mallo di noce

Il tempo clemente ha deciso che questa giornata di festa sia ravvivata da un magnifico sole. Il cielo è di un azzurro quasi perfetto appena striato dal  bianco della doppia scia di un aereo che lo taglia con diversi passaggi in diagonali, tremolanti ma ancora compatte per la quasi assoluta mancanza di vento. In beata solitudine, come sempre in queste occasioni, difficile resistere alla possibilità di caramellare, con largo anticipo rispetto a molti, la mia pelle . Non è il primissimo sole che prendo e l'effetto mozzarella invernale in effetti è già svanito da giorni, anche se ho pochi punti con cui fare il confronto amando il colore integrale.

Semplice olio al mallo di noce massaggiato con cura e movimenti lenti, partendo dal collo del piede e piano a salire, la coccola che mi auto dedico sdraiata sul lettino in giardino. La pelle tesa e libera brilla di quel particolare scintillio come di mille pagliuzze dorate, la mano precisa non dimentica nessun punto e quella carezza solitaria mi avvolge e mi rilassa. Passa e ripassa lenta, indugia quasi titubante scivolando sulla coscia verso l’interno, sfiora i petali solleticandomi, la piccola impertinente. E pure io scivolo in un mondo irreale, lontana da rumori, suoni di chiacchiericcio proveniente dalle case vicine. Distesa così ad occhi chiusi la mente rivive, come spettatrice di un film, noi due distesi a fare l’amore, persi nelle carezze e nelle lingue che giocano, le membra avvinghiate e le mani ansiose che si cercano e si stringono. Noi due abbandonati nei nostri respiri come se non facessimo altro da una vita intera.

Le dita non sfiorano più, ma ora si fanno strada protette nella mia scia umida ed iniziano il lento andirivieni che mi fa sognare. Un moto insistente a tratti veloce a tratti lento e suadente. Mi perdo e sprofondo pian piano in quel piacere assoluto, in quel luogo proibito mentre le gambe si muovono sole come a cingersi attorno ai tuoi fianchi e i miei piedi affondano sulla tua schiena. Ti immagino mentre mi sfiori il collo con il tuo respiro e mi sussurri che non ce la fai più, che mi vuoi ancora e ancora. Rivivo un bacio, quel bacio che viene dopo qualche bacio tra i mille baci rubati al tempo e che si fa più intimo quando entra dentro di me ed io ti accolgo come porto sicuro.

Le dita non mi danno più tregua, veloci prepotenti, nel fiato corto e affannato che d’improvviso mi blocca e sono tutta un tremito in balia di quelle ondate di intenso piacere nel mio mare in tempesta e in quel mare scivolano fuori.
Resto solo io, lì ferma a riprendere fiato e attendo che tutto si plachi, mentre la mia pelle, imperlata e lucida non più solo di olio. continua a sciogliersi sotto questo magnifico sole.