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Patty porcellina in erba 06


di Membro VIP di Annunci69.it pattymilf
26.06.2018    |    36.361    |    9 9.2
"Mi inarcai in maniera del tutto involontaria e in quel momento il suo cazzo sborrò riempiendomi la faccia della sua crema calda..."
Il medico mi aveva lasciato una confezione di pomata anestetica e antinfiammatoria. Mio cugino provvedeva a mettermela alla sera e alla mattina.
La sera, quando tutti dormivano, si infilava nel mio letto, mi sfilava le mutandine, mi faceva mettere supina, le gambe piegate e ben aperte; si ungeva un dito e me lo infilava nel culo. Mi massaggiava delicatamente e, quando ero ben rilassata ne infilava un secondo. Mi ficcava il pollice della stessa mano nella figa. Muoveva le tre dita insieme, masturbandomi fino a provocarmi un piacere intenso che mi costringeva a mordere il cuscino per non farmi sentire in tutta la casa. Toccava a me farlo contento.
Mi sedevo sul bordo del letto, lui in piedi davanti a me, il suo cazzo duro davanti alla mia bocca
- La tua bocca deve essere come una figa, calda e umida, non usare le mani, stringilo solo con le labbra, e lasciati scopare la bocca –
Mi metteva le mani sulle spalle, oppure mi teneva per la testa e mi usava per il suo piacere
Sentivo quando stava per venire, accelerava i movimenti, si irrigidiva, e sentivo il suo seme riempirmi la bocca mentre mi schiacciava la faccia contro il suo pube finchè non avevo ingoiato tutto.

La terza sera le insegnai il 69. La puttanella non lo conosceva ma devo dire che imparò in fretta e con molto entusiasmo.
Ero steso sulla schiena con il cazzo ancora moscio. Patrizia era seduta sul mio torace voltandomi la schiena.
- ora chinati in avanti e prendilo in bocca, succhia, lecca, fai quello che vuoi. –
Avevo il culo e la figa di Patty a pochi centimetri dal mio viso. Sentivo le labbra di mia cugina intorno al mio cazzo mentre la sua lingua giocava intorno alla punta. Migliorava giorno per giorno. Le infilai la lingua tra le labbra vaginali, leccandola il più profondamente possibile. Avevo le mani libere e sentivo le sue tette sfiorarmi la pancia. Le presi tra le mani strizzandole.
Spingeva verso la mia faccia cercando la mia lingua. Strofinava il culo contro il mio viso. E mi stava facendo un pompino principesco. La sua passera era fradicia, sia per la mia saliva che per i suoi umori, per cui decisi di non usare la pomata. Le leccai il buchetto, cercavo di entrare con la punta della lingua; le lasciai le tette e mi dedicai alla figa; le succhiavo il clitoride mentre con le dita in vagina la pistonavo al ritmo con cui mi pompava il cazzo. Quando mi accorsi che non sarei resistito oltre tolsi le dita dalla figa e gliele ficcai nel culo.

Pompavo Gianfi; stringevo il suo cazzo tra le labbra scendendo dalla punta alla base; io scendevo e le sue dita mi penetraavasno; io risalivo e le sue dita quasi uscivano, scendevo ed entrava, salivo e uscivano. E la sua lingua era dappertutto, sul culo, sulla figa e soprattutto sul mio bottoncino duro e gonfio.
Seguiva con il bacino la mia bocca, come se avesse paura che mollassi la preda, ma mi piaceva troppo. Lui spingeva verso di me, io spingevo contro la sua bocca. Sentivo che mancava poco a me e a lui; improvvisamente mi tolse le dita dalla figa e me le infilò nel culo; fu una scossa di piacere violenta, inaspettata. Mi inarcai in maniera del tutto involontaria e in quel momento il suo cazzo sborrò riempiendomi la faccia della sua crema calda.
Mi voltai verso di lui che lentamente con la mano mi spalmò la sua sborra sul viso
- sei diventata una brava succhia cazzi, lo sai? –
- mi piace farlo, mi piace la tua sborra Gianfi –

La mattina mio cugino mi svegliava strofinandomi l’uccello sulle labbra; se mi svegliavo prima io, mi inginocchiavo di fianco al suo letto, gli aprivo i boxer e glielo leccavo. Lui poi mi metteva prona sulle sue ginocchia e mentre mi spalmava la pomata.con una mano, con l’altra si divertiva a tormentarmi le tette.
- Patty, hai le tette di una vacca, devi essere munta come una vacca e trattata come una vacca –
Me le strizzava, mi faceva male, ma ero bloccata sulle sue ginocchia e miei movimenti servivano solo a farmi sentire il suo cazzo che premeva duro contro il mio addome. Lo riprendevo allora in bocca succhiandolo fintanto che si prendeva cura del mio buchetto.

Dopo una settimana di cure il mio culetto era perfettamente guarito e …. pronto.
La famiglia di Marco era molto benestante, abitavano in una bella villa praticamente sul mare e durante la bella stagione organizzavano spesso delle feste in giardino.
Eravamo invitati tutti; Patty indossava un vestito a sottoveste, molto corto. Aveva messo un reggiseno senza spalline che le avevo fatto togliere subito. Le tette si muovevano così libere e morbide.
Sua madre voleva rimandarla indietro ma sua sorella, nonché mia mamma, le disse di lasciar perdere, che era una bella ragazza e che comunque alla festa c’erano anche loro.

Ero andato via per una settimana e Gianfi mi aveva raccontato come si era preso cura del culetto di Patrizia; la festa organizzata quella sera sarebbe stata una buona occasione per divertirsi un po’.
Il solo vederla mi provocò un’erezione immediata.
I capelli biondi incorniciavo il suo viso innocente dove risaltavano gli occhi azzurri. Un filo di rossetto dava luce alla labbra carnose che sapevo calde e abili. Il vestito le lasciava le spalle praticamente nude scendendo leggero neanche a mezza coscia. La scollatura era ampia anche se non profonda e mi immaginavo la vista che avrebbe offerto se appena si fosse chinata.
- Ciao Marco, sei tornato, grazie per l’invito –
Mi avvicinai per salutarla e baciarla, sussurrandole in un orecchio
- Ciao Patty, sei la più figa di tutte, senza contare quello che c’è sotto al vestito –
- Dai… -
- Ho sentito che tuo cugino ti ha fatto molta compagnia in questi giorni -
Avvampò visibilmente, ma notai anche i suoi capezzoli duri spuntare sotto la stoffa sottile del vestito.

La festa procedeva bene, conoscevo molti dei presenti, incontrai anche lo zio di Marco; era presente mia mamma
- Non l’ho più ringraziata dottore per quanto ha fatto per mia figlia –
- E’ una brava ragazza, è sta una sciocchezza, una visita accurata e Patrizia ha poi seguito con cura i miei consigli –
- La vuole rivedere? –
- Mamma, sto bene, non occorre … -
- Tesoro, lascia che decida il dottore –
- Si, ha ragione la mamma, ti aspetto domani per un controllo –
Gianfi e Marco mi avevano fatto bere un po’ più del dovuto; ad un certo punto avevo bisogno del bagno e me lo feci indicare
- In fondo al giardino, c’è la casetta per gli ospiti, la chiave è sulla porta. –
Attraversai il giardino, c’era una casetta in muratura, forse la vecchia casa del custode. Entrai direttamente in un soggiorno – cucina, su cui davano due porte, una era aperta e si intravvedeva una camera da letto, l’altra doveva essere il bagno.
Quando uscii trovai i due amici nel soggiorno.
- Abbiamo pensato di divertirci un po’ con te, cosa ne dici? – mi disse Marco venendo verso di me – è una settimana che sono all’asciutto e ho bisogno di un po’ d’aiuto, magari potresti provvedere tu -
- Marco noteranno la nostra mancanza –
- Se questo è il problema, non preoccuparti, ho già detto che non ti sentivi bene e ti accompagnavamo a fare due passi lungo la spiaggia –
Capii di essermi cacciata in un vicolo cieco.
- E poi non sono ancora coperta dalla pillola –
- Lo sai che abbiamo altre strade da percorrere – era davanti a me, aveva preso le spalline del vestito e le stava tirando giù, lentamente.
- Non voglio, fermati! –
- Come vuoi – lasciò le spalline, avevo il seno semiscoperto. Fece scorrere il dito sul bordo del vestito, all’interno, si fermò contro il capezzolo destro
- E’ duro, Patty, come il mio cazzo –
- La sciami stare, Gianfi aiutami, sei mio cugino – mi voltai verso di lui, il vestito rimase agganciato al dito di Marco e rimasi con le tette nude.
- Patty sei una puttanella, la nostra puttanella, lo sai -
Marco lasciò andare il vestito che scivolò a terra
- Togli gli slip –
- No! –
- Non farmelo ripetere –
- Ho detto no! –
Mi colpì le tette con due violenti schiaffi, in pochi secondi ero nuda. Si spogliarono anche loro.
- Gianfi mi ha detto che hai imparato a succhiare bene, fammi vedere –
Mio cugino si era seduto su un divano, le gambe aperte
- Dai, fai vedere a Marco come sei diventata brava –
- Fai la cagnetta, mettiti a quattro zampe – Marco accompagnò quest’ordine con uno sculaccione sonoro.
Si accucciò al mio fianco, mi prese una tetta in mano, la strinse con forza
- Devi essere obbediente, non farti del male, capisci? –
Avevo le lacrime agli occhi per il dolore
- S-si Marco –
- Ora fai un bel pompino a tuo cugino, fallo godere; a te penso io –
Ero diventata la loro troietta, mi umiliavano e mi facevano fare quello che volevano; ero li che andavo a succhiare il cazzo di mio cugino, il culo nudo in bella vista, le tette arrossate e dolenti per il trattamento ricevuto. Ma se mi avessero messo due dita nella figa mi avrebbero trovata bagnata.

Patty veniva verso di me, le sue tettone sode si muovevano appena sotto di lei. Avevo il cazzo pronto per le sue labbra. Mi guardava con gli occhi ancora umidi mentre lo prendeva in mano e cominciava a leccarlo. Le afferrai i capezzoli tra le dita, li stringevo e li rilasciavo come per una leggera mungitura.
Si lamentava appena, gemeva. Le davo il ritmo, più velocemente mungevo, più velocemente succhiava.

Mi inginocchiai dietro a lei, le divaricai le natiche esponendole bene il culetto e la figa. Usavo la lingua, profondamente, senza risparmio. Muoveva il culo, era un movimento sensuale, naturale.
Pompava Gianfi e godeva con me. Le infilai due dita nella figa mentre le leccavo il buchetto, cercando di infilarci la punta della lingua. Era partita. Spostai le dita dalla figa al culetto, prima una poi due. Gianfi aveva fatto un buon lavoro. vedevo la sua testa bionda andare su e giù lungo il cazzo di suo cugino. Era tempo. Le misi le mani sui fianchi, le appoggiai la cappella sul culo e spinsi. Si mosse anche il mio amico. Eravamo in ginocchio tutti e due, uno che la scopava in bocca e uno nel culo.
Lei si teneva ai fianchi di G:ianfi ed io a quelli di Patrizia. ogni tanto Gianfi le liberava la bocca per lasciarla respirare, io le davo delle sonore pacche sulle natiche.

Gianfi venne per primo, invece di sborrarmi in bocca lo fece sul mio viso, schizzandomi tutta. Lo seguì dopo qualche minuto Marco che preferì invece riempirmi il culo.
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