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INFERMIERI A DOMICILIO


di Amreck
09.06.2015    |    15.036    |    2 7.6
"Solo un po’ di freddo…- Sento di nuovo le dita di Stephan sull’ano..."
- Ciao. Io mi chiamo Andreas. –
- Ciao Andreas. Io sono Stephan… e questo è Marc.- Stringo la mano a Stephan, per primo. E’un giovanottone sui venticinque, un metro e ottantacinque, biondo, occhi castani, baffi sottili. Ispira simpatia e fiducia, E’ molto gentile, facile al riso. Marc è più anziano, sui quaranta. Un po’ più basso del collega, con i capelli bianchi e gli occhiali. Parla sempre con voce bassa e calma. Molto professionale.
Finalmente, ci siamo. Dopo aver stretto le mani, li invito ad entrare nel mio albergo, dove prenderemo un caffè al bar. Siamo in una grande città tedesca, in uno di quegli hotel giganteschi, parte di una catena. Ottimo servizio. Massima discrezione e anonimità. Esattamente quello che mi serve.

Ho conosciuto Marc e Stephan su internet, andando in cerca di posti e di persone che avevano a che fare con il medical fetish. A me interessano solo terapisti uomini, e la situazione non è affatto comune. Tempo fa, tramite un sito di escort, ho trovato il loro indirizzo. L’organizzazione si chiama “PflegePur”. Cura infermieristica e nient’altro. Ho scambiato qualche e-mail con Marc, che si occupa delle pubbliche relazioni e della parte commerciale. Stephan è un infermiere professionale, ed ha addestrato Marc come suo assistente. Insieme offrono delle sedute di cure infermieristiche esclusivamente a domicilio. Io non vivo solo, perciò ho chiesto di potermi sottoporre ad una seduta nella mia camera d’albergo, durante uno dei miei soliti viaggi in terra teutonica. Marc ha detto che la cosa sarebbe stata possibile, con qualche limitazione. E adesso, siamo qui.
Mentre prendiamo il caffè, osservo Stephan, che mi sorride.
- Sono un po’ nervoso… - dico, deglutendo un sorso del blando caffè tedesco.
- Non c’è motivo di essere nervoso. – sorride Stephan. – qui stiamo parlando di un trattamento rilassante. Un’esperienza unica, che ti permetterà di capire come viene assistito un paziente cronico in una clinica. Tu, ovviamente, hai il privilegio di poterti rialzare, a fine seduta. Perché quindi essere nervosi?- sorride di nuovo, e mi mette una mano sulla spalla. Non so dargli torto. Questo, per un paziente medical fetish, è il massimo. Rispondo al sorriso e cerco di calmarmi.

Dopo poco il caffè e finito e il nostro terzetto sale nella mia stanza. Provvedo ad appendere il cartello “non disturbare” fuori della porta, e poi chiudo a chiave e mi rivolgo ai due infermieri.
- Ecco. Spero che la mia camera vada bene per la seduta. Qui. – apro la porta – c’è il bagno. E qui una sorta di spogliatoio e ripostiglio.-
I due osservano la camera e si scambiano uno sguardo di conferma.
- Bene. – dice Stephan.- Tu siediti e rilassati, mentre noi prepariamo. Marc, tu sistema il letto, mentre io mi cambio.-
Detto ciò, Stehpan sparisce nel ripostiglio. Marc apre una delle numerose borse che i due si sono portati e estrae un lenzuolo di gomma, con il quale riveste il mio letto.
- Per evitare che si sporchino le lenzuola in caso di “incidenti”. – mi dice sorridendo. Io sono decisamente imbarazzato. Dopo il lenzuolo di gomma, Marc, ricopre anche coperte e cuscino, mettendo poi una specie di telo assorbente nel posto dove andrò a sdraiarmi io. Mentre continuo a guardare, e la preoccupazione cresce, Marc estrae una serie di tubi, pomate, assorbenti e strumenti vari, disponendo le cose sui vari tavoli che ci sono nella mia camera. Dopo un quarto d’ora circa, colori a parte, la mia camera ha assunto l’aspetto di una vera e propria stanza di ospedale. In quel momento rientra Stephan. Ha una tenuta verde da infermiere di sala operatoria e porta un lungo camicie verde, aperto sulla parte posteriore.
- Tutto a posto? – dice controllando la stanza.
- Tutto a posto. – risponde Marc, finendo di sistemare una gigantesca pera di gomma sul tavolo.
– Ora mi cambio anch’io e poi cominciamo-. Anche lui sparisce nello spogliatoio, mentre Stephan si siede di fronte a me, estraendo un blocco di appunti.
- L’anamnesi è molto semplice. – dice in maniera professionale- Tu sei un paziente cronico. Non devi muoverti e non devi mai lasciare il letto. Al resto pensiamo noi. O.K.? – io annuisco, deglutendo. In che guaio sono andato a cacciarmi? Stephan posa blocco e penna.
- Va bene, la stanza è pronta. E’ ora che ci occupiamo del paziente. Alzati, spogliati completamente e indossa questo. – mi porge uno di quei camici da ospedale aperti sulla schiena. – Io e Marc torniamo subito. – sparisce nello spogliatoio.
Io mi spoglio e indosso il camice. L’orlo arriva appena a coprimi le natiche. Ho anche un po’ di pancia… maledizione! Perché diavolo non ho cominciato prima a far ginnastica? Smettila! Già mi vergogno abbastanza…
Mi sdraio nel letto e rimango ad aspettare.
Dopo un paio di minuti la porta della camera si apre e i due entrano. Adesso Marc è vestito esattamente come Stephan. Si dà da fare aprendo confezioni e pacchetti, mentre Stephan si avvicina al letto. Mi sorride e mi dice con calma quello che succederà. So che non dovrei, ma sento immediatamente qualcosa che si drizza in mezzo alle gambe. Il camice adesso sembra una maledetta tenda dei boy-scout! Come se non fossi stato abbastanza imbarazzato. Stephan estrae uno sfigmomanometro. Mi infila il bracciale al braccio destro e mi prova la pressione. Marc ha finito di fare quello che stava facendo è adesso è in piedi, composto, pronto ad eseguire gli ordini. La stanza è molto silenziosa, si sente solo il sibilo dell’aria che esce dalla valvola dello sfigmomanometro. Stephan è concentrato e ascolta al fonendoscopio. Alla fine sorride mi sfila il bracciale.
- La pressione è un po’ alta, ma la cosa è comprensibile, vista la situazione. Adesso fammi dare un’occhiata…- così dicendo, si infila un paio di guanti in lattice da esplorazione, e con un gesto deciso sposta le coperte mi alza il camice, scoprendomi completamente. Io chiudo gli occhi e cerco di rilassarmi. Dopotutto sono qui per questo, no? Sento le dita guantate di Stephan che toccano, palpano, premono, massaggiano. Prima l’addome, sotto l’ombelico, poi, con lenti movimenti circolari sempre più in giù. Sento che mi tocca i testicoli, rollandoli lentamente fra le dita, con estrema delicatezza. Poi un tocco più fermo sul pene, a risalire fino al glande, dove sento le dita che si fermano e premono, per poi subito rilasciare. Mi lascio sfuggire un sospiro e sento il pene, già duro come roccia, che ha un guizzo. Apro gli occhi, imbarazzato. Stephan mi ha già ricoperto.
- Qui tutto a posto. Do ancora un’occhiata e poi iniziamo.- rimette il fonendoscopio e mi ausculta attentamente. Prima il petto, poi l’addome. Ad un certo punto mi chiede di alzarmi, e continua l’esame. Sento che mi picchia le dita sulla schiena nuda. C’è sempre molto silenzio e io sono sempre più imbarazzato. E’ tutto surreale. La camera d’albergo tramutata in stanza d’ospedale. I due uomini vestiti in verde che si accingono a fami chissà cosa… volevo proprio questo? Bè… in ogni caso adesso è tardi per un ripensamento. Ad ogni modo Stephan ha un tocco delicato e un volto simpatico. Si sente che è un professionista, abituato a trattare gente che sta male. Dopo tutto, credo ancora una volta di essere capitato in ottime mani.
Il silenzio si interrompe di colpo, quando Marc apre una confezione di non so cosa. Stephan mi fa sdraiare di nuovo e infila di nuovo i guanti.
- Adesso controlliamo la temperatura.- la confezione aperta da Marc era la scatola di un termometro rettale. Lo porge a Stephan, che sta spremendo del lubrificante lucido sulla punta delle dita della mano destra. Con la sinistra mi scopre nuovamente e rialza il camice.
- Girati sul fianco sinistro per favore. Ecco… così.- eseguo lentamente. Sento che Marc si è avvicinato al letto e mi aiuta a raccogliere la gamba destra, in modo da lasciare a Stephan libero accesso al mio ano.
- Rilassati - Stephan appoggia la punta del termometro alla superficie dell’ano - .… no, non stringere… ecco, così. Tranquillo. – sento il termometro che forza leggermente. L’ano cede e lo strumento è dentro. Stephan tiene una mano sul termometro. L’altra appoggia sulla mia natica destra. Marc è in piedi e attende. Il silenzio sembra ancora più invadente. Sento il traffico, giù per strada. E’ incredibile. La mia erezione non sparisce… anzi. Io voglio proprio questo. Perché? Non so. Forse un’esperienza quando ero piccolo (benché non sia mai stato in ospedale in vita mia). O forse qualcosa che ho letto in un libro, o un film. Chi lo sa? Però questo è esattamente quello che voglio. Decido di dimenticare l’imbarazzo e di godermela. Sono qui apposta, no?
Sento Stephan che estrae lentamente il termometro. Lo guarda. Poi mi sorride
- Temperatura normale. Perfetto. Direi che possiamo continuare.- sento che mi dà un colpetto sulla natica. Poi si gira e prende ancora il tubetto di lubrificante. Ne spreme una dose abbondante sulle prime tre dita della mano destra. Nel frattempo vedo Marc in attesa, con in mano la gigantesca pera di gomma che avevo notato prima. Sulla pera c’è una cannula nera, enorme. Stephan sorride.
- Niente paura. Sembra grossa, ma è molto liscia e non sentirai nulla. Adesso rilassiamo il muscolo anale. Rimani fermo come sei, e rilassati. – così dicendo, Stephan si abbassa su di me. Io affondo il viso nel cuscino e cerco di rilassare i muscoli. Sento il freddo del lubrificante e un dito che preme sull’ano.
- Tranquillo. Un respiro profondo. – la voce di Stephan è calma. Eseguo. – Ecco… così. – il dito preme un po’ di più, e poi entra. Non sento male a parte un po’ di disagio all’inizio. Il dito si muove con movimenti lenti e circolari. Poi dentro e fuori senza mai uscire completamente. L’ano si rilascia lentamente e io (come succede sempre con un massaggiatore bravo) comincio a trovare la cosa veramente piacevole. Il mio pene si era afflosciato, ma adesso è di nuovo diritto come un palo. Il dito ha un attimo di esitazione, poi sento una nuova pressione, e l’ano cede. Credo che adesso le dita siano due. Il massaggio prosegue e io, senza volerlo, lascio andare un sospiro.
- Bravo, così. – Stephan parla con tono sommesso. Le sue dita frugano nell’ano, e sento il pollice che preme alla base dei testicoli, in mezzo al perineo, proprio dove si sente la sporgenza della prostata. Paradiso. Sento calore, e il muscolo anale adesso è completamente rilassato. Le dita continuano a massaggiare. L’ano, la prostata. Prima dentro e fuori, poi intorno. Si fermano per un momento, mentre, con sorpresa, sento un dito che percorre velocemente il pene eretto, per tutta la lunghezza. Il piacere è del tutto inatteso, e così intenso che alzo la testa dal cuscino e mi sfugge un altro sospiro. Le dita si fermano di nuovo, poi una pressione più forte. Disagio. Il muscolo cede. Quando sono sulla soglia del dolore, sento che il corpo estraneo ha passato il muscolo ed è dentro. Capisco che è la cannula della pera. Subito sento un fiotto caldo che mi invade il retto. Il calore è bello, incredibilmente piacevole. Capisco che Stephan ha posizionato la cannula in modo che il getto spari sulla prostata. Eccezionale.
- Come va? – la voce di Marc mi riporta sulla terra. Mi giro leggermente, e vedo che anche lui è chino su di me e mi sta divaricando le natiche, mentre Stephan spreme la pera, con movimento lento e costante. La cannula è scomparsa completamente nel mio ano.
- Va bene. – rispondo con voce roca. – Anzi, credo di stare per… -
-Trattieniti. – Stephan, deciso. - L’impulso ad eiaculare sparirà fra breve, e non è previsto che tu abbia un orgasmo adesso.-
Non sarà previsto, ma io sento l’orgasmo che incombe. Chiudo gli occhi e comincio a fare moltiplicazioni. E’ il mio modo per distrarmi e non esplodere. Sento la cannula che viene ritirata. La pera è vuota. Bene. Adesso, chiedo di andare in bagno, e poi…
- Non ti muovere.- dice Marc – adesso proseguiamo. –
… proseguiamo? Che cosa vogliono fare, questi? Io sono già mezzo pieno. Sento il pene che si sgonfia. Non posso trattenere altro liquido. Non so che capienza avesse quella pera, ma è mostruosa, e io non ce la faccio. Sento del liquido che si gorgoglia, da qualche parte. Stano riempiendo di nuovo la pera. Dopo un secondo, un’altra pressione sull’ano.
- Ancora una volta, su. – dice Stephan - Un bel respiro profondo. Rilassati… così. – la cannula preme e poi entra. Il mio pene si è sgonfiato del tutto. Accidenti. Ancora un fiotto caldo. Mica male, però. Il disagio si attenua, e mi sento riempire. A questo punto, meglio non interrompere. Chiederò di andare in bagno poi.
Dopo qualche minuto, la pera è vuota. Sento la cannula ritirarsi. Adesso mi giro e chiedo di andare in bagno…
- Adesso ne facciamo un’altra. – Stephan mi guarda e sorride.
COSA? Sono impazziti? Per chi mi hanno preso… per un’autocisterna? Mi sento già gonfio come un dirigibile.
- Veramente, io vorrei andare in bagno, - cerco di protestare - e credo veramente di non farcela più!-
- Ssshhhhh. – Stephan mi posa una mano sulla spalla e mi spinge giù dolcemente. Non dice altro, ma prende la pera, di nuovo piena, che gli porge Marc. Sento di nuovo la cannula sull’ano. Una pressione, e poi è dentro. Il flusso caldo mi invade. Mi rilasso. Tanto vale stare zitto. Sono infermieri, no?. Sapranno quello che stanno facendo…
Non parlo più. Sento la cannula che si ritrae, poi una pausa. Non mi stupisco neanche un po’, quando sento di nuovo premere sull’ano.
- Un’altra. – dice Marc. E così via. Perdo il conto. Non so più quante pere mi fanno, una dopo l’altra. Dieci, cento, un milione? Il pene adesso si è afflosciato completamente. Mi sento pieno, ma non provo dolore o disagio… solo la sensazione di essere al limite. Evidentemente mi sbaglio. Le pere continuano. Non so più da quanto tempo va avanti. I due infermieri sono chini su di me. Lavorano in silenzio. Di quando in quando sento la mano di Stephan sul pene. Tasta per un momento, poi sparisce. Probabilmente un controllo, per assicurarsi che non stia per venire. Bè… il pericolo è scongiurato. Per ora, almeno.
Dopo un’eternità, la cosa è finita. Vedo Marc che ripone la pera. Poi succede qualcosa di strano.
Stephan si china di nuovo su di me, e vedo che stringe una piccola bottiglia trasparente, con un lungo beccuccio. Vedo che si tratta di uno di quegli enteroclismi già pronti, che si comprano in farmacia. Stephan mi inserisce il beccuccio nell’ano, spiegando.
- Si chiama proctoclyss. Ne facciamo un paio, così aiutiamo l’intestino a svuotarsi. Respira… - sta diventando un maledetto ritornello. Sento la bottiglia che si svuota. Poi Marc arriva con una seconda bottiglia. Stephan la prende, inserisce nuovamente il beccuccio e mi spara dentro anche quella. Non discuto neanche più. Dopotutto, me la sono andata a cercare, no?
Finita la seconda bottiglietta, Stephan si toglie i guanti e mi posiziona una serie di cuscini e di asciugamani ripiegati intorno al corpo. Io sono sempre sdraiato sul lato sinistro.
- Credi di poter trattenere per qualche minuto? – annuisco – Ti ho messo cuscini e asciugamani intorno, in modo che il tuo corpo percepisca della materia, intorno a sé. E’ quello che facciamo per i pazienti cronici costretti a letto per lungo tempo. Ti lasciamo per qualche minuto, così i clisteri fanno effetto. Quando pensi di non farcela più, chiama, o.k.? – Annuisco di nuovo, e lui sorride. Poi lasciano la stanza entrambi e io rimango ad aspettare.
Malgrado sia sdraiato in maniera per lo meno anomala, la posizione è stranamente comoda. I cuscini e gli asciugamani sono strategici, e mi rendo conto che potrei stare così per delle ore, senza provare alcun disagio..
Oh. Oh. Qualcosa si muove dentro il mio intestino. Sento gorgogliare, poi, di colpo, una pressione spaventosa. Comincio a sudare freddo. Il liquido vuole uscire.
- Ehi. – chiamo – Ehi! - prima sottovoce – EHI! - poi a voce alta, quasi un grido – STEPHAN!! -
La porta si apre. I due entrano e si mettono immediatamente al lavoro. Stephan toglie gli asciugamani, Marc gli porge qualcosa, che non riesco a vedere bene.
- Devo andare in bagno, subito. – dico con affanno. – se mi fate alzare… -
- Non devi affatto andare in bagno. Appoggiati. Bravo, così. – Stephan mi ha messo qualcosa di freddo e duro, sotto una natica. - Adesso girati… piano. Ecco. Sei a posto. Lasciati pure andare. -
Mi rendo conto che sono di nuovo supino. Marc mi sta sistemando un cuscino sotto la testa. Sono piuttosto comodo, anche se sto per esplodere. Poi vedo che sotto il mio deretano è sistemata… una padella, di quelle cromate, da ospedale. COSA??!! Non posso, proprio non posso. Mi vergogno. I due sono nella stanza, e mi stanno guardando. Marc mi sta asciugando il sudore e Stephan si sta togliendo i guanti, e mi copre con la coperta. NON POSSO ANDARE DI CORPO CON DUE UOMINI CHE MI GUARDANO!
E poi… la natura ha il sopravvento. Per fortuna, la coperta nasconde rumori molesti. Sento il Niagara che scroscia attraverso di me, dentro (mi auguro) la padella posizionata sotto le mie natiche. Stephan abbassa le coperte e mi massaggia l’addome, sussurrando parole di incoraggiamento. Allo stesso tempo, Marc mi sta massaggiando le spalle. Come è possibile tutto questo? Se qualcuno mi avesse detto stamattina che avrei dovuto liberarmi di fronte a due uomini avrei riso come un matto. Eppure, sembra tutto perfettamente naturale. Proprio questo, in realtà, è il punto. La sensazione di essere “paziente”, di essere nelle mani di due infermieri, risulta con prepotenza proprio in questo frangente, così intimo e privato. L’ultima barriera. L’ultimo rilasciarsi della sfera privata: l’essere costretto a fare i propri bisogni in pubblico. Non rimane molto altro, da scoprire. Nonostante la stranezza della cosa, mi sento confortato. Sento la presenza di gentilezza, nel tocco dei due. La presenza di rispetto, e la voglia di aiutare. Questo, in sintesi, è il compito di un infermiere. Confermo. Sono capitato in buone mani. Anzi, ottime.
Mentre sono perso in queste considerazioni, sento il flusso finire. L’intestino è vuoto. La padella è piena. Segnalo la cosa a Stephan, che ancora mi sta massaggiando le spalle.
- Vediamo subito. – dice lui con un sorriso. Infila un ennesimo paio di guanti, Mi scopre e controlla la padella. Io arrossisco come un peperone maturo, ma lui non fa una piega. I due mi aiutano a sollevarmi e sento la padella che viene rimossa. Marc se ne impossessa e si allontana verso il bagno. Stephan mi spinge giù e mi aiuta a girarmi nuovamente sul fianco.
- Solo un po’ di pulizia. – dice immergendo un asciugamano in una bacinella d’acqua tiepida. Io ormai ho superato la fase della lamentela e della vergogna, per cui chiudo gli occhi e mi rilasso. Sento l’asciugamano umido sull’ano. Stephan mi lava con cura e poi mi asciuga. Mi aiuta a rimettermi supino. Poi mi aggiusta il cuscino.
- E’ ora di una prima eiaculazione. – dice con un tono che non ammette repliche. Prima che io mi possa chiedere cosa ha in mente, vedo che si infila un altro paio di guanti in lattice. Questa volta sono in colore verde menta. Ancora una spremuta di lubrificante sulle dita. Marc è rientrato, anche lui porta i guanti. Mi alza il camice e mi posiziona un cuscino sotto il coccige. Il bacino così è elevato. Questa posizione offre accesso a ano e genitali. E capisco subito il perché. Marc inizia a massaggiarmi pene e genitali, con movimenti calmi e decisi. Stephan mi infila delicatamente un dito nell’ano e con l’altra mano spinge sull’addome. Io chiudo gli occhi .Mi sembra di essere prigioniero di una di quelle divinità indiane, a otto braccia. Sento mani dappertutto. Il pene si rialza, lentamente. Stephan ha cominciato una serie di movimenti dentro e fuori, con due dita della mano destra. La mano sinistra percorre cerchi larghi sull’addome. Marc mi manipola i testicoli con la mano sinistra, tirando lo scroto, rollando delicatamente i testicoli. Con l’altra mano pompa lentamente il pene, che si fa sempre più duro.
Io mi lascio sfuggire un gemito di piacere, perché sento che sto per arrivare. Le mani si muovono più velocemente. Ogni pensiero relativo a privacy, intimità, vergogna e quant’altro è sparito. Me ne sbatto, della vergogna. Sono in paradiso. Inarco la schiena e sento l’orgasmo che monta. Marc mi sta ormai masturbando con vigore e sento le dita di Stephan che premono sulla prostata. Ancora un minuto… e poi non ce la faccio più. Mi dimeno, in preda ai sussulti del piacere, spargendo seme bianco sulle mani guantate. L’orgasmo è lunghissimo, perché le dita di Stephan continuano a premere sulla prostata e sembra che le onde del piacere non debbano mai finire. Dopo un po’, finalmente, crollo di nuovo supino, esausto.
Apro gli occhi. Stephan sta sorridendo, mentre pulisce il risultato dell’esplosione, aiutato da Marc. Prima un asciugamano di carta, poi un telo umido, tiepido e piacevole. Pulizia lenta di tutta la zona anale e genitale. Poi il lavaggio prosegue. I due infermieri mi detergono braccia, viso e collo, addome, gambe e piedi. Poi Marc mi aiuta a girarmi e il lavaggio prosegue. Schiena, natiche, ano. Alla fine un passaggio veloce di borotalco.
Mi fanno girare di nuovo, mi coprono. Sono, e mi sento, un uomo nuovo.
- Una piccola pausa. Torniamo subito. – dice Stephan. Entrambi escono dalla stanza chiudendo la porta.
Io rimango solo, a fissare il soffitto. Sono calmo, riposato, appagato. C’è molta quiete intorno. Non riesco a credere che sia successo quello che è successo. Marc e Stephan sono stati estremamente professionali, gentili, esperti e insieme indulgenti e simpatici. Con lo stesso atteggiamento, mi hanno clisterizzato fino quasi a farmi scoppiare e poi hanno aspettato che facessi i miei bisogni in pubblico, per poi pulirmi. Un’esperienza più che intensa. Direi forse un’esperienza unica, per me che non ho alle spalle nessun ricovero in un ospedale vero. Eppure –
La porta si apre e i due rientrano. Sono entrambi vestiti come prima, ma questa volta i camici verdi sono allacciati e entrambi portano una maschera chirurgica. Che succede?
- Tutto bene? – chiede Stephan. Dalle grinze intorno agli occhi capisco che sta sorridendo. Io annuisco, ma evidentemente ho un aspetto preoccupato, perché Marc interviene subito.
- Non ti preoccupare. E’ solo un clistere.-
Io sto guardando quello che tiene in mano. Sì, è solo un clistere. L’irrigatore è di quelli in plastica rigida, da appoggio. Vedo che ha una capienza di due litri. Una lunga cannula di gomma rossa fuoriesce dall’irrigatore, ma non è nulla di nuovo, per me Quello che veramente mi preoccupa è quello che c’è alla fine della cannula: una sonda che deve essere lunga almeno cinquanta centimetri, con lo spessore di una matita. Sembra piuttosto rigida.
- Lo vedo che è solo un clistere. – dico cercando di non sembrare stizzoso- ma io sono già vuoto, visto tutte quelle pere che mi avete fatto prima. La cannula, poi è troppo lunga e io non sono abituato… -
- Ssshhhh! – Stephan mi appoggia una mano sulla spalla e mi spinge di nuovo giù. – Ti ho già detto che non devi preoccuparti. Oggi, devi solo lasciarti andare, e fidarti di noi. Pensi di poterlo fare?-
- Sì, ma…-
- Non ci sono “ma”. Se ti fidi, devi fare quello che ti diciamo. Ti garantisco che ne uscirai più sano, più riposato e anche più in forma. O.K.?- mi guarda, in attesa. Cos’altro posso dire? Nulla.
- O.k. – rispondo, con una voce che, anche se non del tutto convinta, suona per lo meno addomesticata.
- Sapevo che ci saresti arrivato da solo. – dice Stephan infilando i guanti. – Adesso girati sul fianco sinistro, come prima… bravo, così. Ora ti sistemo la gamba. No… rilasciati. Se fai così è peggio. Ecco, così. Comodo?- io annuisco, affondando la testa nel cuscino. Sono di nuovo sul fianco sinistro, con la gamba destra raccolta e l’ano completamente esposto. Stephan ha tirato indietro le coperte e ha rialzato il camice da paziente. Sento che mi posiziona un asciugamano direttamente sotto le natiche.
- Perfetto. – dice Stephan. – Marc, sei pronto? –
Giro la tesa e vedo che Marc annuisce. Tiene l’enteroclisma pronto, con quella cannula infinita che scintilla, unta di lubrificante. Non posso crederci!
- Va bene, Andreas. Adesso iniziamo. La cosa importante è che ti rilassi e respiri, va bene? Perfetto. Solo un po’ di freddo…-
Sento di nuovo le dita di Stephan sull’ano. Il freddo del lubrificante, poi le dita che sai appoggiano, spingono e poi entrano. Piano, senza dolore e senza disagio. Stephan mai massaggia l’ano a lungo, usando un dito e poi due. L’apprensione si trasforma in piacere. Il muscolo anale si rilassa. Le dita entrano con più facilità. Io mi lascio andare e ancora una volta emetto un sospiro di piacere. Non posso crederci, ma di nuovo c’è qualcosa che fa capolino in mezzo alle mie gambe. Le dita continuano a muoversi, mentre Stephan mormora parole di incoraggiamento e Marc sta fermo, in attesa. Il pene mi è diventato duro come un palo. Non me n’ero accordo, ma mi sono abbandonato completamente e sento che Stephan mi massaggia una natica con la mano libera. Incredibilmente, sto per avere un altro orgasmo.
- Non ancora. Adesso dobbiamo fare il clistere. – la voce di Marc mi riscuote. Si è avvicinato al letto e porge la cannula a Stephan.
- Va bene. – dice Stephan – Adesso un bel respiro profondo. – Eseguo, e sento la cannula che entra. Solo per qualche centimetro, e poi il fiotto caldo dell’acqua.
- Ho tenuto la temperatura un po’ più alta. – dice Marc – in questo modo ti sarà più facile ricevere il clistere. Adesso iniziamo a introdurre la sonda. Rilasciati e respira. –
Obbedisco, e sento la sonda che si muove. Stephan mi dice più volte di respirare. Intuisco che ad ogni espirazione lui infila la cannula sempre più a fondo, ma non sento granché. Percepisco l’acqua, che continua ad entrare, ma non c’è disagio né gonfiore. Il pene è sempre duro e ogni tanto ha un sussulto. Marc ha appoggiato l’irrigatore su un tavolo lì vicino e mi tiene le natiche allargate, premendo sul perineo di quando in quando. E’ per questo che il mio pene sussulta. Sento un piacere profondo che mi invade ano e genitali, e di colpo sento anche calore nell’addome, più in alto. La sonda è arrivata. Stephan ha smette di armeggiare dietro di me e sento che Marc mi rilascia le natiche.
- Perfetto. Adesso la sonda è dentro. – dice Stephan con soddisfazione. – Questo è quello che noi chiamiamo un “clistere alto”. Non perché l’irrigatore sia appeso ad una particolare altezza, ma per l’altezza che raggiunge l’acqua nell’intestino del paziente. La cosa interessante è che essendo la sonda molto in alto, tu non provi alcun disagio per la presenza dell’acqua, vero? – Io annuisco. E’ vero. Ha perfettamente ragione. L’irrigatore è vuoto e io non ho sentito praticamente nulla.
- Adesso sciacquiamo. – interviene Marc. Vedo che sta tenendo l’irrigatore in mano e mentre parla l’abbassa, fino a portarlo ad un livello inferiore rispetto a me. Improvvisamente sento l’acqua che defluisce e vedo che l’irrigatore si sta riempiendo di nuovo.
- Questo è una sorta di irrigazione colonica domestica. – spiega Marc – noi non facciamo altro che alzare e abbassare l’irrigatore e l’acqua scorre in un senso e poi in un altro, prima nel tuo intestino, e poi fuori, e così via, per diverse volte. Come ti senti?-
- Benissimo. – dico io, ed è vero. L’irrigatore si è riempito di acqua marrone chiaro, fuoriuscita dal mio intestino. Stephan nel frattempo mi preme le mani sull’addome, aiutando l’acqua ad uscire. Marc rialza l’irrigatore e vedo che l’acqua riprende a scorrere dentro di me. Non sento alcun disagio, anzi… il pene è sempre gonfio e sento l’orgasmo in agguato. Marc ripete l’operazione più e più volte, mentre Stephan continua a massaggiarmi l’addome. Io mi sento completamene rilassato. La procedura è del tutto nuova, per me, e non sento alcun fastidio, anzi trovo il tutto veramente piacevole, a partire dai massaggi di Stephan, che continua a comprimermi l’addome, e allo stesso tempo fa in modo di dare una pompata al mio pene turgido, di quando in quando.
Non so quanto lungo dura la procedura, ma credo almeno mezz’ora. Mi rendo conto che siamo alla fine, quando Stephan si infila un paio di guanti e Marc appoggia a terra l’irrigatore.
- Va bene, vediamo un po’…- Stephan mi palpa lentamente l’addome. – Ti senti vuoto, o credi di avere ancora dell’acqua nell’intestino?-
- Credo di essere vuoto. –
- Va bene. Allora adesso tiriamo fuori la sonda…- sento il lungo serpente di plastica che viene ritirato delicatamente. Mi sembra eterno, ma in realtà l’operazione dura solo qualche secondo.
- Ecco fatto. Sei a posto. Sono sicuro che hai ancora acqua nell’intestino, per cui ti rimetto sulla padella, così puoi stare tranquillo.- dice Stephan, mentre Marc lascia la stanza con l’irrigatore vuoto.
A questo punto non ho più motivi per ribattere, per cui lascio che Stephan mi sistemi la padella sotto le natiche e mi copra nuovamente. Poi sento che mi sistema il cuscino e mi dà un colpetto sulla spalla.
- Perfetto. Adesso riposati per un po’. Chiama, quando la padella è piena, o.k.? A fra poco.-
Prima ancora che riesca ad arrossire, entrambi gli infermieri hanno lasciato la stanza, e io rimango lì, a meditare. L’esperienza è stata incredibile. Ho il pene ancora turgido, ma allo stesso tempo mi sento estremamente calmo, e in pace con me stesso. Questi sono i primi benefici effetti di un clistere ben fatto. So che questa notte dormirò bene e so che per alcuni giorni mi sentirò particolarmente in forma. La pulizia intestinale offre questi, e altri vantaggi, per chi sa come gestirla. L’esperienza con gli infermieri è stata straordinaria e conto di ripeterla presto. Per altro… oh, oh.
Stephan aveva ragione. Non ero vuoto del tutto. Prima che capisca quel che sta succedendo, sento un fiotto caldo che mi sfugge di tra le natiche. Per fortuna c’è la padella. Non riesco a credere di essere di nuovo in questa situazione. Eppure, ancora una volta, me la sono cercata, no?
Il fiotto è di breve durata e io chiamo Stephan e Marc.
I due infermieri rientrano. Adesso si sono tolti la maschera. Stephan alza le coperte e controlla.
- Sì. Adesso sei veramente vuoto. Rilassati, e noi facciamo un po’ di pulizia…-
Senza parlare ulteriormente, come un meccanismo ben oliato, i due infermieri mi scoprono, mi girano nuovamente su un fianco, e mi puliscono con delicatezza e attenzione. Dopo qualche minuto sento un paio di mani sulla schiena e un altro paio sulle natiche.
- Un bel massaggio. – dice Marc, e io mi rendo conto che la seduta non è ancora finita. Mi abbandono con un sospiro di soddisfazione, mentre sento le quattro mani che massaggiano con sapienza. Prima le spalle, la schiena, le natiche. Poi gambe, piedi, braccia e mani. Fantastico. Continuo a mugolare di piacere, fino a quando sento schioccare un guanto in lattice. Improvvisamente il pene, che si era afflosciato, ha un guizzo di vita. Prima che capisca quello che succede, sento delle dita che mi divaricano piano le natiche e il freddo del lubrificante sull’ano.
- Rilassati – dice Marc – sei ancora teso. –
Io mi lascio andare e sento le dita che premono piano, poi spingono e finalmente entrano nell’ano. Il massaggio continua. Giro appena la testa e vedo che Marc mi sta massaggiando la schiena, mentre Stephan massaggia l’ano. Le dita dentro di me si agitano, ma non sento dolore. Prima intorno, poi dentro e fuori, con calma, pazienza e perizia. Il mio pene è gonfio da scoppiare e io sento l’orgasmo che si avvicina.
- Adesso sollevati su mani e ginocchia. Esatto, così… a quattro zampe. – Stephan mi aiuta ad alzarmi senza estrarre le dita dall’ano. Io mi sento un po’ imbarazzato, perché la posizione non è molto dignitosa, ma… che diavolo! Sono al di là dell’imbarazzo, da molto tempo. La nuova posizione permette ad entrambi gli infermieri completo accesso alla mia zona anale e genitale. Marc smette di massaggiarmi e si gira verso il tavolo. Vedo che si spreme sulle dita una generosa dose di lubrificante. Nel frattempo Stephan sta ancora lavorando sul mio ano e le dita si muovono con maggior vigore, adesso. Il movimento è un veloce dentro e fuori, alternato di quando in quando ad un veloce movimento rotatorio, mentre l’altra mano passa rapidamente sul mio pene eretto. Il ritmo continua così, senza variazioni per un po’. Io ho affondato la testa nel cuscino ma di colpo la rialzo, perché sento un piacere incredibile. Guardo. Marc ha cominciato a massaggiare pene e genitali, mentre Stephan si dedica all’ano e al perineo. Non so come facciano, ma devono avere imparato da qualche parte. Non ho mai provato un piacere simile in vita mia. Stephan insiste sulla prostata, mentre Marc mi masturba energicamente. Io inarco la schiena, perché sento che sto per esplodere. Il massaggio si fa più intenso. Stephan continua con la prostata, premendo, palpando. Con l’altra mano preme sul perineo, in modo che la stimolazione sia duplice, sia interna che esterna. Marc mi masturba con una mano, mentre con l’altra massaggia delicatamente i testicoli. La cosa continua per alcuni minuti, mente io sento il piacere che incombe e, infine, mi è addosso.
Finalmente vengo, e questo è l’orgasmo più incredibile. Il piacere continua a lungo, senza pausa. Non credevo che mi fosse rimasto qualcosa, ma esplodo con lunghi getti bianchi su un telo assorbente che Marc mi ha posizionato in mezzo alle gambe. Il movimento delle dita si fa più lento e risoluto e io cavalco gli ultimi attimi dell’orgasmo come un cavallo impazzito.
E alla fine, mi affloscio sul letto. Wow!
Sento gli infermieri che si tolgono i guanti. Una piccola pausa e poi mani gentili mi aiutano a girarmi sulla schiena e sento di nuovo asciugamani morbidi, acqua tiepida. Tutto è stranamente silenzioso, mentre gli infermieri mi puliscono. Io chiudo gli occhi e mi godo gli ultimi momenti della seduta.
Sono passati solo dei minuti, o delle ore? Non lo so. Scoprirò solo dopo che la seduta è durata quattro ore e mezzo.
La stanza è tranquilla. Sento Marc e Stephan che stano riassettando. Poi una pausa, e capisco che sono andati a cambiarsi. Apro gli occhi con un sospiro. La camera è tornata ad essere quella di prima: una banale, noiosa, inutile camera d’albergo. Mi alzo e mi vesto, lentamente.
Subito la porta dello spogliatoio si apre e i due escono, ora di nuovo in abiti civili.
- Allora? Come ti senti? – chiede Marc, dandomi una pacca sulla spalla.
- Bene. Mi sento veramente bene.- rispondo io, con un ultimo sospiro.

E sapete cosa? E’ vero.
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