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Eva. Il Eva. Gioco dei Tre Corpi (II parte)


di Membro VIP di Annunci69.it MyLove
01.07.2025    |    2    |    0 6.0
"«Perché dopo che li avevo presi entrambi, dopo che mi avevano riempita la bocca e il pensiero… lui — il porco — mi guardò e disse: “Aspetta..."
La porta si chiuse dietro di me.
Eva non disse nulla.
Solo uno sguardo. Lento, profondo.

Mi fece sedere. Mise due dita sul mio petto, mi indicò la poltrona.
Poi prese posto davanti a me, con le gambe piegate sotto la sua vestaglia color sabbia, semiaperta, che lasciava intravedere le sue curve nude.
Sotto non portava nulla, tranne il suo fantastico profumo.

Mi guardò.
Poi parlò, con tono caldo e distante, come se stesse leggendo un ricordo appena vissuto.

È successo due settimane fà.
Un cliente molto facoltoso, uno di quelli che non fanno tante domande ma pagano per il silenzio e la precisione, mi ha chiesto di essere sua per l’intera serata.
Voglio tu sia solo mia, e solo per me. E che tu sia… disponibile a realizzare qualcosa di mio.

Aveva quel modo di parlare un po’ arrogante, un po’ viscido.
Il classico uomo d’affari sulla sessantina, con la pancetta coperta da camicie firmate, le mani curate, ma lo sguardo da porco.
Molto porco.
Un porco elegante.

Quando è arrivato, non era solo.
Con lui c’era un ragazzo.
Il suo dipendente.

Alto, fisico scolpito.
Palestrato.
Pelle liscia, giovane.
Occhi un po’ imbarazzati, un po’ affamati.
Aveva la faccia di uno che ancora crede di poter controllare tutto…
e invece sta già scivolando nel piacere.

Lui entrò per primo.
Mi baciò sulla guancia, mi porse un regalo — una bottiglia costosissima — e si sedette con le gambe larghe, facendomi segno di chiudere la porta.
'Fallo entrare solo quando ti dico io,' mi sussurrò.

Mi fece togliere la vestaglia.
Mi guardò per un lungo tempo.
Mi fece girare su me stessa.
Controllava ogni dettaglio.
Mi volle vedere a pecorina…
Poi disse:
Adesso apri. Voglio che veda che cos’è davvero una femmina.

Aprii.

Il ragazzo entrò.
Vestito sportivo, pulito, leggermente nervoso.
Aveva il pacco visibile anche da vestito, sarà stato anche l’attesa.
Si guardava intorno come se non sapesse bene dove mettere gli occhi.

Io?
Ero in piedi.
Nuda.
Solo i tacchi.
Seno in bella vista.
Capezzoli duri.
Sorriso calmo.

Mi avvicinai a lui.
Lo salutai con un bacio sulle labbra, lento.
Poi presi la sua mano e la portai sul mio fianco.
Era rovente.

Il cliente si mise comodo sulla poltrona.
Si tolse i pantaloni.
'Non lo toccare ancora,' mi disse.
'Prima voglio godermi lo spettacolo.
Fallo sedere.
Poi mostrati. Come sai fare tu.

Eva si fermò nel racconto...
Mi guardò.
Io ero eccitatissimo, immobile, sospeso dalle sue parole.
Lei se ne accorse.
Fece scivolare la vestaglia un po’ di più.
Il seno sinistro ora era scoperto, duro, con i grossi capezzoli dritti

Poi tornò a parlare, con tono più basso:

“Ho iniziato a toccarmi davanti a loro.
Piano.
Le mani sul seno.
Sulla pancia.
Tra le gambe.
Li guardavo uno per uno.
Il vecchio con la pancetta, con quel sorriso da porco.
Il ragazzo, incapace di restare fermo sulla sedia.

Poi mi misi in ginocchio.
Mi voltai.
E dissi: 'Chi vuole essere il primo?'

Mi guardò con il suo sguardo trasgressivo.
Sorrise.
Poi mi aggiunse, sussurrando:

“Se vuoi sapere com’è andata…
devi toccarmi.
E mentre mi tocchi…
ti racconto il resto.
Ma solo se sai restare lucido.
Perché dopo…
difficilmente potrai trattenerti.”


Mi sfiorò la coscia con le dita.
Poi salì piano, fino al mio cazzo durissimo che stava combattendo nel restare nei box.
Non disse nulla.
Solo uno sguardo, e un sorriso di quelli che ti fanno capire tutto.

Poi iniziò di nuovo a parlare, mentre mi stava segando il mio cazzo grosso e turgido.

Mi voltai.
E dissi: ‘Chi vuole essere il primo?’
Il vecchio mi guardò, godendo come un pazzo, e fece un cenno al ragazzo.
'Vai. Impara. Poi vengo io e ti faccio vedere come si tratta una femmina come lei.

Il ragazzo si avvicinò.
Le mani gli tremavano.
Io mi inginocchiai.
Sfilai lentamente i suoi pantaloni.
Il suo cazzo era tutto duro aveva la cappella grossa e tutta gonfia.
Ma inizio ad avere gli occhi… persi.

Quando lo vidi…
capì perché il suo datore di lavoro se lo portava in giro.
Aveva un bel pisellone imponente.
Lungo. Spesso. Un’asta di piacere tutto da divorare e farlo impazzire…di quelli che piacciono a me.

Lo presi tra le mani, con dolcezza.
Poi lo misi in bocca cercando di infilare tutta la grossa cappella che facevo difficoltà a prendere.
Lui tremava.
Gemette già al primo tocco.

Ma non lo feci venire.
Mi fermai.
Mi alzai.
E mi misi sopra di lui, lentamente.
Gli feci sentire cosa significa essere dentro una donna che sa cosa fare con ogni millimetro del tuo corpo.”

Eva ora mi stava toccando apertamente.
La sua mano aveva trovato la mia erezione.
Mi accarezzava piano, con ritmo, ma senza lasciarmi esplodere.

Poi sussurrò:

Ma il bello è arrivato dopo.
Il cliente si era alzato.
Aveva tolto la camicia, la cintura, ma teneva la cravatta.
Mi prese per i capelli.
Mi disse: ‘Ora smetti con lui. È il mio turno. Voglio la tua bocca.
Ma stavolta… in piedi.
E con lui che guarda.

Mi infilò tutto in gola.
Forte.
Continuo.
Aveva un odore forte.
Il membro era unto, duro, maturo.
Mi veniva da soffocare… e lui lo sapeva.
Ma non si fermava.

Il ragazzo si toccava.
Mi guardava.
Mi diceva ‘Dio, sei pazzesca…
Io… non rispondevo.
Solo gemiti pieni.

Quando venne…
fu come un’onda.
Mi riempì la bocca.
Mi strinse la nuca.
E mi disse:
‘Tieni tutto.
Se ne scivola anche solo una goccia… niente extra.

Ingoiai.
Tutto.
Lento.
Guardando negli occhi entrambi.

Eva ora era sopra di me.
Il suo corpo mi spingeva verso il limite.
Io tremavo.
Il suo seno sulla mia bocca.
Il respiro sul mio orecchio.

Mi guardò.
Io ero al limite.

Eva era sopra di me.
La sua pelle scivolava contro il mio cazzo turgido, lei era bagnata.
Mi accarezzava con la voce e con il corpo.

«Ma non è finita qui…» sussurrò, con il respiro rotto e lento.
«Perché dopo che li avevo presi entrambi, dopo che mi avevano riempita la bocca e il pensiero…
lui — il porco — mi guardò e disse: “Aspetta. C’è un’altra sorpresa.”»

Io ero a letto, nuda, ancora con il sapore sulla lingua.
Il ragazzo era seduto ai piedi del letto, ancora con il cazzo mezzo duro.
E poi… sentii bussare.

Aprì la porta.
E fece entrare un altro.
Un altro ragazzo.
Più giovane ancora.
Un corpo da nuotatore, petto rasato, pantaloni attillati, occhi che mi mangiavano già prima di parlare.

Il cliente disse solo:
È nuovo. Ma ha capito tutto.
Guarderà. Poi parteciperà.

Eva ora era addosso a me, il seno sulla mia bocca, la sua mano avvolta intorno al mio desiderio.
Continuava a raccontare… mentre mi stava portando al limite.

“Mi inginocchiai sul letto, in mezzo a loro.
Uno davanti che lo infilava in bocca.
Uno dietro nella figa.
E uno in piedi, che mi sfiorava e giocava con il mio buco del culo.
Iniziarono a giocare con me, uno alla volta. Poi insieme.
Mi presero per i fianchi, mi giravano, mi baciavano ovunque.

A un certo punto, avevo un cazzo nella bocca, uno nella figa…
e un altro che si masturbava guardando la scena, pronto a entrare appena qualcuno si ritirava.

Le mani ovunque.
La pelle bollente.
Il ritmo… travolgente mi penetravano in sintonia, era qualcosa di fantastico.

Mi prendevano come volevano.
Mi facevano girare, aprire, piegare.
Mi sentivo viva.
Sporca nel modo più sublime.
Penetrata in due nella figa, ci volevano provare in tre mettendomelo nel culo ma non sono riusciti ad organizzarsi.
Ma riuscirono con uno in bocca. Uno nel culo. E uno nella figa.
Il mio corpo diventava solo piacere. Solo accoglienza. Solo fuoco.

La voce di Eva ora era rotta.
Lei stessa stava rivivendo tutto, mentre mi stava toccando, cavalcando, guardando.
Il suo corpo tremava sopra il mio.
I suoi occhi brillavano.

Eva si fermò.
Mi guardò negli occhi.
Le sue mani strette sulle mie.
Il suo corpo, completamente bagnato, premuto sul mio cazzo.

Eva non si era fermata.
Era sopra di me, la voce più calda del suo corpo.
Parlava e si muoveva.
Mi raccontava… e mi possedeva.

Il suo sguardo era in trance.
I ricordi la stavano eccitando tanto quanto me.

A un certo punto, non c’erano più ruoli.
Eravamo tre uomini e una donna.
Ma io non ero solo la donna.
Ero il centro. Il fulcro. Il motivo per cui erano lì.
Mi volevano.
Mi usavano.
E io li guidavo, li eccitavo, li lasciavo entrare, uno alla volta, due insieme…
a volte, tutti.

Il più giovane era instancabile.
Mi cavalcava con una foga da animale, ma con occhi dolci, quasi innamorati.

Il secondo — quello palestrato — mi prendeva per i fianchi e mi sussurrava frasi da maiala, senza mai fermarsi.

Il cliente… il porco,
stava seduto, si toccava, rideva e a tratti si alzava solo per venire a farmi tacere la bocca.
Mi afferrava i capelli, mi entrava profondo, e poi si ritirava per lasciarmi di nuovo agli altri.

A volte li avevo tutti e tre addosso.
Uno nella bocca, uno dentro alla figa… e il terzo che mi accarezzava, mi sculacciava, mi incitava.
Ero completamente aperta, usata, accolta.
Ma mai passiva.
Guidavo tutto.
Fino all’esplosione.

E quando il più giovane è venuto dentro di me — urlando, stringendomi le cosce —
gli altri due si sono lasciati andare.
Uno mi è venuto in faccia.
L’altro sulla schiena.

Mi sono lasciata cadere sul letto.
Sfinita.
Fradicia.
Felice.

Eva ora si fermò.
Il suo sguardo su di me era come fuoco.
La sua pelle brillava di sudore e piacere.

Mi è piaciuto.
Da impazzire.
E sai cosa mi ha fatto impazzire di più?
Si abbassò, mi leccò il petto, mi morse l’orecchio.

«Che erano lì solo per me.
Che si sono lasciati guidare.
Che non volevano niente…
solo farmi godere.
Come tu adesso.
Come ti sto facendo godere, ascoltando tutto questo…
senza neanche aver toccato altro che parole.»

Eva iniziò a muoversi più forte su di me.
Mi stava cavalcando come se anche lei stesse rivivendo tutto.
Io non ero più nel racconto.
Ero dentro l’onda.

«Lo rifarei.
Lo voglio rifare.
E forse…
voglio che la prossima volta tu sia lì.
Che tu li guardi.
Che mi guardi.
E poi… che tu sia l’ultimo.
Quello che resta.
Quello che mi prende davvero.»

E fu in quel momento che esplosi.
Non per la mano.
Non per il corpo.
Ma per la testa.

Per quel mondo che mi aveva aperto.
Per il modo in cui Eva usava il piacere come linguaggio.
Perché in quel letto, in quel racconto…
non c’era solo sesso.
C’era potere, abbandono, arte.

E io…
ero suo.
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