Racconti Erotici > Prime Esperienze > Kamille: la prima volta con una ragazza
Prime Esperienze

Kamille: la prima volta con una ragazza


di KamiAtti
13.02.2017    |    10.264    |    1 9.6
"Spesso, dopo circa dieci, quindici minuti di buio e silenzio, Sonia si alzava e, senza dire una parola, si infilava nel mio letto..."
Si avvicinava l'esame di maturità.
Pochi giorni dopo il mio 18° compleanno, mio padre, a causa dei grossi problemi che c'erano a casa nostra, pensò bene di affidarmi temporaneamente alla famiglia di un suo caro amico, in modo che io potessi studiare con la dovuta calma e concentrazione.
Abitavano nei paraggi, erano brave persone, padre, madre e due figlie. Famiglia tradizionale, molto religiosi, impegnati nelle attività parrocchiali e di volontariato.
Mi ospitavano di buon grado, anche perchè la figlia grande si era da pochi mesi sposata, lasciando libero il suo letto nella cameretta delle ragazze.
La figlia piccola, Sonia, era mia coetanea.
Li conoscevo già, ci eravamo sempre frequentati, nel corso degli anni, in modo regolare anche se non assiduo: qualche pranzo domenicale, qualche Natale e Capodanno insieme, qualche fine settimana sugli sci, piccole gite estive.
La frequentazione si era allentata man mano che la depressione della mamma si aggravava.
Ricordo benissimo la mia prima sera a casa loro.
Avevo con me lo zaino della scuola, una valigia con i vestiti e gli effetti personali. E la mia Barbie storica.
Sonia era tutta eccitata. Mi saltellava intorno festosa, mi abbracciava, mi baciava, mi teneva la mano. Ero ancora frastornata per la novità, che restavo imbambolata senza ricambiare tanto affetto.
Sembravamo davvero due sorelle, tutte e due graziose, acqua e sapone, magrettine, stessa altezza, una bionda ed l'altra mora.
Saltammo la cena e la tv per mettere in ordine le mie cose nella cameretta, per preparare il letto e gli abiti per l'indomani.
Programmammo minuziosamente a che ora puntare la sveglia, l'itinerario per arrivare alla fermata della metro, quante fermate avrei viaggiato insieme a lei e quante da sola e così via.
Sonia volle a tutti i costi che indossassi uno dei suoi pigiami.
Dopo aver chiacchierato per un po', esauste, ci addormentammo tutte e due nello stesso letto, abbracciate per tutta la notte, un po' strette ma serene.
Per la prima volta, dopo tanti anni, mi sentivo libera dai pensieri cupi e dalle preoccupazioni per la mamma, pronta ad iniziare una nuova vita.
Percepivo il mento di Sonia, incuneato fra il mio collo e la spalla, e i suoi piccoli seni schiacciati contro le mie scapole. Le sue braccia cingevano la mia vita. Mi sforzavo di rimanere immobile, quasi cercando di frenare il respiro, per prolungare il più possibile quella sensazione intensa e nuova di calore morbido. Mi sentivo avvolta, coccolata, protetta.
Con Sonia eravamo diventate inseparabili. Effettivamente le uniche ore della giornata che non trascorrevamo insieme erano quelle della scuola, io al classico, lei allo scientifico. Per tutto il resto della giornata eravamo sempre incollate. Parlavamo, parlavamo, parlavamo sempre. Ci raccontavamo, per filo e per segno, tutto ciò che era successo a scuola e tutto ciò che ci aveva incuriosito: professori cattivi, sotterfugi per copiare alle verifiche, compagne di classe perfide, feste cui non eravamo state invitate, goffi approcci di timidi corteggiatori, tipi strani incontrati in metro, stranieri bellissimi che ci avevano fissato per un attimo con improbabile intensità, gioielli e vestiti costosissimi concupiti dalle vetrine del centro, vicini di casa coinvolti in loschi traffici...
Parlavamo sempre, anche mentre aiutavamo la madre di Sonia ad apparecchiare, a cucinare, a sparecchiare, a mettere in ordine. Parlavamo mentre studiavamo, mentre guardavamo la tv la sera, mentre ci aiutavamo a lavarci i capelli.
E la sera, finalmente, nella nostra cameretta, ci confidavamo, sottovoce, i soliti piccoli segreti: amori non corrisposti, speranze e progetti per un futuro matrimonio, i figli che sarebbero arrivati...
Dopo il bacio della buonanotte, spegnevamo la luce. Spesso, dopo circa dieci, quindici minuti di buio e silenzio, Sonia si alzava e, senza dire una parola, si infilava nel mio letto. Senza dire una parola nemmeno io, mi spostavo per farle spazio. La posizione era sempre quella della prima volta. Verso le sei del mattino Sonia si alzava e, sempre senza dire una parola, tornava al suo posto. Quando sua mamma, alle sette, entrava in camera per darci la sveglia, ci trovava ognuna nel suo letto, profondamente addormentate.
In quei dieci, quindici minuti di buio e silenzio, i miei occhi erano spalancati, il mio cuore batteva forte e le mie orecchie erano tesissime, pronte a captare il lieve fruscio delle lenzuola che Sonia spostava per alzarsi.
Quelle volte che Sonia rimaneva a dormire nel suo letto, aspettavo con ansia di percepire l'inizio del suo spostamento. Più passavano i minuti e più cresceva il mio spasimo. Il cuore mi saliva in gola. Avrei voluto alzarmi, avrei voluto essere io a prendere l'iniziativa di infilarmi nel letto di Sonia. Ero come paralizzata, bloccata, non osavo. Temevo di irritare Sonia. Temevo di fare cosa a lei sgradita. Magari era molto stanca e desiderava soltanto dormire tranquilla. Poi il sonno aveva la meglio e mi addormentavo con un sottofondo di tristezza e frustrazione.
L'unica cosa di cui non parlavamo mai, stranamente, era proprio di questa saltuaria abitudine di dormire nello stesso letto. Mai una parola, mai un accenno, anche indiretto. Era come se non ce ne ricordassimo, era come se fosse un sogno di quelli che svaniscono appena ti svegli.
Man mano che si avvicinavano gli esami di maturità, la primavera lasciava il posto all'estate e il caldo iniziava ad essere sempre più fastidioso.
A pochi giorni dal primo esame scritto, Sonia si infilò silenziosamente nel mio letto. Ero coperta soltanto dal lenzuolo. Il contatto fra i due corpi generava un calore umido, appiccicoso. Dopo un pò di tempo trascorso nell'immobilità, la mano di Sonia, molto lentamente, si staccò dalla mia vita ed iniziò delicatamente ad accarezzare il mio addome. Ero sveglissima, ma fingevo di dormire. Le dita sottili di Sonia giocherellavano con i bottoni del pigiama, slacciandoli uno ad uno. Ora le carezze le percepivo non più attraverso il filtro del tessuto, ma direttamente sulla mia pelle. Una sensazione strana, nuova, piacevole, una sorta contrazione non dolorosa, mi pulsava ritmicamente sopra il pube. Lentamente, molto lentamente, le dita di Sonia, con movimenti di sfioramento circolare, erano arrivate al mio capezzolo. Sentivo la stretta di pollice ed indice, come una dolce pinza, ora più lieve, ora più serrata.
Non so per quanto tempo le dita di Sonia tormentarono amabilmente il mio capezzolo, forse un'ora, forse di più. Poi, con un movimento repentino, inatteso, la mano scivolò indietro e Sonia, come sempre senza dire parola, tornò al suo posto.
Ero tutta bagnata, come mai mi era successo prima di quel gioco. Non chiusi più occhio fino al momento in cui, allegramente, sua mamma entrò in stanza per la sveglia.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.6
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Kamille: la prima volta con una ragazza:

Altri Racconti Erotici in Prime Esperienze:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni