Lui & Lei
Il Fotografo Cap.18 – Comando io, scatti tu

12.05.2025 |
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"“Cazzo, ma sei serio? Hai il pisello duro? Mentre lavori? Che razza di fotografo sei?” Marco rimane impietrito..."
Lunedì mattina Marco è alla finestra, ma la reflex è spenta.
Non ha scattato nemmeno una foto per due giorni.
Il weekend è stato un’agonia: ha passato ore seduto, il quaderno degli appunti aperto ma la mente altrove. Ogni volta che cercava di alzare lo sguardo verso il palazzo di fronte, la voce di Maddie gli rimbombava in testa.
"Zitto e pedala, da oggi fai quello che dico io."
Quando sente il portone richiudersi, capisce che sua mamma è uscita. Poco dopo, suona il campanello. Apre. Maddie è già dentro.
“Non hai ancora fotografato niente, vero?”
Marco scuote la testa. Lei lancia la borsa sul letto.
“Bene. Così hai avuto tempo per pensare. Ora, prima di tutto: dammi una copia di tutte le foto.”
Marco non ribatte, lei si mette in piedi alle sue spalle mentre lui accende il PC. Gli porge una chiavetta USB rosa con un piccolo teschio disegnato sopra.
“E ora voglio sapere tutto. Raccontami cosa hai visto da quando sei in prigione qui.”
Marco inizia il racconto, dapprima vago, poi sempre più preciso. Le scene. I movimenti. Gli orari. I dettagli. Maddie lo ascolta in silenzio, seduta sulla scrivania, le gambe accavallate e il volto attento. Quando arriva alla storia del ragazzo del terzo piano e della porta blindata, Maddie si sporge in avanti.
“Aspetta. Una porta nascosta dietro un mobile?”
“Sì.”
“E una cartella con referti medici?”
Marco annuisce.
“Mi piace. Domani ci lavoriamo.”
Poi si alza, prende l’agenda di Marco, la sfoglia.
“Ma qui c’è solo roba scritta tipo: ‘signora terzo piano con perizoma rosso’, oppure ‘pompino ore 12.20’. E i nomi?”
Marco la guarda, confuso.
“Non li so. Non conosco nessuno…”
Lei sbuffa, prende una penna, si avvicina al quaderno e inizia a scrivere.
“Studio legale al secondo piano: titolare si chiama avvocato Satti. La signora al terzo con la lingerie è la Boldoni. La ragazza col piano? È la figlia del dottor Fenucci, medico di base. La coppia tatuata del quarto piano: Paolo e Ginevra Maretti. E il vecchio col giornale, l’hai segnato qui... è il signor Folini.”
Marco la osserva scrivere, colpito dalla sicurezza con cui riempie i buchi dei suoi appunti.
“Come fai a sapere tutto?”
“Io vivo qui, genio. E non passo le giornate a masturbarmi col teleobiettivo.”
Marco abbassa lo sguardo.
“Dai, non fare quella faccia. Ora si lavora.”
Il set è allestito.
Marco ha sistemato due softbox, la reflex sul cavalletto, il fondale neutro. Maddie si presenta vestita con un top nero e jeans, ma già scalcia via le scarpe.
“Scatta. Comincio vestita. Poi vediamo.”
Le prime foto sono ritratti. Poi Maddie toglie il top. Il reggiseno lo slaccia con un colpo secco.
Marco inizia a tremare. Sente il sangue salire. La sua eccitazione è evidente.
Lei lo nota, si avvicina e gli tira uno schiaffo secco.
“Cazzo, ma sei serio? Hai il pisello duro? Mentre lavori? Che razza di fotografo sei?” Marco rimane impietrito.
“Sei un pervertito. Ma ora fai il fotografo. Altrimenti ti butto giù dalla finestra.”
Marco si raddrizza, solleva la reflex. Lo schiaffo lo ha risvegliato, in quel momento qualcosa in lui cambia. La voce si fa ferma. I comandi decisi.
“Girati tre quarti. Abbassa il mento. Sposta il peso sulla gamba destra. Luce laterale, profilo. Braccia morbide.”
Lei lo guarda con un mezzo sorriso.
“Oh… ecco che compare Mr. Reflex.”
Scatti in sequenza. Posa dopo posa. Marco prende il controllo. Le dice come muoversi, che angolazioni assumere, dove guardare. Maddie esegue, senza fiatare.
Si sfila i jeans, resta in tanga. Poi anche quello. Completamente nuda, si sdraia su un plaid steso sul pavimento.
“Ora che fai, ti blocchi?”
Marco regola l’obiettivo.
“No. Resta così. Braccia sopra la testa. Sguardo al soffitto. Respira.”
E lei obbedisce.
Quando tutto è finito, Maddie si riveste con calma.
“Sai che fuori dalla camera sei uno sfigato totale, vero?”
Marco non risponde.
“Ma quando scatti… diventi un’altra persona. Autoritario. Sicuro. Quasi virile. Peccato che appena abbassi la macchina torni un lombrico.”
Marco prova a sorridere.
“Comunque, bravo. Ma non ti illudere. Io comando. Tu scatti.”
Prende la sua borsa, lo guarda per l’ultima volta prima di uscire.
“Domani ci occupiamo del terzo piano. Non dimenticare la chiavetta. Ah… e portami dei biscotti. Ma non quelli del discount. Ho il palato fino.”
Chiude la porta alle sue spalle.
Marco rimane a fissare lo schermo del computer. Ci sono dozzine di scatti. Tutti perfetti.
Ma non sa se archiviare il lavoro…
…o la sua dignità.
Continua nella sezione "Tradimenti"...
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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