Una cena piccante

Sapevo esattamente cosa volevo quella sera.
Mi ero preparata lentamente, indossando quel completo in pizzo nero che ti fa impazzire: reggiseno trasparente, mutandine che lasciavano intravedere tutto, reggicalze che abbracciavano le cosce strette. Tacchi alti. E sopra, solo un abito nero con lo spacco profondo. Il mio piccolo segreto sotto la stoffa liscia.

Appena entrati nel ristorante, ti ho guardato con un sorriso. Ti sei avvicinato per un bacio, ma io ho solo sfiorato le tue labbra e ti ho sussurrato all’orecchio:
“Sotto questo vestito ho un regalo per te… ma solo se ti comporti bene.”

Ti sei irrigidito. Ti conosco. Lo sguardo ti si è fatto scuro subito.

Durante la cena, ti stuzzicavo con lo sguardo, accavallando le gambe lentamente, facendo scivolare lo spacco per mostrarti il bordo del reggicalze. Poi, mi sono alzata per andare in bagno.
Lì ho tolto le mutandine in pizzo – già bagnate – e al mio ritorno, con un gesto veloce e discreto, te le ho lasciate sotto il tovagliolo, tra le gambe.

“Tienile per me.”
Il tuo viso valeva più di mille parole. Ti avevo già in pugno.

Non abbiamo resistito a lungo. Ti ho preso per mano e ti ho trascinato nel bagno singolo del ristorante. Appena chiusa la porta a chiave, mi sono inginocchiata e ho preso in bocca il tuo cazzo duro, lento, profondo, guardandoti negli occhi mentre leccavo e succhiavo con la mia lingua bagnata. Ti gemiti bassi mi eccitavano ancora di più.

Poi la porta si è aperta.

Una coppia. Un uomo e una donna, eleganti, magnetici.
Ci hanno guardati. Silenzio per un secondo. Poi la donna ha sorriso e ha detto, con voce calda:
“Sembrate a metà di qualcosa interessante…”

Non mi sono tirata indietro. Mi sono alzata, ho sistemato il reggicalze con lentezza e le ho risposto:
“Perché non vi unite?”

Non c’è stato bisogno di dire altro.

Lei si è avvicinata, mi ha preso il mento tra le dita e mi ha baciato senza esitazione. Morbida, affamata. L’uomo è andato da te e ha detto:
“Ti dispiace se ci scambiamo?”

Ci siamo guardati. Era come se l’avessimo deciso da sempre.

Io mi sono lasciata portare dall’altro uomo, che mi ha spogliata con calma, lasciandomi in reggicalze e tacchi. Mi ha presa da dietro, forte, con le mani sui miei fianchi, mentre la sua compagna si inginocchiava davanti a te e ti prendeva in bocca senza pietà. Mi voltavo a guardarti: eri lì, con le mani nei capelli di lei, mentre la guidavi dentro e fuori, e mi fissavi con quello sguardo che dice: sei mia, anche mentre un altro ti scopa.

La stanza era piena di gemiti, fiati spezzati, corpi che si toccavano, si cercavano. Io e lei ci siamo ritrovate nude sul pavimento, lingua contro lingua, le mani sulle nostre vulve bagnate, che ci toccavano e si strofinavano con una fame animalesca. Poi io l’ho fatta venire leccandola piano, guardandoti mentre lei gemeva il tuo nome.

Quando siete tornati entrambi da noi, ci siamo stese schiena contro schiena, gambe aperte, e ci avete prese insieme. Tu dentro me, l’altro dentro lei. Ci muovevamo a ritmo, quattro corpi, un solo respiro. Ci siamo scambiati ancora. Tu hai preso lei. Io ho cavalcato l’altro. Le nostre mani si intrecciavano mentre venivamo insieme, mentre il piacere ci esplodeva tra le cosce e sulle labbra.

Alla fine eravamo sfiniti, sudati, nudi. Silenzio. Solo respiri.

Ci siamo rivestiti lentamente. Lei mi ha sistemato il reggicalze con un bacio tra le cosce. Nessuno ha detto il proprio nome. Nessun numero. Solo sorrisi.

Ti ho preso per mano, mentre uscivamo, e ti ho sussurrato:
“Stasera eravamo in quattro. La prossima volta… magari invitiamo sei.”