Prime Esperienze
La metamorfosi.Da Checco a “Checca” Cap. 1/2


09.06.2025 |
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"Preso atto che non riusciva a resistere all'eccitazione provocata dalla potenza del testosterone di quella età e che, perciò, ormai neanche più la..."
Francesco o più semplicemente “Checco”, diminutivo col quale l'avevano sempre chiamato in famiglia e, poi, anche i compagni di scuola e gli amici più stretti, all'epoca dell'inizio di questo racconto, aveva 14 anni ed era un ragazzo solare, di indole buona, educato, che sapeva stare in mezzo alla gente, ridere di cuore e far ridere, riuscendo a diffondere intorno a sé calore umano. Faceva parte di un piccolo gruppo di adolescenti che si conoscevano fin da bambini e, insieme amavano andare al cinema, che era a pochi passi da casa e che la domenica mattina proiettava film che spaziavano dal genere western a quelli “cappa e spada” o a quelli di improbabili storie di fantascienza in cui mostri preistorici invadevano una qualche città abbattendo palazzi e scatenando disastri a ripetizione.
In quella fascia oraria di quel giorno, gli spettatori erano talmente pochi che lui e gli amici potevano sedersi dove volevano e cambiare anche di posto senza alcun problema e si eccitavano talmente tanto, quando i “buoni” stavano per sconfiggere i “malvagi”, che spesso facevano un po' tanta “caciara” con grida di incitamento verso i primi che rappresentavano il Bene che vinceva il Male.
In quei casi, l'addetto al controllo dei biglietti all'ingresso, era costretto a intervenire minacciandoli di espellerli per quel comportamento che poteva disturbare quei ( pochi ) altri spettatori che non sembravano, però, particolarmente interessati né alla trama del film né disturbati dalle grida di incitamento dei ragazzini e anzi li guardavano con benevolenza e qualche amichevole sorriso.
Ma il Male non esiste solo nei film e, ben presto, avrebbero scoperto che esso si poteva annidare dappertutto anche sotto le vesti di persone apparentemente tranquille e perbene.
Infatti ogni tanto, nonostante ci stessero tantissimi posti liberi, capitava che qualche “signore” o “vecchio” come loro li definivano, si sedeva proprio di fianco all'ultimo della fila e, continuando, o facendo finta di continuare, a seguire il film, lentamente iniziava ad strusciare la mano sulla coscia di quello che gli stava seduto di fianco.
In quei casi, allora, quello che stava ricevendo quella “particolare attenzione” si alzava di scatto e tutti si spostavano in un'altra fila libera, magari verso il fondo della sala ma, spesso capitava, che quello stesso “signore” dieci/quindici minuti dopo, approfittando del buio, tornasse di nuovo a sedersi di fianco al primo o all'ultimo della fila ricominciando a sfiorargli la coscia.
Era una situazione molto fastidiosa ma la voglia di vedere il film e, soprattutto, il convincimento che protestare apertamente non avrebbe sortito alcun effetto tenuto conto che l'addetto del cinema rimaneva per tutto il tempo fuori, non restava altro da fare che spostarsi nuovamente e così ogni qualvolta quella situazione si presentava.
Un giorno, però, accadde che di fianco a Checco, che era proprio l'ultimo della fila, si sedette un “vecchio” che, al giorno d'oggi però, si potrebbe definire un “giovane uomo” intorno ai 40 anni.
Checco lo guardò di sottecchi, preoccupato che anche quel giorno si sarebbe svolta quella scena ma, con sollievo, gli parve che quell'uomo fosse interessato solo al film e visto che, ormai, era già trascorso un quarto d'ora dal suo arrivo, si persuase che non fosse come gli altri anche se gli sembrava, alquanto strano che, con tanti posti vuoti, si fosse seduto proprio lì.
E invece, ad un tratto la gamba dell'uomo si appoggiò alla sua e, allora, Checco la spostò leggermente di lato ma quella ritornò di nuovo ad appoggiarsi.
Checco, questa volta rimase fermo perché pensò che quell'uomo potesse avere un qualche problema fisico che gli impediva di mantenere le cosce vicine tra di loro memore del fatto che suo nonno, a causa di una grossa ernia inguinale, era stato costretto per tanti anni a stare sempre seduto a gambe larghe ma, ad ogni buon conto, continuò a tenerlo sotto controllo guardandolo di tanto in tanto sempre con la coda dell'occhio.
Una strana sensazione, tuttavia, si presentò all'improvviso nella sua mente che non era proprio di fastidio bensì di uno strano e per lui insolito sottile piacere di quel contatto che, per la prima volta in vita sua, avvertiva.
Si trattava però di capire se l'uomo lo facesse per necessità fisica o se invece lo faceva apposta ma, comunque, restava quella strana sensazione di cui non riusciva a decifrarne la natura o il perché.
All'improvviso, la mano di quell'uomo, arrivò sul suo ginocchio che era scoperto perché, con il caldo che faceva quel giorno, aveva indossato un pantaloncino corto che lasciava nudo non solo il ginocchio ma anche metà coscia e Checco, a quel contatto, sentì, per la prima volta, un leggerissimo brivido che anziché essere di paura gli sembrò una sorta di un incipiente piacere che spostò la sua attenzione dalla trama del film tanto che non si accorse che era già apparsa la parola “Fine” sullo schermo appena un attimo prima che si accendessero le luci nella sala.
Tornato a casa, la mamma che stava finendo di preparare il pranzo gli chiese “Allora tesoro, com'era il film, ti è piaciuto e ti sei divertito insieme ai tuoi amici?”
“Il solito film dei soldati americani che combattono i pellirosse che stanno per avere il sopravvento ma, per fortuna, è arrivato il 7° Cavalleggeri che li ha salvati mettendo in fuga i “cattivi indiani”.”
“Dai, vatti a lavare le mani ché tra un quarto d'ora si va a tavola.” lo esortò la mamma.
Checco, entrò in bagno e ne approfittò per fare la pipì ma quando tirò fuori il pisello, si accorse che si era stranamente indurito.
Possibile che fosse per quella strana sensazione di piacere che aveva avvertito al contatto della sua coscia con quella di quell'uomo e, se fosse stato per questo, che significava quella erezione?
“Forse è simile a quello che mi succede quando la mattina al risveglio spesso è duro e, qualche volta, addirittura la mutandina è bagnatissima come se mi fossi fatta la pipì addosso ma anziché essere giallina è invece bianco e lattiginoso.
Tornò, comunque, velocemente nella sala da pranzo dove era seduto anche il papà ma, per molto tempo, pur mangiando quasi tutto, restò con la testa altrove tanto che la mamma gli chiese se stesse bene oppure ci fosse qualcosa che lo preoccupava.
“No mamma, tutto bene. Stavo solo pensando a come far passare il tempo dalla prossima settimana visto che tutti gli altri ragazzi saranno in vacanza da qualche parte.”
“Dai, fra tre settimane partiamo anche noi e avrai sicuramente occasione di conoscere altri nuovi amici con cui divertirti e passare delle belle giornate al mare e magari anche serata a zonzo per la cittadina che conosci da sempre.”
“Stavo pensando che, magari, più tardi potrei andare a fare una passeggiata o c'è qualche altra cosa da fare assieme a me?”
“No, dobbiamo sistemare un po' di cose a casa della nonna. Perciò sei libero di fare quello che vuoi. Però, mi raccomando, non fare tardi e torna non oltre le 18:30. ”
Checco, allora, andò nella sua cameretta e riprese a leggere il libro che aveva iniziato qualche giorno prima in attesa che si facesse un po' più tardi per uscire visto il gran caldo di quella giornata.
“Noi andiamo dalla nonna, allora. Ciao tesoro, a più tardi!” esclamò la mamma dal corridoio e, qualche secondo dopo, udì il rumore della porta di casa che si richiudeva.
Il caldo, però, era davvero opprimente e non sarebbe servito a nulla aprire la finestra perché sarebbe sicuramente entrata ulteriore aria calda.
Perciò, decise di spogliarsi completamente e, appena fatto, si sdraiò sulle lenzuola che almeno davano un minimo di frescura.
A un tratto, gli rinvenne in mente quello che era successo nella stanza da bagno, un paio d'ore prima e l'associazione che aveva effettuato con quello che gli capitava, ogni tanto, di scoprire la mattina al risveglio e, per una ulteriore associazione di idee, con quella del tutto nuova sensazione di piacere provata al contatto della coscia dell'uomo seduto accanto a lui nella sala cinematografica.
Quella miscela di sensazioni unite alla nitida immagine di sé che toccava con la mano un grosso, quasi enorme, bastone di carne, caldo e pulsante dell'uomo del cinema e della mano di questi che guidava la sua dandogli il ritmo giusto e desiderato di come fargli una sega e, poi, in una sala totalmente deserta, accompagnare la sua testa verso la propria verga e dirgli di succhiarglielo dando iniziali consigli che diventavano poi ordini di come farlo godere mentre la bocca di Checco saliva e scendeva leccando e succhiando e arrivare sempre più in giù fino alla base e risalire per poi scendere di nuovo mentre l'uomo dava continui colpi verso l'alto fino a far toccare la punta del suo cazzo sul fondo della gola e ad incitarlo a continuare, portò immediatamente Checco ad una eccitazione che non aveva mai sentito ma che sapeva, nel profondo del suo animo, che era quello che desiderava più di qualsiasi altra cosa.
E, allora, a quel ricordo iniziò a toccarsi lentamente e, vedendo che continuava ad indurirsi e la cappella uscire dal prepuzio, aumentò la velocità di scorrimento della mano e gli piacque molto vederla tornare coperta dalla pelle guidata dalla mano per poi uscire di nuovo quando la stessa mano tornava in giù e, poi, nuovamente comparire per poi sparire ancora e così via.
Non solo era bello vederla impegnata in quel gioco di apparizione e sparizione ma, associato a quel gioco, cominciò ad avvertire anche un piacere crescente che aumentava contestualmente alla velocità con cui la mano scorreva lungo l'intera asta e poi ritornare indietro.
Cominciò, allora, ad ansimare e il vedere il suo torace che andava su e giù, innescò un perfetto circolo di eccitamento, più si masturbava e più e ansimava e più ansimava e più aumentava la foga della masturbazione e, all'improvviso, sentì salire una forza che spingeva da dentro lo scroto che si trasformò appena dopo in un potente getto di liquido bianco a cui fece seguito un nuovo schizzo e poi ancora altri due che, dopo un lungo tratto del corpo, andarono a schiantarsi sul suo volto, sulla base del collo e gli ultimi due sul capezzolo destro contestualmente all'immagine della sua bocca che veniva riempita totalmente da una gran quantità di sborra calda e pastosa.
Da quel momento la sua vita cambiò, l'adolescente che era in lui, all'improvviso aveva scoperto una nuova e diversa parte del proprio corpo, le forti sensazioni che provava per un diverso e immenso piacere che gli si presentava con tutta la potenza che un pensiero era capace di sprigionare unita a quella immagine dell'uomo che aveva scatenato quella potente eccitazione.
Se ne spaventò per un attimo e questo sembrò fargli passare pensieri che, secondo l'educazione religiosa che aveva ricevuto con asfissiante frequenza, facevano parte dei tanti peccati “mortali” che lo avrebbero portato direttamente nelle fiamme dell'Inferno.
Questo terribile quadro, però, ben presto passò lasciando nuovamente il posto al desiderio di fantasticare ancora una volta sul sesso che, comunque, gli dava immediata soddisfazione ai suoi istinti che si presentavano con sempre più frequenza e talvolta anche più volte al giorno.
Preso atto che non riusciva a resistere all'eccitazione provocata dalla potenza del testosterone di quella età e che, perciò, ormai neanche più la prospettiva dell'Inferno era altrettanto potente, si lasciò andare al piacere solitario quando, con il papà al lavoro e con la mamma a fare la spesa, ne approfittava quasi quotidianamente per masturbarsi con grande vigore fino a godere con lunghi spruzzi bianchi sparati dal suo pene che andavano a sbattere molto in su fino al torace.
Un giorno, però, accadde che, alla vista di quella lunga chiazza di sperma, formata da tanti piccoli grumi bianchi che andavano su e giù seguendo il ritmo del suo torace ansimante, lo eccitò ancora di più portandolo ad una seconda e più potente eiaculazione il cui primo getto si infranse alla base del collo e, istintivamente, con le dita ne raccolse qualcuno per tastarne la consistenza e il sapore.
Era la prima volta che la toccava fisicamente e gli sembrò morbida e viscida e volendo vederla più da vicino, portò le dita all'altezza dei suoi occhi ma, mentre lo faceva, una grossa goccia colò finendo dritto sulle labbra ben aperte a causa del respiro affannoso che era ancora in corso.
Allora, l'assaggiò e gli parve che non avesse un particolare sapore ma era abbastanza dolce e, ritornando con la mente alla sensazione che aveva vissuto al pensiero di imboccare il grosso pene dell'uomo nel cinema, buttò il cuore oltre l'ostacolo e, dopo averne raccolto nuove ditate, leccò tutto infilando, infine, ogni singolo dito fino in fondo alla gola e provando un piacere che gli sembrò la perfezione assoluta.
Curioso com'era per natura, visto che quel liquido era davvero molto viscido e che ricordava il contenuto di un tubetto di vaselina che suo padre aveva usato per far scorrere meglio la parte alta di una porta scorrevole lungo il binario superiore e, poiché, aveva sentito dire da altri ragazzi più grandi che la vaselina era ampiamente usata per il sesso anale, pensò di provare a vedere se era vero o era solo una diceria, una panzana che veniva detta solo per darsi l'aria di grandi saputelli.
Con il cuore che batteva veloce nel suo petto, allora, si sfilò il pantaloncino e la mutandina, ne raccolse ancora un po' e, prima che potessero cadere dalle dita, le appoggiò delicatamente sullo sfintere anale e, con altrettanta delicatezza, dopo aver spalmato abbondantemente il buchetto, chiuse gli occhi per poter concentrare la sua attenzione su quello che avrebbe provato da lì a poco, poi spinse lentamente l'indice e, con sua grande meraviglia, avvertì che l'ano, non fornendo alcuna resistenza, si apriva consentendo alla prima falange di entrare.
Rincuorato dell'assenza di dolore, spinse allora ancora di più e anche la seconda falange entrò procurandogli più piacere e avvolgendo il dito del calore dell'interno del primo tratto.
Pensò, allora, di provare col dito medio, ben più grosso del primo e, anche in questo caso, la facilità con cui esso entrò lo meravigliò non poco e nel piccolo specchio che aveva posto dietro le natiche, l'immagine che vide riflessa fu quella del suo sfintere ben stretto intorno alla prima parte del dito.
Ormai il “gioco” era iniziato e Checco che voleva con tutta l'anima vedere fin dove poteva arrivare, senza aspettare oltre spinse fino a quando l'intero medio fu totalmente dentro ma a quel punto lo poteva solo sentire senza però poterlo vedere perché la visione era totalmente coperta dalle restanti dita e quindi da quasi l'intera mano.
Ciò, tuttavia, non lo fece perdere d'animo e, chiudendo gli occhi, si concentrò esclusivamente su quello che sentiva mentre il grosso dito cominciava ad andare avanti e indietro provocandogli un crescente piacere che presto lo portò ad una nuova erezione e ne approfittò per assaporare il doppio piacere di segarsi con una mano e “sodomizzarsi” con l'altra nello stesso momento, e scoprì che l'eccitazione fu talmente forte che la sborra fuoriuscì con violenza andando a infrangersi direttamente all'altezza della sua bocca ricoprendone totalmente la lingua.
Quella fu l'esperienza più esaltante che Checco mai più nella vita ebbe a provare non tanto perché non provò, nel corso del tempo, piaceri di altrettanta potenza ma semplicemente perché la sua vera natura, che si era palesata così all'improvviso, lui l'accolse con gioia fin dal primo momento tanto che quando ancora era steso sul letto a immaginare come sarebbe stato il suo futuro, pensò che era arrivato il momento in cui tornare, da solo, al cinema e sperare che quell'uomo o qualcun altro, altrettanto affascinante e desiderabile ma, soprattutto, molto ben fornito, gli si fosse avvicinato e gli avesse fatto capire che avrebbe voluto che gli facesse un pompino coi fiocchi e lui non avrebbe esitato un solo istante, magari anche a casa sua, a succhiarglielo più e più volte fino a lasciarlo totalmente a secco.
Purtroppo, però, qualche giorno dopo, passando davanti al cinema non vide i soliti cartelloni dei film in programma e, chiedendo all'addetto alla biglietteria, scoprì che le proiezioni delle mattinate domenicali, erano state soppresse perché quella fascia oraria non era più remunerativa vista la scarsissima affluenza degli spettatori provocata dai numerosi programmi e film che oramai davano in TV e che, pertanto, si rendeva necessario trovare qualcosa di succedaneo a quel passatempo.
Passarono cinque giorni e Checco diventava sempre più nervoso perché avvertiva che le masturbazioni quasi quotidiane con annessi gli ingoi del proprio sperma non erano più sufficienti a calmare l'enorme voglia di provare altri cazzi di ben diverse dimensioni.
Capitò, però, un paio di giorni più avanti che la nonna avesse un malore e i suoi genitori si dovettero precipitare in Ospedale.
“Dobbiamo andare immediatamente perché la situazione è molto seria. Non sappiamo quanto tempo staremo via e, perciò, dovrai organizzare da solo a gestirti il tempo e a cucinarti qualcosa. Ma sotto questo versante, sono abbastanza tranquilla perché ormai sei un ragazzo grande e sono sicura che ci riuscirai benissimo. Comunque, appena sapremo qualcosa di più, ti chiamo e ti faccio sapere come sta e se riusciamo a tornare a casa nel giro di poche ore o di qualche giorno.” gli disse la mamma con le lacrime agli occhi.
Checco fu molto colpito da quella notizia e se ne dispiacque molto essendo molto legato a sua nonna, ma, l'idea di avere molto tempo a disposizione e poter godere fino allo sfinimento per cercare di sfogare tutta la libidine che stava crescendo tumultuosamente lo portò a pensare che era arrivato anche il momento di provare nuove e più intense esperienze e, soprattutto, di fare una cosina che gli frullava nella testa da molti, troppi, giorni.
Aspettò che partissero e, dalla finestra, controllò che l'auto si allontanasse effettivamente.
Quindi, si recò in cucina e, aperto il frigorifero, cercò nei cassetti della frutta e verdura e finalmente trovò quello che cercava, un sacchetto di carta con dentro una decina di zucchini.
Li esaminò con attenzione uno ad uno scartando subito quelli che non andavano bene perché o troppo larghi o troppo lunghi oppure troppo curvi finché finalmente trovò quello perfetto, dritto come un fuso, abbastanza sottile ma non troppo e lungo non più di una dozzina di centimetri.
“Eccoti qua, ti ho trovato bello mio!” esclamò sottovoce.
Poi, lo lavò più e più volte sotto l'acqua corrente e, dopo aver finito, lo asciugò a lungo e guardandolo con soddisfazione gli disse “Benvenuto, a te l'onore di farmi sentire cosa si prova.”
Si recò, quindi, in bagno dove svuotò le visceri, si lavò con grande accuratezza e, infine, si recò nella sua cameretta dove, aperto l'armadio, prese da un suo zainetto un preservativo che aveva “rubato” dal cassetto del comodino del padre.
Era eccitato come non mai, testimoniato dalla vigorosa erezione che gli fece pensare che fosse cresciuto di dimensioni in pochi giorni tanto che il frenulo sembrava si potesse rompere da un momento all'altro non riuscendo più a trattenere la pelle tiratissima che lo collegava alla cappella. Ma decise tuttavia di dedicarsi un po' di tempo ai preliminari che aveva già apprezzato nelle precedenti occasioni in cui aveva potuto dare sfogo ai suoi istinti sessuali.
Cominciò, pertanto, ad accarezzarsi dalla punta della cappella in giù con la mano che aveva ampiamente ricoperto di saliva per favorirne lo scorrimento mentre con l'altra mano accarezzava i capezzoli che aveva già bagnato con altra saliva e facendo roteare le dita lentamente seguìto, ogni tanto, da forti strizzatine che gli procuravano un leggero dolore ma in cambio davano un piacere molto ma molto più intenso.
Per completare l'opera di completa eccitazione e completo piacere, propedeutico al vero e unico scopo che voleva raggiungere e che consisteva nel far entrare lo zucchino nel suo culo, immaginò ancora una volta l'uomo che, seduto al suo fianco nel cinema, avesse tirato fuori il suo enorme cazzone e guidando la sua mano sul proprio bastone di carne stesse in attesa che lui iniziasse a masturbarlo lentamente e poi chiedergli di abbassare la testa e prenderglielo tutto in bocca e, infine, raggiungerlo nei bagni, entrare in uno sufficientemente grande per due persone, aspettare che l'uomo entrasse anche lui e chiudesse la porta col chiavistello, poi, toltosi il pantaloncino e la t-shirt, accovacciarsi ai suoi piedi, prenderglielo in bocca, segarlo lentamente facendo seguire la sua bocca al movimento della mano e, infine, girarsi e, appoggiando le mani contro la parete, spingere indietro il suo culo fino al momento in cui l'uomo lo penetrava col suo grosso bastone di carne sfondandoglielo e, tenendolo saldamente stretto con le mani intorno ai suoi fianchi, lo scopasse con forza fino a sborrargli dentro un fiume di sborra e che lo facesse anche una seconda volta che, nella sua fantasia, lo sentiva entrare con più facilità avendo oramai il buco ampiamente aperto.
Non resistette molto a quella fantasia che, insieme alla masturbazione del suo pene sempre più veloce e alle strizzatine dei suoi sensibilissimi capezzoli, ben presto lo portarono alla più potente eiaculazione che mai avrebbe potuto immaginare potesse accadere.
Quattro violenti schizzi di sborra gli arrivarono veloci e come le volte precedenti, i primi due direttamente sul volto e i successivi due sul torace proprio all'altezza dei capezzoli che li fecero diventare ancor più scivolosi.
A quel punto, dopo essersi riempito la bocca della sborra che sostava intorno al mento e sulle guance e averla ingoiata assaporando il gusto della perversione a cui era giunto, prese lo zucchino e, con l'altra mano, sparse tutta la sborra che era rimasta sui capezzoli, sulla punta dell'ortaggio coperto dal preservativo e spalmando subito la restante sborra intorno al suo buchetto e infilandone un bel po' anche dentro il primo tratto.
Era finalmente arrivato il momento di sentire cosa si prova a far entrare qualcosa di molto duro dentro di sé e, perciò, puntandolo appena dietro lo sfintere diede una lenta ma costante spinta.
Forse un po' per la tanta sborra ma anche per la grande eccitazione che stava provando, l'ano cedette e l'ortaggio entrò abbastanza facilmente.
Avvertì un iniziale dolore ed ebbe paura che quello fosse il punto di non ritorno perché stava rompendosi il culo e temette che non tornasse più come prima ma la libidine, insieme alla fortissima eccitazione, furono la potente miscela che lo condusse a introdurlo quasi interamente sentendolo avanzare centimetro per centimetro e mentre apriva anche altro nel suo cammino.
Poi, si fermò per far prendere “confidenza” al suo retto con quell'ospite tanto desiderato e aspettò qualche attimo prima di farlo andare avanti e indietro, prima molto lentamente e poi aumentando gradualmente la velocità.
Il piacere che ne derivò fu un crescendo che lo avvolse e si diffuse in tutto il corpo, la mente e l'anima portandolo ad una nuova serie di spruzzi ad ogni affondo che la mano effettuava.
Nella sua fantasia, la sua bocca continuava a succhiare il bastone di carne dell'uomo mentre nella realtà Checco continuava a raccogliere sborra e infilarsela in bocca per poi ingoiarla tutta.
Rimase immobile ma molto ansimante per una decina di minuti mentre pensava “Chissà come sarà prenderne uno vero, caldo, duro come il ferro e, magari, molto più grosso di questo zucchino che, comunque, ha fatto quello che volevo facesse, farmi provare cosa si prova con qualcosa dentro. E' vero, mi sono scoperto essere gay o, forse, bsx anche se non mi dispiacerebbe vestirmi con abiti femminili e diventare la “ragazza” di un uomo da amare e fare qualsiasi cosa mi dovesse ordinare, essere al suo completo volere, cucinare per lui, essere la sua “donna”, venerare il suo cazzo ed essere tutti i giorni e anche più volte al giorno a sua completa disposizione e, se me lo chiedesse, anche con altri maschi singoli o tutti insieme e svegliarlo la mattina con un bel pompino come “buongiorno” e dargli il culo tutte le sera come “buonanotte”.
Certo, arriverà il momento in cui dovrò dirlo a mamma e papà che questa è la mia natura, probabilmente non sarà facile farglielo accettare e, se questo dovesse accadere, troverò un lavoro fino a quando non incontrerò l'uomo della mia vita.”
In quel momento, squillò il telefono, era mamma che gli comunicava che la situazione della nonna era davvero molto seria e che, quindi, per almeno un paio di giorni non avrebbero potuto fare rientro a casa.
“Non ti preoccupare per me, mamma. Me la caverò, adesso pensa solo alla nonna e tienimi al corrente di come va e se necessario, prendo il treno e vi raggiungo subito”
“Tesoro, la vita è così ma sono felice di avere un figlio serio e premuroso come te. Io e papà siamo orgogliosi di te e saremo sempre uniti qualsiasi cosa possa mai accadere.”
Guardò l'orologio, segnava le 17:15, Checco ci penso solo un attimo, poi, raccolto lo zucchino e il preservativo, li mise in un piccolo sacchetto che infilò nello zainetto da buttare in un cestino, fece una veloce doccia e, venti minuti dopo, uscì di casa .
Non aveva una meta precisa ma, a sentire alcune voci che giravano, in una zona molto periferica del quartiere, si potevano incontrare persone che......
Come tutti i miei racconti, anche questo è totalmente frutto della fantasia e spero che vi piaccia e che vogliate lasciare un vostro commento.
Se, poi, vi intriga conoscere dove sta andando, se incontrerà qualcuno e se le sue fantasie e i suoi desideri si realizzeranno, lo potrete leggere nel prossimo capitolo. Grazie.
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