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Gay & Bisex

la fattoria 1


di culosolitario
26.07.2014    |    22.335    |    6 9.6
"Arrivati alla fonte e riempiti i recipienti, mentre Andrea li caricava sul carro, io ammiravo la sua schiena lucida ed abbronzata..."
La fine della scuola era sempre un evento, infatti nel periodo di buona stagione tra la fine delle lezioni e le vacanze agostane, mia madre portava me e i miei fratelli alla fattoria dei nonni mentre mio padre rimaneva a lavorare in città aspettando le ferie. Per noi era sempre l’inizio di un avventura : il viaggio in treno lungo le campagne, i campi assolati e biondeggianti del grano o dell’orzo o le meravigliose distese di girasoli così alti e grossi. Discesi alla stazione del paese più vicino, c’era sempre mio zio che aspettava con la macchina per portarci alla fattoria su per una strada che si snodava in una dolce campagna con viti e ulivi o pascoli con animali in libertà.
“ehi ma come sei cresciuto, quasi sei un uomo ormai!” mi disse lo zio mentre ci salutava calorosamente nell’atrio della stazioncina del paese. I suoi complimenti mi facevano sentire molto orgoglioso, avevo avuto sempre un debole per lo zio che era un gran bell’uomo: appena quarantenne, alto e muscoloso con una chioma di capelli castani chiari ondulati e con grosse striature bionde, occhi verdi e un sorriso aperto che mi invitava sempre ad abbracciarlo, e così feci anche stavolta baciandolo sulle guancia rasata di fresco.
“dai su, montate tutti in macchina che i nonni e i cugini vi stanno aspettando” disse, mentre sedeva al posto di guida per partire.
L’arrivo alla fattoria fu come sempre caloroso e movimentato : i nonni, le zie e i cugini….
Alla fattoria infatti vivevano anche i due figli dello zio, più grandi di me di qualche anno : Francesco appena maggiorenne quasi una fotocopia del padre, allegro e chiacchierone con un fisico che sembrava la copia del David, forgiato dai lavori di campagna e dallo sport che praticava sin da bambino, e poi c’era Andrea molto simile al fratello ma con capelli scuri ed occhi verdi. Ci separavano circa tre anni e con lui avevo sempre trascorso delle belle estati, scorrazzando per la campagna e facendo i piccoli lavoretti di routine.
La vita alla fattoria per me, che ero abituato alla vita di un appartamento di città, era una libertà assoluta : nell’aia giravano libere le galline, i tacchini e un paio di pavoni mentre un po’ più distanti dalla casa c’erano le stalle con le mucche, i buoi e i vitelli e poi le scuderie con i cavalli e ancora più distanti i recinti con i maiali.
“dai andiamo, ho già preparato il carro per andare alla fonte a prendere l’acqua fresca!” mi disse Andrea subito dopo il pranzo. Andare alla fonte era uno dei nostri compiti in quanto eravamo già abbastanza grandicelli e Andrea sapeva benissimo governare il cavallo per condurre il carro alla fonte che distava due o tre chilometri.
Arrivati alla fonte e riempiti i recipienti, mentre Andrea li caricava sul carro, io ammiravo la sua schiena lucida ed abbronzata. Era cambiato molto nell’ultimo anno, era diventato più alto e muscoloso ed aveva un culetto tondo e sodo perfettamente delineato dai bermuda leggeri ed aderenti. “bene ora che abbiamo riempito e caricato, possiamo anche fare pipì e riposarci un po’ sotto l’albero” mi disse mentre si dirigeva verso il muretto dove sin da bambini avevamo giocato a chi la faceva più lontano. Lo raggiunsi accanto al muro che l’aveva già tirato fuori e pisciava ma quando mi accostai mi accorsi che qualcosa era molto cambiata : il suo uccello era cresciuto tanto! Era diventato grosso e lungo con un bel cespuglietto di peli lucidi e le palle erano grosse che riempivano tutto quel suo bel sacco. Lo osservavo rapito e contemporaneamente sentivo uno strano languore tra lo stomaco e la pancia e il mio uccello ancora poco sviluppato e con pochi peli sparsi, era duro come il ferro e lo sentivo pulsare dentro la patta. “ hai visto come è cresciuto?” mi disse mentre lo sgrondava. “dai lo so che muori dalla voglia di prenderlo in mano! Dai vieni qui sotto l’albero!” io come in trance non me lo feci ripetere e lo raggiunsi sotto il grande albero ombroso che si era già tolto i pantaloncini ed era nudo e con il cazzo ritto e turgido. Allungai il braccio e lo presi in mano, il cuore mi batteva forte, era bellissimo così pulsante, duro e morbido allo stesso tempo mi sentivo il piacere che mi andava in ondate verso il cervello e con l’altra mano gli presi le palle. Era bello sentirsele nel palmo e non le contenevo tutte! Gliele massaggiai e cominciai a muovere la mano sull’uccello che aveva già una gocciolina sulla punta. “bravo, si così, comincia a smanettarmi per bene che voglio godere come una vacca in calore!” io cominciavo a segarlo più veloce ma ero a disagio in quanto avevo l’uccello intrappolato nei calzoncini ed avevo voglia anche io! Così mollai a malavoglia il suo uccello e mi spogliai anche io nudo. “ vedo che anche te sei cresciuto in questo anno! Guarda qui che bel culetto tondo hai fatto!” e mentre lo diceva mi accarezzava il culo. Poi mi abbracciò e cominciammo a baciarci sulla bocca, le nostre lingue si intrecciavano e io cercavo di succhiare avidamente la sua! Mi staccai da lui, volevo di nuovo prendermi cura del suo uccellone a tutti i costi! Così mi inginocchiai e cominciai a leccarglielo come avevo visto in alcune fotografie pornografiche che giravano in classe. Andrea cominciò a mugolare di piacere ed io ne ero orgoglioso lo volevo far godere ed a quel punto mi attaccai al suo uccello come una sanguisuga e me lo misi in bocca “oh si dai ingoialo tutto e succhiamelo per bene, fammi morire dai!” io cercavo di combattere il riflesso - dopotutto era la prima volta - ma mi piaceva troppo succhiare e leccare quella cappella rossa e turgida! Con l’altra mano cominciai a segarmi anche io, ero al settimo cielo non avevo provato mai un piacere così intenso. Intanto Andrea aveva le mani tra i miei capelli e mi guidava la testa mentre lo spompinavo “ Mmmm hai una vera boccuccia di rosa cuginetto, mi sta facendo venire!” sentii l’uccello diventare ancora più grosso e dopo qualche secondo la mia bocca era inondata di sborra calda dal sapore dolce e acidulo contemporaneamente ma mi piaceva! Ingoiai avidamente tutto quel bendidio che si riversava dentro la mia bocca e che sentivo grondare anche ai lati ero teso al massimo ed in un attimo cominciai a sborrare: una due, tre, sei, sette…. Non avevo mai sborrato tanto in vita mia! Intanto continuavo a succhiare avidamente il cazzo di Andrea che continuava a gemere e accarezzarmi i capelli “cazzo Gianni, sei bravissimo, sei un pompinaro nato! “ mentre ancora ansanti ci rilassavamo sull’erba sotto il grande albero, io avevo la testa poggiata sul suo petto e lui mi carezzava i capelli dolcemente “sai penso che quest’estate ci divertiremo da un bel po’ tu ed io!” disse allegramente e ridendo come matti ci demmo il cinque.

Resto in attesa di commenti se vi piacerà c’è un seguito!


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