- "Beh, caro mio, io il mio dovere l'ho fatto... Ora tocca a te far vedere a quella puttanella come si comporta un maschio... Falle onore, ma mi raccomando: non toccare il culo, quello è il mio regalo di anniversario per Alice!".
E detto ciò, si allontanò dalla sala...

8. Le due “sorelle”.

Quando Fabiana raggiunse l'ultimo gradino della scala, e scostò la tenda che dava accesso al locale dove credeva di trovare il suo padrone, ecco che davanti le si presentò un altro uomo...
Istintivamente, alzò le braccia, e con la destra si copri il pube mentre con la sinistra cercò di nascondere le tette.
Era così intimorita che don Vincenzo – facendole allegramente un profondo inchino – le sorrise e le disse:
- "Benvenuta, nobilissima creatura... Da giù, non mi eri sembrata così bella... Beh, don Carmine è davvero un uomo generoso...".
La ragazza cercò di capire cosa stesse succedendo, e domandò al suo interlocutore:
- "Ma il mio padrone? Mi ha fatta chiamare... Ha bisogno di me...".
- "No, non è lui che ha bisogno di te, ma io...", replicò don Vincenzo.

Confusa e presa da un forte tremore, per incoraggiarla il boss si prodigò in un buffo baciamano e – cingendole la schiena – la condusse in una saletta attigua, dove Fabiana vide che erano sistemati due divanetti, l’uno di fronte all’altro.
L’uomo chiuse la porta, ma prima diede voce che non voleva essere disturbato per nessun motivo, lasciò infine attaccato sulla maniglia un biglietto sibillino per l’amico: “FATE PIANO”...

Fu a questo punto che la "musica" per la ragazza cambiò decisamente... Don Vincenzo, si allontanò da lei un passo per poterla ammirare meglio, e poi le disse, in uno stato di profonda agitazione:
- "Che vacchetta che sei… Pronta per la munta e per la monta!".
Sprofondò in un soffice divanetto, e poi le fece cenno di avvicinarsi.
- “Vieni qui… Spogliami!, vedrai che ti piacerà…”, le disse.
Fabiana cominciò a sciogliergli i lacci delle scarpe, gli tolse i mocassini, e poi le calze. Si impegnò a leccargli i piedi e a baciarglieli con le sue giovani labbra.
- "Ti piace?", le chiese.
E lei, che aveva ritrovato tutta la sua sfacciataggine, memore degli insegnamenti di Alice:
- "Mi piace quello che piace a te".
Quindi, andò decisa al “pacco”, e comincia a palpeggiarlo da sopra i pantaloni.
Lo guardò negli occhi, si abbassò e cominciò a leccarlo e a morderlo sempre da sopra il tessuto, mentre con la sinistra si toccava la fichetta già grondante di umori.
Finalmente, gli slacciò la cintura, abbassò la lampo, gli sfilò lentamente i pantaloni e i boxer…
Poi, salì più su, e con foga gli tolse la giacca e la camicia: ora, era assolutamente nudo… Nuda lei, nudo lui!

Fisicamente, don Vincenzo era meno prestante di don Carmine: alto 1 metro e 65 per 100 kg, spalle larghe e pettorali che sembravano il le mammelle di una femmina, areole scure e capezzoli che quando si eccitava diventavano dei veri spilli. Stomaco sformato e flaccido – che precipitava mollemente giù verso il pube –, circondato da fianchi e maniglie dell’amore “importanti”, era totalmente depilato. Sotto, era provvisto di un pene che a riposo non ne faceva certo un toro, ma che quando si “svegliava” lo sosteneva egregiamente nelle sue scorribande sessuali: 22 cm., con i quali riusciva a soddisfare giovincelle vergini di ano...

L'odore delicato del corpo di Fabiana lo stava mandando in tilt, e cosi – mentre lei aveva iniziato a succhiarglielo, e con le sue mani gli strizzava delicatamente i testicoli duri – le urlò:
- "Togli le mani dal mio cazzo, voglio che usi solo la bocca, succhia troietta!".
La ragazza, intelligente e a cui piaceva essere “offesa” e comandata, obbedì prontamente gemendo e scuotendo il culo messo a pecorina, affondando le unghie nelle cosce adipose del maschio.
Lo stava scopando di bocca, e don Vincenzo si sentì improvvisamente l’uccello d’acciaio, e tanta voglia di farsela.
Così, la fermò con il cazzo piantato in gola, la fece alzare, e – dopo averla sbattuta con la schiena sul divano – le infilzò la passerina, moderatamente pelosa, con un colpo secco.
Fabiana era bagnatissima, ma anche molto stretta di fica, e quindi la giovane provò un gran dolore al passaggio della cappella e dell’asta per l’ingresso della sua vagina. Viceversa, lui, sentendosi praticamente strizzare il glande, non riuscì a trattenere un principio di eiaculazione.
Le disse:
- “Ehi, puttanella, che succederebbe se ti ingravidassi? Sei davvero troppo stretta, ma adesso hai trovato chi ti apre per bene…”.
Riprese fiato, e poi:
- “Vediamo come te la cavi a smorza candela…”.
Si sdraiò a terra e se la fece montare sopra, faccia a faccia. La consigliò:
- “Adesso, apriti bene le labbra, e scendi lentamente sulla punta della mia cappella…”.
Fabiana fece esattamente come le era stato detto, si “appoggiò” sul glande sostenendosi con una mano sul torace di don Vincenzo, e lentamente scese fino a che le palle non fermarono la corsa di quel cazzo dentro di lei… Le sue labbra erano così strette che aderirono perfettamente all’asta, e così bagnate che la lasciarono scorrere fino a raggiungere il “traguardo”.
Era bravissima: incredibile come – con movimenti circolari del bacino – riuscisse ad accoglierlo tutto, con la punta che gli sbatteva contro l’utero.
A un certo punto, le fece voltare il busto, le strinse i capezzoli duri come chiodi, e la baciò con desiderio:
“Waooo, che porcelletta, non ricordo nemmeno più da quanto non godevo così tanto…”.
Poi, nella furia della passione, e dimenticando l’avvertimento di don Carmine, si lasciò andare:
- “Bimba, non ti fermare, che poi voglio farti anche il culo!”.
E gli ci diede sopra un forte ceffone, mentre con l’altra mano le infilò due dita in bocca…
Quel movimento porta al settimo cielo sia il boss che Fabiana, la quale si irrigidisce, è troppo pure per una femminuccia come lei…
Sta per godere:
- “Che bello, daddy, vengo anch’io, veniamo insiemeeeee!”.
Don Vincenzo, per sua abitudine, non usava mai il preservativo… Perciò, quando sentì che il “rischio” si stava facendo concreto, si prese il cazzo in mano, lo estrasse dal ventre di lei e con due dita fece pressione proprio in corrispondenza dell’uretra per bloccare l’eiaculazione...
Allora, la giovane, amareggiata, ma languida da morire, gli domandò:
- "Ma che, non ti sono piaciuta? Perché sei uscito così? Aspettavo dentro la tua sborra calda".

Con quella manovra, Don Vincenzo era riuscito a mantenere l’erezione, e allora la piccola non perse tempo: ci si rimise a cavalcioni, ma stavolta dandogli le spalle, nella posizione della “reverse cowgirl”.
Allora don Vincenzo pensò bene a un surplus di piacere per quella puledrina imbizzarrita…
Da sotto il divano tirò fuori una scatola piena di sex toys, che usava per i suoi “divertimenti”… La aprì, e ne trasse a sé un bellissimo plug anale in acciaio, che piantò senza indecisioni nello sfintere della ragazza. La quale urlò con tutto il fiato che potè richiamare dai suoi polmoni:
- “Aiooooooo… Mi hai squartata… Ma cosa è?”.
Ma don Vincenzo non rispose alla sua domanda, e anzi la incitò a pensare a ciò che stava facendo:
- “Stai zitta, e scopa! Se non posso farti il culo, almeno prenditi questo!”.
Con quell’oggetto conficcato nel culo, Fabiana fece sparire con destrezza il cazzo duro all’interno della sua fica stillante piacere, e che lo accolse senza problemi. Lo scopava quasi senza sentire dolore, tanto si era adattata a quell’intruso.
Saltava su e giù come una indemoniata, decisa a farsi “sparare” una bella sborrata dentro:
- “Ahhh… Sìii... Così... Scopami…”, disse lei ogni volta che la cappella la faceva sobbalzare, entrando e uscendo dalla fica con forza e costanza.
In quel momento, libera da qualunque freno inibitorio, lontana con la testa dal suo padrone e dalla sua amica, avrebbe voluto essere fottuta senza sosta da tutti i cazzi esistenti sulla faccia della terra e su qualsiasi altro pianeta.
Godeva come una troia, si sentiva troia era troia!
Finalmente, venne, continuando a cavalcare quel maschio come se lui fosse un vero stallone.
Ma non si fermò, voleva il seme di don Vincenzo dentro… E infatti, di lì a poco arrivò quell’attesa, bollente, ambita linfa che le conquistò tutto il suo ventre… Proprio come bramava lei!
Si disse:
- “Sei una pazza… Lui non ha messo il preservativo e tu non vuoi prendere la pillola… Ma va bene così, è stato grandioso!”

Nel mentre che don Vincenzo si stava godendo il "frizzante regalo" del suo amico, don Carmine aveva raggiunto la sua donna sul ponte inferiore, e lì le raccontò la "trappola" che aveva teso alla ragazzina.
- "Sai, devo pure tenermelo buono, non si sa mai... E poi la tua puttanella non credo che a quest'ora sarà dispiaciuta dell'accoglienza che don Vincenzo sicuramente le avrà fatto", disse ad Alice, ridendo di cuore...
Al che, la sua donna lo abbracciò con entusiasmo e gli rivelò ciò che lui non aveva potuto vedere e ascoltare:
- "Siamo proprio dei porci maniaci... Quando l'hai fatta chiamare, invece di difenderla io l'ho palesemente scaricata... Chissà come si sarà sentita, poverina... Ma, insomma, come hai detto tu, credo non si possa certo lamentare... La trattiamo come una principessa, cosa vuole di più? Deve solo fare ciò che sa fare meglio...".
Don Carmine annuì, fece spallucce, solo – come se stesse parlando a se stesso – si domandò:
- "Speriamo che non le abbia fatto il culo, quel sodomita nato...".
- "Eh no, papino, quel culetto è vergine... Lo devo aprire io... Me lo avevi promesso!", implorò Alice, gemendo, facendo l'offesa e tentando di svincolarsi dalla presa dell'uomo.
Ma lui, si affrettò subito a incoraggiare:
- "Non ti preoccupare... Don Vincenzo è un uomo d'onore... È celebre la sua abilità nell’inculare le ragazzine, ma sa mantenere la parola data... Gli ho spiegato tutto, e vedrai che il tuo regalo te lo restituirà in ottimo stato!".

Così rabbonita la giovane, don Carmine la interrogò con un’occhiata fintamente “intimidatoria”:
- "Io, invece, non merito niente?".
La beniamina del boss si sentì presa alla sprovvista, colta da un certo imbarazzo per non essere stata abbastanza riconoscente verso colui che le aveva dato così tanto... Cercò di rimediare, e – ponderata bene la cosa – gli propose:
- "Io sono tutta tua, di me puoi fare ciò che ti pare... Anche farmi uccidere! Ma credo di conoscere cosa vorresti da me più di tutto...".
- "E cosa sarebbe?", rispose sornione don Carmine.
- "Il mio culetto!", esclamò esultare la ragazza, "non sarà più vergine come quello di Faby, ma ti ha sempre ecitato… Puoi usarlo come e quanto vuoi!".
Quel maschio, che di solito quando voleva qualcosa non aveva bisogno nemmeno di chiederla, non si aspettava altro, e – felice come uno sbarbatello – le disse:
- "Ne sarei onorato, mia bella bambolina...".
E lei, di rimando:
- "Ok, ma questa volta ti darò di più… Lo faremo senza lubrificante e senza preservativo!".

Alice era già completamente nuda (si era spogliata su "consiglio" di Fabiana), e non impiegò molto a liberare il bel corpo del suo uomo...
Gettò alla rinfusa i suoi abiti, noncurante della possibile presenza nei paraggi di Akil: pantaloni e giacca, camicia e perizoma (che don Carmine era uso indossare), volarono in ogni dove.
Poi, a don Carmine venne un'idea, assurda quanto eccitante:
- "E se ti rompessi il culetto davanti a don Vincenzo e Fabiana, bambina mia?", le annunciò.
- "Ma non sei geloso, papi? Comunque, se ti eccita, per me è ok...D'altra parte, pure tu sei un bell'uomo, e chissà quante mi invidiano e vorrebbero farsi scopare da te", rispose quella adolescente che già pregustava una sorta di "gara" con la sua amichetta, e che desiderava vederla scopare...
Infatti, vedere don Carmine nudo era un vero spettacolo: robusto, 1 metro e 80 di altezza per 90 kg, spalle grandi e collo taurino, aveva dei pettorali formidabili su cui si drizzavano due capezzoli carnosi ma non molto pronunciati. Inoltre, un folto vello gli copriva il torace e scendeva giù fino al pube, il quale “accoglieva” un cazzo sui 18 cm., pienamente nella norma, massiccio, e parecchio largo, con una cappella rosa, anch’essa bella compatta, e dei grossi testicoli che quando si gonfiavano diventavano una cosa impressionante.

Colto da un irrefrenabile desiderio di sesso anale, l'uomo prese per mano la sua giovane compagna e si avviò su per le scale.
Erano scalzi, e dunque nessuno poteva sentire il loro passaggio...
Quando furono dinanzi alla porta chiusa, don Carmine si avvide del messaggio lasciatogli dall'amico.
Fece segno ad Alice di fare silenzio e di camminare in punta di piedi, abbassò la maniglia ed entrambi entrarono nella stanza.
Nell'aria, si respirava un penetrante odore di sesso misto a sudore, umori e sperma...
Don Vincenzo e la piccola non fecero caso alla loro presenza, mentre i due guadagnarono il divanetto rimasto libero, a pochi passi dalla coppia che già stava copulando.
Allora don Carmine lasciò delicatamente la mano di Alice, la quale capì che doveva mettersi alla pecorina, di fronte a lui.
Di lì a prenderlo nella sua boccuccia per prepararlo alla "guerra" fu un attimo; era gigantesco, e nonostante ormai ci fosse abituata, le sembrava sempre difficile da gestire... Gli tirò giù la pelle fino in fondo, lo leccò e lo succhiò fino a che quella verga non raggiunse il massimo del suo vigore con quasi 20 centimetri di piacere...
Le venne in bocca e sottovoce le disse:
- "Fai la brava, mi raccomando, bevi tutto il latte del tuo papino...".
Alice obbedì, e dopo aver mandato giù anche l’ultima goccia, se lo sfilò e disse al suo uomo:
- "Ecco fatto… Ora sarai contenta della tua scrofetta!".
Poi si girò dandogli le spalle, e alla vista della sua vongoletta palpitante don Carmine non resistette... Glielo infilò tra quelle tenere labbra strette che gli risucchiarono la cappella, giù fino a che le palle non trovarono l'ostacolo del suo abbondante culo.
Stantuffò con potenza, precisione e velocità don Carmine, fin tanto che la ragazza non si voltò fissandolo con quegli occhietti vivacissimi:
- "Ti voglio...".
Quel messaggio, arrivò diretto al destinatario, e – dopo poche altre pompate – il maschio che la stava possedendo le riversò nella vagina una gran dose del suo seme...
Quasi subito, le si crollò sulla schiena, e le bisbigliò:
- "Riempirti di me mi fa sentire sempre il tuo Signore…".

Ma ogni promessa è promessa, e quindi, dopo esserle uscito da dentro, Alice gli ripulì per bene con la lingua tutta la cappella, gliela asciugò per renderla ancora più secca, e – senza più guardarlo in volto – ansimando dal desiderio di averlo nell'intestino gli fece capire che era tempo del “sacrificio”…
Don Carmine allora le bendò gli occhi, per far sì che concentrandosi solo sugli altri sensi godesse di più, e – per impedirle di urlare – le allacciò un bavaglio da bdsm dietro la nuca, spingendole in bocca una pallina di gomma.
Avvicinò poi le labbra all’orecchio della sua donna:
- “Non voglio sentire un fiato uscire dalla tua bocca… Devi stare muta, hai capito bene? Altrimenti la pagherai!”.
Alice stette al “gioco”, sempre più infoiata, e rispose sottomessa:
- “Certo, padrone, disponi di me come preferisci…”.
Ormai il cazzo dell'uomo era tornato ad essere duro come il marmo, e lui si avvicinò minaccioso al buchino di Alice. Nessuna crema emolliente, e nessuno sputo di saliva sullo sfintere…
Appoggiò la punta del glande, turgida come una lancia fiammeggiante, e cominciò a spingere…
Il rosone scuro cominciò a pulsare freneticamente, don Carmine sentì quanto era stretto ma anche che cominciava a cedere, e lo sfregamento tra i due produsse in Alice una sensazione molto particolare.
Piano piano, la cappella si insinuò dentro, fino a che la corona del glande (don Carmine la aveva molto spessa) non creò un ostacolo apparentemente invalicabile e tale da lasciarla senza respiro.
Cercò di spingere con maggior decisione, tenendola per i fianchi, sculacciandola e rischiando di venire… L’ano non si autolubrifica come la fica, e quindi la ragazza si sentì bruciare tutto:
- “Ahiiii, che male”, cercò di gridare, per quando la pallina le permetteva.
L’uomo stava scendendo verso l’interno più profondo delle sue viscere, ma contemporaneamente si aggrappò alle tette di Alice e ai suoi chiodini super eccitati, e le strizzò forte, come se la volesse mungere; la fica, dilatata dall’eccitazione, stava grondando di succhi che gocciolarono sulla tappezzeria creando un discreto laghetto.
La giovane, comunque, andò incontro al suo uomo dimenando il culo, e a quel punto il suo uccello scivolò senza problemi dentro l’intestino, fermandosi poi per qualche istante.
Alice iniziò a strillare come se la stessero scannando, e strappandosi il boccaglio non riuscì a trattenersi dall’urlare di piacere:
- “Adesso pompami forte, scopami bene il culo e vieni dentro… Lì, puoi sborrare tranquillamente!”.
Don Carmine cominciò a pompare sempre più veloce, sbattendo i testicoli sulla fica di lei, mentre la femmina si masturbava ferocemente.
Poi, la ragazza iniziò a farfugliare parole e mugolii incomprensibili, e sbottò:
- “St-oo... venendooo… Continuaaa…”.
Il boss la pompò fino a che le sue palle non esplosero, e il suo cazzo simile ad una anguilla impazzita non scaricò anche l’ultima goccia di sborra dentro di lei.
Alice, da parte sua, stringeva i muscoli del retto e continuava a urlare:
- “Siii… Vengoooo… Vengoooo… Sono la tua porcellaaaaaa”.
Fu allora che i due ebbero un orgasmo simultaneo, intensissimo, meraviglioso, che fece “impazzire” quella troia, provocandole una squirtata che non aveva mai provato prima…
La sborra colò dallo sfintere e rigò le gambe della giovane troietta.
Quando don Carmine si sfilò da quel budello tanto caldo, restò un attimo a osservare quel buco demolito dalla sua trivella di carne; poi, udì alle sue spalle una voce femminile, che non era quella della sua compagna... Si voltò, e vide don Vincenzo e Fabiana che, seduti abbracciati e sporchi di umori come dei maiali, li stavano osservando divertiti.
Anche Alice, nel frattempo, si voltò, e per nulla intimorita, si mise a ridere...
Don Vincenzo fu finalmente, doppiamente, pienamente soddisfatto del regalo ricevuto e dell'imprevista esibizione a ciò aveva assistito...

FINE II PARTE
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