Racconti Erotici > Gay & Bisex > Educazione al cazzo 4
Gay & Bisex

Educazione al cazzo 4


di pinghe69
06.11.2012    |    7.611    |    0 8.6
"Prova a pensarti come una donna, non un uomo nudo con i calzini, come sei ora, cioè il peggio del peggio, ma come una donna che nuda indossa solo calze..."
Il giorno dopo ero tornato a casa di Fabio. Gli avevo chiesto, telefonandogli la mattina, di vestirsi adeguatamente che lo avrei portato ad un ricevimento dell’on…. Quando mi venne ad aprire lo trovai vestito di tutto punto. Rimase sorpreso vedendo che il mio abbigliamento consisteva in un paio di bermuda, una maglietta e ai piedi un paio di zoccoli.
“Mi fai entrare” gli dissi, sorridendo per la sua sorpresa e senza aspettare risposta, mentre lui si era scansato su un lato della porta, andai a sedermi comodamente sul divano. Aveva chiuso la porta e ora mi guardava dal mezzo della stanza.
“Mi hai fatto vestire elegantemente e tu arrivi in tenuta da spiaggia” mi si rivolge con un modo di fare seccato.
Lo guardo, la sua incazzatura mi lascia indifferente, non rispondo subito. In Fabio aumenta la tensione:
“ mi vuoi spiegare cosa significa tutto questo” il suo tono di voce è divenuto concitato.
Non voglio tenerlo ulteriormente sulle spine,
“ la storia del ricevimento è stato un pretesto per costringerti a vestirti, se non ti avessi raccontato questa piccola bugia, mi avresti accolto abbigliato grosso modo come sono abbigliato io. Ti sei dimenticato che sono qui in veste di docente, che sono qui per educarti al cazzo. Ebbene per la prima lezione occorreva che tu avessi questo abbigliamento”
sempre più irritato “Questo abbigliamento per fare cosa?”.
“Per farti spogliare” rispondo io con calma. “A proposito incomincia a toglierti i vestiti”.
Fabio è in piedi in mezzo alla stanza è incerto su cosa fare, se assecondarmi o mandarmi al diavolo. Alla fine sembra arrendersi alla mia richiesta, avvicina una sedia e si toglie la giacca che, sistema con cura sulla spalliera, poi è la volta della cravatta, della camicia, si slaccia i pantaloni, scalcia lontano i mocassini, si toglie i pantaloni.
Ora è in mezzo alla stanza in mutande e canottiera e ai piedi ha ancora i calzini.
“Coraggio Fabio, finisci di spogliarti” gli dico sempre con voce calma. Come un automa si sfila la canottiera si abbassa gli slip, è nudo, viene verso di me con l’intenzione di abbracciarmi. Lo fermo.
“ non avvicinarti, resta nudo in mezzo alla stanza, voglio ammirarti” .
Arretra di qualche passo, mi guarda con uno sguardo perso nel nulla, non capisce la situazione, restare così esposto lo imbarazza, con una mano cerca di coprirsi l’inguine. Quel gesto mi fa sorridere, finalmente posso spiegare il perché di questa messa in scena.
“ Non è la prima volta che sei nudo di fronte a me, eppure oggi con il tuo comportamento hai assunto un atteggiamento pudico da casta Susanna al bagno spiata dai vecchioni. La nudità che nei giorni scorsi hai vissuto naturalmente, anzi accompagnandola da goduriosi esercizi erotici, oggi ti imbarazza eppure l’ambiente è lo stesso, le persone presenti sono le stesse. Prova a capire questo tuo comportamento?”
Fabio è disorientato rimugina nella testa una possibile risposta, alla fine “ oggi mi sono sentito giudicato” mi risponde con una voce titubante.
“ la tua risposta è convincente, ma deve farti fare una ulteriore riflessione, forse nei giorni scorsi mi vedevi come una persona emotivamente vicina, mentre oggi mi hai vissuto come un estraneo, eppure ero sempre io che avevi di fronte, perché questo cambiamento di percezione?”
“ forse il tuo atteggiamento mi ha fatto sentire non amato”
“Sicuramente è così o meglio la parola “ amato” è equivoca, più semplicemente potevi dire “accettato”. Quello che però hai provato non è dipeso da me se non in minima parte, ma dalla tua insicurezza, non sapevi più chi eri; avresti potuto reagire positivamente mostrandoti orgoglioso della tua nudità e invece ti sei arreso, in un colpo solo hai distrutto il tuo fascino di maschio, hai cercato di nascondere quel cazzo di cui invece devi andare orgoglioso. Ciascuno di noi ha una componente maschile e femminile, ho l’impressione che la tua dominante sia quella femminile anche se la tua educazione l’ha sempre repressa, hai le debolezze di una donna in un corpo apparentemente virile per il bel cazzo che ti porti dietro.
Prova a pensarti come una donna, non un uomo nudo con i calzini, come sei ora, cioè il peggio del peggio, ma come una donna che nuda indossa solo calze autoreggenti e un paio di scarpe tacco 15. Sicuramente così abbigliata saresti orgogliosa di farti ammirare.”
Fabio sembrò colpito dalla mia uscita, “ hai ragione”- mi disse- “in cuore mio ho sempre sognato di essere donna, non ho mai avuto il coraggio di mostrare agli altri questo, che è rimasto fino ad ora il mio sogno segreto. Aspetta un attimo”.
Così dicendo sparì in un’altra stanza. Tornò con una borsa. Si venne a sedere sul divano, la aprì mostrando i tesori che conteneva: Una mutandina rossa che subito si infilò, davanti aveva ricamato un cuore e dietro aveva solo un filo che lasciava completamente scoperto il suo culo sodo, un paio di calze a rete autoreggenti e infine un paio di sandali dal tacco altissimo, rossi come la mutandina.
Rapidamente si era infilato sia le calze che i sandali e alzatosi in piedi incominciò a camminare per la stanza mostrandosi orgoglioso di quella sorpresa. Se quando prima si era denudato, il suo modo di fare mi aveva ammosciato il cazzo, quella nuova visione mi dette una scarica di adrenalina, il mio cazzo riprese violentemente vita. Non era più tempo di lezioni, appena mi fu a tiro gli presi la mano e l’attirai contro di me.
Fabio era trasfigurato, si sentiva vincitore, la sua lingua si fuse con la mia in una danza di serpenti, la sua mano andò a intrufolarsi nei miei bermuda mi afferrò il cazzo lo riportò alla luce per poi fiondarsi famelico con la sua bocca sulla mia cappella pronta ad esplodere. Avevo già avuto occasione di apprezzare la sua maestria nel succhiare il cazzo. Partiva dalla cappella per poi scendere alle palle e per finire con la lingua piantata nel mio buco del culo, quella sera però tutto mi sembrò più bello più godurioso, più ambiguo. A succhiarmi il cazzo non era solo l’uomo Fabio ma anche la femmina che in quei momenti era. Pensai che Fabio era un nome inadeguato a quella ambigua persona che avevo davanti, dovevo trovargli un nome nuovo. Travolto da tanto impeto rimasi passivo aspettando il momento che gli avrei schizzato in gola tutta la mia sborra. Non tardò molto l’attesa tanto ero infoiato, al culmine dell’orgasmo urlai per il piacere, lo chiamai con tutte le possibili parolacce che sapevo, lui orgoglioso mi sorrideva mentre un filo di sborra gli scendeva dall’angolo della bocca .
Stesi sul divano ci rilassavamo. Come un maschio padrone, non mi ero posto minimamente il problema che lui non avesse goduto. Questo a Fabio però in quel momento non importava, lui si sentiva come liberato da catene che lo avevano tenuto prigioniero tutta la vita.
“Voglio essere la tua donna” mi sussurrò in un orecchio.
“Certo che sarai anche la mia donna” gli risposi e continuai: “ voglio però che tu conservi la tua duplice ambigua natura, se te lo chiederò sarai anche il mio uomo. Sarei un ipocrita se non ti dicessi con chiarezza che vorrò sempre anche il tuo bel cazzo. Col tempo mi sono costruito il mio equilibrio dando respiro alle due persone che anch’io ho in me. Forse io ho più marcato l’aspetto maschile ma mi sono ripromesso di non nascondere anche l’altro aspetto, in certi momenti anch’io desidero di essere femmina”.
“Manterrò le mie due nature”, mi rispose parlandomi sulle labbra,” però ora devo recuperare tutto il tempo perso negandomi la mia natura di femmina vogliosa. Ti prego stanotte resta a dormire da me, voglio che tu mi prendi il culetto praticamente vergine, sarò per te una femmina appassionata, almeno stasera chiamami, per favore, Pat. Il nome di mia sorella che mi ha introdotto nel mondo dell’eros. ”
Lo baciai teneramente, sicuramente avrei esaudito la sua amorosa richiesta, lo avrei posseduto godendo anche del dolore che sicuramente gli avrei inferto, avevo il desiderio di romperlo, solo dopo lo avrei consolato cullandolo come fosse il mio bambino.
Ero sdraiato sul letto, aspettavo Pat che in bagno si stava preparando, mi aveva messo sul comodino una vasetto di vasellina perché la preparassi al sacrificio. Fabio o meglio Pat entrò in camera sculetando, a parte i sandali e le autoreggenti, era vestita solo del suo profumo. Quella apparizione mi dette una violenta scossa all’inguine, il mio cazzo svettò senza che io l’avessi toccato. Pat, vedendo la mia reazione, sorrise, il viso le si illuminò, si sentiva vincitrice. Venne ad accoccolarsi accanto a me. Il suo profumo mi inebriava, le mie mani presero a massaggiare ogni centimetro della sua pelle, le nostre bocche dischiuse si appiccicarono come fossero due ventose, le nostre lingue sguazzavano nella saliva dell’altro, la situazione era estremamente piacevole, il godimento che provavo stava facendomi dimenticare il mio compito di insegnante, rischiavo, travolto dalla libidine, di sciupare l’opportunità che mi si era offerta, riducendo quella nottata, al seppur godurioso, tradizionale svuotamento dei coglioni. Ci volle un supremo sforzo di volontà per staccarmi da quella carne profumata. Come se mi fosse svanita la passione assunsi un atteggiamento freddo e distaccato. Pat fu sorpresa da questo mio improvviso cambiamento di umore, mentre io mi ero alzato a sedere appoggiato alla spalliera del letto lei rimase distesa discinta lasciva, il suo corpo continuava ad avere una irresistibile forza di attrazione sessuale, il suo viso invece aveva perso la sua luminosità dimostrava solo un accorato stupore.
“Dobbiamo uscire dall’ipocrisia, noi si continua a confondere la voglia sessuale con i sentimenti. Le due cose possono coincidere, ma il più delle volte si camuffa la voglia sessuale con l'amore. Tu stasera volevi che ti mettessi il cazzo in culo, per questo mi hai chiesto di restare qui a passare la notte con te. Ma tu avevi bisogno di un alibi morale per quello che saremmo andati a fare, allora hai messo in piedi la parodia dell’amore, hai voluto inserire l’ipocrisia dei sentimenti che, fra noi non esistono, invece di accettare la cruda realtà che fra noi ci sarebbe stato solo un semplice scambio di nostri bisogni sessuali”.
“Allora tu non credi ai sentimenti, non credi all’amore?” mi disse Pat con tono aggressivo.
“TI sbagli di grosso, io credo nell’amore e nei sentimenti, odio la confusione, sesso e sentimenti possono, come ti ho già detto , coincidere sovrapporsi, quando questo succede si crea un rapporto stabile, ma appiccicare ogni volta che si ha un rapporto sessuale l’etichetta di amore è un prendersi in giro. Se imparerai a distinguere le due cose, sarai più libero nel cercare soddisfazione al tuo cazzo e al tuo culo e soprattutto capirai quando fra te e il partener ci sarà l’esigenza di andare oltre.”
“Allora vorresti dire che io stasera sarei una puttana!”
“No, non sei una puttana ma una persona che, sebbene incerta, liberamente cerca una nuova esperienza, puttana è una persona che offre sesso a pagamento, cioè non ricerca il proprio piacere ma sfrutta semplicemente le inibizioni degli uomini. Tu sei andato spesso a puttane perché non avevi il coraggio di essere te stesso. Ora però non ho più voglia di parlare, voglio entrarti nelle viscere.”
Pat era rimasta sdraiata si girò pancia in giù, allargò le gambe e in silenzio si mise ad aspettare il sacrificio!
Provai rabbia per il suo comportamento, di nuovo aveva un atteggiamento passivo. Per calmarmi presi a dagli sculacciate su quelle natiche offerte senza fricico. Continuai ferocemente fintanto che Pat con voce lamentosa non chiese pietà.
Mi ero calmato, attirai Pat sulle mie ginocchia, preso il vasetto di vasellina incominciai a spalmarle l’unguento sull’ano. Prima con un dito poi con due continuai a massaggiargli l’ingresso delle viscere. La penetravo lentamente, volevo che il suo culo si abituasse a ricevere quella intrusione per poi ospitare senza storie il mio cazzo.
“Datti da fare, tirami su il cazzo che per il tuo comportamento si è ammosciato” gli dissi all’improvviso. Ubbidiente si spostò per prendermi il cazzo in bocca. Appena il mio cazzo riprese forza, interruppi quel servizio bagnato e senza troppi complimenti le chiesi di mettersi a pecorina. La feci spostare nel centro del letto, era davanti a me appoggiata, come un animale, su quattro zampe, mi misi in ginocchio, il cazzo era in linea con il suo culo. Con voce secca che non permetteva proteste “Prenditi con le due mani le chiappe e allarga il solco affinché ti possa penetrare senza fatica”, lei ubbidiente tolse le mani che erano appoggiate sul letto per portarle sulle sue natiche, perse l’equilibrio per cui cadde in avanti, la fronte si appoggiò al materasso. In quella posizione avevo il suo culo in primo piano aperto pronto ad accogliere il mio cazzo. Appoggiai il mio duro nerbo sul suo ano, l’abbracciai attirandola a me, il cazzo scivolò lungo il solco reso scivoloso dall’unguento. Per due volte il mio attacco fallì. Allora tenni Pat ferma con una mano mentre con l’altra guidai il mio cazzo verso l’ingresso delle viscere. Ormai la cappella aveva messo almeno a metà la testa dentro, c’era l’ostacolo dello sfintere. Volevo farla soffrire, restai fermo in quella posizione, poi all’improvviso detti un violento colpo con i fianchi e l’ultimo ostacolo fu abbattuto. Pat lanciò un urlo terribile, si mordeva il labbro per controllarsi, copiose lacrime le scendevano sulle gote
“ non ce la faccio esci” implorò,
rimasi impassibile, ignorai la sua richiesta anzi spinsi affinché tutto il mio cazzo fosse dentro, ormai i miei coglioni sbattevano contro il suo culo. Incominciai un lento avanti e indietro mentre le mie mani presero a pizzicare con forza i suoi capezzoli.
A dolore si sovrapponeva dolore, per un attimo ebbi paura che svenisse, poi quasi miracolosamente Pat incominciò ad assecondare i miei movimenti, è difficile capire cosa gli era scoppiato nel cervello, una cosa era certa, ora accettava e partecipava a questa mia aggressione. Ogni volta che ritiravo il cazzo lei con i fianchi lo cercava perché le entrasse fino in fondo. Quella sua partecipazione mi tolse il controllo, il mio cazzo all’improvviso esplose inondando di sperma le sue viscere. Crollai sopra di lei.
Non ricordo quanto tempo si rimase in quella posizione, forse per un certo tempo ci eravamo appisolati. Ero rimasto dentro di lei sebbene il mio cazzo avesse perso grande parte della sua forza. Come risvegliandomi, mi girai su un fianco liberando Pat dal mio peso ingombrante, anche lei si mosse, ci guardavamo come due persone stordite che cercassero di ricordare perché erano lì. Per la prima volta dopo tanta violenza, le accarezzai il viso, lei mi prese la mano se la portò sulle labbra e me la baciò. (Continua)


Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 8.6
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Educazione al cazzo 4:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni