incesto

Mamma


di grossacappella1975
29.06.2009    |    189.581    |    7 8.7
"L'ho visto quand'era piccolo e poi qualche sera fa l'ho visto in opera..."
Mamma è...è mia mamma. Non ha un nome, come tutte le mamme si chiama mamma.

Era l'una di notte. Forse anche questo ha inciso.
In camera mia c'eravamo solo io, il mio pc, la mia cam e una 18enne che si masturbava nel monitor. Uno di quei rari casi in cui netmeeting non ti rifila una sola.
Aveva anche il microfono ed era un piacere sentirla gemere e chiedere il mio cazzo.
Io da parte mia mi stavo segando e le chiedevo se voleva la mia sborra.

Forse l'eccitazione mi fece parlare a voce troppo alta, ma ad un tratto la porta della mia stanza si aprì.
Mia madre entrò nel preciso momento in cui sborravo nel bicchiere che usavo per non sporcare in giro.

Mi girai di scatto.Dal cazzo ancora usciva qualche goccia bianca. "Non ho visto nulla...e poi ormai sei grande". Disse mia madre richiudendo immediatamente la porta.
Non ebbi il tempo di dire nulla ne di nascondermi. Bravo cinguettava la cagnetta dal PC. Insomma a 31 anni farsi beccare mentre ci si sega dalla propria madre non è certo esaltante.
Mentre lavavo il bicchiere in bagno, mentre la sborra spariva nel lavandino, pensavo a quello che era successo.
Provavo a vedermi con gli occhi di mia mamma. Dovevo aver avuto un aspetto ridicolo, il cazzo in mano con un filetto bianco che scendeva nel bicchiere e dentro un grosso grumo di sborra. Lo stesso grumo che mia mamma mi aveva visto uscire dal cazzo.

La cosa sembrava finire lì.
Il giorno dopo mia mamma mi portò la colazione come se nulla fosse. La giornata trascorse serena. Tutto sembra un ricordo vago. Nessuno parlò di nulla.
Mi preparai per la notte cercando il mio solito bicchiere. Non lo trovai. Era nella pattumiera, me ne accorsi gettando il filo interdentale. Evidentemente mia mamma aveva reputato fosse quello ora il suo posto. Ne presi un altro.

Per un paio di sere, tutto come da copione. Vado in camera, chiudo la porta, mi sego e sborro nel bicchiere.
Una sera, alle due di notte, sento bussare alla mia porta. Mi sistemo alla meglio, rimetto a posto la cam, chiudo i programmi di chat.
Mi ci volle un po' di tempo prima di aprire.

Mia mamma entrò nella mia stanza. Indossava la camicia da notte, stringeva un po' il suo corpo grasso. Le sue tette, una sesta naturale, ondeggiavano libere dal reggiseno.
Si sedette sul mio letto. Chiusi la porta e mi avvicinai.

"Che stavi facendo?", mi chiese.
"Ma nulla, mamma...cosa vuoi che facessi?". Una frase più banale ed ovvia non mi poteva uscire.
"C'hai messo un po' ad aprire...", e poi diretta "perché fai quelle cose?", calcando molto le ultime due parole per mettere in chiaro a cosa si riferiva
"Beh, ecco io...", balbettò insulsamente, "Sai da quando Susanna mi ha lasciato...", conclusi senza tanta convinzione abbassando un po' la testa; questo mi fece notare che il bozzo nei pantaloncini del pigiama si vedeva benissimo.
"Da quando t'ha lasciato? Ma sono passati quattro mesi, vuoi dirmi che ogni sera..."
"Sì"
"Una sega ogni sera!"
Sentire quel vocabolo da lei mi fece tremare.
"Anche due se sono molto eccitato", le parole uscirono da sole, per risposta mia mamma mi accarezzò la testa.
"Vedo che hai cambiato bicchiere. Anche questa sera...", non finì la frase.
"Sì", dissi io cercando in qualche modo di nascondere il cazzo gonfio.
"Oh, non nasconderlo il tuo cazzo. L'ho visto quand'era piccolo e poi qualche sera fa l'ho visto in opera. Ti vergogni di me?"
"Un po' sì. Cioè non di te. Ma insomma, non avrei mai pensato di trovarmi a parlare di...di..." e terminai con qualche gesto la frase come ad invitarla a trovare lei il vocabolo giusto.
"Vuoi dire di seghe?"
"Sì, mamma. A parlare di seghe con te!"
"E su cosa ti stavi segando l'altra sera?"
"Mi stavo segando in cam vedendo una di 18 anni". Improvvisamente parlavo liberamente con lei di cose che una mamma non dovrebbe mai sapere. O almeno così pensavo.

Stette zitta un attimo, si guardò un po' in giro come chi cerca l'ispirazione per una frase. "Mi hai mai pensato durante una sega?"
Barcollai. Era un altro colpo diretto, non ero pronto. Il mio cazzo invece sì e sussultò felice. "No, non l'ho mai fatto. Non credo sia bello", mentii più a me stesso che a lei
Solo allora la sua mano sinistra mi toccò la gamba, la camicia da notte mi sembrava un po' più aperta del solito e mostrava un po' di più del suo seno, anzi della sua sesta che trovavo estremamente desiderabile.
La mano iniziò a salire piano sulla mia coscia. Arrivò al pantaloncino. Per attimo infinito si fermo sul bordo. Poi vi s'infilò.

Piegai il corpo all'indietro. Un gesto naturale fatto senza pensare. Mi accorsi all'improvviso che speravo che mia mamma mi toccasse il cazzo. Volevo la sua mano sul mio cazzo.Volevo sentire delle sue carezze proibite.

"Amore, ma sei senza mutande?"
Per segarmi in cam, arrotolo le mutande sotto le palle. In questo modo è come se le togliessi e posso segarmi tranquillamente. Anche quella sera non faceva eccezione.
Mia mamma sembrava piacevolmente sorpresa. Gli spiegai il trucco.
"Che maialino!", fu il suo commento, "Ti stavi già segando! Vero?"
"Sì, mamma", l'ovvia risposta sottolineata dal mio respiro affannoso.
"Hai tutta la cappella bagnata. Ti basta così poco?"
"Sei la seconda donna a toccarmi il...", avevo ancora delle inibizioni. Mi guardò negli occhi. "Dillo!" mi ordinò.
"Sei la seconda donna toccarmi il cazzo. Susanna mi accarezzava, mi ha fatto anche un pompino, ma non mi ha mai fatto sborrare", dissi, "Mi ha fatto leccare la sua figa solo una volta, ma non volle scopare. Diceva che è troppo grosso"
"Sì, è veramente grosso", estrasse la mano dai miei pantaloncini. Si sputò sul palmo e la rimise dentro.
"Temevo ti volessi fermare".
Mi sorrise.

La sua mano accarezzava il mio cazzo con maestria. Non mi scappellò mai da farmi male, ma sentivo chiaramente la mia cappella coprirsi e scoprirsi. Ritmicamente. Perfettamente. Presi a respirare al ritmo della sega di mamma.

I miei pantaloncini erano bagnati dalla saliva di mamma e dai miei umori. La macchia si allargava ad ogni colpo. Il mio respiro diventava più profondo ogni momento.
Mia mamma mi guardava fissa negli occhi. Non diceva nulla, era semplicemente in attesa della mia sborra.

Con un sospiro più profondo degli altri riempii i miei pantaloncini di sborra. Mia mamma mi diede ancora un paio di colpi come se volesse essere sicura di avermi svuotato del tutto.

Estrasse la sua mano. Lecco un po' la sborra. Si alzò in piedi. Davanti a me. Mise la mano ancora impiastricciata sotto la sua camicia da notte. Si tocco la fica per un attimo. Quando estrasse la mano era più pulita di prima.
"Per questa notte dormirò con la fica bagnata e sporca della tua sborra. Tu dormi così. Maialino".

L'idea che la mia sborra fosse sulla sua figa mi piaceva e mi fece accettare senza problemi quello strano patto.
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