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Patty porcellina in erba 08 il costume rubato


di Membro VIP di Annunci69.it pattymilf
07.07.2018    |    32.154    |    12 7.2
"- Toglile, l’ho fatto venire così vede le tue misure e può scegliere la taglia giusta; intanto prova questo – disse porgendomi un costume Mi chiamo Paolo..."
Ritornai alla festa; il culetto mi bruciava e mi faceva male; camminavo a gambe un po’ aperte, parevo un’ubriaca e di sedermi non se ne parlava nemmeno.
Chiesi a mio cugino se poteva riaccompagnarmi a casa. In quel momento incrociai il padre di Marco con suo fratello ginecologo.
- cosa ti è successo Patrizia? – mi chiese il ginecologo – lo stesso problema dell’altra volta? –
credo di avere cambiato due volte colore, balbettavo
- s-si, cr-cr-credo …-
- fatti vedere, se vuoi –
il papà di Marco mi strizzò l’occhio, aveva capito chi ero
- ciao Patty, vieni quando vuoi, sei proprio una ragazza gradevole –
- si, grazie signore –
nei giorni successivi Gianfi si prese regolarmente cura del mio culetto….


Un pomeriggio, la giornata era brutta, uscii con Marco e Gianfi perché volevo acquistare un nuovo costume da bagno approfittando dei saldi in corso. Indossavo una mini di jeans che Marco definì “a giro figa” e un top bianco leggero che mi arrivava poco sotto il seno. Marco ci portò in un negozio gestito da suoi conoscenti dove mi avrebbero fatto un ulteriore sconto.
Vista la giornata c’era molta gente. Un commesso che Marco conosceva, un ragazzo di circa trent’anni si dedicò a noi mettendo a disposizione una stanzetta adibita ad archivio dove cambiarmi visto che i camerini erano tutti occupati. Un cartellino attaccato alla polo diceva che si chiamava Paolo. I suoi occhi erano fissi sulle mie tette.
Avrei preferito una donna per avere qualche consiglio ma ci sarebbe stato molto da aspettare.
A Marco e Gianfi piacevano dei costumi veramente minimali,ma io cercavo qualcosa con cui potere andare in spiaggia senza attirare gli sguardi di ogni uomo presente.
Ne scelsi uno; entrai nello stanzino seguita da Marco.
- puoi aspettare fuori –
- mi piace vederti nuda –
- come vuoi –
Mi tolsi la gonna la maglietta e gli slippini, non portavo il reggiseno; Marco li prese in mano
Provai il costume ma era almeno una taglia di troppo sullo slip. Lo tolsi
- puoi vedere se c’è una taglia in meno –
- ma certo… -
Uscì lasciandomi nuda nello stanzino. Poco dopo la porta si aprì ed entrò Marco accompagnato dal commesso. Cercai di coprirmi in qualche modo con le mani.
- Toglile, l’ho fatto venire così vede le tue misure e può scegliere la taglia giusta; intanto prova questo – disse porgendomi un costume


Mi chiamo Paolo e lavoro part time in un negozio di articoli sportivi, ho trentadue anni, e mi piace il mio lavoro anche perché vendendo molti costumi da bagno capita di vedere spesso qualche bella passera. La ragazza entrata con Marco era veramente carina, e quindi ero molto contento di servirla. Entrai nello spogliatoio improvvisato non immaginando di trovare la sua amica nuda; era proprio un bocconcino con due tette da sballo, mise il costume scelto da Marco; era un brasiliano spinto, davanti un triangolo sostenuto da un laccetto in vita e uno tra le chiappe.. La parte di sopra era una specie di fascia che la ragazza non riusciva a mettere bene.
- La posso aiutare? – mi rivolsi a Marco
- Sei qui apposta –
- Marco, posso fare da sola –
- Lascialo fare il suo lavoro -
Marco, mentre sceglievamo il costume, mi aveva detto che la ragazza era una zoccoletta in calore e una palpata potevo dargliela. Andai alle spalle della ragazza e le sistemai bene il seno nel costume, prima una tetta poi l’altra. Aveva due bocce rotonde e sode, i capezzoli duri mi premevano contro il palmo della mano.
- non vedo come mi sta il costume –
- qui non c’è lo specchio, andiamo di la –
Mi guardai allo specchio. Le tette erano appena coperte, sporgevano sotto e sopra quasi si vedevano i capezzoli, ai lati degli slippini sporgevano i peli e il culetto bianco era praticamente nudo.
- adatto a te – mi dsse Gianfi
- tu sei matto, proviamone degli altri –
- volevo vedere come ti stava… però ti guardano tutti –
provai altri costumi, sempre aiutata da Paolo che, presa confidenza e incoraggiato da Marco e Gianfi mi palpeggiava per bene.
Alla fine mi fecero prendere un microbikini tenuto assieme da laccetti che mi copriva appena. Marco era molto eccitato dalla mia peluria pubica e gli piaceva che uscisse un po’ dal costume. Mi rimisi i vestiti e regalarono i miei slippini a Paolo.

Andai a pagare lasciando a Marco la borsina con il costume,
Al momento di uscire suonò il segnale dell’antifurto.
Venne verso di noi quella che sembrava la responsabile
- per cortesia, vuole aprire il sacchetto –
- subito signora, ecco guardi pure – dissi rovesciando il contenuto della borsina sul banco
Con mia grande sorpresa c’erano due costumi
- signorina, lei è nei guai –
- non capisco, non so cosa sia successo, io … -
- non c’è molto da capire, lei stava rubando un costume, si spiegherà con i carabinieri –
intervenne Marco
- mi scusi signora, potremmo parlare con il proprietario, mio padre lo conosce e forse eviteremmo di fare intervenire i carabinieri –
- non credo servirà a molto, il signor Padovani à molto severo in queste cose –
- provi a chiamarlo, per cortesia, gli dica che sono Marco Stancari –
La signora si allontanò verso il telefono, chiamò voltandoci le spalle, e alla fine ci indicò una porta.
- Salite, vi aspetta, tutti e quattro –
La porta dava su un piccolo atrio da dove partiva una scala; salimmo al piano superiore; sul pianerottolo c’era una sola porta, la varcammo ed entrammo in un ampio locale che svolgeva probabilmente la funzione di ufficio e magazzino. Dietro ad una scrivania un signore grasso e calvo, sudato, con addoso una polo stazzonata, dell’età di apparente di almeno settant’anni, stava al telefono. Di fronte a lui due uomini un po’ più giovani altrettanto sciatti.
- Buongiorno signor Padovani – salutò Marco rivolgendosi all’uomo dietro la scrivania
- Ciao Marco, vi ho fatto salire solo perché conosco tuo padre, di solito chiamo i carabinieri –
- La ringrazio signore, non saprei come sdebitarmi con lei –
- Aspetta a ringraziarmi, su queste cose non transigo –
- Signore è stata una ragazzata, sia comprensivo per piacere –
- Ragazzata un cazzo, la signorina qui davanti non è una bambina e deve capire che queste cose non si fanno –
- Ha ragione signore, cosa possiamo fare? –
- Tu vieni qui, fatti vedere bene – disse rivolgendosi a me
Andai fino a lui,
- Hai rubato altro, oltre al costume? –
- Io non ho rubato n….. –
Non finii la frase che un violento manrovescio mi colpì in viso
- Partiamo male ragazzina –
- come faccio a sapere se non hai altra roba nostra addosso? Voi cosa dite? – chiese rivolgendosi agli altri due uomini
- va controllata Giuseppe –
- hai ragione Mario –
Ero li circondata dai tre vecchi, mio cugino, Marco e Paolo, accusata di un furto che non avevo commesso e non sapevo come difendermi
- spogliati, svelta
- non ho niente sotto –
- sei una ladra, potresti essere anche bugiarda, muoviti o la faccio fare da lui – disse il vecchio indicando Mario
- signor Padovani, per piacere …. –
il vecchio mi artigliò un seno
- o mi obbedisci o vai in galera, chiaro! –
- si, signore –
- brava, su la gonna -
mi tirai su la gonna, scoprendo così la mia fighetta
- per lo meno non hai mentito. Devi essere però una puttanella per girare senza mutande, che compagnie frequenti Marco? Dovrò dirlo a tuo padre – disse ridendo sguaiatamente – come si chiama, non me lo hai detto –
- Patrizia -
- bella passerina Patrizia, con un po’ di pelo, come piace a me; girati, fammi vedere il culo –
obbedii
- bello anche questo, ora solleva la maglietta –
sollevai il top fin sotto le ascelle, scoprendo completamente il seno
- tettone da vacca, vedo, porti una quarta? –
- si, signore – feci per coprirmi
- resta così, fammele sentire –
mi sporsi verso di lui, le mie tette libere e bene esposte; ne prese una per mano, soppesandole prima e palpandole poi, aveva le mani fredde
- notevoli, veramente notevoli; chissà come le usi bene, vero? –
- non capisco, signore –
- ora togli il top –
Rimasi con la gonna arrotolata in vita.
- Oggi sono di buon umore; a me e ai miei amici, Mario e Giovanni, non capita spesso di avere per le mani una bella troietta, perché tu sei una troietta, vero? –
- S-si, signore –
- Brava; tu hai un bocca da pompini; due tette da spagnola; una bella fighetta e un bel culetto. Ti lascio scegliere cosa offrire; siamo in tre, cosa vuoi tenere per te? Il resto ce lo prendiamo mentre i ragazzi ci guardano –
Mentre parlava mi aveva messo una mano tra le cosce, facendomele divaricare un po’; con un dito cercava di penetrarmi
- Coraggio puttanella, se non scegli tu, scegliamo noi –
- Mi tengo la figa –
- Cominciamo, mia piccola troia –
-
Il vecchio si era seduto su una poltroncina bassa, a gambe aperte
- Vieni qui, davanti a me, mettiti in ginocchio –
- ora tirami fuori l’uccello –
Gli slacciai la cintura e gli aprii la patta dei pantaloni. Sotto portava delle mutande bianche macchiate di giallo sul davanti. Come abbassai l’elastico fui colpita da una puzza di urina mista a sudore. Retrassi involontariamente il capo.
- non ti piace? –
Con una mano si prese il cazzo e con l’altra mi prese per i capelli; mi tenne ferma la testa mentre mi strofinava il cazzo puzzolente sulla faccia.
- Puliscilo bene, fammi vedere come sei brava –
Continuava a tenermi per i capelli
- Marco, la tua amichetta è una brava succhia cazzi? –
- Le piace ed è brava –
- Me lo dici per averla provata o per sentito dire? –
- Signor Padovani le assicuro che la puttanella è una brava pompinara, glielo può confermare anche suo cugino –
- Che porca che sei, succhi anche il cazzo di tuo cugino, è vero? –
- Si signore –
- E ti fai sborrare in bocca? –
- Si signore –
- E ingoi tutto? –
- Si signore –
- Sei una puttana! Ora puliscimelo e fammelo diventare duro –
Il cazzo del vecchio era sporco e puzzolente; lo scappellai; puzzava ancora di più; sotto la cappella c’erano una crema biancastra, mi veniva da vomitare. Ma non potevo fare nulla. Lo bagnai di saliva, lo segavo e lo leccavo, piano piano cresceva.
Me lo spinse in bocca, aveva un cazzo non grosso ma lungo e duro.
- Sei brava, ora leccami bene le palle e segami piano –
Gli leccai bene lo scroto peloso e sudato. Gli succhiai i coglioni.
- Adesso te lo metti tra le tette e mi fai una bella spagnola –
Allargò ancora di più le gambe; mi appoggiai il cazzo tra i seni, stringendoli tra con le mani, e iniziai.
Il vecchio usava le mie tette come una figa, quando spingeva la cappella mi arrivava alla bocca
- Lecca, troia – mi diceva

Vista da dietro mia cugina era uno spettacolo. Inginocchiata accompagnava con il corpo intero il su è giù delle sue tette sul cazzo del vecchio. Le sue chiappette si aprivano ad ogni movimento, mostrando la fighetta.
- Più veloce puttana – le disse il vecchio
Mario si era avvicinato a lei, si leccò le due dita e gliele infilò nella figa
- È bagnata! –

Sentii irrigidirsi il vecchio, mise le sue mani sulle mie, stringendo ancora di più il suo cazzo tra le mie tette e iniziò a sborrare; continuava a farne, un liquido giallo, cremoso, puzzolente che mi riempì le tette e mi raggiunse anche in faccia.
- Spalmatelo bene sui capezzoli, poi ciucciali –

Mia cugina aveva la sborra del vecchio che le colava sul viso e sul seno; la raccolse con le dita spalmandosela sui capezzoli come le era stato ordinato. Poi si prese un seno in mano portandosi il capezzolo alla bocca e lo succhio.
- Leccalo bene, zoccola -
Fece la stessa cosa con l’altra tetta.
Ero talmente concentrato che non mi ero accorto che Paolo si era tirato fuori il cazzo e si stava segando
- Fagliela in faccia gli disse il vecchio –
Paolo si avvicinò a Patrizia riempendole la faccia di crema calda
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