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Gay & Bisex

Disciplina nel Dojo


di Riservatobsx1980
08.11.2018    |    1.056    |    9 9.8
"Quando tornai lui era seduto al centro del tatami, intorno luci soffuse, candele e incensi..."
A quel tempo avevo deciso di riempire le serate tra una partita di calcio e l'altra con una mia vecchia fantasia: imparare l'autodifesa personale allettato da un volantino di una nuova scuola dalla mie parti. Andai a prendere informazioni e conobbi il maestro che mi accolse in un localetto allestito malamente a palestra/dojo e che si presentò come un esperto di varie discipline marziali orientali. Mi disse che quella era una struttura per la sua attività privata e che le lezioni si sarebbero svolte in una più ampia sala che stava allestendo.
Come venditore ci sapeva fare: mi convinse quel giorno stesso ad iscrivermi pagando anticipatamente 4 mesi...così a scatola chiusa.
Neanche a dirlo al giorno dell'inizio (e i successivi) mi ritrovai a fare lezione in quel locale con una classe "mista" con un paio di ragazzine veramente bruttatelle, 4 signori di mezza età che lo sport lo avevano visto solo in tv e un paio di ragazzetti dall'aria dimessa e addormentata...dove ero finito?!
La palestra (ammesso che ve ne fosse davvero una) non era pronta così le lezioni si svolgevano li. Unica nota positiva era che il maestro ci faceva sudare con allenamenti duri e ci imponeva con questa aria di esaltazione del maestro, santone del tempio.
Fisicamente ero il più prestante e tenevo botta a tutte le prove più dure alle quali ci sottoponeva: flessioni, piegamenti, figure estrapolate da qualche kata da mantenere per minuti, ecc. Per la mia migliore capacità fisica mi prendeva spesso come sparring partner per dimostrare qualche atterramento o qualche presa, il che rendeva la mia permanenza un Po più attiva e sopportabile per me anche se mal digerivo gli atteggiamenti marziali del maestro, le Filippiche sulla sacralità della scuola, del maestro e di quella stanza che restava per me una gran presa per i fondelli.
Il rapporto tra il me e il maestro si crino' irrimediabilmente quando un giorno se ne uscì con una intera lezione "spirituale" a lume di candela e incensi al termine della quale imbasti un discorso dell'impegno comune alla cura del dojo, pretendo di farci fare quello che nessuno li faceva: le pulizie. Stracci e scopettoni alla mano ognuno di noi venne impiegato come forza lavoro nella pulizia accurata del dojo...ero nero. Ma mi morsi la lingua...almeno fino a quando dopo essere sparito nel suo ufficio non torno con delle divise judoji di scarsa qualità che ci impose come divisa obbligatoria al "modico" prezzo di 70 euro (valore reale meno di 20 A giudicare dalla pressima fattura). Dissi che avrei provveduto autonomamente...apriti cielo. Mi urlò contro che era una mancanza di rispetto, verso al scuola, i compagni, il maestro...Dissi che anche farsi pagare per pulire era una mancanza di rispetto. Calo il gelo. Capi che in fondo anche gli altri pensavano la stessa cosa ma non avevano il coraggio di dire nulla. Si sentì probabilmente messo in discussione. Quella sera ci congedo così. In silenzio. Negli spogliatoi sotto voce qualcuno dei compagni mi disse che avevo fatto bene, uno dei signori mi disse invece che avrei fatto bene a non venire più perché secondo lui mi avrebbe fatto scontare quella insubordinazione. Gli dissi che me ne sarei andato se mi avesse restituito i due mesi mancanti di iscrizione oltre ai soldi che aveva preteso per una fantomatica dotazione di materiale sportivo che ancora non avevamo ricevuto. Mentre pronunciavo quelle parole entrai in una delle due docce, ero l'unico che si faceva la doccia li. Pochi istanti dopo sentii il mormorio degli altri che cessò improvvisamente, il maestro comparve in accappatoio nella doccia. Era la prima volta che faceva la doccia nel nostro spogliatoio. Si spoglio e si mise alla doccia accanto alla mia. Era imponente. Un omone di oltre 100kg, alto e moro. Carnagione scura e occhi sempre severi. Un fisico piu da pugile pesi massimi che da bruce lee. Non ricordo di averlo mai visto ridere, forse sorridere, ma mai ridere. Mi sentivo osservato mentre mi insaponavo e infatti alzando gli occhi lo vidi fissarmi. Ogni volta non riuscii a sostenere lo sguardo, voltandomi dall'altra parte dandogli le spalle. Non disse nulla. Uscendo e prendendo l'accappatoio mi voltai a guardarlo e stavolta lo sorpresi a fissarmi il culo.
Mi asciugai rivestii e andai via.
Alla lezione successiva due giorni dopo trovai il dojo vuoto. C'era solo il maestro in judoji. Mi disse che aveva annullato la lezione. io non sapevo nulla.mi disse che voleva parlarmi e mi diede il famoso judoji che avevo rifiutato la lezione precedente. Mi ordino di metterlo spogliandomi di tutto il resto. Ero indeciso tra l'andare via e l'assecondare la richiesta. Optai per la seconda. Quando tornai lui era seduto al centro del tatami, intorno luci soffuse, candele e incensi.
Inizio a parlarmi della discussione della volta precedente, mi disse che il judoji era un regalo e di non dire nulla agli altri. Mi voleva corrompere in cambio della mia obbedienza? Ma per me non bastava. Gli dissi quello che per me non andava, a cominciare dalle promesse fatte al momento dell'iscrizione dal corso. La discussione si accese nuovamente..mi disse che non ero abituato al piegarmi all'obbedienza al sopportare umiliazioni che fortificano lo spirito. I toni si alzarono ancora. Scattai in piedi per andarmene, mi prese per la giacca e mi atterro. Mi istigo alla reazione. Provai. gli insegnamenti qualcosa avevano lasciato così riuscii a parare qualche colpo e e contrattaccare. L'odio e la rabbia lasciarono il posto a una sorta di rispetto verso quell'uomo enorme. Mi fece dei complimenti tra i denti, quasi ringhiati seguiti però da colpi che incassavo non senza dolore. Mi disse che avevo appreso molto più di quello che pensava. "Ti manca solo una cosa" disse "cosa?" "Sottometterti alla mia figura di maestro e rispettarmi. Ma lo farai. Stasera." Mi afferrò per la giacca e mi fece nuovamente volare al tappeto. Stavolta mi rimase addosso. Sentivo il peso sui polmoni, non riuscivo a respirare, provai a liberarmi voltandomi. Mi ritrovai a pancia in sotto con un braccio immobilizzato da una sua presa. Faceva male. Mi disse "rinunci?" "No". Piego ancora il braccio. Dolore forte. "Rinunci" "no" con l'altra mano mi mi spinse la testa e la faccia a terra. Ma non mi piegai. Rimase qualche istante in quella posizione sentivo il suo bacino premere contro il mio culo...in quel momento sentii un brivido quasi di piacere. Avvicino il suo viso al mio sentii odore di sudore, di uomo, mi sussurro' "rinunci?" "No" dissi quasi sospirando...senti in quel momento il suo cazzo in tiro contro il mio culo..."hai un bel fisico e un bel culo...Non contringermi ad andare oltre per importi l'ubbidienza..." la minaccia era palese come palese la sua eccitazione...ma anche la mia ormai..."no" risposi ancora "non mi arrendo"
A quelle parole, la sua mano lascio il mio braccio e afferrò i miei pantaloni facendoli calare...con una mano continuo' a tenermi giù la testa, con l'altra mi afferrò il culo aprendolo.
Sentii la sua lingua sul mio ano...veloce e vogliosa...iniziai ad ansimare di piacere.
Lo sentiti mettersi in ginocchio dietro di me, sputare e massaggiarsi il cazzo che aveva fuori e in tiro. Torno a leccarmi il culo, infilando le dita a dilatare il buco. Sputo ancora una volta e poi lo sentii affondare con il cazzo dentro di me. Sentivo dolore, ma ero eccitatissimo.
Con le mani mi tenne le mie schiacciate a terra. Tutto il suo corpo massiccio e pesante era adagiato su di me. Con colpi di bacino veloci e decisi inizio a scoparmi.
Mentre mi scopava mi disse che ero sottomesso a lui, alla sua autorità. Mi disse che mi avrebbe fatto assaggiare la sua sborra come gesto ultimo di dominio sul mio animo ribelle. E così fu. Dopo avermi scopato ancora un Po a pecorina, mi ordino di inginocchiarmi e aprire la bocca.
Ubbidii. Lo guardai megli occhi mentre si segava davanti al mio viso, fino a quando non lo vidi strasfigurare in volto per il piacere: mi prese per il viso con una mano lo posiziono davanti al suo cazzo ormai pronto per esplodere: schizzi sborra bianca mi centrarono la bocca,il viso, la lingua. Affondo il cazzo nella mia bocca. Sentii ancora qualche fiotto debole...venni anch'io. Abbondantemente. Assaporando in bocca il sapore di quella sborra densa e abbondante.
In silenzio ci lavammo. Io nelle docce degli spogliatoi. Lui nel suo bagno privato. Mi vestiti e andai via.
Il giorno dopo il maestro mi chiamo nella sua scuola. non disse nulla. Mi restitui i 4 mesi di corso pagati, mi strinse la mano e non ci vedemmo mai più.
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