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Michela una vita da sottomessa Atto 7


di Membro VIP di Annunci69.it Efabilandia
15.06.2025    |    203    |    1 7.6
"“Spogliati, schiava, ” ordina, la voce tagliente..."
Il sole del pomeriggio milanese mi accarezza la pelle attraverso il pizzo nero trasparente, ogni passo un’esplosione di vergogna e desiderio mentre seguo Daniela verso il bar all’angolo. Il plug da 10 cm, con la sua gemma blu che vibra e lampeggia, mi dilata il culo in modo osceno, un peso che mi fa gemere a ogni movimento, il ronzio che si mescola al ticchettio dei miei stivali rossi a mezza coscia. Il vestito, scollato e aderente, lascia poco all’immaginazione: i miei capezzoli, sempre tesi come chiodi per gli anellini, spingono contro il tessuto, e il seno libero balla a ogni passo, un’esibizione che attira gli sguardi dei passanti. La catenella all’ombelico dondola, un tintinnio che sembra annunciare la mia sottomissione, mentre le calze con reggicalze nere, con la riga dietro agganciate allo stringivita, guidano gli occhi verso le mie chiappe sode, il pizzo che si solleva a ogni passo, mostrando il plug che pulsa di luce blu. Il profumo di Daniela, sandalo e potere, mi avvolge come una catena, e il suo comando mi fa tremare: “Entra per prima, puttana. Voglio ammirare quel tuo splendido culo e la tua camminata mentre sculetti.”
Obbedisco, il cuore che martella, la porta del bar aperta che lascia uscire l’odore di caffè tostato e brioche calde, un contrasto dolce con il mio muschio intimo che si diffonde. Sculettando, entro, il pizzo che fruscia, gli stivali che scricchiolano, ogni passo un’agonia di piacere e dolore. Gli occhi dei clienti si posano su di me, un misto di shock e desiderio che mi trafigge, ma accende un fuoco dentro. Mi avvicino al bancone, il metallo freddo sotto le dita, e ordino due caffè, la voce tremante, il barista che mi fissa, la bocca socchiusa, incapace di distogliere lo sguardo dal mio seno esposto, dai capezzoli forati che brillano sotto le luci. Poi, Daniela entra, e il mondo sembra fermarsi. I suoi stivali neri a mezza coscia risuonano sul pavimento, la gonna corta che lascia intravedere la balza delle calze con reggicalze, il seno libero che si muove sotto la canotta, un’aura di dominio che fa girare ogni testa. Il suo profumo di sandalo mi soffoca, e quando la sua borsetta cade con un tonfo, il gesto sembra casuale, ma so che è una performance. Si inchina, le gambe rigide, la gonna che si alza, mostrando il suo culo perfetto, senza intimo, con un plug che scintilla, più piccolo del mio ma altrettanto osceno. Una catenella pende dal suo anello al clitoride, oscillando a filo gonna, un dettaglio che mi fa pulsare il sesso.
Daniela si rialza, i suoi occhi scuri che mi inchiodano, e si avvicina, il suo calore che mi avvolge. Mi guarda come una cerbiatta in calore, e prima che possa reagire, le sue labbra si posano sulle mie, un bacio dolce ma famelico, la sua lingua che si intreccia alla mia, un sapore di menta e desiderio che mi fa gemere nella sua bocca. La sua mano scivola sul mio corpo, accarezzando la curva del seno, scendendo fino al bordo del vestito. Lo alza, le sue dita che trovano il plug, girandogli attorno con una lentezza sadica. Poi, con un gesto improvviso, lo spinge in profondità, ancora e ancora, un colpo che mi fa urlare: “Aaaah!” Il dolore si mescola a un piacere selvaggio, il mio culo che si tende, il ronzio del plug che mi scuote. Non riesco a trattenermi: un orgasmo mi travolge, un’onda che mi fa tremare, il mio sesso che schizza, bagnando il pavimento, un gemito di goduria che echeggia nel bar: “Siiiiiii, sto venendo!” Il mio corpo si contorce, le gambe che cedono, ma Daniela mi sostiene, il suo sorriso compiaciuto che mi trafigge. I clienti ci fissano, un misto di meraviglia e scandalo, ma per noi è solo un altro spettacolo, un trionfo della nostra sottomissione e dominio.
Chiedo al barista quanto dobbiamo, la voce rotta, e lui, con un sorriso imbarazzato, balbetta: “Offre la casa.” Usciamo abbracciate, il mio corpo ancora scosso dall’orgasmo, il plug che vibra, la luce blu che lampeggia, il profumo di Daniela che mi guida verso il taxi. Siamo in ritardo, Giorgio ci aspetta, e il pensiero di cosa mi attende mi fa pulsare di paura e desiderio.
Il taxi ci porta attraverso le strade di Milano, il ronzio del motore che si mescola al battito del mio cuore, il plug che mi dilata a ogni sobbalzo, un fastidio che mi fa gemere sottovoce. Daniela è accanto a me, la sua mano sulla mia coscia, le unghie che graffiano leggermente attraverso il pizzo, il suo profumo di sandalo che mi soffoca. Mi guarda, un sorriso predatore, e sussurra: “Sei pronta a essere marchiata per sempre, puttana?” Le sue parole mi fanno rabbrividire, un misto di orgoglio e terrore che mi accende. Arriviamo allo studio di Giorgio, una facciata discreta con una targa d’ottone, ma l’interno è un tempio di trasgressione: pareti di velluto nero, luci soffuse, l’odore di disinfettante e cuoio che si mescola al mio muschio. Giorgio e il suo assistente, un uomo muscoloso con tatuaggi che gli coprono le braccia, ci aspettano, i loro occhi che brillano di eccitazione, un’energia che mi fa sentire una preda. Si vede che sono impazienti, pensano al mio corpo, al piacere che potranno riscuotere come pagamento, ma Daniela li tiene a bada, il suo dominio che riempie la stanza.
“Spogliati, schiava,” ordina, la voce tagliente. “Mostra a Giorgio il tuo nuovo plug, il regalo che la tua Padrona ti ha dato stamattina.” Il mio cuore salta un battito, la vergogna che mi brucia, ma obbedisco. Il pizzo scivola via, lasciandomi nuda, le calze con reggicalze e gli stivali rossi l’unico ornamento. Mi giro, piegandomi leggermente, il mio culo offerto, la gemma blu del plug che lampeggia, le chiappe spalancate in modo indecente dal mostro da 10 cm. Giorgio e l’assistente restano a bocca aperta, un fischio di ammirazione che echeggia. “Cazzo, è mostruoso,” dice Giorgio, la voce roca. “Molto più grande del vecchio. Ora sì che ha una caverna. Potrebbe prendere due cazzi insieme, forse anche tre.” Mi guarda, un sorriso lascivo, e aggiunge: “Dobbiamo provare.” Daniela lo fulmina con lo sguardo. “Prima gli anelli definitivi,” dice, il tono che non ammette repliche. “Poi potrete fare quello che volete.”
Mi siedo sulla poltrona, una sedia ginecologica modificata che mi fa rabbrividire. Le gambe si appoggiano sui braccioli, spalancandosi in modo osceno, innaturale, la mia fica esposta, gli anellini provvisori che brillano sotto le luci al neon. Giorgio sorride, indicando la poltrona: “Ti piace la piccola modifica, Daniela?” Lei ride, un suono crudele. “Un’apertura perfetta. Potrai lavorarci comodamente, vero porco?” Giorgio annuisce, mostrando gli anelli definitivi: in acciaio chirurgico, da 4 cm, con una chiusura a scatto che non si può più aprire. “Come hai richiesto,” dice, indicando la barra al clitoride con due sfere da 4 cm. “Questa la terrà sempre allegra.” Daniela li osserva, il suo sorriso che si allarga. “Non vedo l’ora di vederli al posto giusto.”
Giorgio inizia dalle grandi labbra, il metallo freddo che mi fa rabbrividire. Infila due anelli per ogni labbro, il clic della chiusura che echeggia come un sigillo, un fastidio che mi fa gemere, il mio sesso che pulsa di eccitazione e paura. Ogni anello è un marchio, un passo verso la mia trasformazione definitiva. Poi passa al clitoride, la barra con le sfere che preme contro il mio punto più sensibile, un contatto che mi fa sobbalzare, un gemito che mi sfugge: “A-ahhh…” Giorgio sorride, indicando la sfera che stimola il clitoride: “Questa ti farà godere ogni momento.” La catenella all’ombelico resta, un pendente che dondola, e infine i capezzoli: gli anelli da 4 cm che li trafiggono, un pizzicore che si trasforma in un piacere oscuro, il mio seno che si tende, i capezzoli sempre più tesi. Giorgio si tira indietro, soddisfatto. “Ho finito. Sono di tuo gradimento?”
Daniela mi ordina di alzarmi. “Guardati allo specchio, puttana. Fai una camminata, vediamo come stanno.” Mi avvicino allo specchio, il cuore che martella, e resto senza fiato. Gli anelli alle grandi labbra danzano a ogni passo, il metallo che scintilla, la barra al clitoride che stimola ogni movimento, un tormento che mi fa bagnare. Gli anelli ai capezzoli brillano, il seno che si muove libero, un’esibizione oscena che mi fa arrossire, ma accende un orgoglio profondo: sono la schiava perfetta di Daniela. Mi volto verso di lei, gli occhi pieni di speranza. “Ora sei orgogliosa di me?” chiedo, la voce tremante. Daniela mi guarda, un sorriso enigmatico. “Ti manca ancora qualcosa,” dice. “Ne parlerò dopo con Giorgio.” Si rivolge a lui: “Ora puoi riscuotere il tuo pagamento.”
Giorgio non perde tempo. Mi fa sedere di nuovo sulla poltrona ginecologica, le gambe spalancate, il mio culo esposto, il plug che vibra. Con un gesto deciso, lo estrae, il suono umido che echeggia, un pop che mi fa gemere, il mio buco che si contrae, devastato. “Che caverna,” dice, ridendo, e lo reinfila, il fastidio che mi fa urlare: “Aaaah!” Ripete l’operazione quattro volte, ogni estrazione e inserimento un tormento che mi fa tremare, il mio culo che si apre sempre di più, un piacere selvaggio che mi travolge. L’assistente, nel frattempo, si avvicina, il suo cazzo già duro, e lo spinge nella mia bocca, un sapore salato che mi soffoca. Lecco, succhio, la sua mano che mi stringe i capelli, un ritmo brutale che mi fa gemere attorno al suo membro. Giorgio, non contento, toglie il plug e infila una mano nel mio culo, poi la seconda, allargandomi oltre ogni limite. Urlo, un misto di dolore e piacere che mi squarcia: “Siiiiiii, spaccami!” Il mio buco è devastato, un abisso che accoglie ogni invasione, e il mio corpo si arrende, un orgasmo che mi colpisce, il mio sesso che schizza, un gemito di goduria che echeggia: “Sto venendo!”
L’assistente, con il cazzo ancora in bocca, inizia a toccarmi la fica, due dita, poi tre, poi l’intera mano. Il fisting doppio, culo e fica, mi devasta, un altro orgasmo che mi fa tremare, le gambe che cedono, un urlo strozzato: “Siiiiiii, ancora!” Mi fanno alzare, piegarmi a 90 gradi, e Giorgio si inginocchia, leccando il mio culo e la mia fica, la sua lingua che esplora ogni piega, un piacere che mi fa gemere. Poi si alza, il suo cazzo davanti alla mia bocca, e io lo lecco, succhiando con avidità, mentre l’assistente mi fista il culo, un ritmo che mi porta a un altro orgasmo, il mio corpo che si contorce, il mio sesso che bagna il pavimento. Mi fanno sdraiare di lato, e Giorgio e l’assistente entrano insieme nella mia fica, due cazzi che mi spalancano, un fastidio che si trasforma in estasi. La barra al clitoride stimola ogni spinta, e un orgasmo mi travolge, un urlo che squarcia l’aria: “Vengoooo!” Loro mi scopano con forza, e quando vengono, la loro sborra mi riempie, un’umiliazione che mi fa pulsare di vergogna e felicità.
Pensavo fosse finita, ma non hanno ancora finito. Mi sollevano le gambe, l’assistente che le tiene alte, e Giorgio collega gli anelli delle grandi labbra con una catenella, chiudendo la mia fica, un gesto che mi fa gemere. Poi con il piede nudo comincia a calpestarmi la fica e più lo muove veloce più mi eccito e gemo come una porca, mi sento umiliata da quel piede ed il mio orgasmo comincia a farmi schizzare dalla fica. Finalmente contenti ed appagati dalla mia umiliazione reinfila il plug nel mio culo, accendendolo alla massima vibrazione, un ronzio che mi scuote. Mi danno i loro cazzi sporchi da leccare, e io, come una vera porca, li ripulisco, il sapore della sborra e del mio stesso muschio che mi inebria poi l'aiutante chiede a Daniela "posso pisciarle in bocca?" e Daniela fa un cenno con il capo e sento il caldo sapore invadermi la gola. Sono distrutta, il mio corpo dolorante, la fica e il culo sfondati, la sborra che mi cola lungo le cosce, le gambe che tremano. Ma guardo Daniela, i suoi occhi che brillano di orgoglio, e il mio cuore si scalda. Sono felice, nonostante il dolore, di averla resa orgogliosa.
“Rivestiti, mia dolce troia,” dice Daniela, la voce morbida ma autoritaria. “Oggi sei stata meravigliosa.” Mi infilo il vestito di pizzo, ogni movimento un fastidio che mi fa gemere, il plug che vibra, la sborra che mi bagna le cosce. Daniela si rivolge a Giorgio: “Che dici, un tatuaggio le starebbe bene? Grande, visibile, che parta dal pube e arrivi quasi alla gabbia toracica. Voglio che leggano ‘Slave’ o qualcosa di simile, che capiscano chi hanno di fronte: una schiava molto troia.” Giorgio sorride. “Tornate fra qualche giorno, ti preparo dei bozzetti. Per il pagamento, sempre in natura?” Daniela annuisce. “In due tranche: una quando lo fai, una al controllo dopo venti giorni.” Giorgio ride. “Stai diventando oneroso,” dice Daniela, un sorriso crudele. “La prossima volta, voi due sarete troppo pochi. Ci vorranno aiutanti, magari black.” Giorgio annuisce, eccitato. “Sarai accontentata. La sfonderemo in tanti, magari la mettiamo incinta. Ti chiamo fra un paio di giorni per i bozzetti.”
Usciamo, il mio corpo che pulsa di dolore e piacere, la camminata oscena con le gambe aperte, il plug che mi dilata, la sborra che cola, ogni passo un’esplosione di godimento e vergogna. Daniela mi guarda, il suo profumo di sandalo che mi avvolge, e io so che sono sua, pronta per qualsiasi abisso mi riservi.

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