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Scopata con uno sconosciuto (o forse no) - prima parte


di spruzzoATTIVO
02.04.2018    |    13.323    |    26 9.7
"In pochi minuti, grazie anche al lubrificante, il mio cazzo percorreva completamente e senza difficoltà il suo canale, con l’asta che entrava e scivolava..."
Era l’estate del 2016, ed ero in ferie nel mio paese natale, piccolo comune del Lazio, poco prima di tornare a lavorare al Nord.
Tra mare, piscina e giornate di relax con gli amici, approfittavo delle ferie per un po’ di sana attività sportiva scopandomi qualche maschietto del paese, come sempre fidanzati o sposati. Vivendo da solo poi, non avevo difficoltà a rimediare tramite Grindr o altre app anche qualche turista o viaggiatore di passaggio in città: ci si vedeva da me, si passava un’oretta o due a far sesso senza problemi e poi arrivederci e grazie.
Un pomeriggio di agosto venni contattato da un ragazzo che scriveva di essere in zona per lavoro, per pochi giorni. Ci demmo appuntamento poco dopo in una piazzetta un po’ isolata dal centro, dove ci incontrammo per conoscerci. Salii sulla sua auto e andammo a fare un giro in periferia. Era un bel tipetto, capelli lunghi legati in un codino, moro, sguardo simpatico, altezza e corporatura media... non male, anche se a prima vista non sembrava il mio tipo.
Mentre eravamo in auto tra stradine di campagna, chiacchieravamo del più e del meno, ma soprattutto raccontandoci le nostre esperienze nel campo; anche lui era bsex, ora single, aveva iniziato a provare interesse per gli uomini da qualche mese e finora aveva incontrato un paio di uomini, sperimentando pompini e penetrazione in entrambi i ruoli. Mentre parlavamo e guidava, aveva preso a toccarmi il pacco massaggiandomi i jeans e, anche se molto timido, aveva preso coraggio per accostare in un sentiero e iniziare a farmi una sega.
Mentre mi segava con mano inesperta, continuava a parlarmi delle sue voglie e che magari avremmo potuto fare insieme qualcosa. Io ero divertito dalla situazione ma era pieno giorno ancora e non molto a mio agio con il sesso all’aperto quindi prima che passasse al pompino lo fermai e gli dissi che abitavo da solo e volendo saremmo potuti andare con calma a casa mia. Ricomponendoci mi rispose che ci avrebbe pensato e nel caso, prima di ripartire, si sarebbe fatto vivo. Tornammo in centro e ci salutammo senza molta convinzione per cui pensai che il mio rifiuto lo avesse bloccato e che non l’avrei sicuramente rivisto. Invece a sorpresa quella sera ricevetti un suo messaggio in cui mi scriveva che era in centro e poteva passare da me se mi andava. Taglio corto al momento in cui, verso le 22:00 di sera, dopo qualche scambio di rito sul divano e un paio di sorsi alle birre che avevo aperto, iniziammo a baciarci, e poi spogliarci togliendo i pochi abiti estivi che indossavamo. Lui moro, fisico snello e magro, senza peli né sul petto né sulle cosce, seduto sul divano. Io piazzato in piedi davanti a lui, con il mio solito fisico mediterraneo, petto e cosce ricoperti di pelo scuro, pancetta e gambe sode, capelli rasati, barbetta incolta e cazzo circonciso subito in tiro. Senza parlare lo invitai a farmi il pompino che avevo rifiutato il pomeriggio. Si vedeva che non era praticissimo ma aveva voglia: succhiava il mio cazzo aiutandosi con la mano, bocca aperta e poco uso della lingua... era più un ingoio di uccello che un vero pompino e così presi l’iniziativa e iniziai a scopargli la gola per bene, afferrandola per la nuca. Gli spingevo il cazzo in bocca fino alle palle, trattenendolo per fargli mancare il respiro, poi lo tiravo fuori e lo usavo per schiaffeggiargli la faccia prima di riprendere a infilarglielo in bocca di forza. Lui sembrava divertirsi e mentre subiva il trattamento si segava furiosamente.
Avevo peró voglia di più azione, così sempre senza parlare lo feci girare, mettendolo a cavalcioni sul divano, per offrirmi il culo. Finalmente lo vedevo bene: due chiappe lisce e tonde, un culetto piccolo, che si poteva afferrare bene con le mani. Mentre si girava per dirmi che non era pronto a farsi scopare, io mi ero già inginocchiato davanti al suo culo e avevo iniziato una delle mie operazioni di rimming profondo. Avevo affondato il muso tra le sue chiappe e aperto la bocca per andare con la lingua alla ricerca del suo buchetto. Una volta trovato, avevo iniziato un attacco senza sosta, durato decine di minuti. Come sempre iniziavo piano, leccando e quasi massaggiando la zona, per poi andare con colpi di punta di lingua decisi e arrivando a picchiettare facendo pressione. I gemiti e i sospiri che si sentono quando mi dedico a queste scopate di bocca mi fanno capire che il passivo è sulla strada giusta. Anche lui godeva, si era buttato con il corpo sullo schienale del divano, la testa affondata nel cuscino, godeva e intanto spingeva più fuori il culo, per aprirlo meglio ed esporlo alla mia faccia. Mi fece capire chiaramente che era la prima volta che riceveva un servizio simile al culo. A me diverte molto, da attivo, fare rimming al partner passivo, anche a lungo: mi aiuta a farlo rilassare e a prepararlo alla monta... e poi, lavorando con la bocca, ho le mani libere per iniziare a infilarmi il condom senza quelle pause che a volte bloccano l’azione. Anche stavolta andò così: mentre baciava, leccavo, risucchiavo e tanto altro con la mia lingua sul suo buco del culo, avevo già preso un condom dal mobile vicino il divano e l’avevo infilato, per poi passare a prendere il lubrificante e spalmarlo un po’ sulle dita. Mi staccai con la bocca, mi rimisi in piedi e iniziai a massaggiargli il culo umido della mia saliva con le dita lubrificate. Si accorse di quello che stava per succedere ma nel tempo in cui si era girato per protestare, due dita erano già nel suo buchetto, massaggiandolo da dentro e provocandogli un brivido di piacere anche per il freddo del lubrificante. Godeva e non riusciva a opporsi, mentre gli facevo roteare le dita nel culo, stuzzicandogli la prostata e verificando quello che già avevo intuito con la lingua: aveva un buchetto delicato e malleabile, che avrei scopato senza difficoltà nonostante la sua scarsa esperienza da passivo. Sfilai le dita, feci scorrere l’uccello nel solco tra le chiappe per pochi secondi e poi lo piantai nel suo culo di colpo, facendo entrare tutta la cappella (ho un cazzo abbastanza largo, lunghezza negli standard, ma gran cappella utile per le penetrazioni e gli affondi). Fece uno scatto in avanti e sollevò la testa cacciando un urlo secco ma ormai ero già dentro: afferrai il suo corpo magro per i fianchi e iniziai a scoparlo. Rispetto ai corpi massicci, molto virili e anche muscolosi che solitamente mi facevo, stavolta avevo tra le mani un corpo leggero, glabro, che mi faceva quasi pensare alle scopate con la mia donna. Era a pecora sul mio divano e il mio cazzo dentro di lui stava ormai allargando per bene il buchetto, che provava a opporre resistenza alla mia cappella da sfondamento ma senza riuscirci. In pochi minuti, grazie anche al lubrificante, il mio cazzo percorreva completamente e senza difficoltà il suo canale, con l’asta che entrava e scivolava dentro fino alle palle. Lo scopavo lentamente per poi dare colpi più decisi e aumentare il ritmo, cercando anche di intuire dai suoi gemiti cosa lo facesse godere di più. Il culetto sudava sotto i colpi ma anche io ero fradicio per il ritmo dell’inculatura e a volte mi stendevo con il petto sulla sua schiena, obbligandolo a una posizione da monta da sopra, in stile toro con vacca, tanto ormai era completamente aperto alla penetrazione. In altri momenti lo afferravo per le caviglie e lo sollevavo dal divano, grazie al suo peso facilmente sostenibile riuscivo a scoparlo quasi senza che avesse appoggi se non il mio cazzo dentro di lui. Continuavamo così, sul divano, senza parlare, quando pensai che, visto che tanto lo avrei visto quel giorno e basta, valeva la pena fargli ricordare per bene la scopata, a quel tenero novizio del sesso tra uomini... lo afferrai per il codino, gli sollevai la testa verso di me e nel frattempo aumentai il ritmo e la forza dei colpi: ad ogni affondo, quando sentivo il rumore delle sue chiappe sbattere sul mio corpo, facevo seguire un affondo ancora più duro per sentire un rumore più forte. Iniziai a a scoparlo selvaggiamente, senza pietà o la minima gentilezza. I rumori erano solo i miei respiri, le mie palle che sbattevano sul suo culo e i suoi ripetuti “Ah! Ah! Aaah!”. Continuammo così forse per una decina intensa di minuti poi di colpo il suo grido “Vengo, vengo. Sborroooo!”, seguito da una serie di schizzi che mi imbrattarono il divano. Io ero così sudato che quasi il suo corpo mi scivolava via dalle mani, avevo gocce di sudore che mi colavano dalla fronte sugli occhi accecandomi e il cazzo gonfio di eccitazione. Avrei potuto continuare a scoparlo ancora a lungo, con il solito controllo che mantengo durante le scopate, ma assecondai il suo orgasmo e lasciai il mio cazzo libero di godere: diedi gli ultimi affondi potenti nel suo culo fradicio come una figa, poi lo sfilai di colpo, lo girai senza complimenti, tolsi il condom e nel brevissimo tempo in cui riuscii a direzionare l’uccello verso la sua faccia, esplosi in un orgasmo epico con fiotti e fiotti di sborra bollente e bianchissima sul suo viso. La sborra calda gli arrivò dritta tra i capelli, sulla fronte, le guance, colava sugli occhi e sul mento. Era ricoperto da almeno una decina di schizzi. Lo guardai dall’alto mentre con la mano ancora gli tenevo la faccia, poi lo lasciai andare stravolto sul divano, zozzo di schizzi di sperma di entrambi, e pure io mi lasciai andare in un verso animalesco di soddisfazione.
Il post orgasmo fu una di quelle situazioni in cui torna il gelo tra sconosciuti, ormai con le palle svuotate, che si ricompongono, si lavano e si rivestono, scambiando le poche parole necessarie prima di salutarsi per sempre. Lui mi sembrava un po’ frastornato da come avevamo scopato, forse da come si era fatto trattare e si era lasciato andare, e io a mia volta mi sentivo abbastanza in colpa per averlo usato per svuotarmi, senza tanta gentilezza.
Ma in fondo era solo una scopata estiva con uno che non avrei più rivisto.
Peccato che non sarebbe stato così, per niente...
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