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Prime Esperienze

La troia, la ragazza e il vecchio del 3° piano (II Parte)


di pollicino
11.07.2021    |    2.404    |    0 3.3
"Benché per tutti quei giorni le fossero stati applicati dei plug via via più grandi, quelle "esplorazioni" le provocarono continui orgasmi..."
6. Il fisting e la fica di Anna.

Il signor Antonio aveva fatto intuire ad Anna che in cambio del "sacrificio" di Camilla avrebbe potuto prendere in considerazione la possibilità di lasciarli in pace, ma - indispettito dal rifiuto di Vanessa e Gessica a concedersi - non fu così, anzi Anna dovette sottostare ad umiliazioni sempre più cocenti...

Infatti, un giorno che le due donne erano in terrazza a prendere il sole, nude com'era loro abitudine, al vecchio parve di vedere la passera di Anna ancora un po' dilatata dopo il recente parto.
Nei giorni a venire cercò di farci più attenzione, e la sua impressione sembrò farsi certezza.
Decise, allora, di togliersi questo dubbio, tendendo una nuova trappola alla donna, ormai sull'orlo dell'esaurimento nervoso.

L'occasione propizia gli venne data da una riunione di condominio, dove ormai tutti avevano avuto modo di "conoscerla" biblicamente, ma dove nessuno conosceva ancora le "qualità" erotiche di Camilla.
Sotto minaccia di rendere noto a tutti quello che era accaduto l'ultima volta a casa sua, obbligò di fatto Anna a concedersi un'altra volta a lui, ma questa volta la volle "in esclusiva".

Si accordarono affinché lei andasse da lui indossando un corto abito in pelle grigio scuro, che le arrivava poco sotto all'inguine, ma che all'apparenza sembrava essere la veste di una normalissima madre di famiglia; un abito che ogni volta che il signor Antonio gli vedeva addosso, lo disponeva in cattivi pensieri.

Attraversato il pianerottolo, e bussato con circospezione alla porta di quel maiale, le venne incontro il padrone di casa avvolto in una vestaglia che lasciava intravvedere il suo petto villoso e le gambe ricoperte da un folto pelo.
- "Benvenuta, signora Anna", fece lui tutto falsamente cerimonioso.
La fece entrare, e - sfregandosi le mani - con un ghigno mefistofelico, non perse tempo in chiacchiere e le disse:
- "Allora, mettiamoci pure comodi, tanto ormai ci conosciamo bene!".
E detto questo, slacciò la cinta della vestaglia rimanendo in totale nudità.
Sembrava un animale selvatico, in cui solo mani e piedi erano ben riconoscibili, tutto il resto - a parte il cazzo - era avvolto in un ispido mantello...

Anche Anna era ormai abituata a quel corpo, ma le venne istintivo fare un passo indietro...
Poi, ripresasi immediatamente, si aprì anch'essa il vestito... Sotto, non aveva niente, ma quello che mise in mostra bastò al vecchio per eccitarsi grandemente ed allungò una mano: dai fianchi, risalì su a sfiorare le tette ancora piene di latte e a carezzare quegli imponenti capezzoloni; lambì il suo viso teso, per poi ridiscendere in mezzo al torace fino all'ombelico e al monte di Venere, e andarsi ad arrestare in mezzo a quella fessura così desiderata.
Anna trasali', ma - conscia del suo "dovere" - si fece fare tutto...

Il signor Antonio, per rompere il ghiaccio, si complimentò con lei:
- "Signora, ma lo sa che dopo 3 gravidanze ha ancora un fisico di una ragazzina? Potrebbe benissimo competere con sua figlia Camilla!".
Di nuovo, Anna non reagì, abbozzando solo un timido sorriso.

Allora il porco capì che poteva osare di più, la condusse in camera da letto e chiuse la porta dietro di se.
La prese alla lontana, e buttò là:
-"Eh, se solo avessi qualche anno di meno, ti farei sentire gratificata, altro che quella checca che ti sei sposata...".
Senza accorgersene, era passato dal "lei" al "tu", ma questo ad Anna non importava...
Riprese:
- "Prego... Fai come se fossi nella tua intimità, sdraiati pure sul letto".
Lei, come un automa, obbedì, e forse fu un grosso sbaglio: da quel momento, il signor Antonio prese completo possesso del suo corpo.

Salì anch'egli sul letto, e tornò a toccargli le tette, ma poi andò dritto alla fica... La ammirò e disse:
- "E' proprio bella, forse non si è ancora ripresa del tutto dal parto... Per questo l'ultima volta con i miei amici non ti abbiamo scopata...".
Si chinò e baciò la vulva, suscitando un Anna un tremore irrefrenabile, e notando che era molto bagnata.
- "Eheheh, che porcellina che sei... Bene, bene, così sarà più semplice quello che dovremo fare...", le disse.
Con il pollice e l'indice della mano sinistra allargò le labbra che si stavano già dischiudendo per conto loro, mentre - unite le punte delle dita della mano destra - si insinuò dentro quella caverna...
Pensare che da lì era uscita poco prima una creatura, lo fece eccitare, tanto che il suo membro lo "certificò" efficacemente.

Spinse, ma non dovette nemmeno fare forza, tanto quelle carni cedevano facilmente al suo passaggio... Entrò dentro, ed affondò fino a toccare l'utero con le dita, lasciando fuori solo il polso.

Poi, cominciò a rovistare in quella sacca umida, facendo su e giù e provando una debole resistenza sulle pareti d'ingresso.

Convinto di aver prodotto una dilatazione sufficiente, si sfili' e disse ad Anna:
- "Mi raccomando, rimani così, con le gambe ben aperte...".
Scese dal letto e si allontanò di poco...
Che spettacolo! Davanti ai suoi occhi, era un'oscena apertura, tutta pulsante, e dentro la quale si poteva vedere ogni dettaglio.
Restarono così, ognuno nella sua posizione, per un tempo imprecisabile, occhi negli occhi, e alla fine il signor Antonio prese in mano il suo cazzo duro e diede libero sfogo al suo piacere.

Non domandò nulla, quel giorno, ad Anna, solo le ripeté:
- "Ah, se potessi soddisfarti come facevo una volta...".

Detto questo, liberò la donna dal suo "giogo" e la fece ritornare da suo marito e dalla sua creatura che aspettava affamato la pappa...

7. Prostitute di strada… gli incerti del mestiere.

Anna e sua figlia Camilla ci stavano prendendo gusto ad accontentare il signor Antonio, perché con la sua creatività era un continuo incentivo alle loro "imprese" sessuali.
Cosicché, quando lui le propose un gioco di ruolo che avrebbe esaltato il loro esibizionismo, la donna e la ragazza non seppero rifiutare.

Si sarebbe trattato di fingersi delle vere prostitute e di andare con il loro "protettore" – sempre il signor Antonio – a “battere” in un parcheggio di una zona poco raccomandabile. Ed essendo un gioco, il porco aveva stabilito (senza farne parola con loro) che i “clienti” altro non sarebbero stati che altri suoi amici che le donne non avevano mai visto…

Ebbene, con un pò di paura, ma allo stesso tempo con una grande eccitazione, Anna e Camilla si prepararono: la mamma, indossò un vestitino leggero abbastanza corto e scollato, senza reggiseno – di modo che le sue tette di puerpera spiccarono bene attraverso l’abito, tanto era eccitata e con i capezzoli dritti –, e un perizoma che gli si infilava dentro la fica tanto era bagnata; la figlia, invece, aveva un vestito lungo con una evidente scollatura, spacco laterale sulle cosce e sotto un intimo di pizzo con calze e reggicalze che si vedevano da sotto lo spacco; entrambe, infine, calzarono scarpe con tacchi a spillo…

Così abbigliate, le fece salire in auto e le condusse a cercare un luogo adatto, un po’ appartato, dove iniziare il giochetto.
Le due donne, sapevano bene che, in caso di necessità, lui avrebbe potuto fare ben poco, ma ciò rendeva la situazione ancora più trasgressiva ed eccitante.

Trovarono una strada isolata e ben illuminata, non lontana dall’autostrada, e ai margini di essa una piazzola adatta al loro scopo.
Il signor Antonio fece scendere Anna e Camilla alla luce degli unici due lampioni presenti, e sarcastico gli disse:
- “Vediamo che effetto fate agli uomini, sono molto curioso… Io sarò laggiù, dietro quei cespugli, da dove posso vedere tutto...”.

Erano bellissime entrambe, con il loro corpo profumato, potenzialmente disponibile per chiunque avesse voluto possederle, pronte a farsi accarezzare, toccare, e penetrare da un qualsiasi sconosciuto.

Iniziarono a passeggiare per mettersi in mostra, e dopo un po’ sentirono un auto avvicinarsi, rallentare, e quindi fermarsi proprio davanti a loro.
Il cuore di Camilla iniziò a battere all’impazzata, aveva paura, ma cercò di stare calma, come le aveva suggerito sua mamma.
C’erano tre uomini… Abbassano il finestrino ed Anna fu la più lesta ad avvicinarsi, forse per proteggere – ancora una volta – la figlia…

Quei maschi, le chiesero:
- “Ehi, bellezze, quanto volete, tutte e due insieme?”.
Impaurita – era la prima volta anche per Anna – la madre si fece coraggio e si appoggiò al finestrino, mettendo in mostra il culo. Poi, convinta che fossero loro gli amici del signor Antonio, con le tette che quasi le saltano fuori dal vestito, iniziò a fare la puttana di strada, elencando i vari servizi che potevano fare con i relativi prezzi…

I tre si misero a ridere, e a questo punto – forse maldestramente – intervenne Camilla:
- “Cari miei, questa è roba di prima qualità… O così o nulla!”.

Per tutta risposta, aprirono tutti e due gli sportelli posteriori e scesero in due… Si fermarono ai lati delle due donne, e gli dissero:
- “Voi essere tutte matte… Troppi soldi…”.

Fu allora che Anna ebbe come un sussulto, rientrò in se stessa e si accorse che i tre uomini non erano italiani, ma avevano una parlata slava…
Non ebbero, però, nemmeno il tempo di reagire che si ritrovarono in quell’auto, in mezzo a quei brutti ceffi, e il guidatore ripartì dando gas e sgommano rumorosamente.

Anna era sbigottita, ma si ricordò che arrivando aveva visto nei paraggi un campo nomadi: ecco da dove venivano quei brutti figli di puttana!
Era certa che in vigliacco del signor Antonio non avrebbe fatto nulla per salvarle, e che quindi se la sarebbero dovuta sbrigare da sole…

Arrivate al campo, le due donne notarono un gran trambusto, come se fossero attese… Furono fatte scendere dall’auto, e mentre uomini e donne le scrutavano dalla testa ai piedi, Anna udì in lontananza una voce conosciuta…
- “Capo, non insistere, 500 va bene per una settimana… Noi non sapere che merce tu dare…”.

Ma sì, era proprio il signor Antonio, che le aveva precedute e le stava vendendo agli zingari!
Oltre ad essere un gran maiale, era un grandissimo figlio di puttana!

Accortosi di loro, si avvicinò al gruppo vociante e disse ad Anna e Camilla:
- “Signora Anna, spero che qui possiate trovare quello che cercate, emozioni forti, cazzi robusti per aprire definitivamente la sua puttanella e far godere come merita lei…”.
Poi, dopo aver dato una veloce strizzata di capezzoli ad entrambe, uscì dal campo e le abbandonò al loro destino…

8. Anna e Camilla al campo rom.

Come il signor Antonio fu fuori dal campo, Anna e Camilla vennero chiuse in un cerchio umano, fatto di uomini puzzolenti – giovani e anziani – che fumavano, donne nei loro lunghi abiti tradizionali e bambini tutti stracciati.

Per un pò di tempo, nessuno si decise a fare la prima mossa, poi improvvisamente i bambini – come chiamati da un invisibile segnale, invasero quel cerchio ideale e cominciarono a strattonare le due donne, facendogli capire che volevano i loro abiti.

Da principio, Anna e Camilla cercarono di opporsi, ma poi – sopraffatte numericamente – si arresero.
Rimasero dapprima in intimo, ma poi i più grandicelli e smaliziati di loro gli strapparono via prima i reggiseni e poi i perizomi.
Nudiste convinte, mai quelle femmine si erano sentite così nude, fisicamente e nell'anima... Tentarono di coprire come meglio poterono le loro intimità, finché quattro maschi adulti le presero sotto braccio, a due a due, e le condussero via.
Quella famiglia di rom erano circensi, e quindi disponevano di gabbie per animali… Ne aprirono due adiacenti, e vi gettarono dentro le malcapitate…
Lì, Anna e Camilla restarono, come bestie feroci, legate con dei collari di ferro a grosse catene, finché gli “inservienti” di prima non tornarono a prenderle.

Fecero un nuovo tratto di strada insieme, poi i loro percorsi si divisero: Camilla, sentendosi persa, si mise a piangere, mentre Anna – vedendo la figlia allontanarsi da lei in un contesto del genere – si sentì morire di crepacuore...
Tutta quella terribile esperienza con il signor Antonio l'avevano vissuta insieme, dalla vigilia dei suoi 18 anni fino a quel momento, ed ora? Che ne sarebbe stato di loro?

Intanto, la ragazza con i suoi custodi giunsero davanti ad una grande roulotte, dove consegnarono il giovane bocconcino al loro capo.
Stessa sorte, nel frattempo, stava toccando ad Anna, che fu affidata - invece - al figlio maggiore del capo campo.

Camilla era terrorizzata, e tremava come una foglia quando fu faccia a faccia con quell'uomo così sgradevole... Lui, vestito di tutto punto, e lei completamente nuda!

Ioska, questo era il suo nome, la fece avanzare fino a posizionarla al centro di quell’unico ambiente, fece un giro completo tutto intorno a lei per ammirare quel “dono” che gli era piovuto dal cielo e che lui decise di farne una delle tante mogli.
Poi, in un italiano incerto le domandò:
- "Quale tuo nome?".
E lei, con voce esitante:
- "Mi chiamo Camilla...".
Allora Ioska, mettendole una mano sulla spalla, le disse:
- "Da oggi ti chiamerai Ruzanna, che vuol dire bella ragazza, e sarai la mia diciannovesima moglie. Ma prima ti dovrò domare, proprio come una puledra".
Camilla, provò a ribellarsi, gli disse che lei non sarebbe mai stata un suo oggetto, ma in cambio ricevette un sonoro ceffone...

E per “punizione”, le mise una mano sulla schiena facendola piegare a 90 gradi, e – senza alcun preavviso – le ficcò con spregio un dito nel culo, su fino alle nocche.
Camilla, dapprima le si fermò il respiro, poi iniziò ad urlare come un'isterica tanto che richiamò l'attenzione di tutto il clan.

La prima ad accorrere fu la matriarca, Lyuba, che – non appena Ioska uscì furente dalla sua roulotte – si precipitò dentro e cominciò a schiaffeggiare la ragazzina sul culo, dicendole:
- Inutile strillare, qui nessuno sentire te... Quando mio filio rompere tuo bel culo, uscirà molto sangue... Ma questo fatto a tutte noi donne…".

Ioska, dopo essersi calmato, tornò seguito da due donne e due uomini: mentre le femmine controllavano attentamente ogni minuzia del corpo di Camilla (volevano capire se c'era" stoffa" per farne una prostituta con cui guadagnare soldi), i maschi si abbassarono i pantaloni e puntarono i loro membri contro lo sfintere della giovane...
Il signor Antonio se l'era passata e ripassata più volte, ma quei rozzi uomini la stavano veramente aprendo come una mela; le parve di morire quando li ebbe entrambi nelle viscere, e poi quando le fecero un profondo enteroclisma di sperma.
Soddisfatti, ed ottenuto un esito positivo da quell’esame “teorico” e “pratico”, la lasciarono – nuda, stremata e dolorante – a terra...

Nel frattempo, anche sua madre era in balia di quei violenti: Besnik, accortosi che era donna d’esperienza, iniziò a ragionare per lei su cose che sicuramente non aveva mai sperimentato: la afferrò per un braccio, e la condusse nel cortile della stalla dove custodivano le vacche…
La fece entrare nella stalla, in un box vuoto ma attrezzato di tutto punto, attaccò il collare nei pressi di una modernissima macchina per mungitura automatica, ed Anna capì immediatamente che le sue grosse tette piene di latte sarebbero state attaccate a quello strumento a lei sconosciuto.
Le passò un brivido lungo la schiena, mentre la fica era già fradicia di umori caldi e colanti. Si disse:
- “Sono proprio una vacca, e me lo merito!”.

Lo zingaro, come surplus di malizia, le volle spiegare quello che le avrebbe fatto:
- “Tra poco, ti attaccherò alla mungitrice, proprio come faccio con le vacche vere, e ti lascerò lì mentre la macchina succhierà il tuo latte e tirerà i tuoi capezzoli”.
La donna non riuscì a trattenersi, e rispose con un intimo sospiro di piacere…
I capezzoli erano già duri come il marmo, quindi le immobilizzò le mani dietro la schiena in modo da mettere ancor più in evidenza le sue bellissime mammelle.
Le annunciò, ancora:
- “Ecco, questa sarà il tuo alloggio per le prossime ore… Mettiti pure comoda, che ora si comincia!”.
Le fece abbassare il torace, ponendola a 90 gradi, con le tette penzolanti; le divaricò le gambe, legandole le caviglie con cavigliere a degli appositi ceppi, ed iniziò ad allacciare la mungitrice ai seni di Anna.
Accese la macchina, poi prese una tettarella che era agganciata a un corpo metallico, il quale a sua volta era attaccato a un tubo, e sistemò il tutto prima sul capezzolo sinistro e poi su quello destro.
Anna ebbe un nuovo sussulto, sentendosi i capezzoli aspirati da quella macchina infernale.
La mantenne in quella posizione e con quegli strumenti che le aspiravano pure l’anima, per ore ed ore…
Adesso, aveva i capezzoli che le bruciavano, e per fortuna Besnik decise di spegnere la macchina…
Contemporaneamente, voltò lo sguardo verso il contenitore del latte, e vide una discreta quantità di liquido bianco opaco…
Prese un bicchiere, ve ne versò fino a riempirlo, lo degustò a piccoli sorsi, si pulì le labbra e infine le disse:
- “Gran vacca da latte, tu… Tuo latte molto buono!”.
Poi la svincolò dalla mungitrice, e riemersero due capezzoli gonfi, duri ed estremamente sensibili… La donna urlò dal dolore, e l’uomo le sorrise:
- “Essere scopata te non basta… Ci vuole cose molto più forti…”.

Erano trascorse sei ore di supplizio quando Anna venne ricondotta nella sua gabbia e incrociò – senza dir parola – lo sguardo sempre più impaurito della figlia…

Il giorno seguente, Ioska si recò di buon mattino alle gabbie delle sventurate che stavano ancora dormendo… Le destò con una secchiata d’acqua gelida, e le annunciò:
- “Puttane italiane, oggi io no dividere voi. Faremo gioco molto divertente!”.
E scoppiò a ridere…

Difatti, quel malefico sodalizio di padre-figlio, aveva pensato di misurare la loro resistenza al dolore…
Le portarono in una stanza chiusa, senza finestre, e al centro della quale erano due panche da palestra – con spalliera reclinabile, di quelle usate per rafforzare i muscoli delle cosce –, un braciere acceso e un tavolo con sopra degli attrezzi.

Le fecero accomodare, le imbavagliarono, e le legarono ad entrambe mani e piedi; poi, dopo averle applicato delle clip ai capezzoli, aprirono gli inserti in modo che le loro cosce fossero dilatate al massimo…
Allora entrarono Ioska e Besnik, accompagnati da quattro donne in età avanzate, che iniziarono a trafficare nelle parti basse delle due donne…
Le aprirono le grandi e poi le piccole labbra, per poi scappucciare prontamente i clitoridi: più grande quello di Anna, più contenuto quello di Camilla…
Così immobilizzate, non potevano muoversi minimamente, ed allora i due uomini presero dei ferri arroventati sulla fiamma e forarono repentinamente i due centri del piacere femminile.
Anna e Camilla provarono un dolore atroce, al punto da provocargli uno svenimento immediato, cosicché gli “operatori” ne poterono approfittare per apporre su quei delicatissimi “bottoncini” dei piccoli monili recanti lo stemma del clan.

Attesero il risveglio delle sventurate, poi le inserirono in vagina un divaricatore, e – procedendo con la stessa rudimentale metodologia di prima – inserirono un anellino anche alla cervice dell’utero…
Un’altra pena terrificante, insopportabile… ma per fortuna quella fu l’ultima a cui sottoposero Anna e Camilla in quella giornata…

E così giunsero al terzo giorno di “prigionia”…
Madre e figlia, per tutta la notte, cercarono una via di fuga, e finalmente verso l’alba, approfittando del fatto che i loro carcerieri si erano per un momento appisolati, riuscirono a raggiungere la rete di recinzione del campo.
Stavano scavalcando, prima l’una e poi l’altra, quando all’improvviso, giunse non visto, alle loro spalle Ioska, il quale le afferrò, le sbatté a terra e le urlò in faccia:
- “Voi dimenticare per sempre vostra famila, ora siete mie per sempre!”.

Così, il capo tribù decise di farne delle sue “proprietà” a tutti gli effetti, in un modo che fosse chiaro a tutti.

Anna e Camilla vennero riportate nella stanza del giorno precedente, ma questa volta c'era un grande tavolo grezzo con quattro anelli ai lati e un braciere come la volta precedente; in più, da un lato, era poggiato un timbro in ferro con un lungo manico.

Il braciere era già acceso, e i carboni stavano sviluppando una fiamma allegra...

Anna e Camilla furono fatte entrare, e mentre Camilla fu fatta distendere e legata agli anelli, Anna fu legata alla parete di fronte, sempre con lo stesso metodo, cosicché il suo sguardo fosse sempre fisso su ciò che avveniva sul tavolo.

Due donne eseguirono un lavaggio accurato del monte di venere della ragazza, completamente depilato, e poi lo cosparsero con un olio altamente infiammabile.

Anna, da lontano, seguiva tutto, e quando Ioska prese in mano quel timbro ebbe un terribile presentimento.
Lo vide posizionarlo sulla brace scintillante, e dopo alcuni minuti, indossando un guanto di protezione, lo prese per il manico; lo sollevò in aria come in una gestualità rituale, e poi lo abbassò sul basso ventre di Camilla...
Quel ferro incandescente, insieme all'olio cosparso sul suo monte di venere, produssero un caratteristico sfriccichio, e contemporaneamente si udì un urlo disumano della giovane...
Era allo sfinimento, come se qualcosa le stesse strappando le ovaie dall'addome, un "morso" nella carne viva che lasciava il posto a un marchio indelebile...

Anna, intanto, si dibatteva nel vano tentativo di soccorrere la figliola, la quale urlava ancora tutto il suo dolore:
- "Mamma, aiuto!, ho le budella che mi escono fuori...".
Infine, le assistenti presero un secchio di acqua gelata e gliela versarono sulla parte offesa.

Qualche minuto più tardi, alle due donne furono invertite le posizioni: Camilla venne legata al muro (con le gambe che faticavano a sorreggerla), mentre Anna si ritrovò adagiata sul tavolo...
Pochi istanti dopo, anche lei si ritrovò il pube inciso a fuoco: il "fregio" rappresentava una ruota di carro, e la donna si contorceva di dolore.
Fu fatta sollevare immediatamente, e le parve che l'intero intestino le dovesse uscire dalla vagina e precipitare a terra.

Il quinto giorno era un giorno di festa per quella comunità, cosicché il figlio del capo suggerì di fare di loro due l'attrazione dei festeggiamenti serali.
Le diedero da bere con un imbuto fino alla nausea, tappandogli poi la fica con un dildo enorme...
Mostravano delle vesciche gonfie fino a scoppiare, sembravano entrambe in evidente stato di gravidanza, quando - condotte al guinzaglio e strisciando a quattro zampe come dei cani - iniziò lo "spettacolo"... Un uomo le presentò come le "cagne di Ioska", e mentre Camilla fu fatta sdraiare a terra nella sabbia, la mamma le fu fatta salire sopra, accucciata, nella posizione del sessantanove.
Il capo gli si avvicinò ed accarezzò la pancia della ragazza, e scherzando disse, serio serio:
- "chi ha impregnato questa troia?".
Tutto l'accampamento prorompente in un enorme boato di risate, mentre lui continuò:
- "Ora vi faccio vedere come partorisce una vera vacca!".
E stando alle spalle di Anna, cominciò a comprimerle il ventre...
La conseguenza fu che la donna prese ad orinare una calda pioggia dorata nella bocca di Camilla, tenuta aperta dal figlio del capo.
Ingoiò e bevve tutto, fino all'ultima goccia fuoriuscita da Anna, ripulendo sapientemente la sua vagina...

Quella serata di puro divertimento, però, non era ancora finita...
I custodi delle donne trascinarono via per i capelli Anna, e lasciarono la giovane come unica protagonista del gioco... Le divaricarono le gambe, e poi - uno dopo l'altro - le praticarono dei fisting più o meno profondi, e più o meno devastanti.
Benché per tutti quei giorni le fossero stati applicati dei plug via via più grandi, quelle "esplorazioni" le provocarono continui orgasmi sconquassanti, e le lasciarono la fica talmente aperta da mostrare chiaramente l'ingresso dell'utero...
Ioska, a quella vista disse:
- "Ruzanna non serve divaricatore!".

Al sesto giorno, il capo volle divertirsi da solo con Anna...
Si fece condurre la donna, e stavolta decise di giocare alla pari: Anna lo trovò, infatti, nudo com'era nuda lei, e con una gran mazza tra le mani.
- "Ti piace?", le disse.
La troia fece cenno di sì con la testa, tanto per compiacerlo, viste tutte le umiliazioni che costui aveva già fatto subire a lei e alla figlia.
Ioska, allora, le mise una mano sul capo e la fece inginocchiare davanti a lui, ed Anna capi cosa voleva... Gli scappucciò il glande, aprì la sua bocca e lo prese dentro tutto fino alle palle...
Il rom emise un grugnito sordido, e cominciò a pompare fino al palato, spingendole saltuariamente dentro pure i testicoli.
Quando poi, dalle pulsazioni sempre più importanti, lei intuì che l'uomo stava per venire, chiuse gli occhi e si dispose a ricevere il caldo e denso succo. Il quale , non tardo' ad arrivare, irruento come il "proprietario".
Anna sapeva qual'era il suo dovere, e infatti deglutì fino all'ultimo schizzo che le riempiva la gola...
Si stesero entrambi su un prezioso tappeto, in attesa che la virilità del maschio riprendesse vigore; nel frattempo, lui - sibillino - le disse:
- "Voltati... Io fare divertire Anna...".
Ancora una volta, lei non si oppose, e si preparò a ricevere qualcosa di piacevole, visto che ormai aveva capito che l'unica cosa da fare era di pensare solo a godere...
Ioska forzò leggermente le chiappe, esponendo uno sfintere che per le donne girane era quasi da verginelle... Ridacchiò, e le chiese:
- "Tuo uomo ti incula poco, veri?".
E senza attendere risposta, puntò il cazzo - che nel frattempo era tornato a inalberarsi - su quel buco e spinse senza fermarsi.
Quel membro non era tanto lungo, quanto piuttosto bello tozzo, e nel retto di Anna stava facendo sfracelli, tanto che quando lo estrasse ormai moscio, da quel canale uscì un rivolo di sangue.
Ioska lo guardò compiaciuto e - quasi parlando a se stesso - sussurrò:
- "Questo, culo rotto!".
Senza volerlo, sulle labbra di Anna si disegnò un sorriso grande, che stimolò ancora l'uomo a volerla possedere... Stavolta, però, aveva davanti a sé la passera, slabbrata da tre gravidanze e tante altre penetrazioni "di piacere"... Non perse tempo, e ci ficcò dentro l'uccello, assecondato dai movimenti dei muscoli pelvici della femmina.
Anna sentì quei testicoli gonfiarsi, e poi sparargli nell'utero l'ennesima dose di seme...
Se fosse stata lucida, avrebbe scansato rapidamente quel pericolo, ma stava troppo bene per non volerselo godere fino all'ultimo, consapevole che dentro di lei si sarebbe potuto annidare un altro ospite non voluto...

Finalmente, dopo un'intensa giornata di sesso, quella notte la donna era stremata e poté riposare, senza preoccuparsi del futuro suo e di Camilla...

9. Fine della "prigionia"... O no?

La mattina seguente, il sole caldo che lambiva i corpi nudi e provati delle due donne, trovò il campo in subbuglio: padre e figlio stavano questionando appunto per decidere il da farsi, se addestrarle per farle prostituire e trarne guadagno o rivenderle a gente senza scrupoli.
Certo, la loro avvenenza e assuefazione alla penetrazione ne faceva delle galline dalle uova d'oro, ma esponeva tutti a un grande rischio...
Fin qui, era andato tutto liscio, ma se i familiari le avessero reclamate?

Ioska decise dunque per la seconda opzione, ed avviò i contatti necessari...
Davanti a quelle gabbie, transitarono uomini e donne facoltosi, e fra di essi... Il signor Antonio!!!
Incredibile, Anna e Camilla non volevano credere ai loro occhi...

Alla fine, lui e il capo campo si accordarono per 1000 euro: quella settimana di "trattamenti speciali", le aveva ampiamente rivalutate...

Passarono un bel pi di mesi prima che il vecchio tornasse a prestare attenzione alla ragazza, ma quando lo fece Anna su rese conto che quei 1000 euro pagati per la loro liberazione erano diventati l'ennesimo giogo che si strinse attorno al suo collo: il signor Antonio, infatti, chiese ed ottenne dalla mamma la piena e totale disponibilità di Camilla - per sé e per i suoi amici - tre volte a settimana, fino all'estinzione del debito...

FINE.
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