Gay & Bisex
Ricetta proibita

27.06.2025 |
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"Com’è andata la settimana? Qualche fastidio… sotto?»
Giò lo guarda dritto negli occhi..."
La sala d'attesa è silenziosa, il ticchettio dell’orologio segna le 18:47. L’aria sa di disinfettante e legno vecchio, ma Giò è nervoso per un altro motivo. È la prima volta che vede il nuovo medico. Il dottor Caprani. Quello vecchio, il dottor Melli, è andato in pensione. «Brav’uomo, ma freddo come il marmo» pensa Giò. Lui, invece, ha voglia di qualcosa che lo scaldi.Quando si apre la porta dello studio, Giò si alza di scatto. Dall’uscio compare un uomo sui quarant’anni, alto, spalle larghe sotto il camice bianco. Barba appena accennata, occhi scuri che lo guardano con un mezzo sorriso. Nessun dubbio: è bello da togliere il respiro.
«Giovanni Baraccani?», chiede con voce profonda.
«Giò. Sì, sono io», risponde entrando. Il cuore gli batte. Sente già che qualcosa sta per succedere, anche se non sa ancora cosa.
Il dottore chiude la porta, si siede. «Dunque... prima visita, aggiornamento cartella clinica, qualche fastidio recente?»
«Solo un controllo», mente Giò. La verità è che voleva solo vederlo da vicino.
Il dottore lo fissa. Poi si alza, prende lo stetoscopio. «Maglietta su, respiro profondo.»
Le dita gli sfiorano la pelle. Giò sente un brivido che gli scende lungo la schiena. Il medico resta in silenzio, ma i loro sguardi si incrociano per un secondo di troppo. E quel secondo è l’inizio di tutto.
«Ti va di sdraiarti un attimo sul lettino?», chiede. Non è una richiesta medica. È un invito.
Giò obbedisce. Mentre si stende, il dottore si avvicina, le mani gli scivolano sulla pancia, sul petto. E poi più giù. Nessuno dice niente. Non ce n’è bisogno.
Il camice si apre. Sotto, solo un paio di pantaloni da medico, che già si tendono sull’inguine. Giò sente la propria eccitazione crescere vertiginosamente.
Il dottore si abbassa su di lui, lo annusa, lo bacia tra il collo e l’orecchio. «Lo sapevo che sarebbe successo qualcosa oggi», sussurra.
Giò non risponde. Gli apre i pantaloni. E lo trova già duro, caldo, pulsante. Inizia a leccarlo con lentezza, sentendo il suo odore, il sapore della pelle nuova, il primo assaggio proibito.
«Così...», geme il medico. «Continua così...»
Lo studio è chiuso a chiave, fuori è già buio. E dentro, l’aria puzza di sesso.
Il dottore lo prende. Con decisione. Spinge Giò contro il lettino, lo gira, gli abbassa i jeans. Nessuna esitazione. Solo desiderio.
«Ti piace venire dal medico, eh?», sussurra mentre lo penetra con un colpo solo, affondando in lui con violenza e bisogno.
Giò morde il braccio per non urlare. Ma la sua voce gli esplode in gola.
Il lettino cigola. Il ritmo si fa feroce. Il dottore gli tira i capelli, lo prende senza tregua, lo possiede come se lo aspettasse da mesi.
Quando entrambi vengono, è un urlo trattenuto, un gemito rotto. Poi solo fiato, corpi sudati, mani che non vogliono più staccarsi.
Il dottore si riveste per primo. Gli occhi ancora lucidi.
«Torni la settimana prossima, Baraccani», dice con un mezzo sorriso. «Per un controllo… più approfondito.»
Una settimana. È passata una settimana. E Giò non ha fatto altro che pensarci.
Ogni sera, da solo nel letto, sentiva ancora le mani del dottore sulla pelle, il suo fiato caldo dietro l’orecchio, la forza del suo corpo che lo prendeva senza chiedere niente. Era stato sesso, certo. Ma non solo. Era stata una scoperta. Una porta spalancata su qualcosa di proibito.
Alle 19:02 del giovedì successivo, Giò è di nuovo lì. Lo studio è vuoto, la luce nell’ambulatorio è fioca. Solo una segretaria mezza addormentata in corridoio, la stessa radio accesa a basso volume.
La porta si apre. Il dottor Caprani lo guarda come se sapesse già tutto.
«Baraccani.» Lo dice con voce grave, ma ha un guizzo negli occhi. «Entra.»
Giò lo segue dentro. Si siede sulla sedia davanti alla scrivania, ma il dottore non si siede. Si chiude a chiave la porta, lentamente. Poi si toglie il camice.
Sotto, una maglietta attillata nera e pantaloni sportivi. Si avvicina senza fretta.
«Allora. Com’è andata la settimana? Qualche fastidio… sotto?»
Giò lo guarda dritto negli occhi. «Solo una gran voglia di tornare qui.»
Il dottore sorride. «Bene. Allora sdraiati. Controllo approfondito, come promesso.»
Giò si spoglia senza imbarazzo. Il dottore gli tocca la pelle con la punta delle dita, lenta, precisa, come un’esplorazione. Ma quando arriva all’inguine, ci resta. Il tocco si fa pressione. Poi la mano stringe.
Giò è già duro. Non serve nemmeno scaldarsi.
Il dottore gli abbassa i boxer. Lo guarda con occhi voraci, poi si inginocchia accanto al lettino. Lo prende in bocca senza dire nulla, succhiandolo piano, poi con più forza, più fame. La lingua gli scivola sotto, sulle palle, risale, gli apre le gambe. Giò geme. Gli prende la testa, gliela tiene ferma.
«Vuoi essere il mio vizio settimanale?», sussurra Caprani, alzandosi con la bocca lucida, il cazzo già fuori dai pantaloni, grosso, duro, pronto. «Perché io voglio essere il tuo medico… ma anche il tuo sporco segreto.»
Gli scosta le gambe e lo prende di nuovo. Senza avvertire, lo penetra con forza. Questa volta più grezzo, più sbrigativo. Giò lo vuole così. Il lettino cigola di nuovo. Le sue mani si aggrappano ai bordi, i morsi alle labbra per non urlare, ma il medico lo fa apposta a colpirgli quel punto. A scavargli dentro con furia, come se ogni settimana fosse troppo lunga da aspettare.
Il sudore scende dalle tempie, i corpi sbattono l’uno contro l’altro. Il dottore gli tira i capelli, gli lecca la schiena. Poi lo gira di scatto, lo fa inginocchiare e gli viene sul petto, ansimando forte.
Silenzio. Respiro.
Poi, si puliscono senza guardarsi. Il dottore si rimette il camice. Giò si infila i jeans.
«Stai bene», dice il medico, asciutto. «Ci vediamo tra sette giorni. Stessa ora.»
Giò sorride. Mentre esce, guarda il corridoio vuoto. Nessuno li ha visti. O forse sì?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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