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La zia di campagna


di vrgringo
28.12.2015    |    29.177    |    1 9.8
"“Vieni, se sei un uomo, non hai ancora finito il tuo dovere”, mi disse lei in tono di sfida..."
on potevo crederci, la mia estate dopo la maturità rovinata perché i miei genitori, dovendo viaggiare all’estero per cazzi loro, hanno deciso di affidarmi a mia zia Giovanna in campagna, così che possa anche lavorare un po’. dovrò iniziare l’università per ottobre e questi dopo tutto quello che ho passato con lo studio mi vogliono anche far lavorare. Naturalmente litigai parecchio con i miei genitori, non potevo credere che avessero già deciso e senza consultarmi, tuttavia non potevo più far nulla e così, puntuale come la morte, il primo di luglio venne a prendermi il carrozzone station wagon con la zia sopra. Ora, a ben vedere non è che odiassi Zia Giovanna, si era sposata molto giovane e per un brutto incidente agricolo con il trattore era rimasta vedova dopo neanche cinque anni. Non avendo altre attività nella vita si era data da fare e con qualche bracciante aveva tenuto adeguatamente coltivato il podere di suo marito e addirittura aveva aperto un negozietto vicino alla provinciale dove vendeva ortaggi di giornata. Io con lei sono quasi cresciuto, specie quando ero bambino passavo molti giorni con in campagna e fui persino testimone di quello successe allo zio. Anche dopo la tragedia, d’estate i miei continuavano a mandarmi dalla zia sapendo che l‘aria salubre di campagna, il sole e la compagnia dei ragazzetti del vicinato mi tenevano abbastanza su di morale e mi facevano bene. Smisi di andarci non appena iniziato il Liceo e a pensare che dopo aver finalmente preso la mia maturità sarei stato di nuovo relegato in quella prigione agricola mi aveva fatto sclerare non poco! Non appena la vidi tuttavia non riuscii ad essere in collera con lei, in fondo le volevo bene e poi era dal Natale di due anni prima che non la vedevo. Dopo essere scesa dalla macchina e salutato mi strinse forte in un abbraccio toglifiato:”Oddio quanto sei cresciuto e ho anche saputo del tuo cento all’esame! Sono davvero felice che tu abbia deciso di tornare a trovarmi in campagna e farmi un po’ di compagnia!”, chiaramente mio padre stava ghignando malignamente pensando che dopo quella manifestazione così spontanea di affetto non avrei osato più fare storie ed in effetti così fu. Nel giro di tre ore ero già nella mia stanzetta al primo piano della casa colonica in mezzo ai campi. Nonostante il caldo, le pareti spesse la rendevano adeguatamente fresca e disfatta la valigia m’accorsi che non era poi tanto male la mia sistemazione, in fondo la zia non mi aveva mai fatto dormire in un pagliaio. Il problema fu quando venni chiamato per il pranzo, la zia era in una specie di grembiule a fiori che le esaltava le forme abbondanti e ancora abbastanza sode di quarantenne procace, io che ero solo con dei pantaloncini e una canotta non potei fare a meno di notare la femminilità repressa che quel corpo maturo e forgiato dal lavoro emanava. Aveva anche un odore diverso da prima, non saprei dirlo ma era come se nella mia mente l’odore della sua palle mi facesse esattamente immaginare una donna, una donna bella. Che si trattasse forse de “l’odor di Femmina” che citava Apollinaire? Non ne ho idea, tuttavia il caldo e l’estate avevano reso bello sveglio il soldato in mezzo alle mie gambe che fortunatamente era nascosto dal tavolone di legno. Mangiammo parlando del più e del meno, mi chiese soprattutto dell’esame e si lasciò andare a qualche aneddoto sui sui tempi a scuole, racconto persino del primo ragazzo che le aveva fatto avance e che alla fine l’aveva portata a letto. Tutto mi sarei aspettato meno che una conversazione del genere! in ogni caso appena finito mi spedì in camera a fare il riposino perché in campagna si usa così il pomeriggio ed, dato che ero arrapato da quei racconti, invece di dormire mi buttati sul letto ed inizia a segarmi lentamente, pensando a quanto mi aveva detto e sentendo ancor nelle narici quell’odor di donna matura che mia zia lasciava nell'aria. Ero quasi all’apice che la corrente d’aria spalanco di schianto la mia porta, con mia zia in sottoveste che stava uscendo dal bagno proprio in quel momento. Io ero lì nudo, col randello in mano e la sborrata in arrivo. Era talmente sconvolto da non aver pensato nemmeno di coprirmi. “Così non si fa, bello di zia, senza nemmeno un fazzoletto mi sporchi tutte le lenzuola, aspetta che ti aiuto”. Prima che riuscissi a rendermene conto aveva già la bocca attorno al mio cazzo e stava succhiando avidamente facendomi impazzire, non potevo crederci, la sua lingua stava titillando il buchino della mia cappella per poi riportarsi a leccare tutta l’asta mentre con le sue mani stava giocherellando con le mie palle di giovane uomo, gonfie di seme e pronte ad esplodere. Non so dire se duro alcuni minuti o pochi istanti, so solo che esplosi nella sua calda bocca come mai avevo fatto in vita mia, urlando di piacere. Lei senza nemmeno esitare un istante prima mi mostrò la lingua col mio sborro ancora lì, poi ingoiò tutto guardandomi con i suoi occhi verdi. Non finì lì, mentre l’aiutavo a spogliarsi della sottoveste e delle mutandine continuò a scappellare avida il mio randello per farmi eccitare ancora. Finalmente era nuda davanti a me, mi buttai sui suoi prosperi seni, tondi e sodi e con le aureole larga e invitanti, profumavano di lei e della mia saliva man mano che li leccavo per ogni della loro superficie, passai poi alla sua pancia e infine al suo tesoro. Dischiuse le gambe così che la mia giovane lingua potesse raggiungere quelle labbra succose e rosee, che sapore meraviglioso aveva la fica di mia zia. lei si aggrappò ai miei capelli mentre le davo piacere con la mia bocca, arrivando sempre più in profondità “Sì, lì ti prego, lì, continua, di più!”, mia zia gridava in preda al piacere mentre sempre più intraprendente io esploravo la sua bernarda con le mie fauci voglioso. La sentii finalmente venire, caldi e dolci fluidi mi bagnarono la lingua mentre i suoi muscoli si contraevano come impazziti. Ci arrestammo un secondo, guardandoci negli occhi, ancora un po’ spaesati per il piacere che ci eravamo dati a vicenda. “Vieni, se sei un uomo, non hai ancora finito il tuo dovere”, mi disse lei in tono di sfida. Non aspettavo altro, mi posizionai in mezzo alle sue gambe mentre lei mi accarezzava il petto glabro, sentii una sola altra cosa:”Fammi tua”. Spinsi con la forza della gioventù la mia asta lunga dentro di lei sentendo il calore e la bellezza di quella stretta e prelibata sorca di donna matura. Stantuffai prima piano, poi prendendo un ritmo forsennato, quasi disperato, tanto era il piacere che sentivo. La zia Giovanna sotto di me stava godendo come una porca, facendo versi che le mie orecchie di giovane non le avevano mai sentito fare prima. Affondò le sue unghie nella mia schiena implorandomi di andare più affondo e spingere di più. La esaudii prima di lasciarmi andare alla più abbondante sborrata della mia vita, dritta su per la sua figa spalancata. Mi accascia su di lei e ci addormentammo così. La giornata e l’estate tutta furono lunghe e ricche di scopate sensazionali. Arrivata la fine di Settembre, dopo averci pensato su, parlai con i miei e decisi di prendermi un anno sabbatico dagli studi per poter stare in campagna. Ancora oggi, a distanza di anni, ho impresso il ricordo della più bella donna della mia vita, mia Zia Giovanna.
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