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Gay & Bisex

Scopata con uno sconosciuto (o forse no) - seconda parte


di spruzzoATTIVO
25.05.2018    |    8.742    |    18 9.7
"Io godevo soprattutto nel vederlo così e tenendogli la testa, anche senza i capelli lunghi, lo assecondavo nel ritmo del pompino, di tanto in tanto sfilando..."
Dopo quell’incontro fugace di fine estate, ci si avviò verso la ripresa del lavoro, gli altri impegni quotidiani e anche io, tra il solito tran tran di lavoro e scopate con maschietti di zona, mi dimenticai il ragazzo che avevo conosciuto ad agosto. Anche perché mi aveva detto che era in zona solo di passaggio e quindi non pensavo che avrei potuto rivederlo e approfondire la conoscenza.
Arrivò ottobre e mi ritrovai al matrimonio di una coppia di amici. Mentre eravamo nella villa del ricevimento, durante l’aperitivo di benvenuto mi cadde l’occhio su uno degli invitati, un ragazzo della mia età, vestito elegantemente, che scherzava con altri ragazzi, probabilmente tutti amici della sposa. C’era qualcosa in lui che mi sfuggiva, mi sembrava un volto già visto ma non riuscivo in nessun modo a ricordarmi chi fosse... finché, dopo avergli lanciato diverse occhiate durante la prima ora della festa, finalmente capii: era il ragazzo “di passaggio”che avevo scopato ad agosto.
Vedendolo così, in giacca e cravatta invece che t-shirt e bermuda, e soprattutto con i capelli corti e con la barba invece dei capelli lunghi raccolti col codino, non ero riuscito a riconoscerlo subito, ma ora era chiaro che fosse a lui!
Mi bastò poco per capire che quella della sosta temporanea in zona era stata una scusa che usava per fare incontri e mantenere un certo riserbo. Comprensibile, visto che anche io davo sempre meno informazioni possibili quando facevo incontri dalle mie parti. E a quanto pare avevamo tantissimi amici in comune, compresi i due sposi, anche se non ci si conosceva personalmente.
Nel corso della giornata buttai varie volte lo sguardo su di lui, per capire se anche lui mi avesse riconosciuto, ma non ricevetti segnali particolari; quando però ci incrociammo alle toilette degli uomini, trovandoci faccia a faccia mi venne naturale salutarlo con un “ciao” e un sorriso, a cui ricambiò senza particolari segni di interesse. Capii che probabilmente manco mi aveva riconosciuto, o che faceva finta, e semplicemente mi ritrovai a pensare a quanto era piccolo il mondo e a come si finisse per andare a letto anche con amici di amici, senza saperlo.
La vera sorpresa la ricevetti la sera, tornando a casa dal matrimonio, con un messaggio inaspettato sul cellulare. Era proprio lui, l’amico di amici, che aveva ancora il mio numero salvato dall’incontro estivo... e che mi aveva riconosciuto!
Mi scrisse che era rimasto sorpreso nel vedermi al matrimonio, che effettivamente viveva nella mia stessa città e che avevamo parecchi amici in comune! Scambiammo qualche messaggio simpatico sulla giornata e su quel colpo di scena, tranquillizzandoci a vicenda sul fatto che avremmo tenuto per noi la cosa, quando lui mi chiese se ero a casa mia e mi propose di salutarci al volo... ricordava bene dove abitavo e stava rientrando anche lui dal matrimonio.
In cinque minuti era a casa mia, nel suo abito elegante ma ormai sgualcito dalla lunga giornata, con la camicia di fuori e la cravatta allentata. Anche io avevo ancora l’abito della cerimonia, ero rientrato a casa ma avevo avuto giusto il tempo di togliermi le scarpe.
La situazione era molto eccitante, il fatto che ora sapevamo in parte chi fossimo davvero, il ritrovarsi insieme, vestiti così, dopo aver festeggiato i nostri amici... e allora, appena entrò in casa mia ci afferrammo contro il muro, limonando duro come se non aspettassimo altro da tutto il giorno. Sotto, i nostri cazzi erano già in tiro dal momento dello scambio dei messaggi. Mentre gli infilavo la lingua in gola, iniziai a sbottonargli la cintura e a calargli i pantaloni alle caviglie, e poi feci lo stesso con i miei. Senza che gli chiedessi niente, fu lui a inginocchiarsi davanti al mio uccello, per iniziare un pompino vorace: con la bocca aperta e la lingua in fuori prendeva in bocca tutto il pisello fino alle tonsille, arrivando alle palle, per poi tirarlo fuori e leccarlo lungo l’asta fino alla cappella. Leccava con decisione e succhiava bene, senza mai far sentire i denti. Anche se aveva un ritmo assatanato, riusciva a dedicarsi bene al mio cazzo, passando la lingua sulla cappella per farmi godere di più, usando le labbra per massaggiarmela e poi passare al resto del pisello fino alle palle. Io godevo soprattutto nel vederlo così e tenendogli la testa, anche senza i capelli lunghi, lo assecondavo nel ritmo del pompino, di tanto in tanto sfilando il cazzo dalla sua bocca per schiaffeggiarlo sulla faccia e ammirare l’espressione sfatta sul suo viso.
Dopo un po’ presi le sue mani e me le misi sul culo, facendogliele stringere... continuai a scopargli la bocca con un ritmo duro, mentre lui non poteva che subire l’atto, spalancando più che poteva la bocca, mentre mi afferrava le chiappe pelose o le cosce.
Il pompino durò ancora qualche minuto, poi lo feci alzare e senza dire nulla, come era avvenuto d’estate, lo girai e lo piegai contro la credenza dell’ingresso. Faccia e busto, vestito, schiacciato sul mobile, e dalla vita in giù nudo e totalmente sotto il mio controllo. Sulla credenza avevo già messo tutto l’occorrente per la scopata, mentre lo aspettavo, così presi al volo condom e lubrificante e dopo essermene passato un bel po’ sul cazzo e averlo spalmato sul suo buco del culo, appurato che il suo buchetto fosse morbido come lo ricordavo, con un colpo deciso gli piantai tutta la cappella nel culo.
Lo afferrai per i fianchi e presi e sbatterlo contro il mobile. Sulla credenza era una montato uno specchio, quindi riuscivamo a vederci riflessi perfettamente, lui piegato in avanti, con la bocca e gli occhi spalancati, io alle sue spalle, ancora tutto vestito.
Lo sbattevo tanto da far tremare il mobile, spingendo la cappella più in profondità che potevo nel suo culo, che non faceva nessuna resistenza. Non so se fosse una dote naturale o avesse dato via il culo così tanto da averlo elastico come una figa, ma sta di fatto che era un piacere scoparlo con forza, senza fatica. Le chiappe erano come le ricordavo: tonde, piccole, lisce... perfette da stringere tra le mani per allargarle fino a rivelare la rosetta già bella allargata dal mio uccello è umida per il lubrificante.
Non fu una cavalcata lunga, sia per l’intensità con cui lo scopai sia perché lui stesso venne dopo una decina di minuti di sospiri e gemiti, ansimando forte e schizzando sul mobile. Dopo poco, aumentai il ritmo per arrivare all’orgasmo e venni dentro di lui, nel preservativo.
Man mano che completavo la sborrata, con gli ultimi schizzi e colpi nel culo, allentavo la presa sul suo corpo, e alla fine lo sfilai dal suo culo e mi allontani quel tanto per ammirare la scena del maschio piegato a 90 davanti a me, con le cosce allargate e il culo ancora più allargato, con un buchetto rosso è ancora deformato dalla chiavata, con tracce di schiuma bianca formata dall’attrito del condom e del lubrificante sull’ano...
Ci scambiammo uno sguardo attraverso lo specchio. Anche stavolta non avevamo quasi parlato, pensando solo a scopare come animali. Si alzò, si tirò su i pantaloni e le mutande e provò a sistemarsi. Io rimasi con i pantaloni alle caviglie, sudato, con le gocce di sudore che grondavano dalla fronte e l’uccello ormai moscio che sgocciolava tracce di sborra.
“Ora vado. Io comunque sono Michele”
“Piacere, Claudio”, gli risposi, stringendogli la mano e accompagnandolo alla porta.
Era figo, cazzo. Era maschio ma passivo e mi piaceva da morire fotterlo. Ma era anche un amico stretto di altri amici e questo non andava bene.

(Ebbene, continua...perché ci siamo visti ancora)
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