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Il Fotografo Cap.17 – Beccato!


di blueyes5
11.05.2025    |    271    |    0 9.0
"Nel cortile, il portinaio li saluta con un cenno..."
Mattina
Marco si piazza alla finestra appena dopo colazione. Ha in testa solo una cosa: il terzo piano.
Quella porta. Quella chiavetta.

Alle 10:47 il ragazzo appare, in mano la scatolina.
La inserisce nel laptop, naviga nei file, apre un documento: una scansione medica.

Marco non legge i dettagli, ma qualcosa lo turba.

Il ragazzo chiude di colpo il file, si alza, raggiunge la porta del corridoio.

Marco stringe l’inquadratura.

La apre. Completamente. Dietro c’è un armadio. E dietro l’armadio… una seconda porta, blindata. La tocca. Ci appoggia l’orecchio. Rimane fermo.

Marco trattiene il respiro.

Poi il ragazzo si volta e richiude tutto.
Fine della scena.

Pomeriggio
Marco ritorna alla finestra.
E lei è lì. La ragazza di fronte.
In soggiorno, con la musica nelle cuffie, si muove sensuale, indossa solo una minigonna e una canottiera. Ballando, le sfila entrambe, rimane completamente nuda.

Marco regola la messa a fuoco. Le curve, i dettagli, la luce sulla pelle. Scatta.

Lei si avvicina al balcone, in mano ha l’iPhone, lo solleva e scatta una foto...nella sua direzione.

Marco sbianca.
Lei lo guarda. Sorride mentre mostra il dito medio, si riveste in fretta e scompare.

Cinque minuti dopo, suona il campanello. Marco non si muove. Di nuovo. Poi una terza volta.
Una voce da dietro la porta: “So che sei in casa. Ti ho beccato. E ho anche una bella foto.”
Marco impallidisce. Apre lentamente, è lei, vestita esattamente come prima.
Esprime disgusto con lo sguardo.
“Il portinaio mi ha detto dov’era il tuo appartamento. Molto disponibile. A differenza tua.”
Marco non dice nulla.
“Non hai nulla da dire?? Andiamo. Voglio vedere tutto.”

Lo segue in camera, lui sommessamente accende il PC, apre le cartelle con le foto. Lei inizia a scorrere. Foto sue. In posa, distesa, nuda. Zooma. Scorre ancora. Occhi fermi.
“Da lì le hai fatte?”
“Sì.”
“Con quella roba?”
Annuisce.
“Sono… maledettamente nitide.” Bisbiglia sottovoce la ragazza.
“Come ti chiami?”
“Marco.”
“Età?”
“Ne ho fatti diciotto il mese scorso.”
Lei senza chiedere il permesso apre le altre cartelle.
Signora del terzo. Coppie. Ufficio.
Poi trova l’agenda.
“E questo?
Martedì: P4 ore 10-11, lezione di piano. P2 Pulizie
Venerdì: yoga + doccia.
Ma sei malato?”
Marco balbetta qualcosa: “Ero solo… bloccato. La caviglia… mi annoiavo…E poi mi sono lasciato prendere la mano.”
Lei lo guarda. Ancora.
Poi si alza, osserva la reflex, il teleobiettivo, il cavalletto.
“Sai almeno usarla questa roba?”
“Sì.”
Un silenzio.
“Bene. Prendila. Andiamo al parco. Ora.”
“Cosa?”
“Andiamo. Scatta. E non fare domande.”
Marco prende la macchina fotografica e un paio di obiettivi, mette tutto in una borsa e la segue arrancando sulle stampelle.
Nel cortile, il portinaio li saluta con un cenno. Marco lo guarda male.
Al parco, lei si sistema su una panchina, pettina i capelli, si mette in posa.
“Luce contro. Fissa la linea. E non parlare.”
Marco inizia a scattare.
Cambio obiettivo.
Zoom. Fuoco.
Lei si muove con naturalezza, sicura.
Dopo mezz’ora, alza una mano. Stop.

Tornati da lui, visionano gli scatti sullo schermo.
Lei scorre, lentamente. Non parla. Poi annuisce.
“Ok. Non sei un pervertito qualunque. Sei bravo.”
Si alza, prende la borsa.
“Da oggi, sei il mio fotografo personale. Gratis.”
Marco sbianca: “ma...ma...io non...come faccio?”
“Di che ti lamenti, meriteresti una denuncia, e se mettessi a conoscenza anche gli altri verresti linciato, hai fotografato non solo momenti privati ma anche situazioni che metterebbero nei guai i diretti interessati. Quindi zitto e pedala, da oggi fai quello che dico io!”
“Mi sembra...un ricatto”
“No non lo è, è un risarcimento per quello che hai fatto piccolo pervertito!”
“Posso sapere almeno come ti chiami?”
Lei lo guarda, mezza risata.
“Maddalena, ma puoi chiamarmi Maddie, e adesso portati il culo al lavoro. Domani voglio qualcosa di meglio.”
Esce.

Marco resta seduto. Scoperto. Umiliato. Requisito.
Ma con una lente nuova puntata sul mondo.


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