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Con mio nipote e il ragazzo di mia figlia 04 mi riempiono


di Membro VIP di Annunci69.it pattymilf
31.05.2023    |    55.538    |    32 9.6
"Dopo averci servito, si sedette sul divano, di fronte a noi, accavallò le gambe; l’orlo del vestito risalì un bel po’ lasciandole quasi completamente..."
Mia figlia Daniela era andata va per due giorni con due amiche. Ero sola in casa, di smonto dal turno di mattina dall’ospedale dove lavoro come infermiera. La giornata era abbastanza calda e portavo una vestaglietta di cotone leggero. Sentii suonare il campanello, sul videocitofono il viso di mio nipote Andrea. Aprii il portone di ingresso e aspettai sulla porta. Abito al piano terreno e mi comparve sulla porta Andrea seguito da Simone, il ragazzo di ma figlia.
-Ciao zia, ti sapevamo sola e abbiamo pensato di venirti a trovare e farti un po’ di compagnia-
-Ma guarda che bravi ragazzi… potevate avvertire, potevo avere preso altri impegni.-
-Ne hai presi?-
-Scherzavo, sono libera; sono appena rientrata dal lavoro-
-Ci offri qualcosa?-
-Sedetevi, va bene una Coca?-
-OK-
Mi spostai in cucina. Preparai un vassoio con tre bicchieri e una bottiglia di Coca Cola fredda presa dal frigorifero. Ritornai in soggiorno dove i due ragazzi mi aspettavano seduti sulle poltrone davanti alle quali vi era un basso tavolino su cui posi il vassoio.

Mia zia Patrizia è la classica milf; 48 anni ben portati; forse un metro e sessanta, capelli biondi lunghi fino alle spalle, occhi azzurri; un bel fisico tonico e morbido contemporaneamente con una bella quarta di seno che non disdegnava di mettere in mostra. Indossava una semplice vestaglietta abbastanza scollata, incrociata davanti, che le arrivava a metà coscia,
Quando si chinò per appoggiare il vassoio sul tavolino e riempire i bicchieri il vestito si allentò sul davanti, la zia non portava reggiseno offrendo a me e Simone una bella panoramica delle sue tettone, che, per altro, conoscevamo bene.
Dopo averci servito, si sedette sul divano, di fronte a noi, accavallò le gambe; l’orlo del vestito risalì un bel po’ lasciandole quasi completamente scoperte le gambe.
-Volevamo ringraziarti- disse Simone
-E di cosa?-
-Tua figlia; da quando mi hai aiutato a sverginarle il culo è diventata una puttanella in calore; non che prima si facesse pregare…-
-Lasciala stare, ti prego-
-Non fa niente che non voglia fare, e se non ne ha voglia poi gode lo stesso, anzi di più-
-Si zia, è come te: va strapazzata un po’, ma poi si diverte e ci fa divertire-
Mia cugina fisicamente non assomigliava molto a sua madre, aveva preso da suo padre da cui mia zia aveva divorziato presto. Era abbastanza alta, oltre il metro e settanta, molto snella, con due gambe che non finivano mai; il culetto era veramente notevole; mora, occhi castani; le tette erano piccoline, ma compensate da capezzoli grossi che sporgevano invitanti sotto il vestiario.
Simone con lei si era sempre divertito molto; l’unico cosa che per lungo tempo non era riuscito ad avere, era stato il culo; lui ha un cazzone extralarge e lei aveva paura del dolore. Per avere qualcosa in cambio la faceva scopare da alcuni suoi amici, e ultimamente anche da me. La bendava, così lei non sapeva chi fosse a usarla assieme a lui; quando uscivano in compagnia restava sempre nel dubbio su chi l’avesse conosciuta più intimamente, anche se, talvolta qualche sorrisetto malizioso le chiariva le idee, mettendola in imbarazzo.
Gli piaceva comunque esibirla, e questo creava in lei sentimenti contrastanti, di vergogna ed eccitazione, ma, complessivamente, prevaleva quest’ultima. La preferiva in gonna, che forse era più appropriato definire una maxi cintura o, in alternativa con leggins aderentissimi che le evidenziavano oltre al culo, il monte di venere o la sua spaccatura.
Di reggiseno non se ne parlava proprio, la voleva con camicette ampiamente sbottonate che facessero vedere almeno le ampie aoreole, oppure canottierine molto sbracciate che consentissero un’ampia visione delle sue tettine. In alternativa le faceva indossare magliette strette che evidenziassero i suoi capezzoli; quando si sentiva osservata si eccitava e diventavano ancora più grossi e duri.

La mamma di Daniela è una troia, sa di esserlo e si comporta come tale. Sa benissimo che le sue tettone sono per me un perfetto afrodisiaco ed anche ora me ne offre una visione completa muovendo il busto per farmele ballare davanti. Era iniziato così tra noi; le si era aperto, allora involontariamente, l’accappatoio, rimanendo così seminuda davanti a me; me la ero fatta e me la sono continuata a fare in ogni modo, da solo o con amici, ultimamente assieme a suo nipote Andrea. All’inizio minacciavo di raccontare tutto a sua figlia, oltre che a risparmiarle il culetto. Lei invece godeva anche con quello, forse più che con la sua passera ingorda. Nel tempo le avevo portate a lesbicare fra loro, Daniela bendata e inconsapevole. Alla fine era stata lei, sua madre, ad aiutarmi a deflorarla anche dietro.
La porcona aveva un fondo di masochismo per cui si divertiva e godeva ad essere strapazzata.
Con Andrea avevo trovato una grande affinità e sintonia; Patrizia era proprio una gran vacca, disponibile a fare e a farsi fare di tutto, di voglia o controvoglia.
Adesso era seduta di fronte a noi, le belle gambe nude quasi completamente scoperte, appena aperte….
Bevvi rapidamente la coca e mi spostai dietro al divano, le appoggiai le mani sulle spalle, iniziando a massaggiargliele.
-Sarai un po’ stanca, dopo una mattinata di lavoro-
-Un po’ si-
-Bisognerebbe rilassarsi un pochino- le dissi infilandole le mani nella scollatura
-Se possibile….-
Le tirai fuori le tettone, che conoscevo molto bene; erano belle, sode, generose, sensibili; cercai subito i capezzoli che cominciai a tormentare, stringendoli, torcendoli, tirandoli, incurante dei gemiti della porcella.
Prendevo i suoi bei capezzoloni alla base, spremendoli come se la mungessi, alternativamente, prima l’uno e poi l’altro.
-Dai Andrea, vieni-

Mi ero già alzato, mi inginocchiai di fronte a lei e le sfilai senza difficoltà le mutandine
-Allarga le gambe zietta, in fondo è una delle tue attività preferite-
-Porco!-
Simone le mollò una violenta manata sulle tette
-Ci devi rispettare, bella troia!-
Zia aveva una bella figa. Un ciuffetto, biondo e ben curato, come i suoi capelli la sormontava. Era già lucida…
Le divaricai le piccole labbra e puntai direttamente sulla sua nocciolina, dura e sensibile titillandola con la punta della lingua. Non ci mise molto. Venne avanti con il sedere, puntò i piedi per terra, sollevando e sporgendo il bacino verso di me cercandomi. Le infilai facilmente due dita in vagina, penetrandola e Iniziando un lento su e giù.
-Fermati un attimo, voglio la sua bocca-
Ci spogliammo tutti e tre.
Il divano era senza braccioli; Simone fece stendere mia zia con la testa che sporgeva dal bordo; le mise un cuscino sotto al culo, le gambe aperte, piegate, la figa bene esposta. Si posizionò dietro di lei. Il cazzo barzotto pronto.
-Apri quella bella bocca da succhiacazzi che hai, e drizzamelo per bene-
Simone si chinò un po’ in avanti; aveva le mani libere e le tettone della zia sporgevano invitanti, come sempre.
A lui piaceva scoparla in bocca, infilandole il cazzone in gola. Quella posizione gli consentiva di fare quello che voleva: le accostò la cappella alle belle labbra carnose, strofinandosi contro la sua lingua che lei iniziò ad usare con la consueta abilità. Glielo fece diventare rapidamente duro, sapeva cosa lui voleva fare.
-Fai piano, per piacere-
-Oggi ho voglia di usarti, assieme tuo nipote, bel puttanone- le rispose mollandole nel contempo uno schiaffo sulla tetta destra e a seguire uno sulla sinistra.
Godeva nell’insultarla e umiliarla, oltre ad abusare di lei.
Patrizia spalancò subito la bocca, pronta a riceverlo fino in fondo.

Simone mi prese letteralmente per i capezzoli, uno per mano, tirandoli verso l’alto: le mie mammelle rotonde si allungarono per quanto possibile, inarcai la schiena per cercare di lenire il dolore. Cominciò ad infilare il suo lungo cazzo nella mia bocca, piegavo indietro la testa per facilitarne l’ingresso. Andrea si era messo tra le mie cosce spalancate, il randello duro e pronto ad aprirmi la figa.
Entravano e uscivano dentro di me, lentamente, tormentandomi. Piacere e dolore. Il ragazzo di Daniela si fermava nella mia gola fin quasi a soffocarmi. Mi liberò i capezzoli, duri e dolenti, e si dedicò ai miei seni, dapprima colpendoli a mano piatta, poi strizzandoli e usandoli come maniglie per penetrarmi quanto più possibile. Accelerarono il ritmo; per loro io ero solo due buchi per dare piacere. Ma ne provavo anche io.
-Simone, la zietta è bagnata fradicia un’altra volta! Ho voglia di riempirla-
-Peccato non ci sia Daniela a pulirla dopo-
-La farebbe venire ancora, sono due zoccole; una volta ho sborrato in bocca a Patrizia e lei l’ha passata a sua figlia-
-La prossima volta glielo facciamo rifare, senza benda-
Parlavano fra loro come se io non ci fossi; stavano aumentando il ritmo, Andrea con il pollice mi tormentava il grilletto e raggiunsi facilmente l’orgasmo; mi sollevavo sui talloni, spingendomi verso di lui, a gambe spalancate, offrendomi voluttuosa.
Lo sentii irrigidirsi, e poco dopo mi riempì della sua crema calda.
Simone era uscito dalla mia gola e mi aveva messo il cazzo tra le tette, gli piacevano le mie spagnole e a me divertiva farle, del resto la mia prima sborrata l’avevo presa così, ancora ragazzina.
Avevo i suoi coglioni che mi ballavano davanti alla bocca e glieli leccavo, mentre con le mani stringevo il seno dolente attorno alla sua dura e grossa verga. Capii che stava per venire perchè si prese il cazzo in mano e cominciò a masturbarsi a pochi centimetri dal mio viso: mi avrebbe riempita per bene facendomi sentire ancora più troia. I suoi schizzi, densi e copiosi mi colpirono sulle labbra, sulla fronte, sui capelli e su un occhio.
Mi passai la lingua sul labbro gustandomi il sapore.
-Vai a lavarti maiala, non abbiamo ancora finito.-
Mi diressi verso il bagno per fare una doccia. Mi guardai allo specchio intanto che si scaldava l’acqua: facevo proprio schifo. La sborra di Andrea mi colava tra le cosce, mentre quella di Simone mi copriva il viso. Le tettone erano tutte rosse per il trattamento ricevuto, si salvava, almeno per ora, il culo.

Aspettavavamo Patrizia nella sua camera da cui si accedeva direttamente al bagno. L’arredo era tutto sommato abbastanza semplice; quello che più mi piaceva era il suo letto dottone, a colonnine a cui talvolta la legavo per divertirmi a tormentrla, indifesa.
Entrò, un ascigamano bianco la coriva dal seno a metà coscia ettendo in risalto la sua abbronzatura. I capelli biondi, bagnati facevano risaltare il bel viso, gli occhi azzurri e la bocca.
Ero disteso, al centro del letto; avevo voglia di lei. E cominciava a vedersi.
-Voglio ancora le tue labbra-
Si inginocchiò sul letto, tra le mie gambe divaricate. Me lo prese con una mano, segandolo lentamente mentre mi guardava negli occhi. Si passava la lingua sulle labbra, umettandole.
-Mi piace il tuo cazzo- disse
-A te piace il cazzo- sottolineai.
Iniziò a succhiarlo.

Ero seduto su una poltroncina ai piedi del letto: avevo una splendida visione del culo e della figa di mia zia, di cui vedevo la testa salire e scendere mentra spompinava Simone.
-Ora impalati-
Si sollevò, le cadde l’asciugamano. Si mise a cavalcioni del mio amico, e guidò il suo duro ucello dentro di se.
Le uscì un gemito ed iniziò a scopare.
Il cazzone di Simone entrava e usciva dalla vagina di mia zia, bagnato dai suoi umori. Lei era appoggiata con le mani sulle sue spalle le tettone a disposizione della sua bocca ma soprattutto delle sue mani. Gliele impastava e pastrugnava, mollandole ogni tanto qualche schiaffone.
La porcona lo cavalcava, muovendo e roteando il bacino. I suoi gemiti riempivano la stanza. La attirò verso di sé, quasi schiacciandola contro il suo torace. Ero inginocchiato dietro a lei ammirando il suo bel fondo schiena.
-Prendila anche tu, divertiamoci- disse Simone
Avevo il cazzo duro; mi insalivai due dita e le affondai nel culo della zia. Sussultò appena
-Fai piano, porco!-
-Se io sono un porco, tu sei una troia- con la mano libera le mollai una sberla su una natica, e un manrovescio sull’altra. Ruotai più volte le dita nell’ano e le estrassi mentre le divaricavo il più possibile, poi la inculai brutalmente.

Non era certo la prima volta che facevo una doppia, ma Simone ed Andrea erano decisamente meglio dotati della media e la loro intenzione era di sfondarmi senza pietà. Non mi avevano mai presa in doppio, un paio di volte ero sta messa allo spiedo. Il fatto che uno fosse mio nipote di sangue e l’altro il ragazzo di mia figlia mi faceva sentire una gran troia.
Sapevo che si scopavano mia figlia Daniela; lei stessa mi aveva detto che veniva messa a pecorina, con Andrea che glielo infilava in bocca, mentre il suo ragazzo si alternava tra figa e culo. Immaginarla con i due cazzoni insieme mi faceva quasi rabbrividire.
Neanche mi avesse letto nel pensiero fu Simone a parlare;
-Con Andrea abbiamo pensato di fare lo stesso trattamento alla puttanella; non sa neanche che lui l’ha già scopata in tutti i suoi buchi-
-Lasciatela stare, ti prego. Sono io la vostra puttana-
-Lo sappiamo-
Andrea mi stava inculando quasi con cattiveria. Mi fotteva e mi sculacciava. Ed io cominciavo a bagnarmi ancora.
-Tu sei carne per cazzo-
-Siii, sono il vostro sborratoio, ahhhhhh-
Entravano e uscivano dal mio culo e dalla mia figa; mi insultavono; avevo le natiche rosse e le tette sempre più dolenti, sentivo che stavano per riempirmi come una puttana, quale mi sentivo. Immaginai Daniela sottoposta allo stesso trattamento cominciai a godere. Simone venne per primo, seguito poco dopo da mio nipote, che rimase dentro di me fino a che il suo cazzo si ammorbidì ed allora mi pisciò dentro.
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