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incesto

Matrem nudam


di Napocapo
12.09.2012    |    32.868    |    0 6.6
"Anche la sera inopportuni pensieri continuarono a tormentare la donna, che tuttavia continuò a non accorgersi di essere spiata..."
Avendo spesso scritto racconti d'incesto, questa volta voglio raccontare del viaggio che, tanti anni fa, Sigismondo intraprese, con sua madre Amalia, donna di rara bellezza e di carattere autoritario, che, secondo le cronache del tempo, stravedeva per il figlio.
All’epoca dei fatti, il nostro protagonista, era nel pieno di quella fase che più tardi lo stesso definirà “fallica”, quindi tra i cinque o sei anni, anche se lo stesso, quando più tardi accennò, in una lettera, all’episodio centrale di tale viaggio, abbassò l'età, forse per ridurre l’imbarazzo che la confessione gli procurava.

La meta del viaggio era Vienna. Giacobbe, il padre di Sigismondo, aveva infatti deciso che la famiglia sarebbe dovuta andare a vivere nella capitale dell’impero asburgico, ove vi erano maggiori opportunità di affari e alla loro gente era stata appena riconosciuta la parità di diritti civili e politici.
Ovviamente il padre era stato il primo a trasferirsi a Vienna, per cercare una sistemazione conveniente per la famiglia. Appena trovò un dignitoso appartamento nel quartiere dedicato all’imperatore Leopoldo, scrisse alla moglie per comunicarle che poteva fare i bagagli e raggiungerlo.

Il viaggio non si presentava però molto breve, Amalia e il figlio si trovavano a Lipsia, nel nord della Germania. Non esisteva ancora una efficiente linea ferroviaria che collegasse le due città, tra l’altro solo qualche anno dopo sarebbero apparsi i primi vagoni letto. Pertanto la scelta cadde obbligatoriamente sulla carrozza. Il viaggio prevedeva due pernottamenti notturni, presso delle locande vicine alle stazioni di sosta. Ovviamente madre e figlio avrebbero dovuto dormire nella stessa stanza e nello stesso letto. Fu in tali due occasioni che Sigismondo ebbe i suoi primi turbamenti sessuali, vedendo “matrem nudam”, per citare l’espressione latina usata dal protagonista nella sua confessione.

Tuttavia il risveglio dei sensi del ragazzo cominciò già durante il primo giorno di viaggio. Madre e figlio mai erano stati tanto vicini e per così tanto tempo. Sigismondo, sballottolato su e giù dall’andatura della carrozza, si strinse alla madre e non la lasciò finché non giunsero alla prima stazione di sosta.
Trovò immensamente piacevole quella dolce intimità con la madre, le sue mani potevano finalmente toccare e accarezzare liberamente il morbido corpo materno.
Con il capo reclino sul seno della donna, si estasiava inspirandone il profumo.

Questa prima apparizione della libido non poteva certo non essere accompagnata dall'astuzia necessaria, per cogliere l'oggetto del desiderio.
Fu così che, giunti alla locanda, il fanciullo mostrò di essere più stanco di quel che fosse e, appena la madre lo mise a letto, finse di addormentarsi subito.
Convinta del sonno del figlio, la donna si dedicò alla propria toeletta, senza alcuna remora.
Ma occhietti attenti la scrutavano, desiderosi di fare nuove scoperte.
La prima a dire il vero fu una riscoperta, ovverosia il seno materno, che ora gli appariva fonte di nuove delizie. Ne ammirò soprattutto i rossi capezzoli, che forse per un atavico istinto desiderò di leccare e suggere. Tanto era forte tale impulso che per reprimerlo dovette mordersi le labbra. Come non capirlo, Amalia era una bellissima giovane donna di appena 27 anni e il suo seno doveva essere magnifico, ancora sodo e tonico.
Una piacevole e misteriosa sensazione di calore avvolse il ragazzo. La causa di quella vampa non era certo la spessa coltre di coperte. Stranamente sentiva che il calore proveniva da sotto, tra le gambe. Facendo attenzione a non farsi scoprire, con cautela toccò quel che sembrava il centro di quella sconosciuta sensazione, scoprendo una inaspettata forma di piacere.
Fin da subito il senso del peccato di quel che faceva gli fu chiaro. Sapeva che tutto ciò che dà piacere veniva considerato dagli adulti come peccato, perciò la sensazione tanto piacevole, che ora provava, doveva essere molto riprovevole.
Ma le scoperte non erano ancora finite, perché dopo poco poté ammirare la madre completamente nuda, in tutta la sua intima bellezza. Il triangolo di peli del pube, lo incantò letteralmente. Mai avrebbe immaginato che la madre nascondesse una meraviglia del genere.
Trattenne poi a stento il fiato, quando la madre piegandosi mostrò le grandi labbra della fica. Finalmente cominciava ad avere una vaga idea di come fosse fatto il sesso femminile.
L'impulso di toccarsi si fece più prepotente e lo rese incauto, ma per sua fortuna la madre era distratta da altro.

Mentre Amalia si addormentò subito, appena entrata nel letto, Sigismondo, invece non riusciva a prendere sonno. L'eccitazione e la tentazione di approfittare del sonno della madre, non gli dava pace. In quel momento invidiò e quasi odiò il padre, che poteva facilmente godere dell'avvenente corpo della madre. Anche tali sentimenti di ostilatà nei confronti del padre si aggiunsero a tormentarlo e lo spinsero a farsi audace.
Scoprì il piccolo pene e cominciò a strofinarlo delicatamente contro il culo della madre. Il pericolo di essere scoperto rendeva la situazione talmente emozionante che sentiva il cuore battergli all'impazzata.

Si addormentò solo molto tardi e la mattina dopo la madre dovette letteralmente buttarlo giù dal letto.
Dopo, una veloce colazione, la coppia madre e figlio riprese, dunque, il lungo viaggio in carrozza. Sigismondo era sempre attaccato alla madre e, simulando un'innocenza appena perduta, le palpava le belle forme. A dire il vero, le manovre del piccolo non mancarono d'insospettire un poco Amalia, ma, non senbrandole possibile che il figlio potesse nutrire per lei sentimenti diversi dal casto amore filiale, si sentì in colpa per il sospetto, che molesto le era comparso nella mente.
Nondimeno l'ombra del sospetto ormai si era insinuata ed in modo oltremodo insolente resisteva ad ogni sensato ragionamento con cui Amalia cercava di cacciarla via.

Anche la sera inopportuni pensieri continuarono a tormentare la donna, che tuttavia continuò a non accorgersi di essere spiata.
Ma questa volta non si addormentò subito e l'imprudenza del figlio le tolse ogni dubbio.
Sigismondo, completamente in balia del desiderio, aveva abbandonato ogni cautela. Così in modo maldestro aveva scoperto il culo della madre e con goffi movimenti cercava di placare le smanie del suo pisello.
La madre rimase senza fiato e paralizzata per la sconvolgente sorpresa. Non dobbiamo certo stupirci, all’epoca nessuno ancora aveva mai definito il bambino come “un perverso polimorfo” la cui libido attraversa varie fasi: orale, anale e per ultimo quella fallica o genitale, nella quale si sviluppa il desiderio di avere un rapporto sessuale con il proprio genitore.
Quindi, essendo del tutto impreparata, la giovane mamma non sapeva letteralmente cosa fare.
Al contempo amava troppo il figlio, per arrabbiarsi e imporgli quel severo castigo, che la morale e il buon senso dell’epoca avrebbero imposto.
Così rigida e immobile, lasciava che il suo adorato figlio godesse impunemente del suo corpo. Si consolava, pensando che un fatto del genere sarebbe rimasto del tutto isolato e sicuramente crescendo il figlio avrebbe dimenticato l’accaduto o si sarebbe reso conto della gravità di ciò che aveva fatto.

Così il fanciullo continuava imperterrito a dare sfogo alle sue pulsioni. Il piccolo pene, smanioso di nuovi piaceri, aveva abbandonato la calda insenatura delle chiappe e si era fatto strada tra le cosce, sfiorando le labbra del sesso materno.
La sua piccola manina intanto era partita in esplorazione. Dalle cosce era timidamente risalita sino al seno e poi fattasi ardita si era posata sul folto vello della fica.

Incresciosamente, tali manovre non mancarono di stimolare la giovane donna, che da ormai parecchio tempo soffriva per l’assenza del marito. L’imbarazzo e la vergogna invasero il suo animo ed ora doveva reprimere i sospiri di piacere, provocati da quelle carezze infantili.
Ma finalmente quella tortura sembrò giunta al termine, il bambino prese ad ansimare sempre più forte e i suoi movimenti divennero veloci e frenetici. Poi d’improvviso si arrestò e dopo poco si staccò dal corpo della madre. Bastarono pochi minuti affinchè un sonno profondo si impadronisse di lui.

Anche Amalia provò a dormire, ma i sensi eccitati non le permettevano di assopirsi.
Sicché con molta vergogna dovette masturbarsi con a fianco il proprio figlio. Nel mentre si dava piacere, ripensò a quel che era appena accaduto e un osceno desiderio le procurò una forte e perversa eccitazione. La tentazione era forte e forse avrebbe preso il sopravvento, ma un provvidenziale orgasmo giunse a placarla. Così il bambino e il suo pene non furono violati dal furore di quel fuggevole e segreto desiderio.

Il giorno dopo madre e figlio arrivarono finalmente a Vienna. Come aveva previsto Amalia quel che era successo in viaggio rimase un episodio isolato e niente del genere si ripeté.
Amalia ebbe altri figli dal marito, ma Sigismondo fu sempre il favorito della mamma. Molti anni dopo racconterà la sorella Anna, con malcelato rancore, che Sigismondo era il classico primogenito privilegiato, un giovane tiranno in famiglia, l’unico ad avere una stanza ed una lampada a petrolio personale. Per fare un altro esempio, Anna ricordò anche che lei prendeva lezioni di piano, ma poiché il fratello non tollerava queste esercitazioni al piano che, diceva, lo disturbavano nella sua concentrazione, le lezioni di piano cessarono immediatamente, per ordine della solita Amalia.
Tale attaccamento materno era ovviamente ricambiato in pieno. Sappiamo infatti che Sigismondo, seppure sposato e con figli, andava a trovare la madre tutte le domeniche con un mazzo di fiori. Inoltre lo stesso ebbe a dire:”Se un uomo è stato il cocco indiscusso della sua mamma, per tutta la vita egli manterrà questo senso di trionfo… Del resto questa è la relazione perfetta, quella che contiene in sé la minore quantità di ambivalenza, di tutte le relazioni umane”.

Qui termino il racconto e spero che abbiate gradito le vicende di colui che per primo analizzò il tabù che tanto ci affascina.
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