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Quell'estate persi la retta via - 1 -


di twin78
27.06.2022    |    32.023    |    34 9.8
"Lei sapeva che io avrei dormito, quindi, sarei rimasta senza difese..."
La mia famiglia aveva una proprietà in un villaggio turistico in Calabria e quell’anno, per la prima volta, i miei erano impossibilitati ad andarvi.
Nel mese di agosto erano soliti affittarla, ma qualcuno doveva andare prima ad accertarsi che tutto fosse a posto. Avere una casa vacanza ha anche dei compiti, non solo privilegi, specialmente quando resta chiusa per più di nove mesi l’anno.
Della famiglia ero quella più libera e mi chiesero se potevo andare ad aprirla e a controllare che tutti i lavori fossero fatti nel migliore dei modi.
Non ero molto felice, un villaggio turistico, nel mese di giugno e luglio non funziona molto: molte attività commerciali sono chiuse, molti servizi sono mancanti e in più ero senza macchina. Però, era da fare.
Una settimana prima della partenza i miei ricevettero in visita degli amici del mare che erano di Padova, noi di Milano e la figlia adolescente di questa coppia, quando seppe che io sarei stata al villaggio da sola per quasi un mese chiese, con insistenza, di potermi accompagnare. I miei accettarono, senza nemmeno consultarmi.
Avevo trentadue anni, incastrata in un matrimonio poco felice, quella vacanza di un mese, lontana da lui mi inquietava, da una parte mi sarei liberata dai doveri coniugali che non era affatto piacevoli ma dall’altra temevo lui mi tradisse. In realtà speravo lui lo facesse, ma che poi fosse abbastanza uomo da lasciarmi e andarsene, ma era quel tipo di uomo che aveva ricevuto un’educazione familiare e religiosa che gli imponevano di restare con la moglie fino alla morte. Tradendola, magari, ma non lasciandola mai.
Ero convinta che quella ragazzina mi avrebbe infastidita: mi ero immaginata una vacanza libera da orari, mangiare quando avevo fame e quello che volevo ma se avessi avuto lei tra i piedi, avrei dovuto essere più diligente.
Ricordo mia madre che disse «Così magari ti viene voglia di farmi un nipotino».
Ovvio, avere una scassacazzi in mezzo ai coglioni mi avrebbe di certo fatto venire voglia di crearne uno mio personale.
Le mie rimostranze andarono a vuoto e mi trovai in treno con Chiara, adolescente troppo loquace per i miei gusti.
All’arrivo al villaggio ero già esaurita e mancavano altri 28 giorni.
Per fortuna poi ci capimmo, lei aveva le chiavi dell’appartamento dei suoi e così li aprimmo entrambi e capì il gioco sporco della madre, ero già lì, potevo dare un occhio anche al suo appartamento, ovviamente a costo zero. L’unica cosa bella era che al pomeriggio lei se ne andava nel suo appartamento lasciando me libera di stare sola.
Mi ero portata i miei giochini, quelli con cui mi sollazzavo tutti i pomeriggi a casa, falli di varie dimensioni, plug anali e vibratori. Tutti oggetti presi all’insaputa di mio marito.
Lui mi scopava solo alla missionaria, ogni altra posizione era troppo porca e “non se la sentiva”. Figurarsi se avesse saputo che la sua mogliettina si dava piacere da sola, con l’uso di tali oggetti.
Quando Chiara andava via era mia premura chiudermi sempre a chiave, la scusa era la sicurezza. Lei sapeva che io avrei dormito, quindi, sarei rimasta senza difese.
Per qualche motivo nascondermi da lei, darmi quel piacere segreto, mi eccitava maggiormente.
Un pomeriggio con un plug nel culo e il vibratore sul clitoride alla massima potenza, stavo per raggiungere uno di quegli orgasmi da brividi quando, alla scena di una forzata inculata, si sostituì, sullo schermo del telefono, il nome della madre di Chiara.
Imprecai ma il piacere aumentò e restai a fissare quel nome che lampeggiava: sapere che stavo facendo attendere qualcuno per avere un orgasmo mi piacque da impazzire.
Tolsi il vibratore e lo sostituii con le dita, premetti forse ed ebbi una scarica potente, uggiolai il mio piacere e quando il telefono smise di vibrare mi accasciai sul letto, esausta ma molto soddisfatta. Avevo il fiato corto ed ero un bagno di sudore.
Quando riapparve il nome della madre della ragazza, risi e lo fissai, poi risposi.
«Anna! Buongiorno!»
«Ah, scusa eri impegnata? Hai il fiatone». Non mi sentii di dare spiegazione e le chiesi cosa le servisse.
«Non riesco a contattare Chiara».
«Forse si è addormentata e magari ha tolto i toni». Provai a spiegare, intanto mi infilai due dita nella fica e raccolsi i miei umori, li portai alla bocca e leccai.
«Puoi passarmela?»
Quando le dissi che Chiara era nell’altro appartamento mi chiese di andare a controllare. Scoglionata accettai, ma le dissi che l’avrei fatta richiamare.
Mi vestii in fretta e uscii, pensando che avrei fatto in due minuti, solo il tempo di svegliare la ragazzina e darle il messaggio. Tra il mio cancelletto e il suo c’erano una ventina di metri, ma pensare di uscire in strada con i plug nel culo mi eccitò ad ogni passo.
Avevo le chiavi ed entrai, sicura che stesse dormendo, ma quando fui sotto la sua veranda i miei passi rallentarono. La piccola stava guardando un video sul telefono, con gli auricolari, era nuda e si stava sgrillettando.
La mia salivazione si azzerò e la vidi, per la prima volta per la giovane donna che stava per diventare. Era a pancia sotto, a gambe aperte e due dita dentro la fessurina. Il clitoride era stimolato dal polso. Ansimava di brutto, aveva una vocetta squillante che mi aizzò gli ormoni. Scrissi ad Anna che la figlia dormiva e che aveva le cuffiette nelle orecchie e che forse non aveva sentito la chiamata. Le dissi che avrebbe richiamato più tardi. Aggiunsi che stavo entrando in doccia, per essere sicura che non avrebbe insistito. Aprii la videocamera e feci un video a quella ninfetta. Zoomai sulle dita che entravano, sul buchetto esposto ma poi tornai a riprenderla tutta, era eccitante nell’intero. Quando la sentii venire ebbi una specie di mini-orgasmo anche senza stimolarmi. La mia fica palpitava, affamata. Tornai sui miei passi e andai a casa mia, sul mio letto e mi scopai furiosamente con il dildo più largo, con il video di Chiara che girava in loop. Mi feci male, spingendolo dentro, sentendo fastidio anche dietro con il plug ancora infilato. Entrò solo la cappellona ma ebbi un orgasmo impetuoso che mi lasciò tremante.
Solo dopo qualche minuto mi resi conto di cosa avevo fatto e mi pentii. Era una ragazzina, cazzo! Come poteva avermi eccitata? Poi la conoscevo da sempre, conoscevo i suoi genitori e me l’avevano affidata, sicuri che sarei stata matura! Come potevo averla filmata? E poi godere con quel video?
Ripensai all’unica mezza esperienza lesbo della mia vita, tanti anni prima, alle superiori. Io e un’amica, stufe dei ragazzi avevamo scherzato sullo stare insieme io e lei e una domenica a casa sua, davanti alla tv, infreddolite, ci abbracciammo sotto il plaid e io presi a dondolare, per cullarci.
Dopo qualche minuto, lei mi chiese di smettere e io lo feci ma poi sentii contro la caviglia qualcosa di umido. Lei si alzò e andò in bagno e io pensai che avesse avuto qualche perdita di urina. Mi toccai la caviglia ma l’odore che sentii era inconfondibile.
Ricordo che mi eccitò, anche se i rapporti tra donne erano un tabù, almeno nella mia realtà. La domenica dopo successe ancora, lei cercò di fermarmi e io le dissi che mi scaldava dondolarmi e lasciò fare. Poi la sentii irrigidirsi e mi disse che doveva andare in bagno. Non ne parlammo mai, ma successe ogni domenica per circa due mesi.
Ma dopo quello, non avevo più pensato a certe cose, ero diventata amante del cazzo e di tutto ciò che poteva penetrarmi e darmi piacere. Ma la vista di Chiara su quel letto mi tormentò anche quella notte. Lei era nell’altra stanza, dormiva e io mi masturbai a lungo con quel video. Mi sentivo sbagliata, in errore ma non riuscivo a smettere. Quando il video zumava sulla fica fermavo l’immagine e mi veniva l’acquolina in bocca, saperla di là che dormiva… pensai di farla bere la sera successiva, anche solo per poterla vedere più da vicino.
La mattina dopo mi sentii uno schifo, aver pensato di farla bere per poter guardarle la fica da vicino… che razza di pervertita ero? Era abuso, cazzo! Ma ancora non riuscii a cancellare il video e quel pomeriggio mi ritrovai impalata su uno dei falli con il video di Chiara. In preda alla smania, dopo circa un’ora andai nell’appartamento accanto sperando di vederla ancora. Appena la vidi mi nascosi, era a pancia sopra, le gambe raccolte contro il petto, con una mano teneva il telefono davanti agli occhi e con l’altra si strofinava un cetriolo tra le labbra della fichetta. Feci un altro video, stavolta tutto concentrato sulla fica aperta, lucida e rossa che veniva solcata dal cetriolo. Ad un certo punto prese a strofinarlo con forza, veloce, contro il clitoride e poco dopo venne con quei suoi gridolini infantili ed eccitanti. Come il giorno prima tornai in camera e mi masturbai furiosamente. Il fallo più grosso, largo come un limone, mi entrò per metà, sentivo l’ingresso della vagina tendersi, la pelle delicata faceva male ma io lo muovevo dentro e fuori con energia. Credo che il mio subconscio mi imponesse di soffrire per poter scusare una cosa tanto blasfema. Una cosa tipo “ti vuoi masturbare sulla ninfetta? Ok, ma spaccati la figa e vediamo se poi godi ancora” e io godevo, cazzo se godevo, nonostante il dolore. Era come se mente e corpo si scindessero: la mente ordinava la punizione, il corpo eseguiva ma il piacere era troppo grande per smettere.
Mi sentivo come fossi pazza, per tutto il giorno ero matura e responsabile, poi nel buio della mia camera, ero perversa e depravata. Chiara aveva preso il posto dei miei porno. Guardarla masturbarsi e sentirla godere surclassava tutto.
Un giorno in spiaggia mi parlò del suo ragazzo, più grande di lei di un paio di anni. Mi chiese consiglio e, anche in quel frangente, mi sentii una merda. Lei mi vedeva come un guida, una sorella maggiore, una zia mentre io mi ammazzavo di piacere sui video che le avevo girato. Che pervertita di merda!
Il ragazzo non le ricambiava il sesso orale, mentre lei era quasi obbligata a farglielo.
Si sottometteva perché ne era innamorata e non gli concedeva altro. Scoprii che era vergine, cosa che me la fece piacere ancora di più. Le spiegai che non era giusto, che godere era importante per entrambi, che lui non poteva avere schifo di praticarle del sesso orale mentre lei era obbligata. Da che pulpito, nemmeno mio marito mi leccava più, ma almeno io mi limitavo a segarlo senza prenderlo in bocca, per farglielo diventare duro, per la settimanale. Ma a lei non potevo dirlo.
Mi disse che un paio di volte lo aveva fatto ma, poi, lei quando raggiungeva l’orgasmo, faceva anche la pipì e a lui faceva schifo. Mi venne subito il dubbio che non fosse pipì ma come spiegarlo? Io non ho mai squirtato, non così naturalmente, quindi non sapevo bene cosa dire. Le feci delle domande e mi disse che se si masturbava da sola non succedeva, ma con lui sempre. Man mano la conversazione si fece sempre più intima, alla fine mi chiese se potevo mostrarle come mi masturbavo io, che forse non lo faceva nel modo corretto. Panico totale. Io e lei nude nel letto per una lezione dimostrativa sulla masturbazione? Non ero certa che sarei sopravvissuta.
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