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Prime Esperienze

Non me lo sarei mai aspettato


di ragazzoserio71
22.06.2014    |    33.021    |    6 9.8
"- Se vinco io, ti metti nudo a quattro zampe sul pavimento e mi lasci fare una cosa e poi vai a casa..."
Era il 1985 e avevo 17 anni. Abitavo con i miei genitori su una casetta singola in un paesino del Bresciano, circondata dal verde e da altre casette singole, un quartiere meraviglioso.
Le mie esperienze con l’altro sesso finora erano state solo ed esclusivamente date da sfioramenti , palpatine e baci rubati durante qualche festino organizzato da amici in cui si ascoltava musica e ci si scolava qualche birra. Il paese era piccolo e le ragazze non erano poi così disponibili, almeno in quella zona.
Qualche amico era riuscito ad andare più in là, o almeno così diceva lui; mentre le mie voglie io le espletavo guardando giornalini pornografici rubati dall’armadio di mio padre e da masturbazioni frequenti, anche cinque volte al giorno.
La casa dei vicini fu messa all’asta per problemi economici di quella famiglia,l’uomo era un assicuratore che aveva truffato molte persone e ora pagava lo scotto delle sue malefatte, in paese non si parlava d’altro.
Un mercoledì bussarono alla porta i nuovi vicini per presentarsi, (una coppia senza figli sui 40 anni )persone che arrivavano da Milano, probabilmente alla ricerca di una vita più tranquilla rispetto a quella che poteva offrire una città.
Lui un uomo longilineo ed aggraziato dai tratti quasi femminili e con le mani molto curate, ma forse era dato dal fatto che lavorava come dirigente su una grande fabbrica e quindi abituato al lavoro d’ufficio, questo a dire di mio padre che invece lavorava come muratore e aveva tutt’altre sembianze.
Lei una donna piccolina sul metro e sessanta ma con un bel fisico, risaltava moltissimo il suo seno abbondante di cui non sdegnava il metterlo in evidenza con scollature vertiginose, e questo provocò le ire di mia madre perché durante le presentazioni mio padre non staccava gli occhi da quella scollatura, e sinceramente ne rimasi fin da subito ipnotizzato pure io.
La loro casa confinava con la nostra e dalla finestra del bagno vedevo il giardino laterale dove la signora era solita stendere i panni per farli asciugare al sole e nei giorni a venire per me diventò una propria ossessione. Usavo il binocolo di mio padre e da dietro le tende del bagno mi godevo lo spettacolo delle sue belle tette che si intravvedevano dalle scollature, mentre si accucciava a prendere i panni dal cesto.
Spesso adoperava delle canottiere senza portare il reggiseno sotto, e riuscivo ad intravvedere i capezzoli, così con una mano reggevo il binocolo e con l’altra mi masturbavo e quando “eiaculavo” sporcavo il termosifone che c’era sotto la finestra, ed ogni volta poi dovevo perdere molto tempo per pulire e non farmi scoprire da mia madre. Rimanevo in bagno per delle ore.
Un pomeriggio mentre ero con degli amici sul mio giardino e si giocava a poker tra di noi bevendo bibite e mangiucchiando qualcosa, (anche perché non c’era molto da fare in paese d’estate e quei pochi che non erano ancora andati in vacanza erano soliti ritrovarsi a casa mia per giocare a carte) la signora passò sulla stradina di ritorno dalla spesa e si fermò per far due chiacchiere con noi.
- Ciao ragazzi ma non siete in piscina con questo caldo?
- Buongiorno signora, mah! ce la spassiamo un po’ giocando a poker visto che siamo in vacanza, e qui all’ombra non si sta poi male!Risposi cercando di non guardargli le tette.
- Vero pure quello, l’importante è stare in compagnia. Ma non giocherete mica a soldi vero?
- Noo..Non si preoccupi signora..Giochiamo con le “fish o con i soldi finti del monopoli”, a noi piace così..Rispondemmo tutti in coro.
- Va bene, divertitevi e scusate il disturbo ragazzi. Davide salutami tua madre, Ciao a tutti.
Rimasi allibito nel constatare che si ricordasse il mio nome mentre io sinceramente non ricordavo il suo.
Per fortuna i ragazzi non fecero nessun commento sulla donna, forse era troppo grande per noi ed io non avevo fatto parola con nessuno della mia ossessione per le sue tette.
Appresi poi da mia madre quando gli portai i saluti che la vicina si chiamava Stefania.
Dopo una settimana, in una giornata in cui non trovavo pace tra divano e TV e non sapevo cos’altro fare visto che gli amici erano tutti andati in vacanza, udii suonare il campanello e andai ad aprire visto che mia madre stava facendo dei lavori in cucina.
Aprii la porta e vidi la signora Stefania in fondo al cancelletto così mi precipitai ad aprirgli, ma con mio grande sconforto indossava una camicia a mezze maniche larga e chiusa fino al collo, così i suoi meravigliosi seni erano nascosti ad occhi indiscreti, soprattutto i miei.
La salutai e chiamai mia madre, tornandomene sul divano demoralizzato, oggi non era proprio giornata.
Chiacchierarono in cucina e sembrava stessero diventando amiche, soprattutto ora che le tette erano nascoste. Stefania chiese a mia madre se sapeva chi potesse chiamare per dargli una mano a spostare dei mobili per un paio d’ore , visto che il marito rimaneva sempre al lavoro fino a tardi e dovevano ancora finire di sistemare. Chiarì che avrebbe pagato per il disturbo, andava bene anche un ragazzo che voleva guadagnarsi una paghetta fuori programma. Mia madre ebbe la brillante idea di mandare il sottoscritto! Sinceramente visto l’abbigliamento della signora non mi attirava molto l’idea e lo notarono entrambe.
Mia madre mi rimproverò e mi disse di darmi da fare, mentre la signora disse rivolta a mia madre che non importava, “se il ragazzo veniva volentieri bene, altrimenti avrebbe provveduto in maniera diversa nei prossimi giorni. Dissi alla signora “vergognandomi della mia reazione” che sarei andato molto volentieri a darle una mano.
La seguii in casa ed iniziammo a spostare dei mobili del salotto, stanza ancora tutta da sistemare.
Dopo aver sistemato un paio di mobili Stefania mi disse che andava a mettersi qualcosa di più comodo perché aveva caldo, mentre io mi sedetti ad aspettare, spossato dalla fatica.
Ritornò dopo cinque minuti con una canotta bianca attillata senza reggiseno sotto, e continuammo a spostare mobili, mentre io agitatissimo e sudatissimo cercavo di non dare nell’occhio, soprattutto per un erezione venutami che non accennava a smorzarsi.
Finito il lavoro mi invitò in cucina a bere una bevanda fresca, così uno di fronte all’altro ci mettemmo a chiacchierare del più e del meno, mentre il mio sguardo cadeva sempre sul suo seno. I capezzoli sembrava volessero bucare la canottiera e i seni prosperosi riempivano ogni spazio gonfiando a dismisura il tessuto, due tette pazzesche! Ad un certo punto non sapevo più dove guardare ed iniziai ad arrossire perché pensavo se ne fosse accorta.
Mi distolse da quei pensieri parlandomi del Poker e finalmente riuscii a guardarla in viso:
- Così ti piace il gioco del Poker.
- Si mi piace molto il Poker come gioco di carte risposi.
- Cosa ti piace del Poker?
- Mi piace perché..si punta e si vince.. oppure si perde. Non sapevo cosa dire, ma almeno la conversazione mi distolse dalle sue tette.
- Hai colto nel segno. Il bello del Poker è proprio l’adrenalina che si prova nel scommettere nel gioco, nel mettere in palio qualcosa (che di solito sono soldi) ma è anche molto pericoloso.
- Si me lo dicono sempre anche i miei genitori, dissi. Comunque non giochiamo mai con soldi veri.
- Ed è per questo che non avete ancora appreso la vera essenza del Poker, perché non avete nulla di reale da perdere, cambia tutto. Come con qualsiasi gioco d’azzardo. Anche semplicemente giocando “a chi alza la carta più alta vince”, se non si scommette qualcosa di vero e solido non dà quell’adrenalina di cui ti parlavo.
Ero interessato alle spiegazioni di quella donna e mi resi conto che aveva perfettamente ragione e glielo dissi:
- Penso che lei abbia perfettamente ragione.
- Dammi pure del “tu” Davide. Mi dai ragione ma non hai la ben che minima idea di cosa io stia parlando, vero?
Abbassai lo sguardo ed annuii.
- Facciamo così, ora te lo spiego e così capirai. Mi raccomando rimane un nostro segreto altrimenti chissà cosa penseranno i tuoi. Mi strizzò l’occhio in segno di complicità e andò ad aprire un cassetto della cucina da dove prese un mazzo di carte.
Mi piaceva quella donna, era simpatica. Quasi mi sentivo in colpa per aver pensato sempre e solo alle sue tette.
Mise il mazzo di carte sopra il tavolo e mi chiese di mischiarle, cosa che feci molto volentieri e poi appoggiai il mazzo nel centro del tavolo tra me e lei.
- Ok Davide, perfetto! Chi alza la carta più alta vince!
- La guardai pensando che fosse un giochetto alquanto semplice.
- Vedo dal tuo sguardo che probabilmente stai pensando “che giochino scemo” e probabilmente lo conosci. Ma ora ti dico la posta in gioco e vedrai come cambia!Ok?
Non sapevo cosa rispondere e mi limitai ad annuire un po’ perplesso.
- Se vinci tu alzando la carta più alta, alzo la maglietta e ti faccio vedere le mie tette. Mi sono accorta che ti piacciono molto ed è normale vista la tua età, non ti preoccupare. Ehi!Rimane un nostro segreto ok?
Avevo il viso in fiamme ed un erezione che mi bucava i pantaloni, vedevo il mazzo di carte annebbiato e la mia mano senza che lo comandassi era già sopra il mazzo , pronta a girare una carta.
Stefania mise la sua mano sopra la mia per fermarmi:
- Quanta fretta! Vedi come tutto cambia? Non vuoi sapere cosa succede se vinco io?
Mi vergognai del mio atteggiamento ma pensavo solo alle sue tette.
- Ok! mi dica..anzi Dimmi Stefania!
Ci mettemmo a ridere, ma io ero concentratissimo, dovevo vincere.
- Se vinco io, ti metti nudo a quattro zampe sul pavimento e mi lasci fare una cosa e poi vai a casa. Che cosa ti chiederai? Mah..magari con un pennarello ti scrivo “basta guardare le tette della vicina” su una chiappa..o magari dell’altro!
Alzai la mano dal mazzo di carte! Era una posta molto alta da giocarci e iniziavo a sudare da tutte le parti.
- Allora Davide..che fai? Giochiamo?
Non ne ero sicuro ma dissi “ok” mentre dentro la mia testa vedevo solo le sue tette.
Alzai la carta ed era un sette di quadri, ora toccava a lei. Prese una carta senza farmela vedere tenendola appoggiata al suo meraviglioso petto, mentre l’adrenalina mi saliva su tutto il corpo.
Poi la girò ed era un dieci di cuori!Avevo perso! Rimasi pietrificato mentre lei mi guardava sorridendo.
- I debiti di gioco si pagano lo sai vero? Si alzò e andò verso il cassetto da dove aveva preso il mazzo di carte e ne estrasse un pennarello.
Vergognandomi , ma orgoglioso di pagare il mio debito, mi tolsi i vestiti e mi misi nudo a quattro zampe con il sedere rivolto verso di lei, così almeno non la vedevo. Tentai con tutte le forze di non avere un erezione ma non mi riuscì, comunque avvilito com’ero non me ne importava poi molto.
Mi accarezzò le chiappe e poi con un dito mi massaggiò l’ano, mentre il mio cazzo era durissimo e mi faceva quasi male. Poi la sua mano scese in mezzo alle gambe e da dietro avanzando in mezzo alle chiappe e sotto alle palle, mi prese il cazzo in mano e iniziò a mungermi come una vacca. Più mugolavo e più aumentava la velocità, dopo due minuti venni sul pavimento con fiotti abbondanti di crema biancastra.
Mi girai estasiato e la guardai, lei mi disse:
- Ora vai a casa, la prossima partita aumentiamo la posta. Chi vince decide cosa l’altro deve fare. Carta bianca.. Pensaci bene, pensa a cosa vorresti se la carta vincente arrivasse nelle tue mani..
Mi vestii ed andai a casa, felice anche se avevo perso. Aspettavo la prossima partita ed immaginavo di farle fare delle cose che avevo visto solo sui giornaletti porno di mio padre, ed intanto mi masturbavo cinque sei volte al giorno sempre con maggior foga.
Passarono una decina di giorni ed ero sempre più irrequieto. Poi finalmente una mattina Stefania suonò il campanello e chiese a mia madre, “lodandomi di quanto bravo ero stato la volta precedente”, se potevo andare nuovamente da lei per sistemare qualche altro mobile.
Mi incamminai sotto lo sguardo benevolo di mia madre, mentre le gambe mi tremavano per l’eccitazione!
Continua…..
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