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Prime Esperienze

Il ritorno a lavoro.


di mariuccia69
08.03.2017    |    13.816    |    4 9.5
"Ero sicuro che la chiacchierata sottovoce con Carmelo, nascondeva qualcosa che mi riguardava, ma ero felice che quella sera, io e Carmelo, eravamo soli..."
La pizzeria,la signora Mariuccia, Carmelo il suo pacco rigonfio, il mio culo bagnato, la voglia insoddisfatta, tutte queste cose furono il tormento e il piacere del mio sogno notturno. La mattina dopo avevo i boxer bagnati e appiccicosi, avevo avuto una polluzione notturna. Mi tolsi i boxer, ma in quel momento mi ricordai le parole di Carmelo, quando mi mise il dito in bocca “ hai bisogno di abituarti a mangiare i tuoi umori, dal momento che stai per diventare il mio sissy girly slut per l’estate”, mi eccitai.
Inconsciamente avvicinai i miei boxer bagnati e appiccicosi al viso, annusai prima profondamente, poi con avidità e piacere incominciai a leccare il mio sperma. Il sapore era dolciastro e aspro, un po’ come i dolci che la sera prima avevo mangiato, non mi faceva schifo, ma anzi la mia mente cominciò a fantasticare sulla quantità, il sapore e il gusto dello sperma che il cazzo di Carmelo eruttava, al momento del suo massimo piacere. Dovendo iniziare a lavorare il pomeriggio, passai la mattinata con questo pensiero fisso, anche se ero ancora molto arrabbiato per il comportamento avuto da Carmelo. Il pomeriggio, con la testa piena di pensieri contrastanti , mi avviai al lavoro.
In pizzeria era già presente Mariuccia, la proprietaria che mi accolse con un sorriso smagliante, come se tutto quello che era successo non fosse mai capitato. Io, per non lasciare intendere i miei sentimenti feci un sorriso di circostanza abbozzando un saluto. Non capivo il comportamento della signora Mariuccia, ma lo avrei scoperto tra un po’, quando nel magazzino incontrai Carmelo, che mi salutò con un sorrisetto sornione e una faccia riposata e rilasciata, come una persona che aveva passato una serata tranquilla e divertente. Mi si avvicinò e come se non fosse successo niente, mi baciò sulla bocca dandomi una strizzatina ai glutei. Il suo comportamento era per me irrazionale, ma il bacio ricevuto, non mi dispiaceva. Carmelo mi allungò un pacchettino che aveva tra le mani, dicendomi che era da parte sua e della Signora Mariuccia, che lo ringraziava per il lavoro in pizzeria e per i legami di “amicizia”, che avevo stretto con lui. Fu allora che capii che tra Mariuccia, la proprietaria e Carmelo il pizzaiolo, non c’era solo un rapporto di lavoro, ma loro era anche amanti.
Carmelo, il giorno prima pur essendo stato sincero con me, aveva un rapporto di sudditanza con Mariuccia, che lo costringeva ad esaudire le sue perverse voglie sessuali.
Io piacevo a Carmelo, il giorno prima la sua voglia di possedermi era tanta, ma lui sapeva che doveva soddisfare prima la sua signora/padrona, quindi solo allora capii del suo abbandono lascandomi tutto nudo e insoddisfatto , dietro nel magazzino, dopo che avevo raggiunto le vette del desiderio. Ma c’era ancora qualcosa che non avevo capito del rapporto tra Carmelo e Mariuccia, pur avendo ormai intuito che io ero stato utilizzato dalla padrona per far eccitare il suo boy toy, Carmelo. Per questo la invidiavo e odiavo, mi aveva tolto il piacere che assaporavo da giorni di essere posseduto dal giovane stallone pizzaiolo, Carmelo. Dovevo però riconoscere che la signora Mariuccia è stata la prima ad intuire e assecondare la mia vera natura sessuale. Io non ero un uomo ma una sissy girly, mi piaceva Carmelo, mi piaceva come mi trattava, mi piaceva e sognavo il suo cazzo.
Ormai avevo perdonato Carmelo, avevo capito quello che provava per me, accettai il dono e aprii il pacchettino. Con sorpresa, diventando rossa per la timidezza sollevai dalla scatola delle piccole mutandine rosa con il pizzo trasparenti, questo era come promesso il suo dono e della padrona Mariuccia. Non sapevo cosa fare, non ero sicuro di accettarlo. Se accettavo il dono era ammettere, questa volta senza pressioni di nessun tipo, in maniera chiara e precisa il mio essere femminuccia. Alzai gli occhi dal regalo, incrociai lo sguardo di Carmelo, mi sembrava sincero e pensai che non ero del tutto indifferente , per lui. Mi convinsi ancora di più, del suo interesse nei miei confronti quando notai il suo prominente rigonfiamento, la mia presenza e le mutandine rosa lo avevano eccitato. Accettai il regalo con l’impegno di indossarle solo per lui. Mi baciò delicatamente sulla bocca dicendomi , buon lavoro.
Iniziai la mia giornata dietro il bancone della pizza. Ringraziai, arrossendo anche la signora Mariuccia, che dalla cassa mi guardava con un sorriso compiaciuto e divertito , in attesa dei primi clienti. La signora aveva capito, che avrei accettato il regalo anche se avevo scoperto i suoi legami ottenuti con il ricatto, con Carmelo. Tagliai a pezzi la pizza appena sfornata che Carmelo che aveva appoggiata sul bancone, sospirando al pensiero del recente bacio. Carmelo aveva il davanti del pantalone gonfio, era ancora eccitato. Non sapevo come la serata sarebbe andata a finire, se anche quella sera doveva soddisfare le voglie della signora Mariuccia.
La giornata lavorativa trascorse tranquillamente, io al bancone di servizio, Mariuccia alla cassa e Carmelo dietro al magazzino/ laboratorio alla preparazione. Quelle poche volte, quando sono stato per necessità costretto ad entrare nel retro del magazzino per ordinare la preparazione di altra pizza, Carmelo mi sorrideva e quando fui costretto ad avvicinarmi a lui per prendere dei bicchieri di plastica da uno scaffale in alto, non riuscendoci per l’altezza, Carmelo con la scusa di aiutarmi, mentre io stavo con la mano alzata e sulle punte dei piedi, si avvicinò , appoggiò il suo pacco rigonfio sulle mie natiche e prendendomi con le mani i fianchi mi sollevo, altezza dello scaffale dei bicchieri. La pressione del suo membro rigonfio sulla fessura del mio culo, mi fece rabbrividire dal piacere. Carmelo si era reso conto di questa mia reazione e si spinse oltre , mi leccò, baciò dandomi dei piccoli morsi sul lobo delle orecchie, ero in estasi. Con voce debole e arrapata, dissì solo,si…si continua. Il gioco erotico, sapevamo che non poteva durante molto, dovevamo continuare a lavorare, i clienti e la signora Mariuccia aspettavano.
Mancava poco alla chiusura della pizzeria, sul lungomare i villeggianti ero rari, vista l’ora tardi. Mente io trasferivo le teglie sporche nel retro del laboratorio e pulivo il bancone, la Signora Mariuccia appartata, parlava sottovoce con Carmelo. La loro conversazione duro poco, la signora Mariuccia dopo aver finito di fare i conti di cassa, ci comunicò che aveva un impegno urgente e quindi quella sera dovevamo essere noi a chiedere la pizzeria. Non potevo crederci, la signora Mariuccia lasciava il campo libero. Ero sicuro che la chiacchierata sottovoce con Carmelo, nascondeva qualcosa che mi riguardava, ma ero felice che quella sera, io e Carmelo, eravamo soli senza la presenza ingombrante della proprietaria. Appena uscita la proprietaria, Carmelo abbasso a metà la saracinesca , chiuse la porta dal di dentro , si avvicinò e con voce profonda e dolce, mi disse che quella era la loro serata speciale, mi disse inoltre che per farlo contento dovevo spogliarmi nudo, indossare per lui le mutandine rosa di pizzo e aspettarlo nel retrobottega, sul divano. Ero titubante, ansioso ed intimorito, non avevo ancora messo a fuoco la situazione e non sapevo cosa sarebbe successo di lì a poco, ma ero curioso ed eccitato. Andai in bagno nel retrobottega, in trance mi spogliai guardandomi allo specchio, fu la prima volta che ci feci caso, il mio corpo era esile, fianchi stretti, gambe lunghe e natiche sporgenti, pochi peli ero quasi completamente glabro. Si, pensai ero più donna che maschio, l’unica cosa che disturbava era tra le gambe, era quel piccolo pisello moscio, con i relativi testicoli e peli. Provai a nascondere il tutto, trasferendoli e trattenendoli dietro, vicino al buchetto dell’ano, con le gambe strette. La visione allo specchio era di un femminuccia carina e sensuale, per completare il tutto occorreva qualche altro piccolo accorgimento. Non volevo crederci, ma cosa stavo facendo, a cosa stavo pensando? La mia immagine di femminuccia percepita nello specchio, il pensiero di Carmelo, del suo pacco rigonfio mi avevano completamente soggiogato. Il mio cervello sotto ipnosi, aveva subito uno stravolgimento, desideravo e volevo essere una donna. Nudo, con addosso solo le mutandine rosa di pizzo, a piccoli saltelli mi sono sdraiato sul divano assumendo una posa voluttuosa e per accentuare il mio stato di eccitazione, incomincia a ciucciarmi il dito medio. Mi resi conto, in quel momento che ero una vera femminuccia in calore. Carmelo il suo cazzo gonfio stavano dentro la mia testa. Sentivo la sua voce roca, mi faceva fremere. Carmelo era l'uomo che faceva venire voglia di essere accarezzato. Era l'autorità che mi avrebbe dato quello di cui avevo bisogno. Era il giovane dominante , ansioso e creativo di aver il controllo su di me. Dov’ era? Era proprio lì accanto a me. Mi stava sussurrando dolcemente nell'orecchio come lasciarmi andare. Dovevo dimostrare che era bello essere sottomesso. Era bello avere dei desideri e sogni da femminuccia. Era bello essere un ragazzo slut cattivo. Era bello chiedere aiuto e riconoscere quello che uno era veramente. Una volta accettato tutto questo, allora lui avrebbe continuato il gioco con me. Lui mi avrebbe permesso di dormire nel suo letto. Mi avrebbe permesso di gustare tutto il dolce e caldo nettare del suo giovane, cazzo dominante. Mi chiese di mostrargli come sapevo comportarmi da buona femminuccia e lui mi avrebbe mostrato come capire il piacere. La sua voce nella mia testa mi confondeva e mi guidava, facendo proiettare all’esterno immagini reali di me che da vera femminuccia puttana, succhiavo avidamente un grosso cazzo, ero stato convinto a fare quello a cui ero stato destinato ad essere. Una vera femminuccia puttana. Non so come ma quelle che erano per me, solo immagini proiettate dal cervello, erano in realtà quello che stava succedendo. Mi svegliai da questo torpore solo quando sentii scorrere un liquido aspro e profumato, prima nella mia bocca e poi a rivoli selle mia guancie. Era lo sperma di Carmelo che emettendo un urlo continuava a scoparmi la bocca. Per me era la prima volta non sapevo come comportarmi, provavo repulsione e piacere. Volevo allontanare la mia bocca, da quel pezzo di carne gonfio, pulsante che continuava ad eruttare liquido seminale, riempiendomi . Stavo per soffocare, dovevo fare qualcosa. Per non soffocare dovevo decidere di togliermi quel grosso cazzo dalla bocca e sputare la montagna di sperma oppure deglutire e farmi continuare a scopare , fino al competo sfinimento di Carmelo. Ero indeciso, non volevo deludere Carmelo sapevo da letture erotiche fatte qualche volta, che gli uomini amano il sesso orale e ancora di più quando il proprio sperma viene deglutito e la propria amante lecca con avidità le ultime gocce che fuoriescono, dal cazzo rigido e pulsante. Non ebbi più dubbi, facendo uno sforzo ingoiai tutto lo sperma , notai la faccia sorridente e soddisfatta di Carmelo. Il mio uomo era felice, emise un ultimo schizzo con relativo urlo e tolse il suo cazzo sgocciolante dalla mia bocca, senza allontanarsi aspettando che io finissi il mio lavoro di pulitura. Inghiottii l’ultimo schizzo e attaccai con la lingua a pulire l’asta, davanti a me. Avevo la bocca, le labbra e le guancia impastate di sperma. Sentivo che Carmelo era in paradiso, io ero felice per lui ma insoddisfatto. Avevo il mio buchetto contratto, il mio piccolo cazzo gonfio per l’eccitazione. Carmelo si accorse del mio disagio mi attraesse a se e mi bacio con passione assaporando con me, il suo stesso seme.
Quella sera la cosa terminò così, con Carmelo soddisfatto e svuotato io ancora eccitato e voglioso di continuare. Non mi lamentai di questo comportamento, non lo capivo ma Carmelo mi piaceva e non volevo perderlo, ero a lui sottomesso fisicamente e psicologicamente.
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