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Prime Esperienze

Il primo pene di Viola


di Membro VIP di Annunci69.it joseline70
12.12.2023    |    12.755    |    11 9.5
"Fu in quell’attimo che Viola si rese conto che era trascorsa quasi un’ora da quando si era appartata con lui e la sua unica preoccupazione divenne quella di..."
Il primo pene di Viola.

Viola era stata educata a reprimere le sue precoci pulsioni, sia per l’educazione che le era stata impartita, sia per quella particolare specie di pudore che era solito mandare in estasi gli uomini più grandi.
Gli stessi uomini che la guardavano con gli occhi di desiderio e di cui non era totalmente consapevole, ma che contribuiva a rendere Viola così inconsapevolmente eccitante.
Spesso, nelle vie del suo paese, il suo corpo sensuale da adolescente era bersagliato dagli sguardi impudichi dei maschi che sostavano agli angoli della strada o davanti ai bar e che si voltavano a guardarla o a darsi di gomito quando lei passava da sola o con le amiche.
Viola era ancora inconsapevole della sua straripante sensualità, che portava senza nessun imbarazzo, incapace di proiettare i desideri di quegli uomini nel giardino peccaminoso dell’erotismo.
Per Viola era impensabile credere che quei stessi maschi, che poco prima l’avevano scrutata in strada da cima a fondo, potessero alimentare pensieri erotici sul suo corpo da adolescente, nel buio delle loro stanze o rinchiusi nel bagno di casa, solo per masturbarsi.
Col passare del tempo, Viola aveva iniziato a comprendere quanto gli uomini fossero sporcaccioni, lo capiva da come i loro sguardi erano diventati penetranti, come se guardandoti, volessero spogliarti ed in lei era cresciuta anche la curiosità e la voglia di capire meglio a cosa pensassero quegli uomini quando la desideravano, a quale situazione trasgressiva venisse associato il suo corpo, per provocare il loro solitario piacere.
Viola aveva anche saputo dalle sue amiche più grandi che gli uomini, ad ogni età, si procuravano piacere da soli, stringendo il loro pene in una mano ed agitandolo ritmicamente fino a quando il loro cazzo esplodeva con un getto di un liquido denso e biancastro chiamato sperma, ma che le sue amiche chiamavano sborra.
Chissà perché a lei ogni volta che sentiva quella parola, le ricordava sempre la burrata calda che i pastori della zona preparavano dentro grandi mastelli pieni di latte bollente!
Per Viola era impensabile che gli uomini si masturbassero solitariamente e quando, curiosa come sempre, chiedeva qualche spiegazione alle amiche più grandicelle, si sentiva rispondere che qualche volta erano loro stesse, con le loro mani ad agitare su e giù quel pene fino a farlo spruzzare di quel liquido caldo e appiccicoso.
Con tali pensieri nella testa Viola, iniziò a prendere coscienza delle torbide sensazioni che suscitava la sua innocente sensualità.
Stava imparando a leggerlo negli sguardi dei maschi della sua cerchia, che la scrutavano con occhi diversi, fino a percepire quei piccoli lampi di quell’indefinibile desiderio, che faticava comunque a comprendere.
I veri pericoli per Viola arrivavano proprio dai suoi conoscenti più stretti, quelle persone che lei incontrava ogni giorno e verso le quali nutriva maggior fiducia.
Erano proprio loro quelli che fantasticavano di più sulle morbide curve del suo corpo che stava assumendo giorno dopo giorno le forme di una donna.
Ed erano sempre loro quelli che tentavano di sfiorare con un qualsiasi pretesto, la sua pelle di seta, quella stessa pelle che qualche anno più tardi un suo professore, ammaliato dalla sua femminina sensualità, aveva definito “Pelle di luna”.
Molto presto però, Viola, non senza una sorta di giovanile malizia, aveva imparato a captare nello sguardo voglioso di quei maschi, la luce bieca e animalesca che indicava una sola cosa: desiderio.
Il desiderio di violare quella pelle, di sfiorarla, palparla e di respirare l’odore delle pieghe più intime del suo corpo che stava diventando ogni giorno sempre più desiderabile.
Ma Viola, nonostante le tentazioni divenissero sempre più frequenti, col passar del tempo, in cuor suo sapeva bene che, per un voto fatto qualche anno prima alla sua adorata nonna, avrebbe dovuto conservare la sua verginità fino al compimento della maggiore età.
E lei avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di onorare questo giuramento.
Certo non era facile resistere a quelle tentazioni che ogni giorno divenivano sempre più forti ed incombenti, ma soprattutto non era facile per lei contrastare quelle pulsioni che provenivano dal suo corpo, difficili da domare e da tenere a freno.
La sera, prima di dormire, Viola aveva imparato a fantasticare sui racconti delle sue amiche che stavano diventando sempre più spudorati e intrisi di sensualità e, non senza malizia, si addormentava pensando che presto sarebbe toccato anche a lei raccontare loro qualcosa di eccitante che lei stessa aveva provocato.
E l’occasione non tardò ad arrivare.
In quel periodo, la squadra di calcio del suo paese era formata da giovani calciatori provenienti dalle regioni del sud dell’Italia e questo, costituiva un fattore di grande curiosità da parte delle ragazze del posto, che guardavano quei maschi atletici e muscolosi con grande curiosità, ma soprattutto con desiderio.
Il desiderio di vivere un’esperienza diversa con un giovane uomo venuto da fuori, il sogno di ogni ragazza della sua età.
Accadde così che anche Viola restò ammaliata dal fascino che questi giovani atleti esercitavano sulle femmine del posto, anche se la provocazione non era partita certo da lei.
Lui era un giovane calciatore pugliese più grande di lei di qualche anno, che aveva destato la curiosità di Viola, grazie ai racconti della sua migliore amica che era solita frequentarlo e fare sesso con lui.
La sua amica, un po’ per vanteria e un po’per suscitare la curiosità di Viola, dopo ogni incontro col calciatore, le raccontava con dovizia di particolari quello che accadeva quando erano insieme, suscitando la curiosità di Viola verso quel maschio, una curiosità che stava diventando ogni giorno più morbosa.
Grazie ai torbidi racconti della sua amica, Viola restò molto attratta da lui e quando riusciva a divincolarsi dalla morsa asfissiante dei suoi fratelli, andava a sedersi col cuore in gola, su un muretto fuori dallo stadio, solo per guardarlo uscire dallo stadio, ma nella speranza che lui le rivolgesse la parola.
La molla che sospingeva Viola a ricercare quella situazione, era la speranza che lui la invitasse a trascorrere qualche momento insieme, lontano dagli sguardi indiscreti dei suoi paesani.
L’occasione si presentò in un tardo pomeriggio primaverile, al termine degli allenamenti della squadra.
Viola e la sua migliore amica erano sedute sul solito muretto a mangiare un gelato, quando dal cancello videro sbucare dal cancello dello stadio la 500 condotta da Mario, questo era il nome del giovane calciatore, che si fermò proprio davanti a loro. Con un sorriso sfacciato Mario chiese loro se c’era un gelato anche per lui e, alla risposta negativa delle due ragazze, chiese a Viola se le andava di accompagnarlo in gelateria a prenderne uno.
Viola guardò verso la sua amica quasi a cercarne l’approvazione, mentre il suo cuore iniziò a battere all’impazzata per l’emozione che quella richiesta le aveva provocato.
Era la prima volta che avrebbe potuto rimanere da sola con lui, ma era anche la prima volta che saliva in auto da sola con un uomo che non appartenesse alla sua famiglia.
Viola si alzò così da quel muretto, scuotendo con una mano la sua gonnellina blu impolverata, che lasciava scoperte le sue gambe affusolate e ben tornite.
Poi si avviò sorridendo all’amica, verso la 500 di Mario che nel frattempo si era sporto verso di lei per aprirle lo sportello dell’auto.
Viola salì velocemente in auto, ma il rumore di quello sportello che si chiudeva dietro lei, la fece trasecolare….
Ma cosa stava facendo?
Dove l’avrebbe portata?
E se qualcuno dei suoi fratelli l’avesse vista?
Nel rincorrere questi pensieri, Viola scivolò più in basso sul sedile, per nascondersi e non essere vista all’esterno.
Mario, nel ripartire, fece sobbalzare l’auto, poi si girò verso di lei sorridendole.
Non devi aver paura, non succederà assolutamente nulla di quello che non vorrai.
Viola sembrò rassicurata dalle sue parole, ma dopo qualche istante si rese conto che la direzione dell’auto non era quella della gelateria, anzi, stava andando proprio nella direzione opposta del centro del paese.
Mano a mano, le case della città si stavano diradando ed il paesaggio della campagna stava prendendo il sopravvento.
Ma dove la stava portando?
Mario, non aveva mai smesso di parlare da quando lei era salita in auto e lei aveva sempre annuito con la testa alle sue domande, sembrava quasi che quella situazione le avesse tolto il fiato per l’emozione.
Dopo aver percorso una strada bianca isolata, Mario fermò l’auto in una piccola radura sulla destra, coperta da siepi sui tre lati, una sorta di garage naturale che li avrebbe tenuti al riparo da sguardi indiscreti.
Viola ebbe l’impressione che lui conoscesse bene quel posto appartato e pensò che fosse la sua alcova privata per incontri con le altre donne.
Ma questo pensiero, invece che turbarla le provocò una sorta di eccitazione mentale, questa volta era lei la prescelta e pensò che sarebbe stata al suo gioco, ma sempre con i limiti che riteneva di conoscere perfettamente, su questo non avrebbe accettato imposizioni.
Quando il motore dell’auto si spense, lui si girò verso di lei e con un sorrisetto di sfida disse:
Adesso non hai più scampo, lo sai ?
Questa frase provocò in Viola un mix di emozione e di timore, da un lato voleva capire cosa avesse di speciale quel bel ragazzo pugliese che le sue amiche rincorrevano litigandoselo e dall’altro aveva paura di essersi spinta troppo oltre, in un percorso senza ritorno.
Mentre era immersa in questi pensieri, sentì le nocche di Mario sfiorarle il ginocchio in una sorta di innocente carezza.
Viola avvertì il suo alito caldo vicino al suo orecchio e sentì avvamparsi dentro, fino a restare senza respiro.
Viola era nel bel mezzo di una tempesta emotiva, con le tempie che pulsavano, quando sentì prendere la mano da lui, per posarla poi delicatamente sui pantaloni della sua tuta azzurro cielo.
La sua mano planò su qualcosa di straordinariamente duro, che spingeva per uscire fuori da quei pantaloni che erano diventati una sorta di prigione.
“Toccami, dai…”
si sentì mormorare, in un orecchio Viola proprio mentre lui aveva iniziato a leccarle il padiglione esterno con rapidi colpetti della lingua, che le provocavano piccoli ed irrefrenabili sussulti.
Ci siamo, pensò Viola, protendendo entrambi le mani verso l’elastico dei suoi pantaloni.
Ci siamo, pensò.
Tra poco toccherò per la prima volta nella mia vita il cazzo di un uomo!
E mentre diligentemente lei assolveva a quel compito così trasgressivo, senti la mano di lui salire lentamente verso la sua coscia, in quel viaggio che avrebbe finito la sua inevitabile corsa, solo quando avesse raggiunto il suo piccolo e inviolato centro dell’universo. La sua figa inviolata.
Ora Viola si sentiva percorsa da un alternarsi convulso di contrazioni e di brividi, in una specie di turbine, proprio mentre tentava di abbassare i pantaloni di Mario con entrambe le mani.
Mario , a quel punto, con un gesto rapido e deciso, si abbassò i pantaloni fin sulle cosce con un movimento che gli doveva essere consueto, quando scopava le altre ragazze sulla sua auto.
Di colpo, a causa della pressione nella quale era stato costretto, il cazzo di Mario scaturì fuori dai pantaloni, rimbalzando come una frustata sul suo ventre piatto.
Quello che Viola stava guardando, rapita dalla sua torbida curiosità, era un vero cazzo di carne umana, un bellissimo e turgido cazzo che si spingeva ben oltre l’ombelico.
Lui parve inorgoglirsi, presuntuoso quanto bastava, per capire che quel suo pene così scostumatamente fuori dai pantaloni, era un grande richiamo per la giovanile curiosità di Viola.
Né lei si fece pregare per protendere la sua mano destra, verso l’oggetto del suo desiderio, per stringerlo delicatamente, per saggiarne durezza e consistenza, come
Nei giochi degli adulti.
Fu in quel momento che Viola, sorpresa dal calore che emanava quel giovane cazzo voglioso, comprese di colpo a cosa si riferissero le sue amiche, quando le raccontavano le sensazioni che si provavano a stringere tra le mani il sesso di un uomo, a percepire il battito di quelle vene pulsanti che si irradiavano sul cazzo.
Adesso Viola avrebbe potuto anche contare i battiti del suo cuore, in uno stato di pulsazioni crescenti.
Viola guardava estasiata quell’arnese sfrontato tra eccitazione e timore, perchè aveva imparato dalle sue amiche più grandi, che un cazzo di quelle dimensioni, poteva provocare si, un grande piacere, ma anche un grande dolore, durante l prima penetrazione.
Viola era rimasta colpita dalla sensazione tattile di levigatezza che quel pene turgido trasmetteva ai suoi polpastrelli e allo stesso tempo provava un sottile piacere nel sentirlo contrarsi ritmicamente.
A quel punto lui prese con decisione la mano di Viola, spronandola ad accarezzarlo ed a scuoterlo delicatamente.
Mario, con la testa riversa indietro sul sedile, le chiese di sfregare il frenulo del suo glande con l’indice della mano, mentre Viola aveva iniziato a far scivolare la pelle del suo cazzo su e giù, in una corsa senza fine.
In quel momento Viola senti scatenarsi nella testa un conflitto tra forze opposte.
Da un lato, quella che la incitava a resistere, a non concedersi, a rispettare il giuramento fatto a sua nonna e dall’altra quella vocina che le sussurrava diabolicamente di spingersi oltre quel limite che le era sembrato invalicabile fino a quel momento.
E oscillando tra questi due poli opposti, i suoi pensieri furono interrotti dalla mano di lui che aveva iniziato a frugarla sotto le sue mutandine, con un movimento lento ma deciso, al quale lei non si voleva opporre per sperimentare così, cosa l’aspettasse.
Di colpo Viola si ritrovò le mutandine di cotone nero all’altezza delle ginocchia, era molto abile in questo il ragazzo!
Viola serrò le ginocchia timorosa che la sua arrendevolezza nel farsi denudare così rapidamente, avesse potuto aprire la strada a situazioni più complicate da gestire in seguito.
Ma questo era già abbastanza.
Ora lei poteva percepire forte e chiaro la sensazione di piacere che le dita lunghe e affusolate di Mario provocavano, sfiorando le labbra socchiuse della sua figa.
Si, proprio adesso, un uomo che le piaceva, stava esplorando per la prima volta, quella piccola figa inviolata, desiderata da tutti i maschi del suo paese.
Mentre Viola era concentrata nel provocare il godimento di quel maschio, le mani di Mario iniziarono a provocarle le prime contrazioni della sua fichetta e piccoli mugolii di piacere che tentava inutilmente di reprimere.
Viola era ormai impossibilitata a nascondere l’irrefrenabile goduria che quelle sapienti manipolazioni di Mario provocavano alla sua piccola vulva, che nel frattempo, si bagnava e si inturgidiva di piacere, irrorata dai suoi umori vischiosi.
Mentre queste sensazioni si accavallavano nella sua testa, Viola, non aveva smesso neanche per un attimo, di procurare piacere a quel maschio eccitato, proprio mentre le loro bocche si dischiudevano e si incollavano in un vorace bacio di passione.
Lei sentì quella lingua invadente arrivarle fino in gola, come se volesse penetrarla prima nella bocca che nella figa.
Per un attimo Viola provò ad immaginare quale devastazione avrebbe potuto provocare quella lingua se fosse penetrata nella sua piccola vagina.
In quel momento le venne in mente che una sua amica, assai più smaliziata di lei, le raccontò che, per salvaguardare la sua verginità, preferiva farsi inculare da Mario, vantandosi di quanta sborra lui le schizzasse nel culo, dopo averla montata a pecorina.
Fu allora che Viola avvertì forte e chiaro, che quello splendido uccello che stringeva tra le mani come se le appartenesse, era sul punto di esplodere in un orgasmo.
Viola lo capì anche dal modo insistente con cui il dito medio di Mario stava cercando di divaricare le grandi labbra della sua fica, districandosi abilmente nella morbida peluria ben curata di quella piccola fregna.
Viola provò anche ad indovinare quanti colpi sarebbero stati ancora necessari per far raggiungere l’orgasmo a Mario, ma non fece in tempo a darsi una risposta, perché si accorse che la sua cappella era raddoppiata di dimensioni e resa rossa dall’enorme afflusso di sangue, che consentiva a quella minchia possente di rimanere dura per così tanto tempo.
Poi, quasi inaspettato, l’orgasmo irruppe prepotente sui pensieri di lei, inondando di sperma le mani di Viola e qualsiasi altra cosa fosse nel raggio di quei getti potenti e virili.
Il primo schizzo, breve e liquido, la sorprese proprio mentre stava fissando il suo scroto rigonfio, ripieno di due testicoli sodi e voluminosi.
Mario aveva due palle enormi e ben innervate!
Il secondo schizzo, fu devastante, denso e potente e colpì Mario su una guancia.
E poi il terzo, il quarto, il quinto, il sesto, il settimo schizzo e poi ancora ed ancora. Getti densi e potenti, bollenti come piombo fuso, che atterrarono nel bel mezzo del suo petto, formando una pozza di sborra proprio in corrispondenza dell’incavo dello sterno.
Viola, in preda ad un orgasmo mentale, ad ogni spruzzo che fuoriusciva da quel cazzo possente, sentiva le dita di Mario intensificare il ritmo di quella masturbazione, forse sperando che quell’infinita sborrata che lei aveva provocato, non dovesse mai finire.
Quando quella superba inondazione si placò, Viola sentì salirle nel naso l’odore pungente dello sperma di quel maschio, quel liquido vischioso ed iridescente in grado di procreare un essere umano quando veniva accolto nell’ utero femminile.
Viola, non potè fare a meno di pensare, non senza una certa soddisfazione, che era stata lei a provocare quel marasma e, in quel momento, per la prima volta, parve comprendere, quale immenso potere avrebbe potuto esercitare la sua fica sugli uomini.
Una potente ed invincibile arma di seduzione e questa cosa la intrigò immediatamente.
Proprio in quel momento, Mario sembrò riemergere da una nebbia cosmica, quando sorridendo verso Viola le disse
Hai visto com’è stato facile? Avevi tanta paura ed invece…
Viola, rossa in viso, annuì sorridendo, poi, con un rapido gesto, afferrò uno scottex nella tasca laterale dell’auto.
Ripulì accuratamente la mano appiccicaticcia di sperma e, subito dopo, inarcandosi col corpo, riportò le sue mutandine all’altezza della vita, cercando di darsi un contegno.
Fu in quell’attimo che Viola si rese conto che era trascorsa quasi un’ora da quando si era appartata con lui e la sua unica preoccupazione divenne quella di farsi riaccompagnare il prima possibile nei pressi di casa, per non destare sospetti.
Per tutto il tragitto, Mario la riempì di complimenti.
Le diceva che era la più bella e la più elegante tra le sue amiche e che lui aveva sempre fatto di tutto per avvicinarla ed invitarla ad uscire con lui.
Viola, dal canto suo, non poteva fare a meno di pensare quanto gli uomini fossero ipocriti e bugiardi quando si trattava di ottenere quello che volevano.
Giunti in una stradina nei pressi della piazza dove abitava, Viola, salutò Mario con un rapido bacio e scese frettolosamente dall’auto, nella speranza di non essere vista da persone che la conoscevano e che potessero riferirlo ai suoi fratelli o peggio, a sua madre.
Viola aprì la porta di casa con il batticuore e salutò a voce alta, scivolando velocemente non vista, nel bagno che chiuse immediatamente a chiave.
Voleva lavare subito le sue mani, ancora appiccicaticce della sborra di Mario, per cancellare ogni traccia di quel peccaminoso incontro.
Mentre l’acqua del lavandino scorreva scosciando, Viola, appoggiata con le braccia al lavandino, non potè fare a meno di annusare l’odore agro e pungente dello sperma ormai essiccato sulla sua mano.
Inalandolo, sentì salirle irrefrenabile un calore pulsante in mezzo alle gambe, che la fece trasecolare....
Viola a quel punto, divaricò leggermente le gambe e, scostandosi le mutandine, iniziò lentamente a sfiorare il clitoride ormai turgido, mentre sull'altra mano annusava famelica quell’odore forte e pungente della sborra di quel bel ragazzo.
Il piacere le esplose rapidamente nella testa, proprio mentre Viola introduceva nella sua bocca quelle dita ancora sporche di sborra.
I suoi pensieri andarono a quel randello possente che aveva inondato di sperma il petto di Mario solo pochi minuti prima.
Lei aveva provocato tutto questo….
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