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Rapito e Femminilizzato. Danyelle tocca il fondo


di Membro VIP di Annunci69.it Danyelle
10.12.2023    |    4.297    |    9 8.9
"Contro ogni mia aspettativa, il cazzo di quel mezzo uomo ha assunto una dimensione considerevole, non tanto in lunghezza quanto in larghezza..."
Dopo due giorni di assoluto riposo, il Padrone entra nella mia stanza dicendo: “Troia preparati per questa sera”. Senza nemmeno chiedere altro, mi precipito in bagno per perfezionare la mia pulizia interna con i clisteri alla camomilla, cospargere il mio corpo di crema emolliente e profumata, scegliere con cura il trucco da usare (manco a dirlo, un trucco pesante da puttana da strada), lisciarmi i capelli ed indossare scarpe con tacchi vertiginosi.

Il resto è il mio Padrone che lo sceglie e, per quella sera, mi fa trovare sul letto una minigonna inguinale in pelle nera, una camicetta bianca e stretta, che indosso lasciandola aperta nei bottoni superiori per far intravedere le mie tettine. Mi ordina di non indossare reggiseno e di cospargere le aureole con un rossetto rosso fuoco, in modo che chiunque avrebbe potuto notare i capezzoli vogliosi, che dovevo tenere sempre turgidi e pronti per essere succhiati o strizzati da chiunque ne avesse avuto voglia.

Mi fa anche indossare un collarino di pelle nera con una medaglietta posta al centro con su inciso il nome del mio Padrone, mentre ai due lati sono presenti due asole, a cui agganciare eventualmente un guinzaglio.

Esco dal bagno così conciata e mi accorgo che il mio Padrone è compiaciuto dei progressi che ho fatto. Non mi è concesso alzare gli occhi ma, nel mettermi in ginocchio davanti al suo cospetto, sono riuscita ad allungare il mio sguardo. L'ho visto sorridere ed è bastato solo questo per ripagarmi e rendermi, ancora una volta, più docile alle sue voglie.

“Scostati il filino del perizoma, cagna, ed apri bene le natiche per offrimi il tuo voglioso buco”. Eseguo già eccitata il suo ordine ed inarcando al massimo la schiena gli offro la mia profumata fica anale, sempre pronta per soddisfare le voglie del mio Padrone. Vengo fistata dalle sue poderose dita che si impadroniscono del mio antro, trovandolo caldo, accogliente e sufficientemente elastico da accogliere un bel plug anale di dimensioni oltre la media, che mi viene introdotto in un colpo solo.

Sono ormai abituata a queste intrusioni per cui, anche se provo sempre un inevitabile dolore, sopporto il tutto serrando le mani e contraendo le dita dei piedi. Un dovere della schiava è quella di vivere il dolore per il piacere del suo Padrone, in silenzio e con spirito di sottomissione.

“Andiamo. Sei pronta?”. “Si Padrone”, rispondo con voce sommessa e, con lo sguardo rivolto a terra, lo seguo fuori casa. Saliamo sulla sua macchina, mi fa accomodare sui sedili posteriori e ci avviamo verso la destinazione a me ignota.

Arriviamo in un casolare di campagna, non troppo distante dalla casa del Padrone e ci fermiamo in un ampio parcheggio, in cui già sostano un bel po' di auto. Vengo invitata a scendere e ci avviamo, mano nella mano, verso l'entrata, dove veniamo accolti da due belle ragazze che ci danno un caloroso benvenuto.

Sono disorientata, ma non oso chiedere nulla. Una delle due ragazze mi porge la mano e mi preleva dal mio Padrone che, con fare gentile, mi invita a seguirla. Con lo sguardo sempre rivolto a terra non oso alzare la testa e vengo accompagnata in uno stanzone insieme ad altre persone, che poi ho capito essere tutti schiavi. Ci sono altri travestiti, gay e anche donne di tutte le età. Veniamo fatti svestire degli abiti, che riponiamo negli armadietti contrassegnati da un numero, la cui targhetta viene agganciata a dei braccialetti di colore rosso, che vengono agganciati ai nostri polsi.

Rimaniamo solamente con la biancheria intima e le scarpe e, dopo essere state dotate di mascherine stile veneziano e di una vestaglia di colore rosso, veniamo condotte nel salone centrale. Dall'altra parte della sala sono già presenti altre persone tutte vestite con delle vestaglie nere, anch'esse dotate di mascherine e con dei braccialetti neri attaccati ai polsi. Poi ho capito che questi ultimi erano i Padroni, che hanno accompagnato i propri schiavi a questa sorta di evento.

Noi schiavi veniamo invitati a sedere su una fila di sedie poste da un lato della grande sala, mentre una sottile melodia inizia a diffondersi nel già ovattato ambiente. Dall'altra parte della sala vengono sistemati i Padroni, anch'essi seduti su di comode poltroncine. Agli schiavi vengono assegnati dei numeri, mentre ai Padroni vengono assegnati delle lettere.

Ad un certo punto vengono estratti ed accoppiati un numero ed una lettera e così vengono formate le coppie per la serata. Il mio numero, il 15, è stato abbinato alla lettera F. Una delle due ragazze si avvicina e mi accompagna dal nuovo Padrone, illustrandomi le regole del gioco. In realtà una sola era la regola: il Padrone abbinato al mio numero poteva disporre di me a suo piacimento.

Sono al cospetto di un uomo sconosciuto che il destino ha abbinato al mio numero, che ora mi impone di inginocchiarmi, ordinandomi di leccargli i piedi in segno di rispetto e di sottomissione. Con le mani piegate dietro la schiena ed a quattro zampe, come la più lurida delle cagne, sono con il viso sul dorso dei suoi piedi nudi. Ne avverto l'odore, tipico di piedi sudati e non proprio puliti, che ora saranno leccati e lavati dalla mia lingua, assaporandone il loro sapore.

Stessa sorte è toccata agli altri schiavi che, come me, sono impegnati in questa prova di estrema umiliazione. Ricordandomi le parole del mio Padrone e, ben conscia di non avere altra via d'uscita, mi accingo ad usare la mia lingua con la passione dovuta, cercando di superare il senso di disgusto, immaginando di servire il mio Padrone.

“Ma che mi succede?”. Sto leccando i piedi sporchi ed odorosi di un uomo, una delle azioni più umilianti per una persona, e mi ritrovo eccitata nel pensare ai piedi del mio Padrone. La mia lingua si insinua tra le dita, raccogliendone freneticamente tutto quello che trova ed ingoiando quanto riesco a succhiare. Il nuovo Padrone si accorge che dalla mia gabbietta sta uscendo un liquido viscoso e filamentoso, che sta macchiando la porzione di pavimento posto sotto le mie cosce, oscenamente aperte ed esposte.

“Noto con piacere che sei una bella puttana, che gode nel farsi sottomettere e poi lecchi divinamente. Si vede che sie nata per essere schiavizzata”. Mi afferra violentemente per i capelli e mi trascina verso le poltroncine poste dietro di lui. Si slaccia la vestaglia e scopre il suo corpo nudo e coperto di peli.

E' un uomo tarchiato, in sovrappeso con una pancia prominente, calvo ed occhialuto. Insomma un uomo con cui nessuna donna vorrebbe andarci a letto volontariamente.

Si sdraia sulla poltrona con le gambe aperte che appoggia su entrambi i braccioli e, guardandomi con occhi pieni di libidine, mi ordina: “Troia, datti da fare con il mio buco del culo che ha bisogno di un bel lavaggio” e, aprendosi le grasse chiappe, si sporge verso l'esterno aspettando la mia lingua.

“Ahhhh!. Sei favolosa. Cazzo, che lingua morbida e calda che hai. Siii, sei una magnifica troia. Dai continua a leccare e comincia a segare il mio cazzo”.

E' inutile mentire, cari lettori. L'odore emanato da quel buco, tenuto oscenamente aperto dalle mani di quell'uomo, misto all'odore del cazzo eccitato, che nel frattempo stavo segando, ha avuto nella mente di Danyelle l'effetto di un potente afrodisiaco. Mi sono trasformata in una porca puttana, smaniosa e lasciva. Non mi importava quanto quel buco fosse sporco, non mi importava cosa uscisse da quel buco ogni mattina, il mio unico scopo era di obbedire all'ordine e fare godere il padrone di quel culo.

Ad ogni mio affondo di lingua all'interno di quella lurida caverna, il suo cazzo aveva un impulso, che lo faceva indurire sempre di più. Contro ogni mia aspettativa, il cazzo di quel mezzo uomo ha assunto una dimensione considerevole, non tanto in lunghezza quanto in larghezza. Infatti, le mie dita non riuscivano a congiungersi, mentre lo segavo.
Lo sentivo gemere e respirare affannosamente, mentre la mia lingua era completamente ficcata nel suo sfintere che, ora tutto rilassato, favoriva il roteare della stessa all'interno delle sue pareti interne.

“Che zoccola che sei. Nessuna mi aveva mai fatto provare tutto questo piacere” e, mentre sussurrava queste parole, mi schiacciava con forza la nuca sempre di più contro il suo culo aperto, al punto di riuscire a ficcare dentro il suo lurido buco persino il naso.

Quando il mio viso fu tutto ricoperto dei suoi odorosi liquidi anali, misto alla mia abbondante saliva, mi ha ordinato di salire a cavalcioni sulle sue gambe e, prendendomi la testa tra le sue mani, ha iniziato a leccare ogni centimetro della mia faccia. Sembrava un cane assetato e smanioso. Avvertivo l'odore della sua saliva che ricopriva interamente il mio viso e, tutto questo, anziché farmi provare disgusto, faceva aumentare la mia eccitazione.

Dalla gabbietta, infatti, il mio clitoride faceva cadere sulle sue cosce una scia di liquido pre spermatico che, in poco tempo, ha inumidito il suo folto pelo. Nel frattempo, le sue mani si sono impadroniti dei miei capezzoli, che ora vengono stritolati nelle sue forti dita. Il dolore misto al piacere, prende possesso della mia mente che è completamente sottomessa al volere di uno sconosciuto.

“Leccami le ascelle, troia schifosa”, fu il nuovo ordine che, immediatamente, mi sono prodigata ad assolvere, mentre sul mio culo sentivo il calore emanato dalla sua cappella, grossa, lucida ed umida. Mentre ero intenta a pulire gli anfratti del suo corpo dal sudore prodotto fino a quel momento, l'uomo fece un segno ad una delle ragazze libere accanto a noi.

Evidentemente, già istruita per l'occasione, costei si posiziona dietro di me e, con un gesto veloce e deciso, estrae il plug che ospitavo nel mio culo. Una sensazione di fresco mi entrò nelle mie parti intime ma non ebbi neanche il tempo di rendermene conto, che il palo di carne dell'uomo prende possesso del mio culo.

“Ahhhh. Che culo caldo ed umido che hai, puttana”, disse il padrone di quel cazzo enorme, che ora mi sta letteralmente sfondando. “Cavalcami, lurida puttana e ficcatelo dentro fino allo stomaco, questa minchia”. Lo fisso negli occhi attraverso le sue lenti spesse e, come un automa, senza alcuna apparente volontà, lo stringo in un forte abbraccio, avventurandomi in una sfiancante cavalcata.

Ad ogni affondo, sento che le pareti interne del mio intestino si adoperano ad avvolgere questo palo di ferro, per procurargli il piacere desiderato. Il dolore ormai attenuato, ha lasciato posto ad un piacere mai provato prima, il piacere della sottomissione, il piacere della schiavitù. Mi sento davvero un oggetto nelle mani di un uomo che ha solo voglia di godere. Ma il bello è che sto godendo anche io, sto godendo con la mente ma anche con il corpo.

Aumento freneticamente il su e giù sopra quel cazzone, duro come un pezzo di legno. Sembro una indemoniata, tutta madida di sudore. Non mi fermo fino a quando la pressione esercitata dalla circonferenza di questo cazzo sulla mia già provata ghiandola prostatica, non mi provoca, per la prima volta nella mia vita, un fantastico orgasmo anale.

Inizio a fremere e tremare tutta, avverto lo sperma eruttare dal mio cazzetto ingabbiato ed i capezzoli inturgidirsi. Mi fermo un attimo seduto sul suo cazzo, che ora stringo con le mie pareti anali, gli occhi sono rivolti in alto per il piacere provato, la bocca è aperta e desiderosa della lingua dell'uomo, che ora bacio e succhio con passione.

E mentre il mio corpo era devastato da questo godimento intenso, l'uomo, poggiando i piedi a terra, tendendomi sempre impalata sul suo membro, mi sdraia a terra e, afferrandomi per le caviglie, mi sbatte violentemente perché alla ricerca del suo godimento.

Ancora in estasi, non mi accorgo di urlare dal piacere e di incitarlo a sfondarmi il culo che ora sento essere tutto slabbrato e desideroso di essere riempito da un fiume di calda sborra che non si è fatta attendere.

Approfittando di questo mio stato di delirio e attirati dalle mie urla di piacere, altre persone, chiamati dall'uomo che mi stava usando, si sono avvicinati a noi e, ad un suo cenno di intesa, hanno iniziato a segarsi in prossimità del mio viso, mentre il padrone si svuotava nel mio culo.

Tutto il mio corpo viene inondato di sborra calda e densa che accolgo, in parte, nel mio buco ormai diventato una cloaca ed in parte in gola. Infatti, dopo che il padrone ha soddisfatto i suoi istinti animaleschi, ha ceduto i miei buchi a chi avesse avuto voglia di usarli e fu così che, in breve tempo e per tutta la serata, sono stata scopata in bocca ed in culo da tutti gli uomini presenti in sala ed anche più di una volta.

Non ricordo bene cosa è successo da quel momento in poi perché, ad un certo punto, stremata dalla fatica e dal godimento, ho perso i sensi che ho riacquistato nel mio letto, dove mi sono ritrovata la mattina dopo, ricoperta di sperma ormai secco e indurito oltre che avvolta in un odore nauseabondo di sesso ed urina.
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