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Prime Esperienze

La puttana Bellezza


di Acrobat08
24.06.2018    |    5.411    |    3 9.1
"La mano di Katia era scesa sulle cosce di Lisa e lentamente era salita passando sotto la sua gonna, fra le sue cosce, dopo di che aveva alzato la gonna per..."
Io e la mia ragazza abbiamo due personalità complesse.
Non complicate o difficili, con "complesse" intendo solo dire che sono fatte di tante cose, un po' come per tutti ma anche un po' più degli altri, ecco.
Sono diverse tra loro le nostre personalità, eppure si assomigliano nella loro complessità stratificata.
Non vi annoierò con la descrizione della mia, semplicemente è necessario che vi descriva un po' quella di Lisa.
Io è lei ci siamo uniti presto sotto tanti punti di vista, anche sotto quello del sesso, e tutto con una passione inconsueta.
Si è trattato di qualcosa che non avevo ancora provato nelle mie esperienze passate.
Quello che c'era all'inizio tra noi era un sesso molto erotico, fatto di sospiri, di reciproche seduzioni, di odori, dei nostri nomi sussurrati all'orecchio. Un sesso puro, un fare l'amore persi chissà dove, disperati.
Era qualcosa di erotico, non porno, ed era solo in seconda battuta genitale.
Insomma, pura chimica, e, per quanto potrebbe risultare noioso a voi che ne siete fuori, pieno d'amore.
Non era porno, si trattava più di un qualcosa intriso di un erotismo travolgente e che ha sconvolto letteralmente la vita che avevamo avuto prima di conoscerci.
Eravamo amanti allora, ci incontravamo nella mia auto senza poterci resistere, contro ogni buon senso.
Eppure per quasi un anno siamo stati entrambi schiavi di una forte timidezza che ci rimbalzavamo a vicenda.
Lei è così delicata, fine, bella. Sembra Audrey Hepburn, elegante e giocosa.
Ha uno stile incantevole, sempre perfetta, sempre profumata.
E' molto femminile, una femmina- bambina. Una femmina bambina che però è sofisticata e in più, senza che davvero se ne renda conto, emana una sensualità straordinaria, sensualità ad ogni respiro.
Alcuni uomini che sono stati con lei in passato sono quasi impazziti quando lei li ha lasciati, ed io stesso, ora che siamo insieme, ho paura che se non riuscirò a sposarla mi toccherà partire per qulche guerra di un luogo dal nome impronunciabile di cui al momento non mi importa nulla, o peggio ancora chiudermi in un monastero.
Tornando alla sua descrizione, non l'ho mai sentita pronunciare una parola oscena, non l'ho mai vista avere un comportamento sopra le righe.
La sua educazione scolastica obbligatoria è avvenuta in un paio di scuole private dove le inseganti erano suore, questo credo che abbia contribuito affinchè venisse su come una ragazza "a modo", e tuttavia senza essere bigotta.
Anzi, sa il fatto suo, anche se a vederla non lo direste mai...
Infatti, Lisa, ha tradito tutti i rgazzi con cui è stata, lo ha fatto senza che nessuno di loro ne abbia mai potuto avere il minimo sospetto.
Me lo ha raccontato un giorno, mi ha detto che non lo aveva mai detto a nessuno, nemmeno a un'amica; mi ha detto che lo stava dicendo a me perché sentiva che con me sarebbe stato diverso.
Ci stavamo finalmente aprendo di più in quel periodo, e lo stesso giorno mi ha confessato che una di queste relazioni clandestine è stata con una donna.
Mi sono sentito frastornato, non gliel'ho mostrato ma ero confuso lì per lì.
Eppure, nei giorni a seguire ho cominciato a dare un senso a tutta quella sensualità espressa come attraverso un velo.
Io sono un porco, sono quell'amante romantico che le scriveva poesie, ma sono anche carne che ama altra carne, ho la trasgressione che mi brucia nello stomaco come un demone.

Tra noi nei giorni a seguire era nato un gioco, lei a poco a poco mi raccontava i suoi segreti.
Scoprii che la mia dolce Lisa, la mia bellissima e delicata Lisa, non amava gli uomi dal cazzo piccolo (lo diceva senza pronunciare la parola "cazzo" che lei chiamava "coso") perché :"Non è per questioni di piacere, è che un uomo col coso piccolo mi da l'idea di ridicolo. Nel sesso è un attimo a finire nel ridicolo"; mi ha detto che spesso si immaginava come fosse quello della gente con cui parlava ogni giorno, e che per tanto tempo non me lo aveva preso in bocca perché quando ci aveva provato la prima volta aveva avuto la sensazione che a me non piacesse (roba da matti!).
Parlavamo spesso di cazzi, dunque, era il mio argomento preferito con lei.
Mi divertiva farlo, mi dava un pizzico di dolore ma anche un certo gusto di eccitazione.
Scoprii che nella sua relazione gay se l'era fatta leccare ma non l'aveva leccata, che si considerava comunque eterosessuale nonostante fosse stata un anno con Sonia, che per lei lo sperma era importantissimo perché odiava quelli che avevano un cattivo odore, che una volta era stata con uno dal cazzo così grosso da sembrare un idrante, che lo aveva scartato per questo (il cattivo odore e la quantità dello sperma soprattutto), che ne aveva scartati un paio per il coso piccolo, che al mio sperma dava "Dieci", "Il tuo sperma è da dieci".
Mi resi conto di quanto era esibizionista, di come la facesse bagnare lasciarsi guardare da me, soprattutto il culo.
Il sesso divenne più sporco, carnale, più osceno.
Io, cominciai a desiderare di vedere quel bel volto, quel volto dalle piccole labbra e dagli occhi grandi, quel volto educato, sporcato dalla sborra di altri uomini, quella fica di farfalla leccata dalla lingua di una donna, riempita da un cazzo mentre ne succhia un altro, mentre mi guarda e gode.
Non le parlai delle mie fantasie con altri uomini, ne avevo paura io stesso.
Tuttavia nel tempo riuscii a confidarle di quella di guardarla fare sesso con una donna, solo guardare, e magari a un certo punto partecipare, ma solo con lei.
Lei reagì con un pizzico di timore, il classico di quelle donne che si chiede se noi uomini teniamo davvero a loro e "Ma non ti preoccupa o infastidisce sapermi a ricevere piacere da un'altra persona?"
"No, sant'iddio, se è un nostro gioco e lei è solo un 'oggetto', no, anzi, mi fa morire".
In macchina mi arrischiavo a scoprirla agli sguardi indiscreti dei guardoni nei parcheggi, all'inizio senza dirle nulla.
Vedevo che un passo per volta, lei mi faceva fare.
Una volta la mostrari completamente nuda a quello che, nascosto nella sua auto più dietro, era ormai diventato il nostro "guardone di fiducia".
Le chiesi: "Ti piace farti guardare?"
Lei rispose: "A te piace?"
"Sì"
"Allora piace anche a me".
E tante volte presa forse dal timore di un giudizio da parte mia si ritrovava a specificare che lo faceva perché a me piaceva, perché la mia eccitazione era per lei l'afrodisiaco più grande.

"Mi eccita che mi adori, che mi fai sentire porno".

Ma se questo fosse stato tutto, la mia eccitazione non sarebbe stata tale, perché io volevo che lei si eccitasse per gli sguardi di quegl'uomini, per la trasgressività di quelle fantasia, e non solo di riflesso a me.

E così era, pur non confessandomelo io sentivo il suo piacere, sentivo il suo femminile esibizionismo, un esibizionisma tanto sviluppato, quanto era femmina lei, la mia femmina.
Era strano ma, più la immaginavo con altri e più desideravo di stringerla a me.
Un giorno la scopai da dietro spingendo i suoi seni contro il vetro della finestra nella camera d'albergo in cui ci trovavamo, scoprendola così ai possibili sguardi dei passanti in strada. Mentre le tenevo un dito in bocca che lei succhiava avidamente, le chiesi di nuovo se le piacesse essere osservata.
Lei succhiò più forte il dito.
Allora le chiesi se non le fosse piaciuto che in quel momento al posto del dito ci fosse stato un cazzo, lei tolse il dito dalla bocca e dissi "Sì", lo disse forte, gemendo, aumentando gli scossoni che mi dava con quel culo da bambina, bellissimo, rosa, tondo come una pesca malgrado il suo fisico snello.
Le piaceva, le piaceva trasgredire, forse lo stava provando per la prima volta ed io sapevo che dovevo andarci molto piano.

Passarono quasi tre anni quando una sera, mentre eravamo a una fiera, una ragazza che vendeva quadri la fissò con malizia vedendola passare.
Io me ne accorsi e ci scherzai su.
Non ero mai stato ossessivo con le mie fantasie, queste non occupavano tutte le nostre conversazioni ma quella sera decisi di insistere un po'.
Lei si era accorta di quegli sguardi, aveva reagito con imbarazzo e sembrava un po' infastidita dalle mie battute.
Eravamo in vacanza, avevamo a pochi metri l'albergo e l'idea di portarci quella donna in stanza cominciò a solleticarmi non poco.
Era tra l'altro caina al punto giusto, non troppo da rendere Lisa gelosa, non procace o esplicitamente sexy, bensì più sul genere affascinante e di classe discreta, meno carina di Lisa ma tutto sommato simile a lei, magari un po' più grande, forse sulla quarantina, anche lei magra e magari anche interessante per via del lavoro che faceva.
Grazie a qualche mio stratagemma (che poi non aveva bisogno di essere davvero tale),passammo più volte davanti al suo stand, ed ogni volta che questo accadeva la donna continuava a mandare sguardi sia che parlasse appassionata con qualche persona, sia che fosse impegnata in altro.
Lisa era un po' in collera con me ma finiva sempre col farsi convinciere a passare da quelle parti.
Cominciò a minacciarmi di tradirmi davvero e, se devo essere onesto, sembrava sincera ed era davvero anche un po' arrabbiata.
Ero spaventato, ma decisi di giocarmi tutto ed accettai quella sorta di sfida.
All'ennesimo "Guarda che lo faccio, poi voglio vedere come piagniucoli" (ebbene, io per gelosia piagniucolo sul serio!), io le dissi che volevo proprio vedere e feci per dirigermi risoluto verso la donna.
Col cuore in gola mi voltai appena e vidi Lisi che dopo un attimo di esitazione aveva preso a seguirmi tutta arrabbiata.
Allora mi avvicinai alla donna e finsi di essere interessato ad uno dei quadri.
Quello non era un granché e così le mie furono domande banali, ma servirono ad aprire una conversazione.
Per fortuna Katia (così ci disse dopo di chiamarsi), si mostrò subito intraprendente e riuscì a coinvolgere Lisa in quelle chiacchiere che presto si portarono su questioni più personali, del tipo "siete qui in vacanza?", ecc.
Lei riuscì in qualche modo a parlarci un po' di se, del fatto che faceva da poco questo mestiere che prima era stato di suo padre, che veniva come noi da Roma ma d'estate era sempre in giro, ecc.
Lisa aveva frequentato il liceo artistico e così non aveva avuto problemi ad inserirsi in alcuni discorsi.
Io ero a mio agio, ma se provavo a pensare di riuscire a portare quel gioco nella direzione in cui avrei voluto, mi sentivo mancare l'aria.
Fu ancora una volta Katia a togliermi da quella difficoltà: "Si è fatto tardi ma io non ho voglia di andare a dormire e qui a parte questi commercianti come me, non conosco nessuno", disse all'incirca.
"Vi va se ci facciamo un giro? C'è qui vicino una gelateria buonissima".
Mi nascosi dietro un dito approfittando del fatto che avevamo già preso un gelato (sentivo in qualche stupido modo di dovermi giustificare con Lisa) e con voce tremante proposi di salire un po' nella nostra stanza d'albergo. Davvero non so dove trovai il coraggio, ma per la prima volta stavo facendo sul serio e quello sarebbe stato un punto di non ritorno, forse.
Lisa mi guardò gelida, Kata accettò e Lisa le sorrise con educazione.
"Mio Dio", pensai, "che sto facendo?".
Non ero pronto, non ero sufficientemente intraprendente e in Lisa non c'era ombra di eccitazione, anzi credo che se avesse potuto mi avrebbe mandato per la prima volta a quel paese.
Ma Katia riuscì a rendere quella situazione più intima con lei, la prese sotto braccio, le fece un complimento e mi guardò scherzosa mentre mi chiedeva se non fossi geloso di quello che avevo appena sentito.
Non potevo tirarmi indietro, dissi :"Oh no, anzi, adoro quando le fanno i complimenti," e cercando allo stesso tempo di addolcirla dissi che se lo meritava.
Così Katia incalzò ed ora Lisa, seppur rossa in volto, sembrava iniziare a stare al gioco mentre ci incamminavamo.
Si irrigidì molto sull'uscio dell'albergo, mi fu evidente che temeva che qualcuno avrebbe potuto capire cosa stavamo facendo e così, appena entrati, mi rivolsi con voce alta a Katia parlandole come se lei fosse una nostra amica di Roma che avevamo incontrato per caso.
Naturalmente alla reception un portiere stanco non era per nulla interessato a quei discorsi fatti con volume anomalo.
Superato l'ostacolo il calo di tensione nell'ascensore e le risate per quella scena patetica fecero sciogliere molto il ghiaccio.
Stava in pratica avvenendo che tutto quello che fin lì non ci eravamo detti, usciva insieme ai nostri sospiri di sollievo
Allora le mie battute divennero più esplicite: "Cioè, in realtà quel morto di sonno secondo me sapeva benissimo quello che stiamo andando a fare"
E Lisa: "Sì sì, quello zitto zitto..."
"Sai quante ne avrà viste?", disse Katia.
Aprendo la stanza non posso dire che fossi già eccitato, ma di certo cominciavo a divertirmi.
La camera possedeva un balconcino molto carino, ci sistemammo lì a fare quattro chiacchiere.
Avrei voluto francamente bere qualche alcolico, dio solo sa quanto, ma Lisa era astemia, io per delicatezza non avevo mai bevuto davanti a lei e anche Katia decise di rifiutare la nostra offerta di assaggiare i tesori nascosti del frigo bar.
Poi avvenne.
I suoi complimenti si erano fatti più intensi e cominciavano a scaldare l'ambiente, così all'improvviso Katia baciò Lisa.
Ci fu un attimo di imbarazzato silenzio, ma poi io dissi: "Ehm, scusate, potreste rifarlo?".
Le ragazze scoppiarono in una risata poi scoccò un altro bacio che stavolta fu più lungo e sensuale.
Non era come mi ero immaginato, io ero quasi escluso dalla mia fidanzata, avrei voluto che mi guardasse con occhi diversi, che almeno mi guardasse.
Tuttavia vedevo le loro lingue toccarsi dolcemente e l'eccitazione aveva dapprima avvolto e poi sotterrato ogni mia gelosia ed ogni mio senso di inadeguatezza lasciandoli in un tiepido e lontano fondo.
Katia la prese per mano, la fece alzare e la portò dentro, poi si voltò verso me e sorridendo mi chiese: "Tu non vieni?"
"Io entro con voi, ma mi siederò qui" e mi accomodai su una sedia, mentre loro si sedettero con grazia sul letto.
La stanza era illuminata solo dalla luce del balconcino, Katia cominciò a baciare Lisa e poco dopo a toccarle i seni.
Dopo un po' le aveva slacciato la camicetta e cominciato a leccarle i capezzoli che aveva fatto uscire dalle coppe del reggiseno.
Poi fu il suo turno. Si tolse la maglietta e rimase per un po' anche lei in reggiseno, quindi, slacciò quello della mia donna e poi anche il suo.
Avevano entrambi seni non troppo grandi, da bambina e quasi all'insù quelli di Lisa, maturi e turgidi quelli di questa donna magnificamente intraprendente. Si abbracciarono e fu bellissimo vederli strofinare tra loro.
Poco dopo vidi l'immagine che fece scoppiare ogni mio senso.
La mano di Katia era scesa sulle cosce di Lisa e lentamente era salita passando sotto la sua gonna, fra le sue cosce, dopo di che aveva alzato la gonna per lasciarmi guardare.
Quanto avrei voluto che fosse stata Lisa a compiere quel gesto nei miei riguardi, eppure il cazzo mi stava ormai scoppiando nei pantaloni,
Mi eccitati all'idea di tirarlo fuori, ma in quel momento ancora non osavo.
Vidi la mano di Katia che accarezzava su e giù sulle mutandine di Lisa, vidi Lisa sfilarle via senza smettere di baciarla, vidi il dito di Katia sfiorare l'intimità di Lisa per poi infilarsi nella sua fica, in quella fica che era mia, che pensavo fosse solo mia.
E invece no, la fica era di Lisa, era la sua fica e la stava concedendo ad una donna appena conosciuta solo per provarne piacere. In quel momento la desiderai come non è possibile desiderare qualcuno.
Vidi Katia che cominciava a scendere con la bocca.
Dovevo tirarmi fuori il cazzo ora, mentre lei poteva ancora vedermi.
Lo feci, cominciai a menarlo lentamente per non venire subito.
E fu allora che finalmente Lisa si accorse di me, sospirò di eccitazione, mi guardò schiudendo gli occhi come faceva tutte quelle volte che si lasciava guardare per molti minuti da me prima di essere scopata, quando poi finalmente la prendevo e sentivo quanto fosse bagnata.
Katia era quasi scomparsa ora, era diventata quell'oggetto che avevo tante volte immaginato nelle mie fantasie.
Quello che davvero mi stava per fare sborrare era ora la femminilità di Lisa, la sua eccitazione femminea e puttana, tutta la sua bellezza che, dolcissima, quasi si scontrava con la violenza di una trasgressione del genere, una violenza a sua volta attutita da tutte quelle saffiche carezze.

Katia arrivò finalmente a leccare la fica, gli occhi di Lisa si richiusero e cominciò a gemere come una gattina.
Katia leccava il clitoride, infilava in dito, poi due, poi tornava a leccare, Lisa le accarezzava i capelli, poi stendeva le proprie braccia e se le baciava come l'avevo vista tante volte fare con me quando in quei momenti alzavo lo sguardo per vederla godere.
Avrei volute metterle il cazzo in bocca proprio in quel momento, sentire direttamente da li il suo piacere, baciare quella bocca che era stata appena baciata da un'altra donna; ma non riuscii a fere niente di tutto questo, ero come inchiodato a quella sedia dal mio stesso desiderio.

Lisa ebbe l'orgasmo, venne come fa lei, lasciando susseguire una serie di respiri che vi assicuro sono il suono più bello dell'universo.

Appena venuta era al massimo della sua eccitazione, mi fece segno di avvicinarmi.
Io ci misi un po' e nel frattempo lei aveva preso a massaggiare la fica di Katia, a titillarla con naturale maestria. Mio dio.
Con la mano sinistra agguantò il mio cazzo, non ne potevo più e venni praticamente all'istante, venni sul letto sporcandola appena.
Ci venne da ridere e quella scena fermò per un po' la passione di entrambe.

Da lì in poi non so spiegarvi cosa accadde esattamente in me, fu un susseguirsi di emozioni, alcune non bellissime mentre mi andavo a lavare sapendo di lasciarle da sole.
Ma fu un attimo, tornai nella stanza e loro si erano sdraiate l'una accanto all'altra.

Si accarezzavano dolcemente, si baciavano.
Non ci volle molto affinché fossi nuovamente eccitato.

La seconda volta (la prima per Katia), le due donne vennero quasi insieme. stavolta con le dita.
Io mi sdraiai accanto a Lisa e ciò fu la conferma di quello che Katia aveva forse capito fin sa subito: quel gioco per me iniziava e finiva solo con la mia donna.
Lisa cominciò a spompinarmi, era tutta per me ora e Katia non mi si avvicinò neppure. Continuava a carezzare Lisa, le faceva piccoli cerchi sulla testa, sul collo, sulla schiena, mentre Lisa faceva su di me su e giù, mi leccava dolcemente la cappella, mi teneva le palle.
Venni di nuovo, venni copiosamente e quasi con dolore, venni con tutta la goduriosa gioia di quel momento sensazionale.
Poco dopo Katia andò via salutando Lisa come fosse stata una sua normale amica, e poco prima di uscire le lasciò il suo numero di telefono.


I giorni e seguire sono stati strani. Abbiamo parlato molto di quello che è successo, ci siamo confidati, abbiamo scopato, abbiamo riso, siamo stati scuri, abbiamo litigato quella volta che Lisa è uscita con la sua ex, Sonia, amica di una vita, perché io mi sono ingelosito. Nel bel mezzo del litigio, abbiamo di nuovo scherzato, io mi sono eccitato quando le ho chiesto i particolari di ciò che facevano quando ancora erano insieme, Lisa mi ha fatto un pompino, un bocchino, mi ha pompato il cazzo con la bocca e si è fatta scopare vigorosamente, sopra di me, per solo sesso, come una troia sul mio cazzo.
Ed ora non so dirvi cosa sarà nei prossimi tempi (sono tutte cose che stiamo vivendo in realtà ora) e non so neppure se tutto ciò sia davvero conciliabile con l'amore che proviamo.
Ma credo che in mezzo a qulle complessità di cui siamo fatti, tra le trame di quei fili intrecciati che ci compongono, abbiamo talvota la possibilità di mettere in pausa il film, di interpretari altri ruoli per poi tornare a vederlo in un secondo momento, senza per questo mai smettere di uscire dal trambusto di quei poveri cuori che tutti abbiamo, tormentati tra questo mondo e un altro che non sappiamo mai fino a che punto fare esistere davvero.

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